Consiglio di Stato, indagato il numero due “in pectore”

Consiglio di Stato, indagato il numero due “in pectore”

Sergio Santoro accusato di corruzione in atti giudiziari È tra i candidati favoriti a presidente aggiunto. La nomina prevista domani

C’è un filone dell’inchiesta sul Consiglio di Stato tenuto riservatissimo, ma che rischia di diventare un terremoto: tra gli indagati infatti c’è un pezzo da novanta di Palazzo Spada. Si tratta del presidente di Sezione Sergio Santoro, accusato dai pm romani di corruzione in atti giudiziari.

È una notizia che irrompe in un momento delicato: Santoro è tra i candidati a diventare presidente aggiunto, ossia il vice di Filippo Patroni Griffi. Domani si riunisce il plenum del Cpga, il Csm dei giudici amministrativi e il giudice sembra essere il favorito, nonostante abbia presentato ricorso contro la nomina di Patroni Griffi.

A Palazzo Spada dal 1981, Santoro è stato consigliere giuridico e Capo di Gabinetto in varie Amministrazioni dal 1983 al 2008, anche di Silvio Berlusconi, per “l’attività di monitoraggio e di trasparenza legislativa dell’azione di governo”.

Sul motivo della sua iscrizione nel registro degli indagati a Roma si tiene il massimo riserbo: nessuno, a parte i magistrati, conosce la contestazione. Tantomeno Santoro, che però ha ricevuto una proroga alle indagini qualche giorno fa.

Quello in cui è coinvolto è un nuovo capitolo della complessa indagine su una rete di avvocati in contatto con alcuni magistrati del Consiglio di Stato.

Nell’ambito di questa inchiesta, i pm hanno approfondito anche le parole di Piero Amara, in passato difensore anche dell’Eni, il quale ha fatto alcune rivelazioni, finite in verbali secretati. Da questo ed altri spunti investigativi sono partiti i diversi filoni. Oltre il consigliere Santoro, ci sono altri soggetti che nei giorni scorsi hanno ricevuto la proroga per le indagini. Tra questi c’è Filippo Paradiso: dipendente del Ministero dell’Interno, è anche vicepresidente nel Comitato esecutivo del Salone della Giustizia, che ogni anno organizza seminari e workshop su diversi temi e con ospiti importanti come la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, presente alla chiusura dell’ottava edizione dello scorso anno.

Paradiso, come riporta la proroga, è indagato per millantato credito. Anche in questo caso, è segreto il motivo dell’iscrizione.

Lo stesso vale per l’ex governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo – accusato di corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio – o dell’ex ministro, con il governo Berlusconi, Francesco Saverio Romano, indagato solo per rivelazione di segreto d’ufficio.

“Quello che dispiace – ha commentato il legale di Santoro, l’avvocato Pierluigi Mancuso – è constatare la spiacevole coincidenza tra la notifica della proroga, e la diffusione della notizia, e lo svolgimento del plenum del Consiglio di Stato, fissato per venerdì mattina e da cui sarebbe uscito Santoro presidente aggiunto”. In realtà la proroga è stata notificata a ben 31 indagati. Continua il legale Mancuso: “Il Presidente pone la massima fiducia nella magistratura. Peraltro conoscendo la serietà del pm Paolo Ielo, è sicuramente una disgraziata coincidenza temporale, ma certo rende la vicenda doppiamente amara. Infatti è evidente che la notizia crei già di per sé un danno rilevantissimo. Non conosciamo la contestazione ma sono certo che c’è qualcuno che ha calunniato Santoro, uomo onesto e magistrato inflessibile”.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/01/24/consiglio-di-stato-indagato-il-numero-due-in-pectore/4919803/

Consiglio di Stato, il candidato alla vicepresidenza è indagato per corruzione in atti giudiziari

Consiglio di Stato, il candidato alla vicepresidenza è indagato per corruzione in atti giudiziari

Sergio Santoro domani potrebbe diventare il numero 2 di Palazzo Spada. Il suo nome nell’inchiesta sulle sentenze amministrative aggiustate a suon di mazzette.

ROMA – C’è un nome che scotta nel lungo elenco di consiglieri di Stato, imprenditori e avvocati che da anni pilotavano le sentenze amministrative in Italia. È quello di Sergio Santoro, indagato per corruzione in atti giudiziari. La Procura di Roma ha chiesto per lui una proroga di indagine. La vicenda è quella che riguarda una serie di sentenze amministrative aggiustate a suon di mazzette. Un’inchiesta, alla quale lavorano sia i pm capitolini sia quelli messinesi, per la quale, un anno fa, sono finite in carcere 15 persone e molte altre sono state inquisite. Avvocati, imprenditori e magistrati accusati di aver aggiustato processi in favore dei clienti dello studio guidato da Piero Amara e Giuseppe Calafiore, considerati le menti del sistema. Chi si rivolgeva a loro, era quasi sicuro di avere una pronuncia favorevole, pagata profumatamente.

L’indagine che aveva già coinvolto altre toghe: l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, il suo collega Nicola Russo e il pm di Siracusa Giancarlo Longo. Ora se ne aggiunge una, di peso. Santoro, ex capo di gabinetto del sindaco Alemanno e discusso presidente dell’Autorità dei contratti pubblici, chiusa e assorbita dall’Anac di Cantone, sta per giocare l’ennesima partita di potere della sua vita. Da attuale presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato, giusto domani è certo di ottenere almeno la vicepresidenza di palazzo Spada. È l’unico candidato in lizza perché la quarta commissione, presieduta dal collega Oberdan Forlenza, lo ha già indicato come il giudice più adatto eliminando altri due concorrenti, l’ex ministro Franco Frattini Giuseppe Severini, ex consigliere giuridico alla Difesa. La sua, quindi, è una nomina ormai certa.

Ha tentato in tutti i modi di diventare presidente del Consiglio di Stato, prima contestando la designazione dell’ex capo Alessandro Pajno e poi quella dell’attuale Filippo Patroni Griffi. Ha lavorato per ottenere almeno la vice presidenza e potrebbe ottenerla domani giocando la carta della sua anzianità. Ma le sei pagine firmate il 21 dicembre del 2018 dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo sembrano destinate a gettare nel cestino l’ultima aspirazione di una vita trascorsa alla caccia di incarichi di prestigio, tra cui quello di consigliere dell’ex premier Berlusconi per garantire la trasparenza legislativa. In bella evidenza, sin dalla prima pagina, il suo nome spicca al numero 9 di un elenco di 31 indagati: “Santoro Sergio, nato a Roma il 22 aprile del 1951”. Massimo riserbo su quello che gli viene contestato, su quali siano gli episodi che hanno messo in allarme gli inquirenti. Il decreto fa solo riferimento al reato: 319 ter, ovvero, appunto, corruzione in atti giudiziari.

È un uomo chiacchierato Santoro. Sicuramente di lui non parla affatto bene l’attuale presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, autore anche di un esposto alla procura di Roma. Da testimone al processo su Mafia capitale, nel settembre 2016 disse che sui contratti irregolari con le cooperative l’Avcp di Santoro, pur sapendo, non fece nulla. Cantone definisce “una vicenda inquietante” quella avvenuta a cavallo degli anni 2010 e 2011 quando l’Avcp venne meno al suo dovere di vigilanza sui contratti omettendo di denunciare le irregolarità nella gestione degli appalti affidati alle cooperative, tra cui quelle di Buzzi e Carminati, emersi solo con l’inchiesta di Mafia capitale.

Fece discutere anche la presa di posizione nel caso di Francesco Bellomo, il collega destituito a gennaio dell’anno scorso dopo lo scandalo dei sexy corsi. All’adunanza generale di Palazzo Spada finì con 75 voti contro Bellomo, uno a favore e 5 astenuti. Tra questi, appunto, c’era anche Santoro. La ricerca di posti di potere lo ha portato a occupare la presidenza della Gse, la società di gestione dei servizi elettrici, che dispone di 16 miliardi all’anno di incentivi alle fonti rinnovabili. Nell’autunno 2018 il suo nome veniva fatto tra quelli dei papabili alla presidenza.