Pasquale Grasso: “Basta correnti dal Csm: siamo magistrati, non partiti politici”

Intervista all’ormai ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Pasquale Grasso, su quello che per molti è il punto più basso toccato dalla magistratura italiana: “La magistratura può salvare onore e credibilità solo attribuendo ai magistrati di tutti i giorni la facoltà di parlare”

Nello scandalo che ha travolto il Csm, in molti lo hanno nominato “il magistrato controcorrente”. Quello che non molla, fedele ai principi professionali. E alla fine, controcorrente Pasquale Grasso ci è andato seriamente, uscendone del tutto. Dopo aver lasciato Magistratura Indipendente, pertanto, Grasso ha dato le dimissioni anche dalla presidenza dell’Associazione nazionale magistrati, per le contrastanti posizioni emerse con i vari gruppi interni. «Credo che ci sia stata una sorta di, non voglio usare una parola forte, strumentalizzazione politica da parte delle altre correnti, assumendo che io abbia tenuto una posizione troppo morbida nei confronti dei soggetti interessati. Così facendo hanno approfittato per compiere una rideterminazione degli equilibri e dei rapporti di forza nell’Anm a loro convenienza».

Il complesso intrigo di poteri e nomine, ha riportato alla luce la ben nota questione delle distanze tra politica e magistratura. Un nervo scoperto che adesso rischia di gettare ulteriori ombre su un pilastro della società moderna, complice un confine tra le istituzioni mai rispettato. «Mi rendo conto che quanto è accaduto determina sconcerto e, di riflesso, bassa fiducia nei confronti della magistratura. In termini generali, però, e non solo per autodifesa, posso assicurare che il novantanove per cento dei magistrati sono persone che davvero ci buttano il sangue, esercitando con difficoltà e dolore l’azione del decidere».

Pasquale Grasso, perché ha deciso di lasciare la presidenza dell’Associazione Nazionale Magistrati e la corrente Magistratura Indipendente?
Ho lasciato Magistratura Indipendente, la corrente alla quale ero iscritto, perché in netto contrasto con le decisioni prese dall’assemblea in merito alle vicende in corso. E perché mi sono ritrovato a essere l’unico a ritenere di dover assumere una pubblica posizione per le dimissioni di quei colleghi, che sicuramente per quanto ci è dato conoscere, all’epoca e ancora adesso, non hanno compiuto nessun atto che abbia profili di rilevanza penale, ma solo dal punto di vista della mera opportunità – e mi riferisco specificamente alla discussione sulle nomine con un imputato della Procura della Repubblica – hanno attuato secondo me una condotta non ammissibile.
Per quanto riguarda Anm, la tornata di quattro anni per il mandato del comitato direttivo centrale che sono i trentasei massimi dirigenti dell’associazione, quest’anno spettava a Magistratura indipendente. Pertanto, in quanto espressione di una corrente, gli altri gruppi hanno ritenuto di chiedermi in definitiva di allontanarmi.

Ci può stare nella politica, io avrei sperato che tutti però si ricordassero che l’Associazione nazionale magistrati non è un’entità politica, prendendo spunto da questa situazione per dimostrare che siamo un gruppo che rappresenta le persone e non che scimmiotta le movenze della politica deteriorePasquale Grasso 

Praticamente come avviene in un partito politico…
Nonostante abbiano dichiarato di voler fare un passo avanti, andare oltre il correntismo, in realtà si sono comportati come dei veri e propri partiti politici che hanno subito ridistribuito i posti con una sorta di manuale Cencelli. Arrivati a questo punto, ho preferito presentare le mie dimissioni e non ridurre la questione al voto creando altre divisioni.

Molti hanno visto il suo gesto come un sacrificio per salvare i colleghi del Csm…
Credo che ci sia stata una sorta di, non voglio usare una parola forte, ma di strumentalizzazione politica da parte delle altre correnti, assumendo che io abbia tenuto una posizione troppo morbida nei confronti dei soggetti interessati. Così facendo hanno approfittato per compiere una rideterminazione degli equilibri e dei rapporti di forza nell’Anm a loro convenienza. Ci può stare nella politica, io avrei sperato che tutti però si ricordassero che l’Associazione nazionale magistrati non è un’entità politica, prendendo spunto da questa situazione per dimostrare che siamo un gruppo che rappresenta le persone e non che scimmiotta le movenze della politica deteriore.

Perché Magistratura Indipendente ha deciso di difenderli?
Magistratura indipendente è un gruppo di persone. Probabilmente non si è condotta in maniera razionale e con comprensione piena l’intera questione. Io ho contestato quel modo di agire, nel rispetto anche dei circa duemila magistrati che si riconoscono nelle posizioni di Magistratura indipendente, ritenendo necessaria dalla propria corrente una reazione molto più decisa. Decisa ma non scomposta e basata solo sugli elementi di stampa.

La magistratura può salvare onore e credibilità attribuendo ai magistrati di tutti i giorni la facoltà di parlare, approfittando di questo scandalo per un risveglio dell’attenzione dei magistrati stessi, che spero vengano indotti a partecipare all’attività associativa in prima persona senza delegaPasquale Grasso 

Tra i magistrati c’è stato un tutti contro tutti. Secondo lei c’è bisogno di mettere mano all’intero modello dell’organizzazione giudiziaria?
Non è stato un tutto contro tutti perché in realtà si è verificata una sollevazione dei magistrati che sono rimasti del tutto scandalizzati da questi accadimenti, accadimenti con specifico riferimento alla serata con il deputato Lotti. Penso tuttavia che ci sia stata poca consapevolezza da parte dei vertici della magistratura ove si giunga a voler affermare di essere stati inconsapevoli delle interrelazioni possibili con la politica in relazione alle nomine. Diciamo che una parte della magistratura, me compreso, si è sentita colpita nell’orgoglio, si sono sentiti violati nell’apprendere di questa circostanza che ha appannato la nostra immagine ma soprattutto la reputazione di quei magistrati che tutti i giorni lavorano.
Sono sempre contrario alle reazioni scomposte adottate sull’onda dell’emotività. Credo che quello che è emerso in questi giorni non abbia niente a che fare con il modello dell’organizzazione giudiziaria. Certo, è un discorso articolato quello dell’organizzazione giudiziaria, sicuramente si deve mettere mano alla legge elettorale del Csm perché è una legge che ha portato a degli scompensi e a un granitico dominio delle correnti sulla determinazione dei componenti del Csm.

Tutto questo non sarebbe accaduto se i suoi colleghi non avessero visto Lotti. Dove dovrebbero essere stabiliti i confini di entrambe le istituzioni?
Premesso che i rapporti tra politica e magistratura, non smetterò mai di ripeterlo, sono fisiologici, probabilmente si devono suggellare nell’ambito del Consiglio o comunque alla luce del sole. Le dico quattro città Trieste, Aosta, Cagliari e Lecce. Forse se il Csm prendesse sede in una di queste città, ci sarebbe veramente una possibilità fisica di un ritorno del rapporto tra politica e magistratura solo nella sede deputata. Ovviamente è una battuta, però mi consente di spiegare quello che in realtà è chiaro a tutti: la contiguità anche geografica con la sede del legittimo potere, dello sviluppo, dell’attività politica in Italia, può essere un qualcosa di non positivo.

Da questa situazione, la magistratura come può salvare onore e credibilità?
La magistratura può salvare onore e credibilità attribuendo ai magistrati di tutti i giorni la facoltà di parlare, approfittando di questo scandalo per un risveglio dell’attenzione dei magistrati stessi, che spero vengano indotti a partecipare all’attività associativa in prima persona senza delega. Non vedo buone prospettive al riguardo, però, in quanto mi pare che, superata l’emozione dei primi giorni che ha determinato una grandissima partecipazione dei magistrati nelle assemblee anche in sede locale, non si stanno facendo passi verso una liberazione dal conformismo dei magistrati. Al contrario, nonostante le buone intenzioni, magari sussistenti, dichiarate dai vari gruppi correnti che adesso governano Anm, l’impressione è quella di una completa assenza della volontà di allentare la presa e il consenso dei magistrati, lasciando intatta la facoltà di veicolare gli indirizzi.

Mi rendo conto che quanto è accaduto determina sconcerto e, di riflesso, bassa fiducia nei confronti della magistratura. In termini generali, però, e non solo per autodifesa, posso assicurare che il novantanove per cento dei magistrati sono persone che davvero ci buttano il sangue, esercitando con difficoltà e dolore l’azione del deciderePasquale Grasso

La posta in palio è anche la fiducia riposta dai cittadini nei confronti della giustizia…
Veniamo da un trentennio di contrasti tra politica e magistratura, fondati o infondati che siano stati. Mi rendo conto che quanto è accaduto determina sconcerto e, di riflesso, bassa fiducia nei confronti della magistratura. In termini generali, però, e non solo per autodifesa, posso assicurare che il novantanove per cento dei magistrati sono persone che davvero ci buttano il sangue, esercitando con difficoltà e dolore l’azione del decidere. Come dovremmo risalire la china? Continuando a fare il nostro lavoro con dignità e legalità, andando avanti per la giusta strada.

A margine di questa storia, la conclusione sembra avviarsi in un colpo di spugna e zero sanzioni per i giudici…
Dobbiamo partire dal fatto che quello che è accaduto veramente ci viene riferito da due giornali. Palamara è un collega che è stato indagato per ipotesi di corruzione. Lui come gli altri interessati sono venuti a conoscenza dei fatti grazie alla stampa. Per quanto autorevoli, stiamo parlando di cose di cui non sappiamo niente, stiamo parlando di notizie centellinate un pochino al giorno che non sappiamo se sono state censurate o omesse in alcune parti. Iniziare a dire che ci sono due pesi e due misure, i magistrati se la cavano e i politici no, è completamente errato, applicherei le regole di giudizio del giudice onesto. 
So per certo che gli stessi soggetti, che hanno partecipato alla famosa cena o dopocena con Lotti e Ferri, non hanno ancora letto le intercettazioni che ci sono a proprio carico. Anche quando i consiglieri del Csm si dichiararono molto soddisfatti del provvedimento di auto sospensione dei soggetti coinvolti, ebbi modo di dire pubblicamente che io non lo era affatto, in quanto a mio avviso si trattava di una mossa assurda da parte loro, al quale doveva susseguire la richiesta di dimissioni. Avrebbero dovuto andare a fondo, leggere gli atti e dare conto a tutti e comunicare a tutti il contenuto degli atti di cui avevano avuto notizia. Perché accontentarsi dell’auto sospensione mi sembrava una contraddizione in termini e attualmente continua a vivere come contraddizione.

Rif: https://www.linkiesta.it/it/article/2019/06/24/pasquale-grasso-csm-lotti-ferri-magistratura/42637/

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Bufera Csm travolge anche l’Associazione magistrati: Grasso si dimette da presidente

Bufera procure, crisi all'Anm. Il presidente Grasso lascia Magistratura Indipendente

Si è dimesso il presidente dell’Anm Pasquale Grasso. Dopo aver ascoltato gli interventi dei rappresentanti dei gruppi all’interno all’Associazione nazionale magistrati nel Comitato direttivo centrale, Grasso ha rassegnato le proprie dimissioni come aveva anticipato in apertura nel caso avesse avuto sentore di una richiesta in tal senso. «Vi ho ascoltato – ha detto – vi comprendo e ovviamente rassegno le mie dimissioni». Il numero uno del sindacato delle toghe aveva lasciato nei giorni scorsi la sua corrente, Mi, in polemica con la scelta di non far dimettere i membri del Csm coinvolti dall’inchiesta.

Vi ho ascoltato tutti. Vi comprendo e vi rispetto. Vi rispetto e vi ringrazio. Vi rispetto molto più di quanto abbiate dimostrato di rispettare me», ha detto Grasso annunciando le sue dimissioni. «Potrei osservare che le vostre considerazioni hanno deliberatamente trascurato la prospettiva cronologica degli avvenimenti. Potrei dolermi di convenienti fraintendimenti della mia condotta», ha aggiunto, ma «vi ho ascoltato e compreso. Ovviamente rassegno le mie dimissioni. Lo faccio serenamente, dicendo no a me stesso. Nel ricordo di un grande intellettuale del passato, che ricordava che i moralisti dicono no agli altri, l’uomo morale dice no a se stesso». Grasso proprio nei giorni scorsi aveva lasciato la sua corrente, Magistratura indipendente – la più coinvolta dalla bufera sul Consiglio superiore della magistratura- non condividendone la linea adottata sui togati autosospesi del Csm, cioè in dissenso con la scelta iniziale di non farli dimettere. Una posizione che oggi Grasso ha ribadito, parlando di «netta frattura tra il sottoscritto e Mi».

All’inizio del suo intervento Grasso si era rimesso al parlamentino dell’Anm. In apertura del Comitato direttivo centrale, convocato a seguito della bufera sulle nomine in magistratura, ha esordito dicendo che «se riterrete sarò ancor qui per riaffermare quella linea politica e per testimoniare l’unità della associazione», al contrario «mi farò da parte» di fronte alla «percezione della semplice richiesta di dimissioni che provenisse da una parte apprezzabile dei presenti, senza volontà di imporre un voto che sarebbe comunque divisivo». «Rivendico con forza – ha detto all’inizio del suo intervento – la correttezza e la coerenza della linea di azione, politica, giuridica e morale, che, come presidente dell’Anm, componente di questo Comitato direttivo centrale e come magistrato, ho proposto e seguito». «Nell’iniziale deflagrare di notizie di stampa – aveva ancora ricordato il magistrato – la chiara affermazione e rivendicazione di un principio non negoziabile: no a qualsiasi forma di cessione dell’autogoverno, centralità del Consiglio, decisa affermazione del fatto che coloro i quali avessero operato nel modo descritto dalla stampa non potevano essere o rimanere rappresentanti dei magistrati nel Consiglio».

«Il mio richiamo al cambio di passo – ha attaccato poi Grasso in una dichiarazione a Sky – è stato assolutamente inascoltato e come temevo purtroppo” non si “coglierà l’occasione per un cambiamento perché il dire di allontanarsi dalle correnti come gruppi di potere e solo centri di elaborazione culturale è un qualcosa che viene declamato ma assolutamente non praticato in questi attimi” in cui “con una sorta di manuale Cencelli si stanno decidendo, immagino, i nomi e le appartenenze dei singoli che parteciperanno alla nuova giunta”. 

Le dimissioni di Grasso, in carica da aprile al vertice dell’Anm, fanno seguito agli interventi al parlamentino dei rappresentanti di Unicost, Area e Autonomia e Indipendenza, che ritengono troppo morbida la sua presa di distanza da quanto l’inchiesta di Perugia ha evidenziato, coi contatti tra magistrati, politici e consiglieri del Csm per le nomine ai vertici delle procure. Ora questi gruppi potrebbero dare vita a una nuova giunta. Duro Giovanni Tedesco, di Area, nei confronti di Magistratura Indipendente, il gruppo che ha espresso Grasso alla presidenza, e dal quale poi però si è dimesso: «La linea di MI verso chi si era autosospeso nel Csm è stato chiedere tornate a fare il vostro splendido lavoro». Angelo Renna, di Unicost ha paragonato la vicenda a una «Caporetto» per la magistratura alla quale bisognava reagire tracciando la linea della legalità. E per Francesco Valentini, di A&I, gruppo che non sosteneva la giunta unitaria, si tratta di una «vicenda catastrofica», di fronte alla quale dal presidente dell’Anm «sono arrivati solo una serie di distinguo, e non ne avevamo bisogno. Non ha saputo gestire quel momento e il momento successivo». Da Magistratura Indipendente, invece, con Stefano Buccini è arrivato un invito «alla unità, data la comune valutazione di assoluta gravità delle condotto contestate».