Disposto il processo immediato per il giudice Alberto Capuano

E come era prevedibile arriva puntualmente il decreto di giudizio immediato nei confronti dell’ex giudice della sezione distaccata di Ischia Alberto Capuano. A firmare il provvedimento è il giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio, lo stesso che ha firmato il 27 giugno scorso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta della procura della Repubblica del sostituto Varonecon il coordinamento del procuratore aggiunto Paolo Ielo.

Il gip ha anche fissato la prima udienza dinanzi al tribunale in conformazione collegiale per il prossimo dicembre. La mossa della Procura era prevedibile, avendo la necessità di portare l’imputato in stato di detenzione, come molti esperti del settore pronosticavano. Ad emettere una sentenza i giudici del tribunale di Roma, competenti nel giudicare reati commessi dai magistrati in servizio nell’ambito del tribunale di Napoli. Insieme a lui dovranno comparire alla stessa data gli altri imputati detenuti, vale a dire Antonio Di Dio, Giuseppe Liccardo e Valentino Cassini, che sono anche loro ininterrottamente posti nella casa circondariale di Napoli Poggioreale. 

E fino ad ora tutte le iniziative portate avanti dai difensori per modificare l’attuale stato in una misura meno afflittiva non hanno trovato alcuna valutazione favorevole. A quanto si sa, tutte le ipotesi di reato sono state confermate dal pubblico ministero e che non ha trovato alcuna obiezione da parte del giudice De Robbio. Anche in relazione a ciò che il tribunale del riesame si era espresso, ritenendo che alcuni episodi non fossero meritevoli di una misura coercitiva. Tant’è che anche per quelle accuse ove per i giudici della “libertà” non sussistevano i gravi indizi di colpevolezza, la Procura ha voluto lo stesso che gli imputati comparissero dinanzi al tribunale per difendersi da episodi verso i quali la difesa riteneva che non dovessero finire in dibattimento. Né il giudice per le indagini preliminari ha voluto modificare il suo convincimento, andando dritto per la sua strada.

LA SCELTA DELLA DIFESA

A questo punto per la difesa si pone una scelta fondamentale e al tempo stesso delicata: prendere atto della volontà della pubblica accusa e iniziare il processo a dicembre; oppure accorciare i tempi e chiedere che il Capuano (o anche per gli altri imputati, se lo decideranno i difensori) possa affrontare la sua storia giudiziaria scegliendo il rito abbreviato. In questo caso gli atti torneranno nuovamente all’attenzione dell’ufficio gip, ma sarà un altro giudice ad emettere eventualmente la sentenza. In quanto il collegio difensivo, formato dagli avvocati Furgiuele e Lojacono, potrebbe chiedere il rito abbreviato condizionato. Che equivale ad una richiesta di sentire qualche testimone, un accertamento che vada alla ricerca della verità, deposito di documentazione nuova che possa anche fondarsi su indagini investigative della difesa, eccetera. A quel punto il giudice, di fronte ad un abbreviato condizionato, potrebbe anche respingere la richiesta e gli atti in quel caso ritornerebbero al tribunale. 

Consentendo alla difesa di riproporre la medesima istanza e anche qui è necessario il consenso del giudicante. E’ una valutazione delicata, come si vede, in quanto la sentenza verrebbe emessa sulla base degli atti raccolti dal pubblico ministero ed eventualmente sulle osservazioni documentali del collegio difensivo. Ma siamo in una ipotesi tutta da concretizzarsi. E in quella sede il pubblico ministero certamente riuscirebbe nell’impresa di dimostrare la penale responsabilità, avendo dalla parte sua più elementi da porre all’attenzione del giudice. Il rito abbreviato è quindi rischioso e la difesa azzarda a percorrere questa strada solo nel caso in cui ha elementi forti per convincere il gip ad emettere una sentenza di assoluzione. Nell’altro caso si sceglie questo rito anche quando vi sono condizioni di responsabilità pregnanti e che serve alla difesa per ottenere uno sconto di un terzo della pena.

Stesso ragionamento dovranno fare i difensori degli altri imputati, che si trovano a dover raggiungere insieme a Capuano il traguardo dei quattro mesi di detenzione. La data è del prossimo 3 novembre. E se dovessero convincersi che l’unica strada praticabile è quella di finire in dibattimento per rivisitare le accuse con l’esame testimoniale, la loro permanenza in carcere sarebbe di sicuro fino a quando non inizierà il processo. Ma anche in questi casi il tribunale, prima di modificare lo stato detentivo, attende qualche udienza ed ascolta i primi testimoni della pubblica accusa.

LA LUNGA DETENZIONE

Diciamolo francamente che la detenzione così lunga per il giudice Capuano è diventata quasi ingiustificabile. Una punizione troppo evidente e determinata, in quanto si basa esclusivamente sulle esigenze, che a quanto pare non sussistono più. Essendo le indagini ormai concluse già da prima del decreto di giudizio immediato con la notifica della chiusura delle indagini preliminari (il famoso 415 bis codice di procedura penale). Inoltre il Capuano è stato sospeso dalle funzioni di magistrato con delibera approvata dal Consiglio superiore della magistratura; gli altri imputati si ritrovano nelle medesime condizioni e quindi non vi è possibilità di incontro o di inquinamento probatorio. Essendo tutte le prove ritenute valide dall’accusa state raccolte già da un bel po’ di tempo. E negli ambienti giudiziari si sussurra, si sottolinea che mantenere la custodia cautelare in carcere in questo momento non è giustificabile e che in questa fase sussistono tutte le condizioni per la concessione quantomeno della detenzione domiciliare. E lo dicono eminenti avvocati e gli stessi magistrati in servizio nell’ambito del distretto della Corte di Appello di Napoli. Quali sono le ragioni di mantenere lo status quo? Mostrare i muscoli con un collega per dire che anche nell’ambito della magistratura l’azione è determinata, anche nei confronti di colleghi che si macchiano di responsabilità e di atteggiamenti sbagliati.

E allora resta inalterato ciò che hanno scritto oltre tre mesi fa e notificato agli interessati. Anzi la Procura ritiene che siano stati provati altri episodi sui quali è necessario svolgere un approfondimento immediato per accertare la sussistenza della penale responsabilità di un magistrato che avrebbe avuto rapporti troppo leggeri con gli altri soggetti che sono tuttora insieme a lui in stato detentivo. E lo si spiega nella misura cautelare, in cui si osserva che a Napoli alcuni personaggi cercano canali preferenziali per ottenere dalla giustizia risposte che a loro interessano. E’ un aspetto che, però, ha trovato dura risposta non solo dalla classe forense, ma soprattutto da alcuni rappresentanti della stessa magistratura partenopea che hanno rispedito al mittente certe osservazioni del gip romano. Il quale ha evidenziato che «Chiunque è costretto, suo malgrado, ad avere rapporti con gli uffici giudiziari del distretto interessato sembra poter usufruire, qualora lo voglia, di un canale sotterraneo per deviare il corso del procedimento in cui è interessato: è sufficiente contattare Di Dio perché questi vagli la questione e procuri il collegamento, reale o il più delle volte (si spera, ma le indagini sono tutt’altro che terminate) fittizio con un esponente della magistratura giudicante o requirente.

La sua capacità di piegare la pubblica funzione a fini privati sembra non conoscere confini: procedimenti penali, civili e fallimentari, nonché i concorsi per l’accesso in magistratura e per allievi ufficiali dei Carabinieri».

IL MOSAICO ACCUSATORIO

E che tale attività illecita avrebbe travalicato i confini della magistratura per intaccare i vertici delle forze dell’ordine, come è raccontato dallo stesso giudice, per consentire l’arruolamento di alcune persone sponsorizzate da uno degli attuali imputati, vale a dire il consigliere della Municipalità di Napoli: «Si tratta di un’attività con carattere seriale, come dimostra l’eloquente affermazione secondo cui uno dei suoi tramiti illeciti, il comandante della Capitaneria di porto, oltre a poter distorcere il concorso per allievi ufficiali dei Carabinieri, “ha fatto entrare mezza Napoli in Finanza”.

Nel suo caso, così come per gli altri indagati di cui si dirà, più che di “pericolo” di reiterazione di delitti della stessa specie di quelli per i quali si indaga sembra più corretto parlare di assoluta certezza che ciò che avverrà: il Di Dio è il principale protagonista di un sistema corruttivo che va avanti con impressionante cadenza da diversi anni e che potrà essere arrestato solo con l’adozione immediata della misura cautelare personale».

E secondo l’accusa tale comportamento sarebbe stato posto in essere dal giudice partenopeo in servizio presso la sezione distaccata di Ischia: «Considerazioni analoghe devono essere svolte per Alberto Capuano; il giudice del tribunale di Napoli ha mostrato disponibilità a tutte le proposte corruttive che Iovine, Cassini e Di Dio gli hanno avanzato.

Non esiste questione nella quale egli abbia rifiutato di entrare o corruzione alla quale abbia mostrato, se non distacco morale, almeno disinteresse: qualsiasi tentativo di avvicinamento di colleghi e cancellieri gli sia stato prospettato ha trovato in lui una sponda pronta e compiacente, si trattasse della procedura di abbattimento di un umile manufatto di un fabbro o dell’assoluzione di soggetti accusati di far parte della criminalità organizzata e del dissequestro dei loro beni.

Il Capuano ha messo a completa disposizione di chiunque volesse la propria competenza tecnica, offrendosi di visionare fascicoli processuali per suggerire strategie, imponendo la nomina di avvocati e contattando i magistrati assegnatari dei procedimenti per convincerli a decidere non secondo giustizia ma per il perseguimento di fini economici del tutto incompatibili con la funzione rivestita».

Bisognerà soltanto attendere alcuni giorni o al massimo qualche settimana per capire quali saranno le contromosse dei difensori, che ovviamente saranno prese di comune accordo con gli imputati, i quali dovranno attentamente valutare quali possono essere le ripercussioni negative nel caso in cui si dovesse scegliere la strada del rito abbreviato dinanzi ad altro giudice dell’ufficio gip di Roma, che non sono particolarmente pacati nell’emettere le sentenze di condanna.

Rif:https://www.ildispariquotidiano.it/it/disposto-il-processo-immediato-per-il-giudice-alberto-capuano/

Operazione anticorruzione, arrestato il giudice Alberto Capuano

Operazione anticorruzione, arrestato il giudice Alberto Capuano

Il magistrato, ex gip del tribunale di Napoli, è giudice nella sezione distaccata di Ischia. Coinvolte anche altre quattro persone. L’Anm locale: “Siamo sgomenti, ma la magistratura è sana”

È Alberto Capuano il giudice arrestato nel blitz dei poliziotti della squadra mobile di Roma, nel corso di un’operazione anticorruzione della polizia, coordinata dalla Procura capitolina. Il magistrato sarebbe al centro di un sistema corruttivo e sarebbero emersi collegamenti degli arrestati con appartenenti alla camorra. Non sono contestate aggravanti mafiose.

Capuano, 60 anni, è giudice nella sezione distaccata di Ischia, in precedenza è stato gip presso il tribunale di Napoli. Insieme a lui sono finiti in carcere il consigliere circoscrizionale di Bagnoli Antonio Di Dio (66 anni), Giuseppe Liccardo (31 anni), pregiudicato e ritenuto vicino al clan Mallardo di Giugliano, e il libero professionista Valentino Cassini (52 anni). Arresti domiciliari per l’avvocato Elio Bonaiuto (71 anni).

I soggetti sono indagati “per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale”. Lo fa sapere la questura di Roma.

“Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli, indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici, lasciano sgomenti i magistrati del Distretto”.  È quanto si legge in una nota della Giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati sezione di Napoli.

“La magistratura napoletana – aggiunge la nota – è un’istituzione sana, quotidianamente impegnata con professionalità e dedizione in delicatissime funzioni giudiziarie di ripristino della legalità e di contrasto della criminalità anche organizzata. Ribadisce a voce alta che il rigore etico e deontologico costituisce un indefettibile presupposto per la credibilità dell’istituzione. Stigmatizza senza riserve le condotte, da accertare nelle sedi competenti, di chi tradisce questi valori”.

Biglietti aerei, tessere gratis  per stabilimenti balneari e perfino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino. C’è anche questo tra le utilità che il giudice Capuano avrebbe ottenuto in cambio di favori. Nell’ordinanza, il gip della capitale scrive che “tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”.

Favori in cambio di denaro non solo ad amici e conoscenti ma anche a persone legate alla camorra ed in particolare al clan camorristico dei Mallardo di Giugliano. C’è anche questo tra le accuse rivolte. Secondo quanto ricostruito dalla procura e dalla Squadra mobile di Roma, il giudice avrebbe accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato del clan, la promessa di una grossa somma di denaro, circa 70mila euro, “20 prima e 50 dopo”,  in cambio dell’intervento del giudice su uno o più componenti un collegio penale, designato per decidere il processo penale a carico di Giuseppe Liccardo, del fratello Luigi e della madre Granata. I tre  sono imputati per violazione dell’articolo 12 d.L. 306/1992, Che riguarda il trasferimento illecito di valori, in continuità con il clan mafioso dei Mallardo. Lo scopo: ottenere un’assoluzione nel corso dell’udienza finale del processo che si sarebbe dovuta celebrare il 25 giugno scorso, poi rinviata di qualche mese.

In un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare si sente un intermediario che riferisce a Liccardo le rassicurazioni del giudice Capuano: “Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli (…). Il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok? (…) Però già aveva parlato con il nuovo collegio, il presidente è una cosa sola con loro. Già sanno tutto. Anche se l’avvocato ti ha detto la prescrizione, loro devono uscire assolti a te e a tutta la famiglia, sarete assolti, punto”.

Liccardo, preso atto delle notizie, specificava che non voleva solo l’assoluzione per sè e per tutti gli imputati della sua famiglia – scrive il gip di Roma nell’ordinanza – ma anche il dissequestro dei beni, ottenendo anche in questo caso esplicita rassicurazione da uno dei due intermediari, Antonio Di Dio: “È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato hai capito?”.

Capuano doveva intervenire ad un convegno antimafia, in programma domani pomeriggio nel Palazzo di Giustizia di Napoli. Stretto riserbo sulla vicenda viene mantenuto dal facente funzione di presidente del Tribunale mentre, per l’ex presidente Ettore Ferrara, da appena tre giorni in quiescenza, “la magistratura sta vivendo un brutto periodo”.

“Sono sorpreso, dispiace molto”. Così l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Raffaele Del Giudice commenta l’arresto di Antonio Di Dio, consigliere municipale della Decima Municipalità (Fuorigrotta, Bagnoli) coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma. Di Dio era stato eletto nel 2016 con la lista “Solo Napoli”, che prendeva il nome del movimento che faceva capo proprio a Del Giudice, all’epoca vicesindaco di Napoli, e che è stato sciolto già da diverso tempo. Inoltre, sottolinea Del Giudice, “Di Dio era fuoriuscito dalla maggioranza più di un anno e mezzo fa”.

Rif: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/07/03/news/corruzione_operazione_san_gennaro_cinque_arresti_tra_cui_anche_un_giudice_napoletano-230212305/

Corruzione, il giudice Capuano resta in cella: il Riesame sfoltisce le accuse, niente ingerenze in un concorso per magistrati

L’accusa che il giudice napoletano Alberto Capuano sia venuto meno ai suoi doveri, promettendo a terze persone di interessarsi per risolvere i loro problemi giudiziari, ha retto rispetto a quattro episodi sui sette contestati. E con essa ha retto anche la custodia cautelare in carcere che era stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio del Tribunale di Roma.

Ieri mattina, allo scadere dell’ultimo giorno utile per depositare la propria decisione sul ricorso presentato dai difensori del magistrato, il Tribunale della Libertà ha sciolto la riserva sul ricorso che era stato presentato dall’avvocato Maurizio Lojacono, secondo il quale il giudice Capuano (in servizio a Ischia al momento dell’arresto) non aveva mai messo in campo alcun tentativo per aiutare terze persone ma aveva commesso l’imperdonabile errore di fingere il contrario con i suoi interlocutori perché non sapeva come liberarsi da quelle scomode e pressanti richieste. In carcere restano anche il consigliere municipale di Bagnoli Antonino Di Dio, l’uomo del clan Mallardo Giuseppe Liccardo e l’imprenditore Valentino Cassini che gestisce una società di informatica. Ma, anche in relazione alle posizioni di Cassini e Di Dio, il Riesame ha ritenuto solida la gravità indiziaria in relazione ad alcune ipotesi di reato.

Entrando nello specifico della decisione del Riesame, Capuano si è visto confermare le accuse di corruzione relative alla vicenda dell’imprenditore Federico, destinatario di un ordine di demolizione della sua abitazione. Secondo l’accusa, il giudice Capuano – messo in contatto con Federico per il tramite di un amico comune – si disse disponibile ad aiutarlo. In cambio Federico promise di eseguire dei lavori edili presso il centro estetico gestito dalla moglie. Gli investigatori hanno anche ripreso alcuni incontri tenutisi tra il privato cittadino e Capuano all’interno di un bar, presumibilmente per discutere del da farsi. Tuttavia le operazioni di abbattimento si svolsero ugualmente, segno che Capuano non riuscì ad intervenire. Il secondo episodio per il quale vi è stato conferma da parte del Riesame riguarda invece il rapporto tra Capuano e Valentino Cassini (per il quale c’è stata conferma): secondo l’accusa Cassini si sarebbe messo a disposizione del giudice per realizzazione un sito sulle offerte del centro estivo e come contropartita avrebbe chiesto piaceri giuridisdizionali per conto di altre persone.

La conferma delle accuse ha riguardato anche l’episodio del presunto interessamento del giudice Capuano rispetto al processo a carico di Giuseppe Liccardo (e di due suoi parenti) per intestazione fittizia di beni. Antonino Di Dio chiese a Capuano di cercare di pilotare l’esito di quel processo verso un’assoluzione e Capuano promise che sarebbe intervenuto. Di più: in diverse conversazioni ha riferito anche con chi avrebbe parlato per provare ad aiutare Liccardo. Il processo è ancora in corso. Rispetto a questo episodio la conferma della misura ha riguardato anche le posizioni di Liccardo, Cassino e Di Dio.

Infine Capuano si è visto confermare, unitamente a Di Dio e Casini, l’accusa relativa ad un intervento che propiziasse una dilazione dei termini di versamento del presto in asta fallimentare interessante il complesso aziendale Magic World.

Tra i tre capi d’accusa annullati per carenza della gravità indiziaria, invece, vi è quello relativo al presunto intervento di Capuano per favorire il superamento della prova orale del concorso in magistratura della figlia di Antonino Di Dio; secondo l’accusa Capuano avrebbe ricevuto in cambio tre tessere da dieci ingressi ciascuna per la struttura polifunzionale dell’Arenile di Bagnoli. Un episodio che il gip De Robbio aveva duramente censurato, riservando parole durissime alla moralità della ragazza che quel concorso l’ha effettivamente superato. «L’annullamento rispetto a questo vicenda prova l’assoluta correttezza e trasparenza delle prove concorsuali, brillantemente sostenute dalla dott.ssa Angela Di Dio», commentano gli avvocato Marco Campora e Aniello Cozzolino, che assistono Antonino Di Dio. Quest’accusa è stata ‘annullata’ anche per Di Dio e Cassini.

L’annullamento della misura è stato disposto anche in relazione al presunto interessamento di Capuano, su sollecitazione di Antonino Di Dio, circa la scarcerazione di Francesco Sorrentino in cambio di soldi. Anche in questo caso la misura è stata annullata pure per Di Dio.L’ultima ipotesi di reato annullata è quella di corruzione che seconda la procura sarebbe stata commessa da Capuano verso un non identificato componente del collegio penale di Napoli che sovrintendeva il processo a carico di Liccardo. Le motivazioni alla base del provvedimento saranno depositate tra 45 giorni.

Rif: https://www.giustizianews24.it/2019/07/27/corruzione-il-giudice-capuano-resta-in-cella-il-riesame-sfoltisce-le-accuse-niente-ingerenze-in-un-concorso-per-magistrati/

Corruzione, non solo il gip di Ischia nell’inchiesta di Roma: “Rete ramificata”. L’arrestato: “Magistrati? Una massoneria”

Corruzione, non solo il gip di Ischia nell’inchiesta di Roma: “Rete ramificata”. L’arrestato: “Magistrati? Una massoneria”

L’operazione della procura di Roma che ha portato all’arresto di cinque persone ricostruisce il contesto in cui lavorava il giudice Capuano: vi sarebbe “più di un magistrato del Distretto” in grado di “influenzare importanti processi pendenti”. Le accuse: l’intercessione per far superare il concorso da magistrato alla figlia di Antonio Di Dio, consigliere della X Municipalità. Favori a persone legate al clan camorristico Mallardo

Una “rete di corruzioni” che appare “più ramificata di quanto già emerso”. Con “più di un magistrato del distretto” in grado di “influenzare in vario modo importanti processi penali pendenti“. Trema il Tribunale di Napolidopo l’inchiesta della procura di Roma, condotta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla Squadra Mobile capitolina, che ha portato all’arresto, fra gli altri, del giudice per le indagini preliminari di Ischia, Alberto Capuano. Dall’ordinanza firmata dal gip di Roma, Costantino De Robbio, si apprende come attraverso regalie di ogni tipo – da pastiere e bottiglie di vino, passando per ingressi in discoteca e mazzette in piena regola – si arrivava a “sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari”, provocare “la scarcerazione di detenuti ed il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità organizzata” fino a “estendere l’influenza” di “un gruppo di soggetti” sul “concorso in magistratura” – il cui esito “è stato distorto a favore di una candidata, figlia di uno degli appartenenti al gruppo degli indagati” – e della selezione “per allievi ufficiali dei Carabinieri“.  Nelle carte compare anche il nome del sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Salvatore Sbrizzi: a denunciarlo è Claudio Federico un imprenditore che sostiene di essere stato danneggiato in quanto una procedura esecutiva ai suoi danni “sarebbe stata pilotata tramite una proposta di pagamento di una somma di denaro”. Sbrizzi non risulta al momento indagato.

IL CONCORSO DELLA FIGLIA DEL CONSIGLIERE – Uno dei casi di corruzione contestati a Capuano è legato alla figlia di Antonio Di Dio, consigliere della X Municipalità di Napoli (Bagnoli) eletto con una lista civica a sostegno di Luigi De Magistris. “Di Dio – si legge nell’ordinanza – riferiva alla mogliedi aver incontrato Capuano anche per chiederne l’interessamento per il superamento del concorso in magistratura della figlia, ottenendo la promessa del Capuano di intervenire“. La figlia di Di Dio, “presente al colloquio, si offriva dunque di acquistare una nuova scheda telefonica da intestare alla madre per utilizzarla per i contatti di natura illecita con Capuano, atteso che a suo dire il cellulare del padre era sicuramente sotto controllo”. Un comportamento che “mostra attitudine ad eludere le investigazioni e piena consapevolezza della conduzione di vita illecita del padre“. E non è tutto. “Di Dio – si legge nell’ordinanza – sottolineava alla moglie che il Capuano gli aveva detto che, nonostante fosse sicuro della preparazione della ragazza, occorreva comunque avere ‘uno sponsor‘, che lui stesso aveva individuato nella presidente della commissione, Rossella Bertolani (non indagata, ndr), sua amica di vecchia data, che era stata avvertita e messa a conoscenza della situazione ed aveva garantito il superamento del concorso”. Va specificato che dalle carte non si evince alcun riscontro circa l’effettiva messa a disposizione della Bertolini. “Quella la figlia impazzisce per l’Arenile, va sempre là con le sue amiche, io ora gli faccio avere la tessera open”, dice il consigliere municipale parlando di Capuano, che effettivamente il 19 aprile fece avere al giudice “una pastiera, una bottiglia di vino e tre tessere omaggio“.

IL CONCORSO DA ALLIEVO MARESCIALLO – C’è un’altra selezione pubblica che Di Dio, nelle sue vesti di “faccendiere” – come lo definisce uno degli arrestati, l’avvocato Bonaiuti – cerca di influenzare in suo favore: quello da allievo ufficiale dei carabinieri. A contattarlo è  Alfonso Di Massa dal quale il consigliere ottiene “in pagamento una somma di denaro quale corrispettivo per l’interessamento e il superamento” del concorso. “Allora, io ho parlato per quanto riguarda questa situazione dei Carabinieri – scriveva di Dio in una email del 28 marzo 2017 – Ci sono due prove: lo scritto e poi un’altra cosa che… Allora, mi hanno detto che non ci sono problemi“. Quale prezzo del suo interessamento “Di Dio chiedeva a Di Massa il pagamento di 10mila euro” da versare in due tranche, “i primi 5mila contestualmente all’iscrizione della ragazza al Concorso” e i successivi “all’ottenimento dell’obiettivo”. “Passati i quiz poi viene con me, ti faccio conoscere questa persona ed è garantita al mille per mille“.

DI DIO: “È UN POTERE OCCULTO” – Il 21 febbraio Di Dio incontrava Franca Sorrentino. “Nel corso dell’incontro la donna chiedeva a Di Dio se conosceva qualcuno in grado di aiutare il fratello, detenuto in regime di semilibertà, poiché questi, ipovedente, aveva difficoltà a tornare la sera al carcere di Secondigliano“. Di Dio, che diceva di conoscere “un Gip importantissimo” (Capuano, specificano gli inquirenti), si rivolge alla donna e dice che “io ti posso aiutare però devi caccià questi“. Poi Di Dio, non si sa se millantando con la potenziale “cliente” o meno, afferma: “Il Gip è quello là che stabilisce se deve essere arrestato o non arrestato. Esso sta buono buono con un sacco di pm della Dda tutta un’organi… i presidenti… una cosa poi è come se fosse una sorta di massoneria, un potere occulto“. Riguardo al giudice Capuano, si legge nell’ordinanza “non esiste questione nella quale egli abbia rifiutato di entrare o corruzione alla quale abbia mostrato, se non distacco morale, almeno disinteresse: qualsiasi tentativo di avvicinamento di colleghi e cancellieri gli sia stato prospettato ha trovato in lui una sponda pronta e compiacente, si trattasse della procedura di abbattimento di un umile manufatto di un fabbro o dell’assoluzione di soggetti accusati di far parte della criminalità organizzata e del dissequestro dei loro beni”. E proprio quando gli chiedono di intervenire per non far abbattere la costruzione del fabbro, Di Dio spiegherà quale è il suo unico obiettivo: “Qua dobbiamo abbuscare solo soldi“.

FAVORI A ESPONENTI DEL CLAN MALLARDO – Favori in cambio di denaro non solo ad amici e conoscenti ma anche a persone legate alla Camorra ed in particolare al clan Mallardo. Secondo gli inquirenti, Capuano ha accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato di Giugliano, la promessa di una grossa somma di denaro, circa 70mila euro, “20 prima e 50 dopo”, in cambio dell’intervento del giudice su uno o più componenti un Collegio penale, designato per decidere il processo penale a carico di Giuseppe Liccardo, del fratello Luigi e della madre Granata. Lo scopo: ottenere un’assoluzione nel corso dell’udienza finale del processo che si sarebbe dovuta celebrare il 25 giugno scorso, poi rinviato di qualche mese. In un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare si sente un intermediario che riferisce a Liccardo le rassicurazioni del giudice Capuano: “Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli (…) il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok? (…) però già aveva parlato con il nuovo collegio, il presidente è una cosa solo con loro. Già sanno tutto. Anche se l’avvocato ti ha detto la prescrizione, loro devono uscire assolti a te e a tutta la famiglia, sarete assolti, punto”. Liccardo specificava che non voleva solo l’assoluzione per sè e per tutti gli imputati della sua famiglia – si legge nelle carte dell’inchiesta – ma anche il dissequestro dei beni, ottenendo anche in questo caso esplicita rassicurazione da Di Dio: “È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato hai capito?”.

rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/04/corruzione-non-solo-il-gip-di-ischia-nellinchiesta-di-roma-rete-ramificata-larrestato-magistrati-una-massoneria/5298434/

Corruzione, arrestati a Napoli magistrato e consigliere che sostenne De Magistris

alberto capuano, magistrato

Roma, 3 lug – Cinque arresti all’alba per corruzione e contatti con la camorra. A Napoli è finito in manette anche un giudice. L’operazione condotta dalla polizia, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Roma, ha fatto emergere una situazione gravissima. I cinque arrestati sono infatti adesso indagati, a vario titolo, per corruzione nell’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione e favoreggiamento personale. Una serie di reati ipotizzati dagli investigatori che lascia basiti. Gli agenti della squadra mobile di Roma hanno effettuato anche perquisizioni a carico degli indagati.

Il magistrato arrestato è Alberto Capuano, 60enne, del tribunale di Ischia. E’ finito in manette insieme al consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli, Antonio di Dio. Arrestati anche l’imprenditore Valentino Cassini e il pregiudicato Giuseppe Liccardo, che secondo gli inquirenti è vicino al clan Mallardo di Giugliano. Arresti domiciliari disposti nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli. Come riportato da Il Mattino, il magistrato era già stato indagato dalla Procura di Roma per presunte utilità o vantaggi incassati in cambio di una gestione morbida del patrimonio dei fratelli Ragosta, ma le accuse vennero poi archiviate.

Pastiere in cambio di favori

Le indagini sono durate due anni, con almeno tre mesi di intercettazioni. Il giudice Capuano doveva intervenire domani pomeriggio a un convegno antimafia, in programma nel Palazzo di Giustizia di Napoli. Non ha fatto in tempo, è stato arrestato prima per aver ricevuto biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e addirittura pastiere e bottiglie di vino. Il tutto in cambio di favori.

Tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro e altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”. Così si legge nell’ordinanza del gip di Roma riguardo al giudice arrestato.

A sostegno di De Magistris

Il consigliere della Decima Municipalità, Antonio Di Dio, è stato invece eletto nei quartieri Fuorigrotta e Bagnoli, con la lista “Solo Napoli”: era a sostegno della candidatura dell’allora sindaco uscente Luigi de Magistris.

Rif: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/corruzione-arrestati-a-napoli-magistrato-e-consigliere-che-sostenne-de-magistris-123414/

Corruzione in atti giudiziari: arrestato Capuano, giudice al tribunale di Ischia

Un giudice del tribunale di Napoli e altre 4 persone sono stati arrestati dalla Polizia nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Roma dalla quale emergono contatti tra gli indagati e appartenenti alla camorra. I 5 sono indagati, a vario titolo, per corruzione nell’esercizio della funzione,corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione e favoreggiamento personale. Gli agenti della squadra mobile di Roma stanno eseguendo anche una serie di perquisizioni a carico degli indagati.

È in servizio al tribunale di Ischia Alberto Capuano, il giudice finito in carcere nell’ambito di un’indagine anticorruzione della procura di Roma in cui sarebbe emersi dei collegamenti con la camorra (reato, quest’ultimo, che non viene attribuito al giudice). Il magistrato, 60 anni, è in servizio presso la sede distaccata sull’isola del tribunale di Napoli ed è stato arrestato assieme al consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli, Antonio di Dio, all’imprenditore Valentino Cassini e al pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano. Gli arresti domiciliari sono invece stati disposti nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli. I particolari dell’operazione saranno resi noti in procura a Roma alle 12 in un incontro con il procuratore aggiunto Paolo Ielo.

Capuano era stato indagato dalla Procura di Roma per presunte utilità o vantaggi incassati in cambio di una gestione morbida del patrimonio dei fratelli Ragosta, accuse poi archiviate. Due anni di indagini, almeno tre mesi di intercettazioni, con una cimice piazzata nell’ufficio dell’ex gip partenopeo (oggi assegnato in una sezione di tribunale a Ischia).

Doveva intervenire ad un convegno antimafia in programma domani pomeriggio nel Palazzo di Giustizia di Napoli, il giudice Alberto Capuano. Capuano è stato arrestato per aver avuto biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e perfino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino tra le utilità che otteneva in cambio di favori.

Rif:https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/contatti_con_la_camorra_arrestato_un_giudice_del_tribunale_di_napoli-4595901.html

In carcere il magistrato Alberto Capuano. Indagò sui Casalesi

Il Tribunale di Napoli

Per i pm romani è al centro di un sistema corruttivo di cui fa parte un avvocato, un politico e un membro del clan Mallardo

Finisce in galera il giudice napoletano Alberto Capuano, al centro di un sistema corruttivo attorno al quale ruotava un avvocato, un commerciante, un consigliere municipale della lista civica di Luigi De Magistris e un appartenente a un clan mafioso.

Nell’ambito dell’operazione “San Gennaro”, la Squadra mobile di Roma ha dato esecuzione stamattina a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale capitolino nei confronti del collega Capuano, 60 anni, giudice preliminare presso il Tribunale di Napoli, distaccato alla sezione di Ischia; del consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli (Napoli), Antonio Di Dio; dell’avvocato del Foro di Napoli Elio Buonaiuto; del commerciante di prodotti via internet Valentino Cassini; e del pregiudicato del Clan Mallardo di Giugliano, Giuseppe Liccardo.

I cinque arrestati sono accusati a vario titolo di traffico illecito di influenze, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari.

Capuano era già stato indagato dalla Procura di Roma nel 2014 con l’accusa di aver favorito il gruppo imprenditoriale dei fratelli Ragosta con misure cautelari blande, in cambio di lavori di ristrutturazione del centro estetico della moglie del giudice. Contestazioni che poi sono state archiviate. Il giudice è noto per aver indagato, a suo tempo, sui clan dei Casalesi e dei Simeoli.

rif: https://www.iltempo.it/cronache/2019/07/03/news/finisce-in-carcere-il-magistrato-alberto-capuano-che-indago-sui-casalesi-1183919/

Operazione anticorruzione, arrestato il giudice Alberto Capuano

Operazione anticorruzione, arrestato il giudice Alberto Capuano

Il magistrato, ex gip del tribunale di Napoli, è giudice nella sezione distaccata di Ischia. Coinvolte anche altre quattro persone. L’Anm locale: “Siamo sgomenti, ma la magistratura è sana”

È Alberto Capuano il giudice arrestato nel blitz dei poliziotti della squadra mobile di Roma, nel corso di un’operazione anticorruzione della polizia, coordinata dalla Procura capitolina. Il magistrato sarebbe al centro di un sistema corruttivo e sarebbero emersi collegamenti degli arrestati con appartenenti alla camorra. Non sono contestate aggravanti mafiose.

Capuano, 60 anni, è giudice nella sezione distaccata di Ischia, in precedenza è stato gip presso il tribunale di Napoli. Insieme a lui sono finiti in carcere il consigliere circoscrizionale di Bagnoli Antonio Di Dio (66 anni), Giuseppe Liccardo (31 anni), pregiudicato e ritenuto vicino al clan Mallardo di Giugliano, e il libero professionista Valentino Cassini (52 anni). Arresti domiciliari per l’avvocato Elio Bonaiuto (71 anni).

I soggetti sono indagati “per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale”. Lo fa sapere la questura di Roma.

“Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli, indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici, lasciano sgomenti i magistrati del Distretto”.  È quanto si legge in una nota della Giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati sezione di Napoli.

“La magistratura napoletana – aggiunge la nota – è un’istituzione sana, quotidianamente impegnata con professionalità e dedizione in delicatissime funzioni giudiziarie di ripristino della legalità e di contrasto della criminalità anche organizzata. Ribadisce a voce alta che il rigore etico e deontologico costituisce un indefettibile presupposto per la credibilità dell’istituzione. Stigmatizza senza riserve le condotte, da accertare nelle sedi competenti, di chi tradisce questi valori”.

Biglietti aerei, tessere gratis  per stabilimenti balneari e perfino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino. C’è anche questo tra le utilità che il giudice Capuano avrebbe ottenuto in cambio di favori. Nell’ordinanza, il gip della capitale scrive che “tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”.

Favori in cambio di denaro non solo ad amici e conoscenti ma anche a persone legate alla camorra ed in particolare al clan camorristico dei Mallardo di Giugliano. C’è anche questo tra le accuse rivolte. Secondo quanto ricostruito dalla procura e dalla Squadra mobile di Roma, il giudice avrebbe accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato del clan, la promessa di una grossa somma di denaro, circa 70mila euro, “20 prima e 50 dopo”,  in cambio dell’intervento del giudice su uno o più componenti un collegio penale, designato per decidere il processo penale a carico di Giuseppe Liccardo, del fratello Luigi e della madre Granata. I tre  sono imputati per violazione dell’articolo 12 d.L. 306/1992, Che riguarda il trasferimento illecito di valori, in continuità con il clan mafioso dei Mallardo. Lo scopo: ottenere un’assoluzione nel corso dell’udienza finale del processo che si sarebbe dovuta celebrare il 25 giugno scorso, poi rinviata di qualche mese.

In un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare si sente un intermediario che riferisce a Liccardo le rassicurazioni del giudice Capuano: “Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli (…). Il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok? (…) Però già aveva parlato con il nuovo collegio, il presidente è una cosa sola con loro. Già sanno tutto. Anche se l’avvocato ti ha detto la prescrizione, loro devono uscire assolti a te e a tutta la famiglia, sarete assolti, punto”.

Liccardo, preso atto delle notizie, specificava che non voleva solo l’assoluzione per sè e per tutti gli imputati della sua famiglia – scrive il gip di Roma nell’ordinanza – ma anche il dissequestro dei beni, ottenendo anche in questo caso esplicita rassicurazione da uno dei due intermediari, Antonio Di Dio: “È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato hai capito?”.

Capuano doveva intervenire ad un convegno antimafia, in programma domani pomeriggio nel Palazzo di Giustizia di Napoli. Stretto riserbo sulla vicenda viene mantenuto dal facente funzione di presidente del Tribunale mentre, per l’ex presidente Ettore Ferrara, da appena tre giorni in quiescenza, “la magistratura sta vivendo un brutto periodo”.

“Sono sorpreso, dispiace molto”. Così l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Raffaele Del Giudice commenta l’arresto di Antonio Di Dio, consigliere municipale della Decima Municipalità (Fuorigrotta, Bagnoli) coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma. Di Dio era stato eletto nel 2016 con la lista “Solo Napoli”, che prendeva il nome del movimento che faceva capo proprio a Del Giudice, all’epoca vicesindaco di Napoli, e che è stato sciolto già da diverso tempo. Inoltre, sottolinea Del Giudice, “Di Dio era fuoriuscito dalla maggioranza più di un anno e mezzo fa”.

rif: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/07/03/news/corruzione_operazione_san_gennaro_cinque_arresti_tra_cui_anche_un_giudice_napoletano-230212305/