La fine di un mito, onesti di qua e ladri di là

La magistratura è tutta un mondo di mazzette, impunità, raccomandazioni e intrallazzi con la politica? No, ma no come la politica non è tutto un mondo di corrotti, così come i professori universitari non sono tutti baroni, la sanità non è solo malasanità e perfino i giornalisti non sono tutti cialtroni. Se c’è una cosa che spero resti di questa inchiesta sul Csm, è la fine delle generalizzazioni.

È perfin banale osservare che non si può dividere l’umanità in categorie buone e categorie cattive. «La linea di demarcazione fra il bene e il male non è fra un gruppo di uomini e un altro gruppo di uomini, ma all’interno del cuore di ciascun uomo», diceva sant’Agostino. Di «ciascun uomo», perché ognuno di noi ha qualcosa da farsi perdonare. Mi fa inorridire sentire qualcuno che dice di sé «io sono una persona onesta», «io sono una persona perbene»: nel momento in cui afferma una cosa del genere ha già compiuto un atto di disonestà, cioè una menzogna, perché di esseri umani concepiti senza peccato originale ne risulterebbe uno solo, anzi una sola. «Il giusto pecca sette volte al giorno», dice la Bibbia.

E però va pur detto che ad avere alimentato questo mito della contrapposizione fra ladri e onesti è stata proprio la narrazione leggendaria sull’assoluta purezza della magistratura. Ci sono stati giornalisti e movimenti politici che hanno costruito le proprie fortune dipingendo l’Italia come uno dei Paesi più corrotti del mondo, i politici come tutti ladri, gli avvisi di garanzia come testi sacri. E adesso si scopre – ma che strano – che anche fra i magistrati non solo ci può essere chi sbaglia, ma pure chi è in malafede. Il risultato è che la fiducia nella magistratura è passata dal 95 per cento dei tempi di Mani Pulite all’attuale 44 (sondaggio di Noto di ieri). 
E il vero danno non l’hanno neanche fatto i magistrati finiti ora sotto inchiesta, ma i moralisti che li hanno idolatrati. Chiedo scusa se passo da una citazione di sant’Agostino a una di Andreotti, ma è troppo bella: «Io distinguerei le persone morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discuterne, non hanno poi il tempo di praticarla».

Rif:https://www.quotidiano.net/editoriale/magistratura-anm-csm-1.4650640

Renziani E Magistrati Corrotti: La Massoneria Dei Brocchi

Una volta i massoni erano più accorti; la nuova generazione lascia parecchio a desiderare sul piano della riservatezza. Sarà l’eccesso di vanità o, come nel caso degli esponenti renziani, sete di potere che non conosce freni al punto da voler pilotare un organo di auto governo come il Consiglio Superiore della Magistratura.

Sotto il governo monarchico che lo istituì nel 1907, il CSM agiva, come tutti i magistrati, in nome del Re e con piena subordinazione al governo; qualcuno deve essersi appassionato a questo ricordo al punto da auspicarne il controllo del Partito Democratico – ce lo dice la cronaca – e del famigerato “governo delle larghe intese” già sperimentato in passato e coi motori accesi pronto a tornare sulla scena.

Il riferimento alla massoneria è un tributo alla memoria nonché all’intelligenza dei lettori; va ricordato innanzitutto che nel 2010, il PD si ritrovò al centro di una pesante polemica sui suoi iscritti che, contemporaneamente, risultavano iscritti al Grande Oriente.

Alcuni nel partito sollevarono questioni sull’inopportunità di accettare al proprio interno dei massoni, quelli che vennero fuori da diverse inchieste giornalistiche. Ma come suol dire, a volte la soluzione è sotto gli occhi di tutti e nel giro di pochi giorni, il PD mise mani al proprio statuto stabilendo nuove regole.

Il comitato dei Garanti stabilì  che si può essere massoni e iscritti al Pd. “Gelli uno di noi”avranno cantato in coro felici dopo aver approvato la nuova norma.

E sono proprio ispirati al gran maestro venerabile scomparso nel 2015 i traffici illeciti finiti sotto intercettazione di magistrati infedeli e uomini del PD. Il Piano di rinascita non è mai stato abbandonato ma gli attori che dovrebbero portarlo a compimento, non sono esattamente cavalli buoni su cui puntare. Dai vari scandali quotidiani, emerge piuttosto che siano dei “brocchi”.

Brocchi renziani per l’esattezza, capitanati da quello che si è rivelato il più brocco di tutti proprio per quella sete di potere che, a detta di molti, è stata ed è ancora “bulimica” e investe tutta la sua famiglia.

Racconta un noto esperto di massoneria, Gioele Magaldi, che i tentativi di Renzi di entrare in massoneria, risalgono agli anni in cui stringeva amicizia con Denis Verdini ex macellaio ora regista – fra una condanna e l’altra – di trame politiche nonchè neo suocero di Matteo Salvini.

Magaldi, nel suo libro “Massoni, Società a responsabilità illimitata”, dichiara apertamente che a Renzi non bastava una qualunque loggia toscana, lui voleva contare davvero nel panorama eversivo internazionale:

Renzi non desidera essere iniziato nel Grande Oriente d’Italia o in qualche altra comunione ordinaria della Penisola. Punta molto più in alto. Preferibilmente ad una delle Ur-Lodges (superlogge sovranazionali, nda) della rete di Mario Draghi (“Three Eyes”, “Edmund Burke”, “Pan-Europa”, “Compass Star-Rose”, “Der Ring”). Ma sarebbe molto felice, in alternativa, anche di essere affiliato alla “Leviathan”, grazie ai buoni uffici di Richard Nathan Haass, oppure alla “White Eagle” e/o alla “Hathor Pentalpha”, mediante il massone Michael Leeden”.

Secondo Magaldi, Renzi incontra Haass quando, da Presidente del Consiglio, si reca negli Stati Uniti per prendere parte al Council on Foreign Relations. Un incontro molto cordiale in cui gli viene spiegato che per farlo entrare nella prestigiosa Ur-Lodges, figure come Mario Draghi e Giorgio Napolitano, devono sostenerlo pienamente e i due, in quel preciso momento, lo ritengono inaffidabile per capacità.

Due precisazioni; Renzi non ha mai querelato Magaldi per queste rivelazioni messe nere su bianco e per quanto riguarda Draghi e Napolitano, è superfluo che vengano indicati come “liberi muratori” da Magaldi anche qui, senza che  sia seguita alcuna querela anzi, proprio dopo l’uscita del libro in questione, il M5S presenta una interrogazione al Parlamento che inizia cosi:

«Il Presidente della Repubblica riferisca sulla sua affiliazione alla loggia massonica segreta sovranazionale aristocratica reazionaria Three Eyes».

Napolitano non rispose. E’ più cordiale con le telefonate che con le interrogazioni parlamentari.

E’ cronaca ma tranquilli, nessuno si è scomposto. Tutti sanno e tutti ignorano.

Questo è il terreno nel quale si evolvono le note vicende degli ultimi giorni che portano l’imputato Luca Lotti  ad interfacciarsi con l’infedele magistrato Luca Palamara. Cosa preme al fedelissimo di Renzi che, dopo la sua caduta, lo impone insieme a Maria Elena Boschi anche al governo Gentiloni?

Le cattive intenzioni sono rivolte in particolare al magistrato che ha arrestato i genitori di Renzi: “A Creazzo va messa paura.”

Dalle intercettazioni, risulta che fra gli interlocutori ci fosse anche il magistrato Luigi Spina: “… e noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile“ (Creazzo).

Luca Lotti: “Se lo mandi a Reggio liberi Firenze” (sempre da Creazzo).

Ad un certo punto il deputato PD Cosimo Ferri chiede a Palamara: “Ma secondo te poi Creazzo, una volta che perde Roma, ci vuole andà a Reggio Calabria o no, secondo voi?”.

Il magistrato risponde: “Gli va messa paura con l’ altra storia, no? Liberi Firenze, no?”. 

Infedelissimo Palamara, una domanda: come avevate intenzione di intimidire il magistrato Giuseppe Creazzo e chi vi avrebbe ricompensato per questo favore?

Dobbiamo forse gioire per il fatto che non si tratti di tritolo ma di nomine pilotate? Matteo Renzi è forse – per dirlo alla Ghedini – “l’utilizzatore finale” della manovra?

La consorteria appare chiara e determinata e sarebbe anche il caso di inquadrarla con gli stessi criteri con cui si inquadra un’organizzazione criminale. I presupposti ci sono tutti.

Da evidenziare il comportamento del ministro degli Interni Salvini, il quale, allineandosi perfettamente alla mistificazione del valore del garantismo, ha commentato la vicenda portando l’attenzione sul non problema:

“Indegno leggere sui giornali intercettazioni senza rilievo penale” che fa il paio con “a Palermo il problema è il traffico”.

Un ministro senza arte ne’ parte che sostiene le ragioni di un manipolo di sovversivi. In attesa che arrivi il suo turno sul banco degli imputati fra un Siri e un Arata, pare ovvio.

C’è poi il comportamento del segretario PD Nicola Zingaretti che con Palamara ha in comune il fatto di aver dato lavoro – ottimamente retribuito – alla moglie in regione Lazio; la casa brucia di scandali e fatti inquietanti e lui ha trovato il coraggio di presentarsi alle telecamere col fare di topo gigio per dire: Luca mi ha rassicurato dice che non ha fatto nulla di male.

E qui servirebbe il Totò dell’On. Trombetta…

Nel frattempo, facciamo i conti con lo squallore di un ordine democratico violato dalla corruzione: la magistratura. E’ più facile interpretare l’infedeltà della politica, coi magistrati, resta sempre un giudizio sospeso pieno di ombre. Chi è condizionabile e perchè?

Racconta Peter Gomez, che durante un’intervista a Licio Gelli, si parlò del processo a Marcello Dell’Utri. Il gran maestro disse che si sarebbe concluso con una condanna a 7 anni per il fondatore di Forza Italia.

Gomez: “quando ripenso alla condanna definitiva a 7 anni poi inflitta a Dell’Utri  mi gela ancora il sangue”.

Rif: https://www.themisemetis.com/politica/renziani-magistrati-corrotti-massoneria-dei-brocchi/3170/

Nomine e magistrati. Il caso ora arriva sul tavolo del governo: Premier Conte vede Ministro Bonafede

Dal Quirinale nessuna interferenza sulle nomine. E’ Giovanni Legnini, ex vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, a sgomberare il campo dalle ombre che dalle carte della procura di Perugia sul pm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara sembrano allungarsi fino al Colle, con il presidente Sergio Mattarella chiamato in causa dal deputato Pd Luca Lotti a proposito del voto sul successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma. «Tutto falso» aveva già smentito seccamente venerdì il Quirinale. Una linea di trasparenza che Legnini conferma: «Nei quattro anni di mia vicepresidenza il presidente Mattarella non è mai intervenuto sulle nomine di magistrati ai vertici degli uffici giudiziari e ha sempre garantito l’autonomia del Csm e dei suoi organi, limitandosi a fornire indirizzi generali». Dunque, sottolinea, le dichiarazioni «che si ricavano dagli stralci di intercettazioni circa i rapporti tra Csm e Quirinale rappresentano millanterie senza alcun riscontro con la realtà». Di fronte allo scandalo che ha investito il Csm, i Cinquestelle lanciano via blog un appello alla stampa: «Pubblicate tutto, perché i cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere». Il governo accelera la riforma della giustizia. Mercoledì il premier Giuseppe Conte incontrerà il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno per esaminare un’ipotesi che prevede limiti ai tempi dei processi e alle intercettazioni e un sorteggio per scegliere i componenti del Csm. 

Il Pd, dopo mesi di relativa calma, è alle prese con un nuovo travaglio interno. Il giorno dopo aver scelto di auto-sospendersi «in attesa che la situazione si chiarisca», Lotti contrattacca: «Com’è evidente dalle stesse intercettazioni, io non ho commesso alcun reato, pressione o forzatura. Una verità sarà sempre più forte di mille bugie». L’ex sottosegretario e braccio destro di Matteo Renzi, poi ministro dello Sport con Paolo Gentiloni, definisce falso il suo interessamento sulla vicenda Consip, dedotto «utilizzando una frase di Luca Palamara», smentisce che frasi a lui attribuite siano riferite al vice presidente del Csm e compagno di partito David Ermini, e definisce «totalmente fuorvianti alcune frasi e ricostruzioni» riferite a Mattarella. Si chiama fuori anche Ermini: «Dal giorno della mia elezione il mio unico punto di riferimento è sempre stato il presidente della Repubblica». Il partito è di nuovo lacerato: se il tesoriere Luigi Zanda e l’europodeputato Carlo Calenda avevano preso le distanze da Lotti, Michele Anzaldi si dice allibito per il «tafazzismo del partito» e ricorda che Lotti non è indagato: «Il Pd ha dato prova di un autolesionismo imbarazzante» dichiara, mentre il senatore Luciano D’Alfonso accusa i vertici di «inadeguatezza»nella gestione della vicenda. Per il governatore toscano Enrico Rossi il problema è «politico» ed è stato risolto « con il passo indietro di Lotti», segno di «senso di responsabilità». Da Forza Italia Maurizio Gasparri profetizza: «Ne leggeremo ancora delle belle, non finisce qui». E Giorgia Meloni conia un nuovo termine, «togopoli»: «Serve una seria riforma del Csm – afferma – Fuori la politica dalla magistratura».

Rif: https://www.lastampa.it/2019/06/16/italia/nomine-e-magistrati-il-caso-ora-arriva-sul-tavolo-del-governo-conte-vede-bonafede-9567JgCVaOYG9m1z9U1M9M/pagina.html

La rabbia dei magistrati: “Siamo stati traditi, si voti un nuovo Csm”

Il “mercato delle toghe” emerso dall’inchiesta di Perugia è qualcosa di più di un semplice mercimonio delle funzioni condizionato dalla politica: è un «tradimento» che mette in crisi l’istituzione stessa della magistratura e rischia di esporla alle peggiori riforme. Tra i magistrati della Penisola si avverte un senso di abbandono e di un allarme altissimo:c’è il timore che si sia superato un punto di non ritorno. I giudizi sono drastici. “Hanno creato un danno d’immagine al sistema.”

Rif:https://www.lastampa.it/2019/06/17/italia/la-rabbia-dei-magistrati-siamo-stati-traditi-si-voti-un-nuovo-csm-NUtOj4IR3baQI4QHDD0e8I/premium.html

Giudice di pace di Verbania accusato di corruzione: avrebbe favorito i suoi amici massoni

Carlo Crapanzano, giudice di pace di Verbania è indagato per corruzione giudiziaria dalla procura di Milano, da Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Paolo Filippini. Infatti, circa un anno fa è stato segnalato dalla Procura di Verbania per aver accolto un ricorso contro una sanzione per violazione al codice della strada, che era apparso anomalo. Con il proseguire delle indagini sono stati scoperti altri casi non proprio regolari di ricorsi trattati direttamente dal giudice e i legami di Crapanzano con la Gran loggia degli Alam (Antichi e liberi accettati muratori) di Novara. Con lui sono coinvolte altre sei persone, che fanno direttamente o indirettamente parte della loggia massonica, imprenditori novaresi che secondo quanto ricostruito avrebbero ottenuto favori dal giudice. Crapanzano secondo gli inquirenti avrebbe diretto verso un esito favorevole una serie di risorsi, in prima persona e tramite l’amico avvocato R.D.F., 35 anni, iscritto nel registro degli indagati.

Mercoledì 15 maggio sono state effettuate le perquisizioni a Domodossola, Verbania e nella sede della Gran loggia Alam di Novara, dopo le quali il giudice di pace Carlo Crapanzano ha rassegnato le dimissioni dal Tribunale di Verbania.

Crapanzano è anche consulente legale della Provincia del Vco e insegnante dell’istituto agrario Fobelli di Crodo.

Rif:https://www.quotidianopiemontese.it/2019/05/18/giudice-di-pace-di-verbania-accusato-di-corruzione-avrebbe-favorito-i-suoi-amici-massoni/

ex-Procuratore Carlo Nordio spara contro la magistratura: “A casa tutti i giudici Csm dopo la riforma del Consiglio”

Devono andare a casa tutti i giudici del Csm e i nuovi vanno sorteggiati per spezzare l’intollerabile rapporto con la politica. Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, negli anni Ottanta protagonista delle indagini sulle Brigate rosse venete e poi negli anni Novanta con Tangentopoli, in una intervista aItaliaOggi, chiede le teste di tutti i componenti del Consiglio superiore di magistratura: “Lo scioglimento è un rimedio estremo e cruento, e d’altra parte porterebbe a un Csm eletto con i criteri di oggi. Credo sia urgente la riforma, e poi tutti a casa”.

Nell’inchiesta sono finiti il magistrato Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex presidente Anm, accusato di corruzione, e pure Luca Lotti, ex ministro dello Sport con Matteo Renzi, che avrebbe tentato di condizionare alcune nomine. “In teoria non dovrebbero esserci «frequentazioni», tra politici e magistrati, finalizzate alla distribuzione di cariche. Ma questo, ripeto, è sempre avvenuto. Mi piacerebbe che tutti gli interessati, compresi i membri dei Consigli precedenti, fossero chiamati a giurare sul loro onore che non vi è mai stata baratteria politica nella nomina delle funzioni apicali”, dice Nordio. “E mi piacerebbe che si girassero i tabulati dei magistrati nell’imminenza delle elezioni dell’Anm e del Csm per vedere l’impennata pazzesca delle loro comunicazioni. Quando scrissi queste cose vent’anni fa fui chiamato a render conto delle mie idee dai probiviri dell’Associazione. Li mandai al diavolo, e l’allora presidentessa Paciotti ingoiò il rospo: dopo un po’ disse che la vicenda aveva perduto interesse. Ci avevano provato”.

Fino a ieri, continua l’ex procuratore, era più forte la magistratura rispetto alla politica. Ma “ora sono entrambe deboli, e la magistratura lo sarà ancora di più, perché la storia di Palamara, secondo me, è solo agli inizi“. Palamara, conclude Nordio, “ha ammesso, ma ha anche ammonito, di aver frequentato altri politici e altri magistrati in altre occasioni. Avrebbe ora una buona occasione per raccontare tutto, e squarciare il velo dell’ipocrisia che altrimenti ammorberebbe il Paese a lungo, con la distillazione di intercettazioni sapientemente pilotate. Lo inviterei a non commettere l’errore di Bettino Craxi di venticinque anni fa, quando disse che aveva fatto come tutti, ma lasciò il discorso a metà, e fu praticamente l’unico a pagare per gli altri”.

Rif: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13473547/carlo-nordio-mandai-diavolo-casa-tutti-giudici-csm-dopo-riforma-consiglio.html

Paolo Becchi, caos-Csm: “Possibile che Sergio Mattarella non ne sapesse nulla?”

Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’ anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.

È il caso dello scandalo che ha colpito l’ ex presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma. Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip.

Leggi anche: “Può salvarsi solo così”: Becchi spietato su Di Maio

Il procuratore della Cassazione definisce la riunione del 9 maggio «perfettamente programmata», adducendo che la volontà di Lotti «abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ ufficio di procura deputato a sostenere l’ accusa nei suoi confronti». Un bel casino. Possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il presidente della Repubblica presiede il Csm e, di fronte allo scandalo, ha chiesto – dopo quasi un mese – di tenere elezioni suppletive dei consiglieri del Csm dimissionari. Una soluzione talmente blanda da far passare ancora una volta il messaggio di una casta che tenta di auto-proteggersi. Il capo dello Stato usa il pugno di ferro quando si tratta di porre il veto (illegittimo) alla nomina di eventuali ministri dell’ Economia che in passato si erano permessi di criticare l’ euro, mentre cerca di risolvere con elezioni suppletive la corruzione che dilaga tra le toghe più alte?

Sergio Mattarella fu eletto presidente della Repubblica nel gennaio 2015 su decisione dell’ allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ciò produsse la fine del Patto del Nazareno con Berlusconi. Egli poteva rappresentare, quantomeno nelle intenzioni di chi ne ha voluto l’ elezione al Colle, una garanzia nei confronti di determinati equilibri non solo politici, ma anche giudiziari. Congetture? Può darsi, ma il dubbio resta. Pensare di cavarsela indicendo elezioni suppletive del Csm, è l’ ennesimo tentativo di coprire un problema di fondo del nostro Paese da quasi 30 anni: lo strapotere dell’ ordine giudiziario, che dagli anni Novanta in poi ha cercato di determinare alcune fasi del processo democratico del Paese.

A questo punto viene da chiedersi se sia ancora opportuno tenere in vita il Csm, organo di autogoverno della magistratura costituzionalizzato nel 1946-1948, che avrebbe dovuto garantire l’ autonomia dell’ ordine giudiziario dopo il ventennio fascista. Ne prendemmo le orme dall’ esperienza giuridica napoleonica, ma non per questo dobbiamo continuare sulla stessa strada se ci rendiamo conto che è quella sbagliata. In Germania, ad esempio, non esiste un Csm, ma nessuno ha mai messo in dubbio l’ autonomia dei magistrati tedeschi. Solo che in Germania i giudici fanno i giudici e non i politici. L’ unica vera riforma del Csm sarebbe quello di abrogarlo, modificando la Costituzione.

Un organo di autogoverno, sostanzialmente immune come il Csm, porta i magistrati ad auto-proteggersi attraverso forme di associazionismo sindacale che vede nell’ Anm quella più influente, non solo all’ interno dell’ ordine, ma anche nei rapporti con la politica. L’ ex capo dello Stato Francesco Cossiga aveva le idee chiare: «La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo, e quando Mastella – da me avvertito – si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quella associazione, tra sovversiva e di stampo mafioso, che è l’ Associazione Nazionale Magistrati». Fino a quando continueremo a tenere abbassati i pantaloni?

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Rif: https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13473651/paolo-becchi-csm-da-abolire-possibile-sergio-mattarella-non-sapesse-nulla.html

Csm, vertice mercoledì per cambiare i criteri di nomina di toghe e laici

Alfonso Bonafede

ROMA Vertice sulla riforma della giustizia a Palazzo Chigi previsto per mercoledì 19 giugno. A quanto si apprende da fonti di governo, il premier Giuseppe Conte incontrerà il ministro della GiustiziaAlfonso Bonafede e il ministro della P.a Giulia Bongiorno per fare un punto sulla riforma dei processi sulla base dello schema di provvedimento che presenterà il Guardasigilli. Non è escluso – spiegano le stesse fonti – che il vertice sia allargato anche ad altri esponenti di governo, vicepremier inclusi.

Rif:https://www.ilmessaggero.it/politica/trattativa_difficile_per_la_riforma_della_giustizia-4559546.html

Caos Csm, l’ex pm: “Un mercato delle vacche inquietante e non isolato”

L’ex procuratore antimafia ed eurodeputato del Pd parla dello scandalo che ha coinvolto il Csm: “Palamara non è un caso isolato”

“È un mercato delle vacche inquietante”. È la definizione che Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia e oggi anche eurodeputato del Pd, dà dello scandalo che ha coinvolto il Csm e le procure.

Al di là del fatto che le intercettazioni emerse possano avere o meno rilevanza penale, il quadro che fanno emergere risulta “inquietante e allarmante” e dimostra l’esistenza di una “commistione impropria e illegale tra politica e giustizia che mina i fondamenti dello Stato di diritto”. E, a detta di Roberti, quello della procura di Roma e del magistrato coinvolti nell’ultimo scandalo, non sarebbe un caso a sè: “È ingenuo pensare che il caso Palamara sia isolato”.

In un’intervista rilasciata a Maria Latella per SkyTg24, Roberti commenta anche le diverse reazioni di Zenda, che ha definito “inaccettabile” il comportamento di Luca Lotti (sulla base delle intercettazioni) e Matteo Renzi, che lo ha ritenuto come qualcosa che “c’è sempre stato”: “Rispetto tutti i giudizi- ha commentato il procuratore Antimafia– rilevo tuttavia un aspetto generale di commistione impropria tra la politica e la giustizia. Le conventicole notturne in albergo sono mine allo Stato di diritto. Questi incontri impropri danno segno di degrado morale della magistratura estremamente preoccupante. Bisognerebbe arrivare ad una revisione generale delle coscienze, del senso etico”.

E sulla necessità di riformare il Csm, Roberti osserva che una riforma pottrebbe essere utile, “ma non decisiva perchè si deve prima recuperare il ruolo delle istituzioni”.

Rif:http://www.ilgiornale.it/news/politica/caos-csm-lex-pm-mercato-delle-vacche-inquietante-e-non-1711698.html

Giorgia Meloni contro la magistratura: “Csm, gli italiani non meritano questo”

Usa parole forti, Giorgia Meloni, per commentare le ultime evoluzioni dell’inchiesta che ha terremotato il Csm e arrivata fino a Luca Lotti: “Sempre più desolante il quadro che emerge dall’indagine sul Csm tra scambi di poltrone e legami poco trasparenti con la politica. Dopo Tangentopoli, ora è il turno di Togopoli – sentenzia la leader di Fratelli d’Italia -. Gli italiani non meritano tutto questo ma una giustizia credibile e autorevole, nella quale siano premiati i magistrati che svolgono con serietà e dedizione il proprio lavoro, non quelli che fanno politica. Bisogna partire da una seria riforma del Csm, che restituisca a questo organo la dignità che merita. La nostra di Fratelli d’Italia è chiara: fuori la politica dalla magistratura, basta con le correnti politiche e i giochi di palazzo tra magistrati”, conclude la Meloni.

Rif:https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13473616/giorgia-meloni-csm-quadro-desolante-togopoli-italiani-non-meritano-questo.html