Carlo Maria Capristo, arrestato il procuratore capo di Taranto.

Carlo Maria Capristo, arrestato il procuratore capo di Taranto. Le accuse: tentata induzione, truffa e falso. ‘Pressioni per indirizzare indagini dei pm di Trani’: altre 4 persone ai domiciliari

Le accuse: tentata induzione, truffa e falso. ‘Pressioni per indirizzare indagini dei pm di Trani’: altre 4 persone ai domiciliari

Cercarono di convincere un giovane magistrato della Procura di Trani a chiudere le indagini per usura e avviare il processo contro un imprenditore, senza che ce ne fossero i presupposti e solo perché gli interessati avevano un obiettivo ben preciso: ottenere indebitamente i vantaggieconomici e i benefici di legge conseguiti dallo status di vittime di usura. Motivo per cui avevano già provveduto a denunciare il malcapitato imprenditore. Il pm, però, Silvia Curione, si è ribellata. Ha detto no a quell’invito – arrivato per bocca di un poliziotto inviato dal procuratore capo di Taranto – e ha svelato una trappola in cui sarebbe dovuto cadere un innocente calunniato. Ma chi non doveva indagare non solo non lo ha fatto, ma ha chiesto l’archiviazione. Il fascicolo, avocato dalla Procura generale di Bari, è stato trasmesso per competenza funzionale alla Procura di Potenza, che un anno fa ha avviato le indagini. Oggi è arrivata la fine di questa storia – iniziata a gennaio del 2018 e proseguita per quasi due anni – che potrebbe farne sbocciare tante altre. Intanto con le accuse, contestate a vario titolo, di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, falso e truffa, sono arrivate le misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza e dalla Squadra mobile di Potenza.

Due alti magistrati indagati: no ai domiciliari, l’altro indagato – Tra i protagonisti di questa vicenda, però, ci sono nomi molto pesanti: c’è il Procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo (ex capo della Procura di Trani), l’ispettore di polizia Michele Scivittaro, in servizio presso la Procura di Taranto (e parte della scorta di Capristo) e tre imprenditori della provincia di Bari, i fratelli Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. Tra gli indagati, inoltre, anche il magistrato Antonino Di Maio: per il successore di Capristo a Trani, le accuse sono di abuso d’ufficio e favoreggiamento personale. Vale la pensa ricordare che quella di Trani è la stessa procura in cui operavano i magistrati Savasta e Nardi, arrestati per corruzione nei mesi scorsi per vicende diverse. Per i cinque arrestati il giudice per le indagini preliminari, Antonello Amodeo, ha disposto i domiciliari come da richiesta della procura guidata da Francesco Curcio. Contestualmente sono state effettuate anche perquisizioni nelle case degli indagati e anche nell’abitazione del procuratore Di Maio a Roma. Anche per Di Maio c’era una richiesta di misura: il divieto di dimora in Puglia che è stata revocata dagli inquirenti proprio perché da febbraio il magistrato è in servizio a Roma.

La truffa ai danni dello Stato: gli extra del poliziotto firmati come straordinari – Il procuratore Carlo Maria Capristo e Scivittaro, inoltre, sono “gravemente indiziati di truffa ai danni dello Stato e falso”: secondo l’accusa, anziché lavorare in Procura o per il suo ufficio, andava in giro – tra Andria, Giovinazzo, Bari – a farsi gli affari suoi o a sbrigare faccende d’interesse di Capristo. Tantissime giornate di lavoro extra che però venivano pagati come straordinario dallo Stato perché il procuratore provvedeva a firmare gli statini dei servizio dell’agente: tutto questo dal gennaio 2018 a oggi, come si legge nel capo di imputazione: “Con l’avallo del procuratore Capristo che controfirmava le sue presenze in servizio e gli straordinari mai prestati”. Per Capristo è una nuova tegola giudiziaria dopo l’accusa di abuso d’ufficio mossa dai magistrati di Messina nell’inchiesta sul “sistema Siracusa, una presunta organizzazione che secondo l’accusa era in grado di pilotare le decisioni del Consiglio di Stato, ma anche di aggiustare le richiesteprovenienti da magistrati e politici. Anche i fatti siciliani che coinvolgono il capo degli inquirenti tarantini, riguardano il periodo in cui Capristo era procuratore di Trani.

Si tratta del famoso depistaggio sull’inchiesta Eni: nel capoluogo tranese era infatti giunto uno degli esposti anonimi redatti dall’avvocato siciliano Piero Amara per mettere in piedi una sorta di depistaggio delle indagini sull’Eni per le tangenti versate dal colosso petrolifero in Nigeria. Per i giudici messinesi, Capristo avrebbe inviato l’esposto anonimo non ai colleghi di Milano, competenti su quella vicenda, ma a Siracusa dove l’allora pubblico ministero Giancarlo Longo, che ha patteggiato una condanna per corruzione e associazione a delinquere, su input di Giuseppe Amara, fratello di Piero e legale esterno dell’Eni, aveva messo in piedi un’indagine priva di qualunque fondamento con il solo scopo di intralciare l’inchiesta milanese in cui è coinvolto anche l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.

Silvia Curione, il magistrato che ha denunciato – In questa storia non ci sono le figure di toghe infedeli alla loro funzione di amministrare la giustizia, ma anche quella di un magistrato che, avvicinata dall’agente perché concludesse la pratica che doveva favorire gli imprenditori e costare una accusa di usura a un innocente, ha agito di conseguenza. Nell’ordina di custodia cautelare viene riportata integralmente la relazione riservata redatta dal sostituto procuratore Silvia Curione il 24 luglio del 2018 e inviata al suo capo ufficio, Di Maio, per raccontargli dell’accaduto. Ovvero il presunto reato di usura mai commesso ai danni dei fratelli Mancazzo che avevano presentato “istanza di sospensione di due procedure esecutive immobiliari pendenti dinanzi al Tribunale di Bari”. Il “materiale acquisito – prosegue la pm di Trani – mi convinceva della infondatezza della notizia di reato e mi portava altresì a dubitare della genuinità della narrazione posta a base della denuncia-querela, tant’è che incardinavo un autonomo modello 21 a carico dei fratelli Mancazzo per il delitto di cui all’articolo 368 codice penale in danno di Cuoccio” ovvero calunnia. In quell’ambito, aggiunge, ”avanzavo richiesta di intercettazione telefonica sulle utenze in uso ai fratelli Mancazzo, al loro cugino Angelo e a Cuoccio. L’aspetto che maggiormente rileva ai fini della presente relazione è che in data 16 aprile 2018 sì è presentato nel mio ufficio Michele Scivittaro, agente della polizia di Stato che a Trani collaborava con il Procuratore dottor Capristo, con cui tuttora collabora presso la Procura di Taranto. Io l’ho fatto accomodare proprio perché conosciuto in quanto tale”. E a questo punto che il poliziotto inviato, secondo la ricostruzione dei pm di Potenza, da Capristo dice che è necessaria una imputazione di usura. “Io mi limitavo a riferire al predetto che avrei prontamente definito il fascicolo (in realtà avevo già approntato la richiesta di archiviazione che tuttavia non avevo ancora depositato, in attesa di avere certezza sulle utenze telefoniche effettivamente in uso agli interessati e oggetto di intercettazione) e che se i denuncianti avessero inteso chiedere il sequestro di effetti cambiari, avrebbero dovuto depositare apposita istanza. La visita dello Scivittaro mi ha lasciata perplessa, tanto che informavo immediatamente la S.V. tramite sistema whatsapp”.

Depositata la richiesta di archiviazione il magistrato faceva intercettare Scivittaro.” Inoltre, sia pure con linguaggio criptico, dalle intercettazioni si evince che la richiesta di archiviazione è stata sottoposta al dottor Capristo e che questi avrebbe riferito di voler visionare l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione prima del deposito da parte dell’avvocato. Faccio presente – conclude la pm – che allorché gli interlocutori usano l’espressione “bambina mia”, il riferimento è chiaramente fatto a chi scrive, poiché il dott. Capristo era solito chiamarmi in questo modo (d’altronde è inequivocabile anche il riferimento a mio marito, di Bitonto, che svolge funzioni di sostituto procuratore presso la Procura di Taranto), così come il riferimento al “ragazzo del maestro” è chiaramente operato a Michele Scivittaro, collaboratore del dottor Capristo”. Ma Di Maio non ha mai indagato su Capristo che conosceva da tempo ed è così che l’inchiesta è stata avocata dalla procura generale di Bari.

Capristo cercò di convincere Curione a “perseguire ingiustamente” l’imprenditore denunciato dai Mancazzo facendo temere al magistrato ritorsioni sul marito, il pm Lanfranco Marazia, suo sostituto alla Procura jonica e tenuto in grande considerazione fino a un certo momento. Il magistrato, sentito a verbale, ha dichiarato che a un certo punto Capristo – che pur lo aveva applicato alla Dda di Lecce – cominciò a ignorarlo. Marazia, siamo e gennaio 2018, aveva segnalato una fuga di notizie sull’indagine relativa alla Cementir di Taranto, Enel di Brindisi e Ilva. Ma non solo: il giorno dopo l’audizione di Marazia a Potenza, di cui nessuno sapeva nulla e relativa all’indagine, Capristo non solo non lo salutò ma girò il volto dall’altra parte. Del resto come testimoniano i tabulati fino a un certo punto Capristo sentiva spesso il suo sostituto che da un certo punto in poi cominciò a vivere “un incubo“.

Il procuratore, “i fedelissimi” e “le amicizie nelle alte sfere istituzionali –Il giudice nel decidere gli arresti sottolinea come nei confronti degli indagati sussistano per le “modalità concertate e spregiudicate” delle loro azioni. Ma non solo il giudice riporta quello che è lo sfondo non di minore importanza in tutta la vicenda. “Un contesto ambientale” con una ”cerchia di fedelissimi” intorno al procuratore Carlo Maria Capristo (nominato dal Csm a capo della procura prima dello scandalo sulle nomine dei capi degli uffici giudiziaria, ndr), in alcune intercettazioni definito “maestro”. Una espressione quella di “fedelissimi” in cui è incluso anche un cancelliere, funzionari, pubblici dipendenti ed imprenditori, in un legame “non solo di tipo professionale” ma ”orientata a privilegiare gli interessi personali dei suoi componenti”. E infine il “maestro” poteva contare anche su “ulteriori amicizie” nelle “alte sfere istituzionali”.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/19/carlo-maria-capristo-arrestato-il-procuratore-capo-di-taranto-le-accuse-tentata-induzione-truffa-e-falso-pressioni-per-indirizzare-indagini-dei-pm-di-trani/5806259/

Corruzione e truffa allo Stato, arrestato il Procuratore della Repubblica di Taranto

il procuratore nicola maria capristo (ansa)

Il Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione in atti giudiziari.

Con lui ai domiciliari anche un ispettore della Polizia in servizio nella stessa Procura pugliese, Michele Scivitarro, e tre imprenditori della provincia di Bari, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.

L’inchiesta, cominciata un anno fa, è portata avanti dalla Procura di Potenza.

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero compiuto “atti idonei in modo non equivoco” a indurre un giovane sostituto procuratore presso la Procura di Trani a perseguire penalmente una persona che i tre imprenditori (considerati i mandanti) avevano denunciato per usura.

Capristo cercò di indurre il pm di Trani, Silvia Curione, a perseguire ingiustamente una persona per usura facendo temere al magistrato ritorsioni sul marito, il pm Lanfranco Marazia, suo sostituto alla Procura jonica.

Il magistrato si oppose fermamente e denunciò tutto, per la denuncia dell’uomo non vi erano i presupposti né di fatto né di diritto.

Capristo e l’ispettore sono inoltre “gravemente indiziati di truffa ai danni dello Stato e falso”. Questo perché l’ispettore risultava presente in ufficio e percepiva gli straordinari, ma in realtà stava a casa e svolgeva “incombenze” per conto del Procuratore.

Questa mattina sono scattate le perquisizioni a carico di altre persone, tra cui un altro magistrato, indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale.

Rif:https://www.unionesarda.it/articolo/news/italia/2020/05/19/corruzione-e-truffa-allo-stato-arrestato-il-procuratore-della-rep-137-1020074.html

Arrestato Procuratore Capo di Taranto

Su ordine della procura di Potenza il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta nasce da un fascicolo della procura di Trani, aperto quando Capristo era già stato trasferito a Taranto.

La vicenda riguarda pressioni che Capristo avrebbe esercitato su un magistrato di Trani poco dopo il suo trasferimento a Taranto. Il fascicolo di indagine sarebbe stato aperto dalla stessa procura di Trani e poi trasferito a Potenza.

Si aggiunge per Capristo è una nuova vicenda giudiziaria da affrontare dopo quella di abuso d’ufficio mossa dai magistrati di Messina nell’inchiesta sul “sistema Siracusa“, una presunta organizzazione secondo l’accusa in grado di pilotare decisioni del Consiglio di Stato, ma anche di aggiustare le richieste provenienti da magistrati e politici. Anche i fatti siciliani che coinvolgono il capo degli inquirenti tarantini, riguardano il periodo in cui Capristo era procuratore di Trani.

La vicenda è quella del presunto depistaggio sull’inchiesta Eni e sulle tangenti versate dal colosso petrolifero in Nigeria. Per i giudici di Messina, Capristo avrebbe inviato l’esposto anonimo non ai colleghi di Milano, competenti su quella vicenda, ma a Siracusa dove l’allora pubblico ministero Giancarlo Longo, (che ha patteggiato una condanna per corruzione e associazione a delinquere), aveva messo in piedi un’indagine con lo scopo di intralciare l’inchiesta lombarda in cui è coinvolto anche Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.

il provvedimento scattato oggi è stato eseguito a carico di un ispettore della polizia in servizio nella Procura tarantina e di tre imprenditori della provincia di Bari.

rif: https://www.corriereditaranto.it/2020/05/19/2taranto-corruzione-e-abuso-domiciliari-al-procuratore-capristo/

Carlo Maria Capristo, il Procuratore di Taranto arrestato per corruzione in atti giudiziari

Carlo Maria Capristo,  il Procuratore di Taranto arrestato per corruzione in atti giudiziari

Capristo è agli arresti domiciliari. Coinvolti anche un ispettore di Polizia e tre imprenditori. L’inchiesta, cominciata un anno fa, è portata avanti dalla Procura della Repubblica di Potenza. Indagato anche il procuratore di Trani, Antonino di Maio.

Rif: https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_19/corruzione-domiciliari-procuratore-taranto-nicola-maria-capristo-4c7d2bf6-99ac-11ea-b9f2-25b3e76a2ab9.shtml