“Ho speso 30mila euro e mi sono comprato il giudice a Bari”

Tre zaini con all’interno 1,2 milioni di euro in contanti sono stati scoperti e sequestrati dai carabinieri durante una perquisizione in casa del figlio dell’avvocato che ha corrotto De Benedictis

Ho speso 30mila euro e mi sono comprato il giudice a Bari”: parlava così Pietro Danilo Della Malva – esponente della criminalità organizzata foggiana dedito al narcotraffico – dopo avere ottenuto gli arresti domiciliari, grazie a un provvedimento del giudice barese Giuseppe De Benedictis. Nel giugno 2020 raccontava alla sua fidanzata come tramite l’avvocato Giancarlo Chiariello avesse corrotto il magistrato. Della Malva, De Benedictis e Chiariello sono stati portati in carcere, su disposizione del gip di Lecce, al termine di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari della Dda salentina.

“Dalle indagini emerge un collaudato sistema di svendita delle pubbliche funzioni – scrive la gip Giulia Proto – un costante mercimonio della giurisdizione, piegata e asservita a scopi illeciti, per un arco temporale che ve ben oltre quello dell’indagine”. I primi campanelli d’allarme su episodi di corruzione nel tribunale di Bari risalgono al 2012, quando il collaboratore di giustizia Matteo Tulimiero aveva spiegato ai pm della Dda di Bari che esponenti del clan Parisi-Palermiti di Japigia erano stati scarcerati dopo aver pagato De Benedictis.

Già all’epoca, le segnalazioni erano state inoltrate alla Procura di Lecce, che non gli aveva dato seguito. Nel 2020, però, un altro pentito ha ripetuto le stesse cose e di nuovo l’antimafia barese ha messo per iscritto i suoi sospetti e li ha comunicati ai colleghi salentini. Questa volta la pm Roberta Licci e il procuratore Leonardo Leone de Castris sono andati fino in fondo. Gravissime e circostanziate erano infatti le dichiarazioni di Domenico Milella (ex braccio destro del boss di Japigia Eugenio Palermiti) oggi collaboratore di giustizia, che ha raccontato di fatti risalenti a un decennio fa ma anche di episodi attuali, legati alle scarcerazioni di boss baresi e di esponenti della criminalità foggiana. Dalle intercettazioni delle loro conversazioni, sono emerse le prove delle attività corruttive.

“La sistematicità, le modalità e la frequenza degli accordi corruttivi – ha scritto la giudice nell’ordinanza – sono tali da configurare lo stabile asservimento del pubblico ufficiale a interessi personali di terzi”. Il tutto sarebbe reso ancora più grave dalla qualifica di De Benedictis: “un giudice per le indagini preliminari, che ha il potere sulla liberà degli individui, che mette al servizio di uno scaltro avvocato per favorire personaggi di elevata caratura criminale, in quanto partecipi di organizzazioni criminali di stampo mafioso o comunque a essa collegati”. 

Rif: https://bari.repubblica.it/cronaca/2021/04/24/news/ho_speso_30mila_euro_e_mi_sono_comprato_il_giudice_a_bari_-297850623/

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