Edmondo Bruti Liberati: “I consiglieri Csm coinvolti nelle inchieste si devono dimettere”

Edmondo Bruti Liberati:

“Ci troviamo di fronte a una situazione inedita per la magistratura. Quello che è emerso è estremamente grave. Spero che i consiglieri del Csm coinvolti, in qualsiasi modo, in questa vicenda si dimettano”. Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore di Milano, parla ad Huffpost dell’inchiesta della procura di Perugia, che sta sconvolgendo la magistratura italiana, tra un gruppo di lavoro e l’altro del congresso dei magistrati di Area Democratica per la giustizia, che all’interno del Csm riunisce Magistratura democratica e Movimento per la Giustizia. Il programma dell’iniziativa è stato modificato all’ultimo momento, dopo l’inchiesta sul pm romano Luca Palamara. A questa vicenda fanno riferimento molti dei relatori che si alternano nella sala di uno storico convento nel centro di Roma. Ma c’è un’altra questione che sta portando scompiglio nel mondo della magistratura. Il segretario generale di Area, Maria Cristina Ornano, l’ha menzionata nella chiusura della sua relazione: le affermazioni di Matteo Salvini contro i giudici che avrebbero – a suo dire – emesso decisioni contrarie rispetto alle sue leggi, a causa di loro convinzioni politiche. Bruti Liberati definisce quelle parole “attacchi rudi che creano tensione e mettono in dubbio l’imparzialità dei giudici”. Ma è sull’inchiesta sulle nomine che si sofferma di più perché, spiega, “quello che è emerso dagli atti dei pm perugini è un fatto inaccettabile”

Dottor Bruti Liberati, la magistratura si trova al centro di una vicenda giudiziaria enorme, con due pm indagati, un consigliere del Csm che si è dimesso e quattro autosospesi. Era mai successo prima?

 Ci troviamo di fronte a una situazione inedita in questa categoria. Quello che è emerso è un fatto grave. Consiglieri ed ex consiglieri del Csm si riunivano con un deputato, peraltro inquisito proprio nella procura dove lavorano alcuni degli indagati, per discutere della nomina del futuro procuratore di Roma. Contatti di questo genere sono gravi, inaccettabili.

L’inchiesta, per l’appunto, mette in luce rapporti non trasparenti tra politica e magistratura. In questi giorni è stato detto che, entro certi limiti, i contatti tra i parlamentari e i politici sono fisiologici. Lei cosa pensa?

Trovo normale che questi rapporti ci siano all’interno del Csm, quando si discute di temi giuridici o riforme. Ma nell’inchiesta si parla di contatti di tutt’altro genere. Poi c’è un’altra cosa che mi fa riflettere.

Cosa?

A quanto pare l’obiettivo delle persone coinvolte nell’inchiesta era trovare, per la procura di Roma, un nome che agisse in discontinuità con il dottor Giuseppe Pignatone (l’ex procuratore capo di Roma, andato in pensione per raggiunti limiti d’età l′8 maggio, ndr). Stiamo parlando di una persona che quando è arrivata a Roma ha portato aria nuova, sotto la sua guida sono state realizzate inchieste come quella su Mafia Capitale, perché ci sarebbe stato bisogno di una guida che portasse discontinuità?

Le vicende di questi giorni hanno riaperto il dibattito sulla riforma del Csm. Il governo propone un sorteggio, seppur solo nella prima fase. Sarebbe una soluzione appropriata?

Innanzitutto il sorteggio, anche se strutturato in due fasi, è contrario alla Costituzione, che dice che i togati del Csm devono essere eletti. In secondo luogo dobbiamo tener presente che si tratta di un ruolo importante, non solo onorifico né, tanto meno, solo di gestione. Non tutti sono in grado di svolgerlo o interessati a farlo. Il sorteggio potrebbe portare a sedere nell’organo di autogoverno della magistratura persone che non ne hanno l’attitudine.

Come si potrebbe agire per riformare il modo di elezione, secondo lei?

Guardi, le riforme che sono state fatte negli ultimi 20 anni hanno portato soltanto un peggioramento della situazione. Succede quando a modificare le leggi sono apprendisti stregoni. Credo che se intervenisse in questo momento, il cambiamento avverrebbe solo in peggio, non in meglio.

Nel dibattito che si è sviluppato in questi giorni si è parlato spesso del ruolo delle correnti all’interno della magistratura. Hanno davvero troppo potere?

Il problema non sono le correnti, i magistrati, come i cittadini, hanno idee diverse, campi d’interesse diversi, è normale che si associno. Il problema, come in questo caso, sono i singoli esponenti all’interno delle stesso correnti. In questo caso, ad esempio, Unicost (la corrente cui appartengono Palamara e il consigliere dimissionario Spina, ndr) ha avuto un comportamento corretto, prendendo una posizione netta nei confronti dei suoi esponenti coinvolti nell’inchiesta.

Le vicende giudiziarie di questi giorni hanno inevitabilmente creato una macchia nella categoria. Come potrà, ora, riacquistare credibilità agli occhi dei cittadini?

E’ importante che le istituzioni ora sappiano reagire. Il Csm mi sembra abbia preso una posizione chiara, giusta. Quello che spero ora è che i quattro togati che si sono autosospesi abbiano senso di responsabilità e si dimettano, per salvaguardare l’istituzione e la categoria. Per il resto, i magistrati sono uomini e anche tra loro c’è chi sbaglia.

C’è un’altra questione che sta coinvolgendo la sua categoria in questi ultimi giorni. Mi riferisco alle affermazioni di Matteo Salvini. Ha puntato il dito contro alcune decisioni di giudici ‘colpevoli’ di avere espresso – in altre sedi – posizioni critiche nei confronti delle sue politiche..

Non è la prima volta che il ministro dell’Interno attacca in termini rudi la magistratura. Questa volta si è andati oltre: sembra che si voglia attuare una vera e propria schedatura. E’ del tutto normale che un giudice abbia delle sue idee sulla società e che, come in questo caso, le esprima nei luoghi adeguati. Ma ciò non macchia l’imparzialità del loro giudizio. Certamente, però, attacchi di questo tipo generano tensione tra politica e magistratura. Tensione che non deve far venir meno un punto fermo: le decisioni dei giudici possono far discutere, certo, ma la magistratura è un organo indipendente. Anche dalla politica.

Rif: https://www.huffingtonpost.it/entry/edmondo-bruti-liberati-i-consiglieri-csm-coinvolti-nelle-inchieste-si-devono-dimettere_it_5cfa8604e4b045133e607ac9

Il caso Csm. Magistrati a sorteggio

uando il Tempo svela la Verità, lo fa sempre in circostanze drammatiche. Accadde a Gian Lorenzo Bernini, che scolpì la meravigliosa incompiuta della Galleria Borghese nel momento più difficile della sua vita. Accade alla magistratura che affronta in questi giorni la più seria crisi di credibilità della sua storia recente. L’indipendenza del pubblico ministero – unico caso al mondo nelle modalità italiane – fu stabilita dai costituenti per segnare un confine netto con la magistratura durante il fascismo (la Germania veniva da una dittatura peggiore della nostra, ma il procuratore generale federale è soggetto al controllo del ministro della Giustizia). Giulio Andreotti, che la nostra Costituzione l’ha vista nascere, mi disse che tuttavia nessuno pensava che la magistratura si sarebbe divisa in correnti. E invece da decenni le correnti non solo esistono, ma hanno una loro ideologia e si riferiscono – seppure in maniera indiretta – a partiti politici. Queste correnti siedono nel Consiglio superiore della magistratura, alto organismo costituzionale, in misura proporzionale alla loro forza.

A parte casi piuttosto rari in cui lo Spirito Santo accende la Fiammella sul capo dei consiglieri (due terzi togati, un terzo eletto dal Parlamento e quindi dai partiti), tutti gli incarichi direttivi vengono contrattati in maniera spietata. Tu mi dai il procuratore di… e io ti cedo quello di… Moltissimi magistrati non aderiscono alle correnti e quindi sono di diritto tagliati fuori dagli incarichi più importanti, salvo eccezioni (la Fiammella, appunto). C’è voluto del Tempo, ma alla fine il cellulare del magistrato Luca Palamara, uomo potentissimo nella vita associativa dei giudici, ha svelato la Verità del traffico d’incarichi nei suoi termini più crudi. Riunioni clandestine e notturne, linguaggio che spaventa, visto che si parla di capi delle procure. Lui è sospettato di corruzione, ma se il cavallo di Troia della Guardia di Finanza si fosse celato nei cellulari di tutti i componenti del Csm ne avremmo viste delle belle.

Poiché gli incarichi vengono assegnati da maggioranze costituite da magistrati e laici del Csm, non accade di rado che giudici e politici s’incontrino. Basta che nessuno lo sappia. Stavolta si è saputo e nei termini più clamorosi, perché Luca Lotti, amico strettissimo di Matteo Renzi, ha problemi giudiziari e Cosimo Ferri è il centauro della magistratura: un po’ giudice, un po’ politico.

La vicenda ripropone vecchi temi. È bene che il magistrato sceso in politica non possa più occupare al rientro ruoli giurisdizionali. È bene che il gioco delle correnti almeno in parte venga smantellato. Come? Da molti anni alcune voci clamanti nel deserto (tra cui la nostra) suggeriscono di sorteggiare un certo numero di magistrati tra i quali i colleghi potranno scegliere quelli da mandare al Csm. Verrebbe così rispettato il vincolo costituzionale dell’elezione. Pare che alcune forze politiche siano arrivate a condividere questa riforma, sconfitta più volte in passato. Per stroncare immediatamente il mercato dei procuratori, un decreto legge potrebbe stabilire che per tutti gli uffici direttivi vanno nominati i magistrati più anziani che non abbiano note di demerito. Qualche Maradona resterà in panchina, ma gli indecorosi mercati saranno chiusi.

Rif: https://www.quotidiano.net/commento/csm-magistrati-palamara-1.4635711

I giudici si allungano le ferie

Il Csm con una delibera allunga le ferie dei giudici: niente udienze dal 15 luglio al 7 settmbre.

Di fatto, in questo modo, viene esteso il periodo di riposo che era stato fissato dal Ministero di Grazia e Giustizia dal 26 luglio al 3 settembre. La delibera del Consiglio Superiore della Magistratura va a fissare, come ricorda Italia Oggi, un periodo “cuscinetto” in cui nei tribunali non ci saranno udienze ordinarie. Resta la deroga per gli “affari urgenti e indifferibili”. La delibera del Csm parla chiaro e non lascia spazio a interpretazioni: “Dovrà essere adottata in tempi brevi una compiuta rivisitazione della tematica della fruizione delle ferie, attraverso la revisione della normativa”. Di fatto la gabola per allungare le ferie è presto spiegata.

Al periodo fissato dal Ministero che va dal 26 luglio al 2 settembre vanno aggiunti in testa dieci giorni “cuscinetto” per la definizione degli affari e degli atti in corso e cinque giorni in coda per predisporre l’attività ordinaria. Questi cambiamenti avranno inevitabilmente una conseguenza diretta sul lavoro dei magistrati. Ed è lo stesso Csm a sottolinearlo nella delibera: “I dirigenti degli uffici giudiziari dovranno organizzare il lavoro dei magistrati in modo da assicurare soltanto la trattazione degli affari urgenti e indifferibili, senza la fissazione di udienze ordinarie (come per il periodo feriale) durante il lasso di tempo che va dal 15 al 25 luglio e dal 3 al 7 settembre”.Insomma i magistrati avranno più tempo per godersi il mare e il sole delle vacanze.

Rif: http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-giudici-si-allungano-ferie-1702749.html

È caduta la fiducia nei giudici. Mattarella e il Csm facciano in modo che la piaga purulenta venga isolata

e anche i giudici sono corrotti, che speranza rimane a questa sventurata Italia? È la domanda che mi sento rivolgere spesso in questi giorni. E non mi stupisce: sono giorni segnati dalle cronache sconvolgenti che vedono una parte del Consiglio superiore della magistratura, il massimo organo di autogoverno del potere giudiziario, coinvolto in manovre di bassa lega, con accuse che vanno dalla collusione col potere politico per truccare l’esito delle nomine nei posti chiave della magistratura, fino al presunto pagamento di mazzette o regalie varie, non escluso un gioiello per l’amica di uno dei personaggi coinvolti.

Dunque, quale speranza c’è per questo sventurato Paese? Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, è anche vero che sembra avere già un piede nella fossa. I fatti, ampiamente riportati da questo giornale, sono noti. Membri di quel Csm che governa o dovrebbe governare il potere giudiziario in totale indipendenza dal potere politico come vuole la Costituzione, appaiono implicati in illeciti mercati, in combutta con soggetti della politica. Stiamo parlando di almeno cinque membri del Csm su un totale di diciotto, togati compresi.

Stando alle registrazioni audio degli inquirenti, il giudice Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Anm, e cinque consiglieri in carica del Csm, brigavano con due uomini politici per scegliere i nomi su cui convogliare i voti per la nomina a Procuratore di Roma e di Perugia. I politici in questione, entrambi del Pd, sono Cosimo Ferri(magistrato che è stato sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, prima di diventare deputato) e Luca Lotti, quest’ultimo all’epoca ministro dello sport del governo Renzi ed eminenza grigia del “giglio magico” renziano.

I congiurati puntavano non solo ad ottenere in proprio vantaggi di posizione e inchieste mirate, da usare come un’arma: avrebbero puntato – secondo l’accusa – anche a “farla pagare” all’ex Procuratore di Roma, Pignatone, che aveva inquisito Lotti per la vicenda Consip. Lotti, scrive il Corriere della sera, “appare determinato a vendicarsi di Pignatone” e vuole scegliere il prossimo Procuratore di Roma “per contare su una pubblica accusa a lui più favorevole”. Lo stesso Lotti vuole escludere dalle nomine il magistrato Creazzo “che ha fatto arrestare i genitori di Renzi”.

giustizia

Sono accuse tremende, che disegnano uno Stato in cui i due poteri separati e distinti, quello giudiziario e quello legislativo, in teoria l’uno cane da guardia dell’altro, si colludono con uno stesso intento illegittimo e sostanzialmente sovversivo. Non è un caso che qualcuno abbia evocato la P2. E non è un caso che il vicepresidente del Csm Davide Ermini, in un drammatico discorso, abbia detto: “O sapremo riscattare coi fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”.

Personalmente so con certezza che molti giudici fanno onore alla toga che indossano. Ma i fatti di questi giorni dimostrano con altrettanta certezza che una parte dell’organismo è infetta. L’unica speranza è che l’organo di autogoverno e il presidente Mattarella, che presiede il Csm, facciano in modo che la piaga purulenta venga isolata e ripulita, prima che la cancrena dilaghi ulteriormente. Noi aspettiamo.

Rif:http://www.lanotiziagiornale.it/e-a-rischio-la-fiducia-nei-giudici-mattarella-e-il-csm-facciano-in-modo-che-la-piaga-purulenta-venga-isolata/

“I giudici provano sulla loro pelle processi mediatici e intercettazioni”

È a un dibattito a Pordenone, ma Carlo Nordio non si sottrae al tema del giorno: «Siamo alla nemesi storica».

Si aspettava questo sconquasso dentro le solenni stanze del Csm?

«È vent’anni che scrivo queste cose e lo dico senza alcun compiacimento».

Politica e giustizia vanno a braccetto?

«Adesso tutti si scandalizzano per le riunioni carbonare fra i consiglieri e i politici, ma da sempre la politica la fa da padrona a Palazzo dei Marescialli e nell’Associazione nazionale magistrati. Basta riflettere sulle correnti che sono costruite a imitazione dei partiti, con una destra, un centro e una sinistra».

Sì, ma la legge prevede che un po’ di politica ci possa e ci debba essere attraverso i consiglieri laici.

«Certo, ma i laici, che sono una minoranza, quando arrivano a Palazzo dei Marescialli dovrebbero interrompere ogni rapporto con i partiti. Solo che non va così».

Le nomine sono davvero pilotate?

«Certo. Se non hai la sponsorizzazione di questa o quella corrente non puoi aspirare a guidare uffici importanti. Le correnti fanno e disfano accordi, le correnti barattano i posti».

A danno del talento e delle capacita’ delle singole toghe?

«Non è detto. A volte vengono scelti personaggi di primo piano, ma il criterio è quasi sempre quello della lottizzazione. E la riprova di questa consuetudine è la valanga di ricorsi che intasano Tar e Consiglio di Stato. E che spesso si concludono con la vittoria dei ricorrenti».

L’inchiesta di Perugia che cosa aggiunge a questo quadro?

«I fatti ipotizzati, se confermati, sarebbero gravissimi. Per questo sarebbe stato bene chiudere le indagini prima di divulgare episodi di cui non siamo ancora certi, ma il mondo va cosi. Per i comuni mortali e ora anche per le toghe. Conosciamo il contenuto delle indagini a pezzi e bocconi direttamente dai giornali, con il rischio di errori ed errate valutazioni».

Siamo alla nemesi storica.

«Appunto. La politica ha sempre strumentalizzato la giustizia: bastava un avviso di garanzia per essere messi fuorigioco. Ora lo stesso meccanismo dilaga dentro la magistratura e il Csm: la giustizia strumentalizza la giustizia».

Fra l’altro si procede sulla base di intercettazioni che sono scivolose per definizione.

«Certo. Quelle di cui parliamo in questi giorni sono parziali, incomplete, non sono state trascritte con i sacri crismi, ma a questo punto è bene che i magistrati assaggino sulla loro pelle queste tecniche investigative molto, molto invasive, utilizzate in tutti questi anni con una certa disinvoltura».

In questo caso si è andati oltre con il trojan inserito nel telefonino di Luca Palamara.

«Con il trojan ascolti tutto quello che viene detto al telefono e vicino al telefono, abolendo la vecchia distinzione fra intercettazioni telefoniche e ambientali. Questo strumento mi lascia perplesso ma il decreto Spazzacorrotti ha esteso la sua applicabilità anche ai reati di corruzione e non solo di mafia. Solo che la nuova disciplina entra in vigore il 1 luglio. Per questo io temo che tutti questi atti siano nulli».

Lei ha sempre attaccato la contiguità fra politica e giustizia. Non è cambiato niente dai tempi di Mani pulite?

«Pensi che una ventina d’anni fa fui convocato dai probiviri dell’Anm allora guidata da Elena Paciotti proprio per aver detto questa banale verità. Mi dissero che li avevo offesi con le mie parole, io mandai a quel paese l’Anm e di quella storia non si è saputo più nulla. Ma la patologia rimane: pensi a quante toghe sono entrate in Parlamento a metà o a fine carriera. Insomma, non siamo ingenui: le candidature non si costruiscono in 24 ore, evidentemente ci sono rapporti consolidati nel tempo».

Come si esce da questa situazione?

«Io la mia proposta l’ho formulata da tempo, almeno per il Csm: questo stato di cose si supera con il sorteggio».

Con i dadi?

«Con la sorte, come si fa per il Tribunale dei ministri e per i giudici popolari che danno anche l’ergastolo. Si prepara una lista di personalità specchiate e di prestigio: giudici di Cassazione, avvocati di lunga esperienza, professori universitari e da quel cesto si pescano i consiglieri. È l’unico modo, a mio parere, per spezzare il legame fra eletti e elettori. Una vicinanza che stride. Ancora di più nella formazione della Sezione disciplinare del Csm, insomma il tribunale della magistratura».

Che cosa non va nella Disciplinare?

«Il paradosso, chiamiamolo così, è clamoroso: i giudici vengono scelti dentro il Csm dai magistrati. Fatte le debite proporzioni è come se l’inquisito eleggesse la corte che dovrà decidere se assolverlo o condannarlo».

Intanto lo scandalo dell’inchiesta di Perugia si allarga. Il Csm assomiglia a una Asl o a una municipalizzata fra incursioni dei politici, nomine, veleni e gossip. Esagerazioni?

«Capisco che il popolo guardi con sconcerto ad una realtà che pareva immacolata ed è invece il crocevia di scorribande e scontri fra opposte fazioni. Questo mi addolora ma purtroppo non mi sorprende».

Rif: http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-giudici-provano-sulla-loro-pelle-processi-mediatici-e-1707314.html

Arrestati giudici al servizio degli evasori

Gli scambi avvenivano in ascensore. L’inchiesta della Procura di Salerno su un giro di sentenze pilotate svela uno spaccato criminale in cui giudici infedeli erano al servizio di imprenditori in guerra con il Fisco. Ieri mattina all’alba è scattato il blitz: la Guardia di Finanza di Salerno, su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, ha arrestato 14 persone accusate di corruzione in atti giudiziari. Gli indagati sono due giudici tributari della locale sezione distaccata della Commissione tributaria regionale, due dipendenti amministrativi assegnati allo stesso ufficio, sei imprenditori e quattro consulenti fiscali, tra i quali un avvocato fiscalista. Secondo l’accusa avevano costituito un «efficace» sistema per pilotare l’iter procedimentale e condizionare a favore degli imprenditori corruttori l’esito di procedimenti tributari originati da accertamenti dell’agenzia delle entrate della Guardia di Finanza di Salerno.

Le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni amministrative annullate con le decisioni condizionate dalla corruzione, ammontano a circa 15 milioni di euro. Ma c’è il sospetto che il danno per le casse dello Stato sia enorme. Per il procuratore vicario degli uffici giudiziari salernitani Luca Masini la prima parte dell’inchiesta è «solo la punta di un iceberg. Andremo avanti con ulteriori accertamenti». La fame di denaro dei era tale che un giudice pare abbia rinunciato a un delicato intervento chirurgico pur di non mancare in udienza per decidere una causa che doveva «pilotare». L’episodio è contenuto in uno dei passaggi nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere con cui il gip di Salerno Pietro Indinnimeo, descrive la condotta di uno dei due giudici arrestati. Il timore di essere intercettati aveva spinto le persone coinvolte nell’inchiesta a usare un linguaggio criptico: nelle conversazioni intercettate dagli inquirenti i ricorsi tributari da «aggiustare» diventavano «comprare una macchina», invece, il denaro prezzo della corruzione «mozzarelle». Gli importi pagati ai due giudici per ottenere sentenze favorevoli andavano dai 5mila ai 30mila euro, anche se in alcuni casi sono state promesse altre dazioni, come l’assunzione del figlio di un giudice da parte di una delle società coinvolte oppure la concessione in uso gratuito di un appartamento in città.

Durante le perquisizioni eseguite, i baschi verdi hanno sequestrato, a casa di funzionario, la somma in contanti di 53mila euro; mentre, a casa dell’altro, diverse migliaia di euro, sempre in contanti. In uno dei frame delle telecamere posizionate all’interno dell’ascensore, si vede come un consulente consegna diverse banconote da 50 euro ad un impiegato amministrativo. Quest’ultimo direbbe al suo interlocutore: «No, no. Ora scendiamo. Veloce… veloce; vieni vieni». Immagini che per gli inquirenti non lasciano spazio a dubbi sull’enorme giro di corruzione scoperto in Campania.

Rif: http://www.ilgiornale.it/news/politica/arrestati-giudici-servizio-degli-evasori-1695388.html

Corruzione a Salerno, arrestati due giudici tributari 15 maggio 2019 „Mazzette per pilotare sentenze, 14 arresti a Salerno: coinvolti anche giudici tributari“

Corruzione a Salerno, arrestati due giudici tributari 15 maggio 2019
„L’operazione, coordinata dalla Procura, è stata eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale. Agli indagati è contestato il reato di “corruzione in atti giudiziari”: intascavano fino a 30mila euro, ricevevano anche promesse di assunzione per figli“

Mazzette fino a 30mila euro, intascate anche in ascensore, per pilotare l’iter procedimentale e condizionare, a favore di imprenditori che li avevano corrotti, l’esito di accertamenti tributari avviati dopo gli accertamenti e le segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Con l’accusa di corruzione in atti giudiziari sono finite in manette 14 persone che avevano messo su – secondo l’accusa – un efficace sistema per ottenere sentenze favorevoli. I militari hanno individuato, in totale, dieci procedure il cui iter è stato condizionato dalla corruzione posta in essere. Gli indagati erano molto attenti e parlavano in codice: quando si riferivano a soldi, dicevano “mozzarelle”. “Uno dei giudici coinvolti – hanno spiegato in conferenza – aveva fama di fame di soldi: avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico ma lo ha rimandato, pur di presentarsi puntuale a una delle udienze della Commissione Tributaria”. 

Il danno erariale

L’azzeramento delle somme dovute – complici le sentenze pilotate e favorevoli, imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni comminate – produce un quadro inquietante: il danno erariale stimato è di circa 15 milioni di euro. A uno dei due dipendenti della Commissione tributaria sono stati sequestrati 50mila euro in contanti. Una società di Siano, grazie all’azzeramento del debito previa corruzione, ha risparmiato 8 milioni di euro. Uno sconto di 1 milione di euro per un’altra società di Salerno. I ricorsi presentati dagli imprenditori che poi hanno corrotto giudici e dipendenti erano stati quasi tutti respinti in primo grado dalla Commissione Tributaria.

Le persone coinvolte

L’ordinanza cautelare di custodia in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura della Repubblica, ha coinvolto due Giudici Tributari della sezione distaccata della Commissione Tributaria Regionale della Campania, due dipendenti amministrativi, sei imprenditori, quattro consulenti fiscali. Risulta coinvolto anche un avvocato.

Il blitz

Alle prime luci dell’alba i finanzieri del comando provinciale di Salerno hanno eseguito un’ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere. Sono intervenuti dopo aver intercettato e filmato anche passaggi di denaro in contanti in ascensore. Per il tramite dei due dipendenti amministrativi, che poi trattenevano la propria parte, i soldi arrivavano ai giudici tributari. Il passaggio di soldi avveniva sempre il giorno prima dell’udienza fissata presso la Commissione Tributaria. La Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni anche negli uffici della Commissione Tributaria e presso le abitazioni di alcuni professionisti indagati, la cui posizione adesso è al vaglio degli inquirenti.

Il retroscena

In una circostanza, uno degli indagati si è anche lamentato: ha considerato “il regalo” – da cinquemila a trentamila euro, in base alla circostanze – ritoccato verso il basso e dunque sproporzionato, rispetto alla portata dell’operazione da portare a termine. Ha dunque preteso una integrazione, sempre in contanti, minacciando un provvedimento non in linea con le aspettative del corruttore. I regali non si fermavano alle dazioni in denaro e avvenivano non solo in ascensore ma anche presso le abitazioni degli indagati: era stata promessa l’assunzione del figlio di uno dei giudici, da parte degli imprenditori corruttori, poi promesso l’utilizzo di un appartamento in città, a titolo gratuito.

Le reazioni

“Indagine molto importante perchè consente di toccare con mano il danno enorme non solo per la casse dello Stato ma anche per tutti i contribuenti, perché le imposte servono a finanziare i servizi ai cittadini – ha spiegato il Procuratore della Repubblica Vicario, Luca Masini –  Il sistema corruttivo posto in essere incide pesantemente sull’organo di controllo giurisdizionale di secondo grado che ha il dovere di verificare la fondatezza o l’infondatezza delle lamentele del contribuente sottoposto all’accertamento e quindi di mettere la parola fine. Attraverso il sistema corruttivo, invece, venivano pilotati gli iter procedimentali e prima ancora l’assegnazione delle cause e dei ricorsi ai due magistrati che si presume possano essere corrotti. L’esito favorevole per i contribuenti ribaltava la decisione assunta in primo grado dalla Commissione Tributaria avverso i ricorsi proposti. Sono milioni di euro le somme sottratte. L’indagine è la punta di un iceberg, tant’è che la Procura della Repubblica ha dovuto immediatamente concludere le indagini, perché le fattispecie corruttive erano via via programmate quotidianamente. I ricorsi che abbiamo accertato avevano un sistema che prevedeva la selezione di alcuni casi da parte dei dipendenti, sulla base di alcune persone che conoscevano. Poi veniva fatta la proposta per ottenere una sentenza favorevole, attraverso la corruzione”.

Rif: http://www.salernotoday.it/cronaca/corruzione-salerno-arresto-due-giudici-tributari-15-maggio-2019.html