Giudice Luca Palamara di nuovo indagato: la dolce vita pagata dai «corruttori»

  • Gli regalavano potenti scooter, notti in alberghi cinque stelle a Capri, quote societarie, gli pagavano persino le multe per centinaia di euro. 
  • Chiuse le indagini su Luca Palamara, di nuovo indagato per corruzione a Perugia. In cambio dei regali offerti dagli imprenditori, l’ex magistrato sarebbe intervenuto su procedimenti penali, amministrativi e civili per garantire l’esito favorevole desiderato dai suoi presunti corruttori. 
  • Oltre a uno scooterone X-Max 300, Aureli avrebbe offerto a Palamara le quote di un società che gestisce uno stabilimento balneare a Olbia, Kando Beach: l’ex pm non avrebbe versato alcunché, le quote le avevano intestate al commercialista Andrea De Giorgio, amico di lunga data di Palamara nonché suo commercialista.

Rif https://www.editorialedomani.it/fatti/luca-palamara-indagato-processo-corruzione-csm-lobby-en5v33bj

Dopo Palamara non è cambiato nulla: “Spartizioni e clientele, toghe sempre uguali”

Dopo Palamara non è cambiato nulla: “Spartizioni e clientele, toghe sempre uguali”

Che cosa è cambiato nella magistratura e nel suo organo di autogoverno a distanza di oltre due anni dallo scoppio del Palamaragate? La risposta è semplice: nulla. «Anche se appare incredibile, non si profila all’orizzonte alcuna efficace riforma e quelle che si profilano costituiscono un rischio di aggravamento della situazione». Lo scrivono i magistrati “dissidenti” di Articolo 101, il gruppo nato per contrapporsi alla strapotere delle correnti, in una mozione, poi non ammessa, presentata all’ultima assemblea dell’Associazione nazionale magistrati.

«La vicende accadute negli ultimi anni hanno reso manifesto a tutti il livello di degenerazione del Consiglio superiore della magistratura da lungo tempo denunciato da alcuni degli addetti ai lavori e agli osservatori attenti della materia», esordiscono i giudici Giuliano Castiglia, Stefania Di Rienzo, Ida Moretti e Andrea Reale. La spartizione degli incarichi, infatti, non è un tema recente. Sono anni che i gruppi della magistratura associata si spartiscono le nomine al Csm. Il Palamaragate ha soltanto contribuito a rendere di pubblico dominio un sistema rodato e collaudato. Nel mirino delle toghe antisistema è finita la “raccomandazione”, in proprio o da parte di terzi. Le chat contenute nel telefono di Palamara sono il migliore esempio possibile di come funziona il meccanismo: un pressing fortissimo sul consigliere del Csm per ottenere un incarico. Raccomandazione, poi, fa rima con ricerca del consenso. Il ragionamento sul punto è molto lineare.

Il Csm si è trasformato da organo di garanzia a organo di rappresentanza delle correnti e della gestione degli equilibri interni della magistratura, dando vita a un sistema clientelare che è habitat ideale per le pressioni dall’esterno.
Le toghe di Articolo 101 hanno anche fatto un elenco delle decisioni del Csmche sono maggiormente oggetto di condizionamento esterno: oltre agli incarichi direttivi e i “fuori ruolo”, i posti di consigliere di Cassazione, di sostituto procuratore generale e di addetto al Massimario. A tal proposito le toghe di Articolo 101 sottolineano le decisioni del giudice amministrativo che bocciano le scelte del Csm. Gli ultimi casi sono le nomine dei componenti del Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura di Scandicci e dei procuratori aggiunti di Napoli. «La Commissione ha deciso prima il nominativo da proporre, sulla base di inesplicate ragioni, e successivamente ha confezionato la relativa motivazione predisponendo il testo da sottoporre al Plenum», aveva scritto il Tar a proposito degli aggiunti napoletani. Tutto ciò ha come conseguenza di indebolire l’esercizio della giurisdizione.

Rif: https://www.ilriformista.it/dopo-palamara-non-e-cambiato-nulla-spartizioni-e-clientele-toghe-sempre-uguali-249050/?refresh_ce

Viterbo – Caso Palamara, azione disciplinare a carico del procuratore Paolo Auriemma

L’atto di accusa della procura generale: “Avrebbe brigato per favorire la carriera di suo cugino Gerardo Sabeone per evitare altre figuracce in ambito familiare”

OMA – Dopo l’espulsione del pm Luca Palamara dalla magistratura, e dopo l’apertura di un processo disciplinare a carico di alcuni (ex) consiglieri togati del Csm, la procura generale della Cassazione accelera le valutazioni su tutti quei magistrati che hanno avuto contatti ‘sensibili’ con Palamara. Tra i 27 nomi iscritti nella relazione finale della disciplinare è inserito anche quello di Paolo Auriemma (nella foto con Luca Palamara e Marco Mancinetti) capo della Procura di Viterbo.

Il trojan inoculato nel cellulare di Palamara nell’ambito di un’inchiesta per corruzione sull’allora
magistrato inquirente ha consentito di catturare numerose conversazioni, avvenute via chat, sui
delicati temi delle nomine o su altri aspetti della vita della magistratura, come le promozioni
all’interno degli UCI giudiziari. Dialoghi ritenuti dalla procura generale della Cassazione
inopportuni e contrari al codice etico che regola le azioni di giudici e pm. In particolare sono 27 le
posizioni ‘isolate’ dalla procura generale e nei confronti delle quali è stata avviata l’azione
disciplinare.

La circostanza è stata resa nota dal pg della Cassazione Giovanni Salvi parlando al plenum del Csm nella giornata di martedì 17 novembre.

Alcuni dei 27 magistrati cui Salvi ha fatto riferimento sono già noti e in diverse circostanze il
processo disciplinare è già incardinato.

Secondo la procura generale della Cassazione il CSM diventava un vero e proprio laboratorio di macchinazioni.

Paolo Auriemma, procuratore a Viterbo, sarebbe arrivato a “Interloquire con Palamara e a esprimere il proprio assenso o dissenso sulle pratiche del CSM in grado di avere ripercussioni sulla sua campagna elettorale” per il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.

Insomma, Palazzo dei Marescialli sarebbe servito per vincere altre partite.

Ma non solo: in un messaggio del 1 luglio 2018 Auriemma “segnalava a Palamara che suo cugino Gerardo Sabeone venisse proposto”, addirittura all’unanimità, “presidente di sezione della corte di Cassazione (nomina poi avvenuta) onde evitare altre figuracce con i familiari”.

Piegando perfino i vertici della magistratura a vanità personali.

Rif: https://etrurianews.it/2020/11/19/viterbo-caso-palamara-azione-disciplinare-a-carico-del-procuratore-paolo-auriemma/

Il caso Palamara scoperchia un sistema marcio, le cosche giudiziarie comandano

Il caso Palamara scoperchia un sistema marcio, le cosche giudiziarie comandano

Si è detto giustamente che lo sapevano anche i sassi: non c’era bisogno della rivelazione delle sessantamila chat di Palamara per scoprire ciò che appunto conoscevano già tutti e cioè l’immondezzaio delle nomine, dei traffici, delle cospirazioni nel sistema di governo della magistratura corporata. Ma il fatto che quel dispositivo di potere corrotto funzionasse risaputamente in modo incensurato denuncia una responsabilità ulteriore, e se possibile anche più grave: la responsabilità della classe politica che, pur sapendo, ha taciuto. E soprattutto: che, pur potendo intervenire, nulla ha fatto per ricondurre a legalità i comportamenti della magistratura deviata.

Bisogna concedere che la classe politica (non c’è destra, non c’è sinistra, non c’è centro: tutta la classe politica) potesse aver timore di denunciare e intervenire: perché quelli ti fanno a pezzi, ti sbattono in galera, mentre il giornalismo alleato (anche qui: praticamente tutto) fa il suo sporco lavoro di demolizione con tre mesi di prime pagine alla notizia dell’arresto e col trafiletto non si sa dove alla notizia dell’assoluzione. Ma una classe politica finalmente compatta nel reclamare il ripristino dello Stato di diritto, e capace di qualche convinzione sulla necessità di non sottomettersi alla prepotenza intimidatoria del mostro togato, avrebbe ben potuto almeno provare a interrompere il dominio della malavita giudiziaria. Che cosa faceva la piovra delle manette: li arrestava tutti?

Rif:https://www.ilriformista.it/il-caso-palamara-scoperchia-un-sistema-marcio-le-cosche-giudiziarie-comandano-167622/

Il giorno più nero del CSM: Palamara cacciato, ma chi trafficava con lui resta…

Il giorno più nero del CSM: Palamara cacciato, ma chi trafficava con lui resta…

L’esito era abbondantemente scontato: Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. La sentenza della Sezione disciplinare delCsm nei confronti dell’ex presidente dell’Anm è arrivata ieri mattina al termine di un “turbo processo” dove erano stati tagliati tutti i testimoni della difesa e dove erano state dichiarate ammissibili le conversazioni di Palamara con i parlamentariLuca Lotti e Cosimo Ferri, intercettate con il trojan, senza prima attendere la decisione del Parlamento.

Se il dibattimento è stato sprint, la camera di consiglio non è stata da meno: poco di due ore. Il processo, durato appena tre settimane, ha segnato dunque un record per la disciplinare del Csm, caratterizzata da ben altre tempistiche. L’avvocato generale dello Stato Pietro Gaeta, che rappresentava la pubblica accusa, rispondendo a questa obiezione durante la sua requisitoria aveva sostanzialmente detto che si trattava di una fake news in quanto essendo Palamara sospeso cautelarmente dal servizio il processo doveva per forza concludersi in tempi rapidi. Dalle informazioni in possesso de Il Riformista lo scenario è però diverso. Anche in presenza di magistrati che hanno riportato pesanti condanne penali, e non era il caso di Palamara, trascorrono anni prima di giungere a una sentenza di radiazione dall’ordine giudiziario. Ma tant’è.

Rif: https://www.ilriformista.it/il-giorno-piu-nero-del-csm-palamara-cacciato-ma-chi-trafficava-con-lui-resta-166871/

Palamara affondato Giustizia ancora marcia

Lo chiamano «caso Palamara», ma meglio sarebbe chiamarlo «caso giustizia». Il cognome dell’ex potente magistrato al centro di mille intrighi, e ieri radiato dalla categoria, non è infatti sufficiente a definire l’ampiezza della questione. 

Sarebbe come se Tangentopoli si fosse chiamata, che so, «caso Craxi», come se non esistesse la mafia ma il «caso Totò Riina». Luca Palamara ha commesso più di un errore – lo ammette lui stesso -, ma non lavorava in proprio, non era un cane sciolto, bensì era a capo di un sistema di relazioni che ha retto la magistratura italiana negli ultimi quindici anni. Nomine di procuratori, affidamenti di incarichi, indirizzi politici, tutto passava dalla pregiata ditta Palamara & c. a cui si rivolgeva per avere consigli e facilitazioni il fior fiore delle toghe italiane, come risulta senza ombra di dubbio dagli atti dell’inchiesta in corso.

Adesso tutti fanno finta di niente, hanno fretta di chiudere il «caso Palamara» prima che diventi il «caso giustizia», sperando così di salvarsi. La velocità con cui il Csm, l’organo di autogestione dei magistrati noto per la sua lentezza decisionale quando si tratta di giudicare un togato, la dice lunga sulla paura che serpeggia in quelle stanze (se i magistrati fossero così spediti nel giudicare i cittadini avremmo risolto i problemi della giustizia e buona parte di quelli del Paese).

Ieri è finita la carriera di magistrato di Luca Palamara. Se lo è meritato? Probabilmente sì, il problema è che il plotone di esecuzione è stato armato da molti dei suoi beneficiati. Quindi non c’è stata nessuna purificazione, nessun repulisti. I panni della magistratura restano sporchi allo stesso modo, e un nuovo Palamara probabilmente è già all’opera nell’ombra. Le correnti – anomalia italiana causa dei guai di cui stiamo parlando – non sono infatti state sciolte e, ghigliottinato l’ex capo dei capi, da oggi riprenderanno a combattersi e tramare.

Noi siamo tra i pochi che pensano che questa storia non può essere archiviata con la radiazione del cattivo che paga per tutti. È una storia ancora da scrivere, serve un’operazione-verità perché abbiamo il diritto di capire che cosa è successo nella giustizia italiana e fino a che punto questa è riuscita a dirottare il regolare corso della politica e della democrazia. E noi ci saremo.

rif:https://www.ilgiornale.it/news/cronache/palamara-affondato-giustizia-ancora-marcia-1895548.html

Luca Palamara è stato radiato dall’ordine giudiziario.

Palamara

Luca Palamara è stato radiato dall’ordine giudiziario. L’ex pm romano era accusato di corruzione per interferenza nell’esercizio delle attività di organi costituzionali relativamente a quanto accaduto il 9 maggio 2019 presso l’hotel Champagne a Roma alla riunione sulle nomine della Procura. Oltre a lui erano finiti in tribunale altri 9 magistrati.

Per l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, tuttavia, è scattata la massima sanzione prevista da parte della Sezione disciplinare del Csm, che ha accolto la richiesta della Procura della Cassazione.

La sentenza su Palamara

Le accuse nei confronti di Luca Palamara erano variegate. Tra queste la “violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio” per avere tenuto un “comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il conferimento dell’ufficio direttivo di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma“, anche con tentativi di danneggiamento e discredito.

Secondo l’accusa, rappresentata dagli avvocati generali della Cassazione, Pietro Gaeta e Simone Perelli, infatti, Luca Palamara e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri avevano tentato nel corso della riunione all’hotel Champagne, organizzata “per interessi di natura personale“, di pilotare le nomine di capo della Procura a Roma e Perugia.

Si tratta di “un unicum nella storia della giustizia disciplinare e nella storia della magistratura italiana perché prova che in questo incontro un soggetto estraneo al ruolo istituzionale, Luca Lotti, ha direttamente interloquito e concorso alla scelta del vertice della procura che lo doveva giudicare in un processo“, come sostenuto dalla pubblica accusa.

rif:https://it.notizie.yahoo.com/la-sezione-disciplinare-del-csm-114159368.html

Il Csm fa fuori Palamara, ma la giustizia resta malata

L’ex presidente dell’Anm Luca Palamara è stato rimosso dall’ordine giudiziario. Così hanno sentenziato i giudici della disciplinare del Csm, accogliendo le tesi accusatorie della Procura generale di Cassazione. Nel dispositivo della condanna si fa riferimento alla “rimozione dall’ordine giudiziario”, dichiarando l’ex pm di Roma “responsabile di tutti gli illeciti”.

Rif:https://www.nicolaporro.it/il-csm-fa-fuori-palamara-ma-la-giustizia-resta-malata/

Il caso Palamara e l’Armageddon della magistratura italiana

Luca Palamara prima dell'udienza davanti al Csm, il 9 ottobre 2020

La radiazione dalla magistratura apre la battaglia finale tra le toghe. Le correnti si rimescolano. La prossima settimana le elezioni dell’Anm. Crisi a sinistra sul caso Davigo, scende in campo Spataro

ca Palamara, ex presidente (il più giovane della storia) dell’Associazione nazionale magistrati, il sindacato unico della categoria, non potrà più indossare la toga. E’ stato espulso con una sentenza disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, organo di rilevanza costituzionale di cui aveva fatto parte tra il 2014 e il 2018. Non è la scelta della sanzione più grave (negli ultimi 11 anni l’hanno subita 22 magistrati) a rendere il caso

Rif:https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/10/09/news/il-caso-palamara-e-l-armageddon-della-magistratura-italiana-1.39400354

Processo farsa per Palamara “Deve lasciare la magistratura”

U na fucilazione senza processo, come si faceva quando al fronte si decimavano ai soldati. E anche l’imputato per cui ieri davanti al Csm viene chiesto il massimo della pena, davanti al plotone in fondo c’è finito per caso, come gli alpini del Carso: perché se invece del suo telefono avessero intercettato quello di un altro capocorrente della magistratura, si sarebbero scoperte le stesse cose.

Ma tant’è. Per Luca Palamara, ex leader di Unicost e ex membro del Consiglio superiore della magistratura, ieri la Procura generale della Cassazione chiede la rimozione dall’ordine giudiziario, la più grave tra le sanzioni previste dall’ordinamento. Se oggi la sezione disciplinare del Csm accetterà la richiesta del suo accusatore, Palamara dovrà restituire la toga indossata il 22 aprile 1996 e cercarsi un altro lavoro. Questo al termine di un processo inesistente, in cui il Csm si è rifiutato di ascoltare i testimoni indicati dalla difesa dell’accusato. E dove tra i giudici che emetteranno la sentenza c’è anche uno dei testimoni che Palamara aveva indicato, quel Piercamillo Davigo con cui si incontrava e che in Csm votò come Palamara desiderava sulla scelta più importante di tutti, la nomina del nuovo procuratore di Roma.

Rif: https://www.ilgiornale.it/news/politica/processo-farsa-palamara-deve-lasciare-magistratura-1895348.html