Tangenti per favorire le scarcerazioni, l’ex giudice De Benedictis e l’avvocato Chiariello condannati a 9 anni e 8 mesi

La Procura aveva chiesto 8 anni e 9 mesi per l’ex gip e 8 anni e 5 mesi per il legale. Erano accusati di corruzione in atti giudiziari. Condannato anche il figlio del penalista

Tangenti per favorire le scarcerazioni: sono stati condannati a 9 anni e 8 mesi l’ex gip Giuseppe De Benedictis e l’avvocato Giancarlo Chiariello, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, dichiarati “incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione” e in stato di interdizione legale per cinque anni. A 4 anni di reclusione è stato condannato anche il figlio del penalista Alberto Chiariello (anche lui interdetto in perpetuo), mentre 3 anni e 8 mesi sono stati inflitti al pregiudicato, oggi collaboratore di giustizia, Danilo Pietro della Malva. Assolti invece l’avvocatessa Marianna Casadibari e il carabiniere Vito Nicola Soriano, nonché l’avvocato foggiano Michele Pio Gianquitto e i pregiudicati Roberto Dello Russo e Antonio Ippedico.

Chiariello e De Benedictis (che si trovano agli arresti domiciliari) sono stati condannati per quattro presunti episodi di corruzione in atti giudiziaria – relativi alle scarcerazioni di Della Malva, Gianquitto, Ippedico e Dello Russo – e assolti solo da un capo di imputazione ovvero la rivelazione di atti coperti da segreto, che la Procura ipotizzava avessero commesso insieme a Casadibari e Soriano. Gli imputati condannati hanno usufruito dello sconto di pena, legato al rito abbreviato con cui hanno scelto di essere giudicati.

La giudice Laura Liguori ha ritenuto sussistente l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, contestata dai pm Roberta Licci e Alessandro Prontera, insieme al procuratore Leonardo Leone de Castris. Le pene inflitte per alcuni imputati vanno al di là delle richieste degli inquirenti, che avevano sollecitato 8 anni e 9 mesi per De Benedictis; 8 anni e 5 mesi invece per l’avvocato Giancarlo Chiariello; 4 anni per Alberto Chiariello e per l’avvocatessa Marianna Casadibari. Tre anni e otto mesi erano stati chiesti per i pregiudicati Roberto Dello Russo, Antonio Ippedico e Danilo Della Malva (oggi collaboratore di giustizia); 4 anni e 8 mesi per il carabiniere Nicola Soriano. Solo per l’avvocato foggiano Michele Pio Gianquitto era stata chiesta l’assoluzione.

Giancarlo e Alberto Chiariello sono stati condannati anche al risarcimento dei danni nei confronti dell’Ordine degli avvocati di Bari, costituitosi parte civile nel procedimento giudiziario. E’ stata inoltre disposta la confisca di 30.500 euro nei confronti di De Benedictis e di 1,2 milioni nei confronti di Chiariello. Si tratta del denaro che fu trovato durante le perquisizioni contestuali all’arresto del 24 aprile dello scorso anno, in casa di Chiariello junior. Le banconote erano nascoste in tre zaini.

I due Chiariello, De Benedictis e Della Malva sono stati condannati a pagare 30mila euro in favore del ministero della Giustizia.

Nel processo era costituito parte civile l’Ordine degli avvocati di Bari mentre la Presidenza del Consiglio e i ministeri (della Giustizia e della Difesa) avevano rinunciato dopo la scelta del rito abbreviato da parte degli imputati. Sia nei confronti dell’Ordine che della Presidenza del Consiglio e dei ministeri, De Benedictis e Chiariello avevano proposto offerte reali di risarcimento, con l’obiettivo di ottenere le attenuanti del risarcimento del danno.

“E’ una sentenza molto dura dal punto di vista sanzionatorio, soprattutto per il conoscimento dell’aggravante mafiosa. La rispettiamo ma non la condividiamo ed è per questo che, dopo il deposito delle motivazioni, proporremo appello”. Sono le dichiarazioni degli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, difensori di De Benedictis

Intanto sempre oggi si è saputo che l’ex gip sarà processato con il rito abbreviato a partire dal 28 giugno a conclusione dell’inchiesta in cui è accusato – in concorso con il caporal maggiore capo scelto dell’Esercito Antonio Serafino e l’imprenditore agricolo Antonio Tannoia – di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione.

Il procedimento nasce dal ritrovamento nel deposito sotterraneo di una villa di Andria di un arsenale da guerra composto da più di 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui 2 kalashnikov, 2 fucili d’assalto AR15, 6 mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni.

Rif: https://bari.repubblica.it/cronaca/2022/03/29/news/processo_ex_giudice_de_benedictis-343208836/

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