Potenza, giudice del tribunale di Brindisi a processo con altre 19 persone: è accusato di corruzione in atti giudiziari

Comincerà il prossimo 27 giugno il processo nei confronti di Gianmarco Galiano, giudice del tribunale civile di Brindisi arrestato a gennaio 2021 e accusato, a vario titolo con altri 19 imputati, di aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, riciclaggio, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e auto riciclaggio. In tre hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, mentre il magistrato – che non si è mai dimesso e continua a professare la sua estraneità – si difenderà in dibattimento.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza di Brindisi, coordinata dal procuratore di Potenza Francesco Curcio e dal sostituto Sarah Masecchia, il giudice Galiano avrebbe richiesto per sé parte dei risarcimenti del danno concessi dalle assicurazioni in due cause civili: una del 2007, che si era occupata della morte di una ragazza di 23 anni, e un giudizio su bambino nato con traumi permanenti per colpa medica. Nel primo caso 300mila euro sarebbero stati messi nella disponibilità del giudice attraverso il conto intestato alla suocera. Nel secondo, l’importo ricevuto ammonterebbe a 150mila euro.

Dall’ordinanza che lo portò in carcere, emersero le dichiarazioni rese dai genitori dopo la visita a casa del magistrato: “Vi dico la verità, ora che vi ho detto queste cose ho paura. Ho ancora paura che questo Galiano possa farci qualcosa di brutto”, aveva confessato il padre agli investigatori ricordano le richieste che il magistrato aveva avanzato nel 2015. Secondo l’accusa, ai genitori del bambino disabile, che chiedevano un risarcimento per via delle conseguenze subite dal neonato in ospedalela causa si chiuse con un accordo transattivo con l’assicurazione da 2 milioni di euro e pochi giorni dopo si sarebbero presentati a casa il giudice Galiano e sua moglie: il magistrato avrebbe chiesto di versare 150mila euro.

Ma le indagini avrebbero portato alla luce anche un presunto giro di sponsorizzazioni che ruotava intorno a una barca a vela, la Kemit. “Di proprietàdel magistrato – era scritto nelle carte d’inchiesta – ma di fatto mantenuta a partire dal 2012 e per oltre un quinquennio, grazie ai proventi generati da un congegno criminogeno in seno al quale si combinavano condotte corruttive, false fatturazioni ed evasione fiscale”. Per il gip di Potenza Lucio Setola, il giudice Galiano “allo scopo di arricchirsi e di poter mantenere un elevato tenore di vita ha sistematicamente sfruttato le funzioni e i poteri inerenti la sua carica abusandone e facendone a seconda dei casi, moneta di scambio o strumento di indebita pressione”. Sotto chiave finirono beni per 1,2 milioni di euro tra denaro e proprietà oltre a orologi di lusso, un’automobile, contanti e polizze assicurative.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/28/potenza-giudice-del-tribunale-di-brindisi-a-processo-con-altre-19-persone-e-accusato-di-corruzione-in-atti-giudiziari/6574192/

Le accuse al giudice arrestato a Brindisi: “Si è fatto dare 150mila euro dalla famiglia di un bimbo disabile, speculava su tragedie umane”

Le accuse al giudice arrestato a Brindisi: “Si è fatto dare 150mila euro dalla famiglia di un bimbo disabile, speculava su tragedie umane”

Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il giudice Gianmarco Galiano, in servizio a Brindisi, ricostruita la vicenda della visita a casa di una famiglia con un figlio disabile per colpa medica, risarcita con 2 milioni di euro. Il padre e la madre: “Disse in modo arrogante e sprezzante che anche in considerazione del fatto che abitavamo in una piccola casa in campagna e che lui, conoscendo chiunque contasse, ci avrebbe fatto togliere il bambino”

“Vi dico la verità, ora che vi ho detto queste cose ho paura. Ho ancora paura che questo Galiano possa farci qualcosa di brutto”. Ha ricostruito tra le lacrime un episodio che risale al 2015, una brutta storia che è diventata una delle vicende centrali dell’inchiesta su favori e corruzione che ha portato all’arresto del giudice civile Gianmarco Galiano, ora rinchiuso nel carcere di Melfi, e di altre cinque persone. È il padre di un bambino disabile che, stando a quanto ha riferito alla Guardia di Finanza, avrebbe ricevuto a casa la visita del magistrato e della moglie, consapevoli del risarcimento ottenuto per via delle conseguenze subite dal neonato in ospedale. I due, ha raccontato agli investigatori, gli avrebbero chiesto di versare 150mila euro. Concussione secondo i pm di Potenza, guidati dal procuratore capo Francesco Curcio, estorsione a parere del giudice per le indagini preliminari Lucio Setola che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare.

“È stata una testimonianza toccante, anche molto difficile per chi l’ha resa a Brindisi, convocato dalla Guardia di finanza”, ha raccontato il procuratore di Potenza. Ed è solo un frammento nella complessità di contestazioni rivolte a Galiano e alla sua presunta “cricca”, composta secondo l’accusa dal commercialista Oreste Pepe Milizia, ritenuto il suo braccio destro, dalle rispettive ex mogli, l’avvocato Federica Spina e il presidente dell’ordine degli ingegneri di Brindisi, Annalisa Formosi, dall’imprenditore Massimo Bianco e dall’altro avvocato Francesco Bianco.

Si parla di cause pilotate, di consulenze per 400mila euro, di Rolex, macchine costose – finite sotto sequestro – e di sponsorizzazioni fittizie ad associazioni sportive fatte da privati in favore della barca a vela di Galiano, in cambio di tutela giudiziaria, specie nelle aste fallimentari. Ma si parla anche di quote parte dei risarcimenti per incidenti e tragedie umane, finiti nella disponibilità del magistrato attraverso i conti correnti della ex suocera. Un affresco che racchiude la “spregiudicata disinvoltura” con cui Galiano “era solito speculare sulle tragedie umane e sfruttare indebitamente, per fini di arricchimento personale, la sua carica di giudice”.

Uno degli episodi cardine ricostruito nell’ordinanza è il risarcimento ottenuto dalla famiglia del bambino disabile. “A seguito della gravissima negligenza dei medici che hanno determinato l’irreparabile patologia a carico di mio figlio – ha raccontato la madre del piccolo agli investigatori – iniziammo una causa civile per un risarcimento. Per la verità volevo giustizia in sede penale ma mi dissero che le cause spesso finiscono nel nulla. Mio figlio non comunica con il mondo esterno, io sono l’unico punto di riferimento”. Dopo un lungo giro e per varie ragioni i due genitori si rivolsero all’avvocato Spina, poi dovettero cambiare per ragioni di incompatibilitàdella stessa con il marito, per l’appunto giudice a Brindisi. La causa si chiuse con un accordo transattivo con l’assicurazione: 2 milioni di euro. “Pochi giorni dopo che mio marito telefonò alla Spina per farle questa comunicazione, si presentarono a casa nostra sia lei che il giudice Galiano”, ha raccontato la donna.

“Fu uno dei momenti più brutti della mia vita – ha proseguito il padre – in quanto fu come una pugnalata del tutto inaspettata. Galiano iniziò a dire che dovevamo dare non ricordo quante migliaia di euro alla moglie e che a lui proprio dovevamo dare 150mila euro. Disse in modo arrogante e sprezzante che anche in considerazione del fatto che abitavamo in una piccola casa in campagna, non certamente arredata in modo lussuoso e che lui, conoscendo il sindaco, conoscendo i servizi sociali, la polizia e chiunque contasse, ci avrebbe fatto togliere il bambino perché non eravamo in grado di assisterlo adeguatamente. Disse che lui conosceva i buoni e i cattivi”. E poi ancora: “Non potrò mai scordare che, sempre con un tono sprezzante, mi invitò a comprare con i soldi del risarcimento, una piccola casa in Grecia, in modo che lui venendo con la sua barca a vela poteva attraccare e fare una sosta da noi”.

Sono le dichiarazioni di presunte vittime, ma il riscontro a parere della Guardia di finanza, sarebbe nell’avvenuta transazione. Una cifra pari a 150mila euro era stata accreditata il 17 febbraio 2015 sul conto corrente bancario della filiale della Carime intestato alla suocera di Galiano, indagata per riciclaggio. Nelle prossime ore saranno fissati gli interrogatori di garanzia dei sei indagati arrestati, tre in carcere e tre ai domiciliari. L’inchiesta prosegue. Si attende anche la decisione del Tribunale del Riesame, a cui la procura ha già formulato appello, che dovrà pronunciarsi sulle ulteriori richieste d’arresto formulate dal pm titolare del fascicolo.

rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/29/le-accuse-al-giudice-arrestato-a-brindisi-si-e-fatto-dare-150mila-euro-dalla-famiglia-di-un-bimbo-disabile-speculava-su-tragedie-umane/6083080/

Corruzione in tribunale: chiesto il processo per il giudice Galiano e altri 20 imputati

BRINDISI – La procura di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio di 21 persone, tra cui il giudice civile di Brindisi, Gianmarco Galiano, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, abuso d’ufficio, riciclaggio, autoriciciclaggio, falso in atto pubblico. L’udienza preliminare è fissata per il 10 novembre prossimo. Galiano era stato arrestato il 28 gennaio scorso insieme ad altre cinque persone: il consulente, ritenuto suo braccio destro, Oreste Pepe Milizia, l’imprenditore del settore surgelati Massimo Bianco, l’ex moglie e avvocata, Federica Spina, l’avvocato Francesco BiancoAnnalisa Formosi, presidente dell’ordine degli Ingegneri di Brindisi. Gli ultimi tre erano stati posti ai domiciliari, i primi in carcere. In tempi diversi sono tutti ritornati in libertà. Per alcuni di loro sono state disposte prescrizioni.

Le accuse

Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari della guardia di finanza di Brindisi, coordinati dal procuratore di Potenza Francesco Curcio e dal sostitutoSarah Masecchia, il giudice Galiano avrebbe ricevuto per sé parte dei risarcimenti del danno concessi dalle assicurazioni in due cause civili: una del 2007, che si era occupata della morte di una ragazza di 23 anni, e un giudizio su bambino nato con traumi permanenti per colpa medica. Nel primo caso 300.000 euro sarebbero stati messi a disponibilità del giudice attraverso il conto intestato alla suocera. Nel secondo, l’importo ricevuto ammonterebbe a 150.000 euro. Le indagini si sono anche concentrate su un giro di sponsorizzazioni ruotate attorno ad alcune imprese sportive della barca di Galiano e a un consistente numero di consulenze concesse a professionisti ritenuti amici, nell’ambito dell’attività della sezione fallimentare del tribunale di Brindisi. Quattro le persone offese indicate: si tratta dei familiari del bambino disabile che potranno decidere se costituirsi o meno parte civile. Le difese sono sostenute dagli avvocati Raul Pellegrini, Domenico Attanasi, Giancarlo Camassa, Fabio Di Maria, Francesco Paolo Sisto, Riccardo Mele, Serena Tucci, Massimo Manfreda, Lorenzo Bullo, Michele Laforgia, Pasquale Fistetti, Sebastiano Flora.

Corruzione in Tribunale, chiesti 20 rinvii a giudizio. Scoperchiato a Brindisi un business illecito intorno ai fallimenti

Brindisi Galiano

Chiesti dalla procura di Potenza i rinvii a giudizio del giudice del Tribunale di Brindisi, Gianmarco Galiano (nella foto), e di altre 19 persone, tutti coinvolti in un’inchiesta su alcune procedure fallimentari che il 28 gennaio scorso portò a una serie di arresti. Tredici indagati, tra i quali il giudice e il commercialista ritenuto il suo braccio destro, Oreste Pepe Milizia, di Francavilla Fontana, sono accusati di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di corruzione in atti giudiziari.

Galiano, ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale, è accusato anche di essersi appropriato di parte dei risarcimenti riconosciuti a due coppie di genitori, una che aveva perso una figlia di 23 anni in un incidente stradale e l’altra per un figlio disabile in seguito a colpa medica. A decidere sarà il giudice per l’udienza preliminare il prossimo 10 novembre.

Restando poi sempre in Puglia e sempre sul fronte della corruzione in toga, è iniziata davanti al gup di Lecce l’udienza preliminare nei confronti di 9 persone, tra cui l’ex gip di Bari, Giuseppe De Benedictis, e l’ormai ex penalista Giancarlo Chiariello, e sia la Presidenza del Consiglio dei Ministri che il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari hanno chiesto di costituirsi parte civile. Gli imputati sono accusati di corruzione in atti giudiziari, ovvero di aver preso tangenti in cambio di scarcerazioni. Imputato anche un appuntato dei carabinieri in servizio nella sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bari.

rif: https://www.brindisireport.it/cronaca/caso-galiano-chiesto-rinvio-giudizio-giudice.html

Soldi in cambio di protezione giudiziaria: così il procuratore capo di Potenza ha fatto arrestare il giudice corrotto

dettagli inquietanti: il magistrato finito in carcere avrebbe preteso danaro dai genitori di una 23enne morta in incidente e da quelli di un bambino nato con traumi permanenti.

Brindisi Galiano
Giudice Arrestato Gianmarco Galiano

Corruzione e incarichi agli amici. Fallimenti e cause civili pilotati. Estorsione di denaro a genitori di una 23enne morta in un incidente e a quelli di un bambino nato con traumi permanenti per colpa medica. E’ un’indagine complessa quella, che nella mattinata di oggi, ha portato all’arresto di 6 persone, tra cui un giudice del tribunale di Brindisi, accusate a vario titolo di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto riciclaggio ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Indagate in totale 21 persone tra cui altri due magistrati: Francesco Giliberti e Giuseppe Marseglia.

Gli arrestati. L’operazione coordinata dalprocuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, è stata condotta dalla Guardia di Finanza brindisina che ha notificato l’ordinanza di custodia cautelare a Gianmarco Galiano, giudice civile presso la Sezione Contenzioso del Tribunale di Brindisi, Oreste Pepe Milizia commercialista di Francavilla Fontana, Massimo Bianco amministratore di Soavegel, con sede a Francavilla Fontana, operante nel settore della produzione e vendita all’ingrosso di prodotti alimentari, Annalisa Formosi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di BrindisiFederica Spina, avvocato, e Francesco Bianco, avvocato.

Secondo quanto emerge dalle indagini, il giudice avrebbe abusato delle sue funzioni giudiziarie svolte presso il Tribunale Civile di Brindisi facendone in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione — coinvolgendo, in parte delle sue illecite attività, imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine e incarichi disposti dal medesimo giudice nell’esercizio delle sue funzioni nelle sezioni civile o fallimentare del Tribunale.

L’alto tenore di vita del giudice. Le indagini, attraverso minuziosi accertamenti di polizia economico-finanziaria svolti dalla Guardia di Finanza, anche presso Istituti Bancari, hanno fatto emergere rilevanti movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro in entrata sui conti correnti nella disponibilità di Galiano, nonché cospicui investimenti dello stesso in diverse attività economiche fra cui l’acquisto di una masseria. Il giudice aveva un tenore di vita assai elevato che appariva sproporzionato rispetto alle sue entrate ufficiali risultando altresì dedito ad attività economiche quali la conduzione di imprese agricole ed agrituristiche, gestione di attività di bed and breakfast, che aveva avviatoin seguito e nel corso della sua attività giudiziaria e degli illeciti a lui contestati.

Soldi dai genitori di una 23enne morta in incidente e da quelli di un bambino nato con traumi. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di dimostrare a livello di gravità indiziaria che tali rilevanti entrate erano riconducibili a dazioni da parte di soggetti che avevano preso parte a procedimenti civili innanzi al Tribunale di Brindisi. In particolare alcuni accrediti risultavano provenire, attraverso complesse operazioni bancarie, dalle somme erogate a titolo di risarcimento danni riconosciuti da compagnie assicurative all’esito di alcuni incidenti.

Nel 2007 era deceduta una ragazza di 23 anni a seguito di incidente stradale, all’esito del contenzioso civile promosso dai genitori della giovanenei confronti della compagnia assicurativa, era stato riconosciuto un risarcimento pari a circa 1,1 milioni di euro, di cui 300 mila erano giunti nella disponibilità del giudice attraverso il conto intestato alla suocera, indagata per riciclaggio. 

Nel 2011 un bambino era nato con traumi permanenti causati da colpa medica: all’esito del contenzioso civile promosso dai genitori del piccolo contro la compagnia assicurativa, era stato riconosciuto un risarcimento pari a circa 2 milioni di euro, di cui 150 mila erano stati estorti dal giudice, transitando, anche in questo caso, dai conti correnti della suocera.

Soldi anche alla moglie. Attraverso condotte che, la procura prima e il gip dopo hanno ritenuto corruttive ed estorsive, il giudice Galiano con minacce, o in cambio del buon esito delle cause risarcitorie, si sarebbe fatto erogare indebite somme di denaro. In tali procedure tra l’altro, risultava nominata l’ex moglie Federica Spina quale legale patrocinante, anche lei raggiunta da misura cautelare con gli addebiti di estorsione, corruzione ed altro. 

Protezione giudiziaria in cambio di denaro. Nel caso del bambino nato con traumi permanenti, secondo i magistrati che hanno indagato, le somme di denaro incassate da Galiano sarebbero state ottenute ottenute con la minaccia di sottrarre la potestà sul figlio, nei confronti di genitori che avevano un bambino gravemente disabile. Nel caso della 23enne morta in un incidente stradale non solo il giudice avrebbe ottenuto le somme di danaro in cambio della “protezione giudiziaria” da lui assicurata, ma avrebbe ottenuto anche che sua moglie fosse nominata dai corruttori quale erede testamentaria.

I soldi dagli imprenditori. Approfondimenti investigativi sono stati poi effettuati su 220 mila euro che l’imprenditore Massimo Bianco, per mezzo della sua azienda “Soavegel” avrebbe concesso al dottor Galiano (quale corrispettivo della protezione giudiziaria da questi assicurata) sotto forma di quelle che, sulla base di gravi indizi, si è ritenuto essere sponsorizzazioni “fittizie” o “gonfiate” che Soavegel assicurava ad associazioni sportive (create ad arte da Galiano e Pepe Milizia) che gestivano (solo sulla carta) un veliero di proprietà del giudice (ma, fittiziamente nella disponibilità di tali associazioni) che in sostanza, non solo, consentivano a Galiano di utilizzare e godersi l’imbarcazione senza oneri a proprio carico, ma che di fatto rappresentavano una ulteriore entrata per il magistrato. Tali erogazioni dell’industriale al giudice rappresentavano la contropartita di una tutela giudiziaria assicurata dal giudice all’imprenditore che aveva, sia attraverso le sue imprese che attraverso suoi congiunti, numerosi procedimenti civili pendenti innanzi al Tribunale di Brindisi.

L’intera vicenda processuale ha preso origine da alcune perquisizioni, effettuate dalle fiamme gialle brindisine nell’ambito di un altro procedimento, nello studio di Pepe Milizia, durante le quali veniva sottoposta a sequestro numerosa documentazione cartacea e digitale. Dalle indagini era stato possibile appurare che Milizia si era prestato a predisporre, per conto di Galiano, le motivazioni di sentenze pronunciate in esito a processi tributari nell’ambito dei quali il professionista ricopriva l’incarico di Giudice presso la “Commissione Tributaria Regionale Puglia”

L’associazione a delinquere. La Procura ha contestato al giudice arrestato e al commercialista Pepe Milizia, nonché ad altri professionisti brindisini che prestavano spesso la loro opera presso il Tribunale di Brindisi anche il reato di associazione per delinquere finalizzato al mercimonio degli incarichi e dei provvedimenti giudiziari, sodalizio nel cui ambito, da una parte il Galiano distribuiva incarichi ai suoi amici professionisti e, dall’altra, questi ultimi si prestavano ad agevolare lo stesso Galiano nelle sue diverse attività di occultamento/reinvestimento di proventi illeciti. Galiano poi avrebbe affidato, alla ristretta cerchia di amici e sodali, numerosi e remunerativi incarichi professionali (per circa 400 mila euro complessivi quelli individuati).

Oltre ai provvedimenti cautelari, il Gip di Potenza ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo di circa 1,2 mln di euro.