Corteo di genitori davanti al tribunale dei minori, “ridateci i nostri figli”.

“Ridateci i nostri figli, se abbiamo dei problemi aiutateci a risolverli, ma ridateci i nostri figli”. Rabbia, un senso di impotenza e tantissima commozione nelle parole di mamme e di papà a cui sono stati strappati dei figli, genitori che non accettano di essere considerati ex e che oggi hanno preso parte alla manifestazione di circa 200 persone sfilata per le vie del centro di Genova per confluire poi davanti alla sede del tribunale dei minori davanti ai giardini dell’Acquasola.

Ad organizzare la protesta a cui hanno preso parte manifestanti giunti da ogni parte della Liguria sono stati il Comitato dei cittadini per i diritti umani, i Papà separati liguri e alcuni non ben definiti gillet gialli.

Nelle parole di tutti la voglia di giustizia e tanti commoventi racconti di figli strappati, a loro dire, con troppa facilità dagli assistenti sociali. Molte volte, raccontano più o meno tutti, come a Bibbiano, i figli sono stati tolti con superficialità,come se ci fosse un interesse a farlo”.

Chi racconta che gli è stato tolto un figlio perché ritenuto non in grado di essere genitore, chi perché era privo dei mezzi economici per mantenerli. Da tutti la stessa accusa: invece di aiutarci con specialisti e assistenti sociali, o anche assegnandoci una casa adeguata, si è preferito togliere i figli.

Il portavoce della manifestazione, Paolo Roat, responsabile nazione del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, ha ricordato che manifestazione è stata decisa da un tam tam su Facebook dopo un caso clamoroso nel Savonese di due bambini strappati prima ai genitori, ed in questo caso era giusto farlo, ma poi tolti anche ad una casa famiglia in cui, a suo dire, invece era meglio lasciarli perché i piccoli avevano trovato un proprio equilibrio.

“La Liguria – denuncia Roat – è la regione in cui vengono tolti più bambini in Italia, 5.2 bambini ogni mille, rispetto ad una media che si attesta a 2.8”.

rif:https://telenord.it/corteo-genitori-davanti-al-tribunale-dei-minori-ridateci-i-nostri-figli/

BIBBIANO, C’È UN MOSTRO: È IL TRIBUNALE DEI MINORI

Bibbiano, c’è un mostro: è il Tribunale dei Minori

Se c’è qualcosa di assurdo nell’inchiesta giudiziaria sui falsi rapporti dei Servizi sociali per ottenere il “rapimento” dei bambini ai genitori per destinarli ad un “commercio” degli affidamenti, questo è rappresentato dal fatto che a condurre l’indagine è la stessa Autorità giudiziaria, lo stesso Tribunale, che sono responsabili della mostruosa vicenda.

Il difetto sta nel manico”. In questo caso come in tanti altri, il “manico” è il sistema che permette e favorisce gli abusi. Perché quanto è avvenuto a Bibbiano e dintorni è la naturale conseguenza di un sistema assurdo, nonché della deformazione di esso che, prodottasi con gli anni (e con il non voler vedere la realtà dei risultati), ha reso il sistema stesso capace di mostruosità ancor più evidenti.

Prima assurdità: il Tribunale dei Minori ha una giurisdizione troppo vasta, corrispondente a quella della Corte d’Appello (quella di Bologna comprende tutta l’Emilia-Romagna). Ed è un Tribunale con competenze varie, che vanno da quella penale alla cosiddetta “volontaria giurisdizione” che è, appunto, quella delicatissima funzione che dovrebbe, nientemeno, vegliare sull’esercizio stesso delle funzioni genitoriali. A ciò si aggiunge che il carattere, in gran parte “semi-amministrativo” delle funzioni del Tribunale dei Minori e le norme relative alla sua composizione con l’intervento di “esperti” e con sostanziali deleghe di indagini (che non dovrebbero essere, ma sono, “sostitutive” di quelle della stessa Autorità giudiziaria, ai famigerati “Servizi sociali”); delega che tende a diventare sempre più completa e sempre meno controllata e soggetta alla critica.

Ecco quindi che in un sistema giudiziario in cui nemmeno una fitta quantità di norme riescono a rendere equa e chiara l’assunzione delle prove, proprio per l’esercizio di uno dei più delicati e difficili compiti si ricorre al trasferimento al potere incontrollato di organismi di discutibile formazione e mancanti di ogni controllo efficace sulla loro discrezionalità, con una effettiva rinunzia alla funzione che il Tribunale dovrebbe considerare come propria e non delegabile. È l’anticamera dell’abuso e addirittura l’anticamera del crimine.

Ecco il vero mostro. Che non è “di Bibbiano”. Ho già scritto delle malefatte del Tribunale dei Minori proprio di quello di Bologna, di molti anni fa. Malefatte dei Servizi sociali, malefatte del ministro della Giustizia che allora, di fronte ad un caso in cui l’abuso si tingeva addirittura di ridicolo, alzò le spalle per il fastidio di quel ficcanaso di deputato.

Manca, tra l’altro, uno studio serio e severo, sulla corrispondenza (che in realtà è vera “dipendenza”) dei provvedimenti del Tribunale rispetto all’operato ed alle “proposte” dei Servizi sociali. Ecco il mostro! Rimediare tardivamente agli episodi di Bibbiano, lasciando intatto il sistema, fa sì che la mostruosità si estenda al potere legislativo. Altro che mostri di Bibbiano!

Rif:http://www.opinione.it/editoriali/2019/07/31/mauro-mellini_bibbiano-inchiesta-giudiziaria-falsi-rapporti-servizi-sociali-bambini-genitori-affidamenti/

Torino, condanna definitiva ex presidente del Tribunale di Sanremo e di Imperia. 5 anni e 6 mesi per peculato e corruzione

Torino, condanna definitiva ex presidente del Tribunale di Sanremo e di Imperia. 5 anni e 6 mesi per peculato e corruzione

La Corte di Cassazione conferma la condanna in appello a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato e corruzione all’ex presidente del tribunale di Sanremo e di ImperiaGianfranco Boccalatte. La sentenza, ora definitiva, è stata pronunciata dalla Cassazione al termine di un processo avviato nel 2011 e tenutosi a Torino. L’ex magistrato è stato ritenuto responsabile di peculato e corruzione, mentre è stato prosciolto dalle accuse di tentato abuso d’ufficio e millantato credito, reati caduti in prescrizione. Da queste accuse è stato prosciolto anche Riccardo Amedeo Bosio, architetto di Ventimiglia. Confermati i risarcimenti e il pagamento delle spese processuali nei confronti delle parti civili.

Boccalatte era stato accusato dalla procura di Torino e dai Carabinieri di aver creato un sistema illecito per favorire alcuni amici tramite incarichi e consulenza e trarne beneficio economico.

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/15/torino-condanna-definitiva-ex-presidente-del-tribunale-di-sanremo-e-di-imperia-5-anni-e-6-mesi-per-peculato-e-corruzione/5181477/

Magistrati arrestati, 10 davanti a Gip

 © ANSA

BARI, 24 AGO – La Procura di Lecce ha chiesto il rinvio a giudizio di tre magistrati, all’epoca dei fatti in servizio Trani, accusati associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Sono l’ex Gup Michele Nardi e gli ex Pm Antonio Savasta e Luigi Scimè. Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, insieme ad altri sette imputati, compreso l’ispettore Vincenzo Di Chiaro, dovranno comparire il prossimo 11 settembre davanti al Gip Cinzia Vergine. Stralciata la posizione dell’imprenditore Flavio D’Introno, principale accusatore degli imputati, che ha parlato di avere ricevuto una richiesta di 2milioni di euro per bloccare un processo in cui era imputato per usura e aprire fascicoli contro chi lo accusa.
    Tentativi non riusciti. Stralciata anche quella del carabiniere Martino Marancia, la cui posizione potrebbe essere archiviata.
    Il rinvio a giudizio è stato chiesto con la formula dell’urgenza per evitare la scadenza dei termini di custodia, prevista per il prossimo 13 ottobre.

Rif: http://www.ansa.it/puglia/notizie/2019/08/24/magistrati-arrestati-10-davanti-a-gip_a713f4eb-811c-40cf-82a3-fa6c73558c27.html

Bonelli (Verdi): “CSM valuti sospensione procuratore di Taranto”

Il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe con celerità intervenire e sospendere dalle funzioni di procuratore della Repubblica di Taranto il dott. Carlo Mario Capristo e accertare che rapporti c’erano tra il procuratore e l’avvocato Piero Amara nella vicenda Ilva.” Lo dichiara il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge.

“E’ urgente una verifica da parte del CSM per chiarire se corrisponde a verità che con l’avvocato Piero Amara vi siano stati incontri con la procura di Taranto relativamente alla vicenda su cui si sta svolgendo un processo delicato e importante contro l’inquinamento provocato dal siderurgico tarantino, e se in quelle sedi si arrivò alla richiesta di patteggiamento poi respinta dai giudici.” “La città di Taranto merita di avere immediate assicurazioni in merito – conclude Bonelli – cose per questo invieremo un esposto al CSM”.

Rif:http://www.cosmopolismedia.it/politica/8572-bonelli-verdi-csm-valuti-sospensione-procuratore-di-taranto-capristo.html

“Sistema Siracusa”, indagato a Messina il procuratore di Taranto Capristo

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C’è un altro indagato eccellente nell’inchiesta sul “sistema Siracusa” gestita dalla Procura di Messina retta da Maurizio De Lucia, che s’è ormai allargata a tutta Italia. Ed è un altro magistrato.

Si tratta dell’attuale procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo, che è stato iscritto nel registro degli indagati dai magistrati di Messina con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio. Di lui ha parlato in un verbale l’avvocato Piero Amara, il regista del “sistema Siracusa”, che ha raccontato di aver inviato a Trani, quando Capristo era a capo di quella procura, uno degli esposti anonimi che sarebbero dovuti servire ad inscenare il falso complotto ai danni dell’Eni, per sviare le “vere” indagini di Milano sul colosso petrolifero.

L’abuso d’ufficio contestato a Capristo si sarebbe concretizzato secondo i magistrati di Messina proprio con l’invio del fascicolo “strumentalmente” da Trani a Siracusa e non alla Procura di Milano, che in quel periodo stava indagando su tutta la vicenda Eni.

Secondo quanto ha riferito l’avvocato Amara ai magistrati messinesi lui conosceva bene Capristo. Un esposto anonimo dello stesso tenore Amara lo inviò all’epoca alla procura di Siracusa dal suo “amico”, ora ex pm, Giancarlo Longo. E proprio l’ex pm, che ha patteggiato la pena di 5 anni di reclusione nell’ambito del processo aperto a Messina, chiese al collega Capristo l’invio degli atti al suo ufficio. Atti che vennero in effetti inviati da Trani a Siracusa.

“Sono stato già interrogato dai colleghi di Messina – ha spiegato Capristo all’Ansa – e ho rappresentato loro la correttezza del mio operato”. “Quando giunsero gli anonimi a Trani – ha aggiunto – furono assegnati a due sostituti che si occuparono dei doverosi accertamenti sulla loro fondatezza”. “Successivamente – ha rilevato – venne formalizzata una articolata richiesta del fascicolo dal Pm di Siracusa. La richiesta fu analizzata dai due Pm che con apposita relazione mi rappresentarono che gli atti potevano essere trasmessi. Vistai la relazione e disposi la trasmissione del fascicolo al Procuratore di Siracusa. Nessuno poteva immaginare all’epoca alcun preordinato depistaggio”.

Rif: https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2019/07/02/sistema-siracusa-indagato-a-messina-il-procuratore-di-taranto-capristo-048164d7-772e-446b-a938-13a1efe4ff48/

Magistrati arrestati: scoperto il «tesoro» di Savasta: 22 case e 12 terreni. Ex pm interrogato a Lecce per 8 ore

È durato otto ore l’interrogatorio in carcere a Lecce dell’ex pm di Trani Antonio Savasta arrestato per corruzione il 14 gennaio scorso dalla magistratura salentina assieme al collega ex gip tranese Michele Nardi. Assistito dal proprio legale avvocato Massimo Manfreda, Savasta è stato ascoltato dal pm di Lecce Roberta Licci, titolare dell’inchiesta insieme al procuratore capo Leonardo Leone De Castris. All’uscita del carcere l’avvocato Manfreda si è detto soddisfatto dell’esito dell’interrogatorio. «Una lunghezza necessaria – ha detto Manfreda ai giornalisti che lo attendevano all’uscita del carcere – necessaria per fornire i dovuti chiarimenti. La durata dell’interrogatorio è sintomatica dell’atteggiamento processuale che non è di chiusura. Ci sono delle cose sulle quali abbiamo lealmente fornito la nostra versione, ci sono altri aspetti su cui ci siamo confrontanti altrettanto lealmente e chiaramente». «È stato il terzo interrogatorio – ha detto ancora – e probabilmente almeno in questa fase, l’ultimo. In settimana depositeremo istanza di sostituzione della misura cautelare con la concessione degli arresti domiciliari». «Nel corso dell’interrogatorio la difesa ha anche prodotto un piccolo memoriale difensivo – ha concluso – Sette pagine inerenti questioni oggetto di imputazione e contestazioni provvisoria e sui risultati delle indagini».

BARI – Il tesoro di Antonio Savasta, l’ormai ex pm arrestato il 14 gennaio per corruzione in atti giudiziari, potrebbe essere nascosto nel mattone. La vecchia regola dei tempi di Giovanni Falcone («segui i soldi») potrebbe risultare decisiva anche nell’inchiesta della Procura di Lecce sulla giustizia svenduta nel Tribunale di Trani, inchiesta che ha finora fatto finire in carcere anche l’ex gip Michele Nardi e che nelle ultime settimane si sta allargando con l’esame di numerosi altri fascicoli. L’ipotesi è sempre la stessa: sentenze e indagini potrebbero essere state truccate in cambio di soldi.

E Savasta, che nell’ultimo mese ha assunto un atteggiamento di collaborazione (dopo aver parlato a lungo ha presentato le dimissioni dall’ordine giudiziario, preludio a una richiesta di scarcerazione) potrebbe aver utilizzato i soldi per accumulare un enorme patrimonio: risulta infatti proprietario (da solo o insieme ai familiari) di 22 unità immobiliari e di 12 terreni nella provincia di Bari, cui si aggiungono altre 8 unità immobiliari (più un terreno) intestati alla moglie dell’ex pm (che non risulta indagata).

A scattare la fotografia del patrimonio di Savasta è stata la Finanza di Firenze, nell’ambito di una inchiesta (quella sui presunti favori all’imprenditore barlettano Luigi D’Agostino) poi trasferita per competenza a Lecce quando sono emersi gli elementi a carico del magistrato in servizio a Trani.

Dal 2015 al 2017, gli anni in cui si sono svolti i fatti contestati nella prima parte dell’inchiesta, Savasta ha dichiarato redditi oscillanti tra i 130 e i 140mila euro, più alti rispetto al solo stipendio di magistrato (in quegli anni circa 110mila euro lordi). La differenza è fatta, appunto, dai redditi di locazione. Ma nel mirino dei militari sono finiti i numerosi bonifici e versamenti sui conti del magistrato, che – solo per fare un esempio – da gennaio a marzo 2018 ha versato assegni per 81mila euro ed ha ricevuto bonifici per oltre 21mila euro. Il quadro complessivo, molto complesso, mostra un elevato numero di operazioni finanziarie (spesso con i parenti), ma anche di operazioni immobiliari effettuate direttamente da lui o dalla moglie. Savasta risulta ad esempio aver effettuato un investimento in un immobile turistico nella zona di Polignano a Mare.

L’analisi delle risultanze patrimoniali potrà essere un valido elemento di riscontro delle accuse oggi al vaglio della Procura di Lecce. Oltre a quelle di Flavio D’Introno, l’imprenditore di Corato che con le sue «confessioni» è stato determinante per l’arresto dei due magistrati (cui ha detto di aver corrisposto negli anni 3 milioni di euro), ci sono numerosi altri casi: ad esempio l’altro imprenditore Paolo Tarantini, di Corato, la cui posizione è all’esame in questi giorni. Ma c’è anche il «re del grano», Francesco Casillo, arrestato nel 2006 su richiesta di Savasta (accolta dal gip Nardi) per lo scandalo del grano all’ocratossina: una inchiesta che nacque dalla denuncia di un esponente della Coldiretti di Spinazzola e si concluse il 4 luglio 2012 con l’assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Casillo è stato ascoltato alcune settimane fa dalla pm Roberta Licci. Le sue parole, e la sua stessa posizione, sono adesso in corso di esame. Ieri l’imprenditore ha fornito la sua versione della storia a «Repubblica», raccontando di aver pagato «550mila euro per uscire dal carcere» tramite un intermediario. Oltre a lui, Savasta fece arrestare anche i fratelli Beniamino, Pasquale e Cardenia nell’ambito dell’inchiesta «Apocalisse» sul presunto spietramento della Murgia. L’intermediario avrebbe chiesto ad un amico di famiglia «un milione di euro per risolvere la questione. Promettendo di farlo immediatamente» e alla richiesta di «una prova che, effettivamente, se avessimo pagato saremmo usciti di galera», Francesco Casillo ha raccontato che «mia sorella, incredibilmente, dopo poche ore dal suo arresto fu scarcerata».

La storia, come detto, è ora al vaglio. Ma agli atti dell’inchiesta di Lecce c’è una strana intercettazione ambientale del 1° luglio 2016 in cui Nardi parla in macchina da solo. I carabinieri l’anno considerata «un importante spunto investigativo poiché dalle sue parole traspare, in maniera incontrovertibile, la legittimazione dell’operato del pm Antonio Savasta, nonostante al vicenda Casillo si è conclusa con l’assoluzione del re del grano coratino»: «Casillo è meglio che sta zitto perché il vero scandalo è quando Casillo è stato assolto, e no che è stato messo in galera ed è stato assolto da un collegio» in cui, secondo Nardi, uno dei giudici (non indagato e non coinvolto in alcun modo») aveva la moglie che lavorava per Casillo. «Le tangenti saranno state pagate sì – è la conclusione del monologo di Nardi – ma per essere assolto, non certo per essere messo in galera».
A novembre 2015 Savasta concluse la requisitoria a carico di Francesco Casillo chiedendo 4 anni di carcere, dopo che a novembre 2008 aveva dato il suo assenso a un patteggiamento che avrebbe comportato solo una multa: l’istanza fu però rigettata dal Tribunale perché ritenuta incongrua.

Rif: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1122471/magistrati-arrestati-scoperto-il-tesoro-di-savasta-22-case-e-12-terreni.html

Corruzione, la Procura di Lecce chiede il processo per tre magistrati

La Procura di Lecce ha chiesto il rinvio a giudizio di tre magistrati, all’epoca dei fatti in servizio Trani, accusati associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Sono l’ex gup Michele Nardi e gli ex Pm Antonio Savasta e Luigi Scimè.

Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, insieme ad altri sette imputati, compreso l’ispettore Vincenzo Di Chiaro, dovranno comparire il prossimo 11 settembre davanti al Gip Cinzia Vergine. Stralciata la posizione dell’imprenditore Flavio D’Introno, principale accusatore degli imputati, che ha parlato di avere ricevuto una richiesta di 2milioni di euro per bloccare un processo in cui era imputato per usura e aprire fascicoli contro chi lo accusa. 

Tentativi non riusciti. Stralciata anche quella del carabiniere Martino Marancia, la cui posizione potrebbe essere archiviata. Il rinvio a giudizio è stato chiesto con la formula dell’urgenza per evitare la scadenza dei termini di custodia, prevista per il prossimo 13 ottobre.

Rif: https://www.borderline24.com/2019/08/24/corruzione-la-procura-lecce-chiede-processo-tre-magistrati/

Borsellino: indagati magistrati

 © ANSA

Indagine a Messina, notificata esecuzione accertamenti tecnici

Non è più a carico di ignoti l’indagine della Procura di Messina sul depistaggio dell’inchiesta sulla Strage di via d’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta. I pm della città dello Stretto hanno iscritto nel registro degli indagati alcuni magistrati – non è ancora noto quali – del pool che indagò sull’attentato. Agli indagati e alle persone offese oggi la Procura ha notificato l’esecuzione di accertamenti tecnici irripetibili.

Rif: http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/06/11/borsellino-indagati-magistrati_61082655-4a40-441e-a2ba-1a03c2cb8ce3.html

CASO GIUSEPPE DEZZANI : INDAGATI IL PROCURATORE DI PESARO CRISTINA TEDESCHINI, I PM MARIA LETIZIA FUCCI E FABRIZIO GIOVANNI NARBONE PER FAVOREGGIAMENTO E ABUSO D’UFFICIO.

Sopra il Geometra Giuseppe Dezzani consulente della Procura

Sopra il Procuratore Capo di Pesaro Cristina Tedeschini e

sotto il PM Maria Letizia Fucci

IN ARRIVO UNA CLASS ACTION CONTRO IL CONSULENTE GIUSEPPE DEZZANI E ALCUNI MAGISTRATI.

Non sembra concludersi il caso del geometra Giuseppe Dezzani spacciatosi per ingegnere e laureato in aule di tribunale per anni. Il Dezzani Che ultimamente sembra essere scomparso dalla cronaca giudiziaria, aveva prestato la propria opera quale consulente della PROCURA di Pesaro come ‘dottore‘ in una vicenda Che coinvolgeva un medico NEL 2016. In tale circostanza Giuseppe Dezzani era stato denunciato per frode processuale, false attestaziini e sostituzione di PERSONA, con tanto di indagini della Guardia di Finanza Che avevano scoperto l’assenza di titoli accademici da part del Dezzani e Le false attestazioni anche su corsi privati FREQUENTATI, attestazioni e titoli vantati e sottoscritti dal Dezzani.Ma I Pm di Pesaro Maria Letizia FUCCI E FABRIZIO GIOVANNI NARBONE e in una successive inchiesta il Pm Cristina TEDESCHINI hanno ritenuto Che Le false attestazioni del Dezzani e la truffa ai danni dello stato non ci fossero, in quanto per fare l’informatico forense non ci vuole la laurea. Peccato che in Italia  e in qualunque Paese civile spacciarsi con titoli Che non si possiedono e’ truffa ai danni dello Stato  e soprattutto dichiararlo in tribunale. FAVOREGGIAMENTO E ABUSO D’UFFICIOI reati ipotizzati a carico dei 3 PM DI PESARO. IL Caso sul tavolo del CSM.Intanto in ARRIVO UNA CLASS ACTION CONTRO il geometra Dezzani e ALCUNI MAGISTRATI.

Rif: https://sito.libero.it/informazionegiustizia/caso-giuseppe-dezzani-indagati-procuratore-pesaro-cristina-tedeschini-pm-maria-letizia-fucci-fabrizio-giovanni-narbone-favoreggiamento-abuso-dufficio/