Scandalo toghe, ora Palamara accusa Pignatone: «Mi disse lui che ero indagato»

Sempre peggio. Dopo settimane di intercettazioni, veleni e segreti che hanno scatenato il caos delle e nelle procure, il flusso di rivelazioni non cessa di sconquassare la Magistratura. Nell’interrogatorio reso il 30 maggio scorso ai pm di Perugia che lo indagano per corruzione, per i viaggi e i soggiorni all’estero che gli avrebbe pagato l’imprenditore Fabrizio Centofanti, il pm romano Luca Palamara ha puntato il dito contro il suo vecchio capo, l’ ex procuratore Giuseppe Pignatone. Lo rivela  il Fatto Quotidiano che pubblica stralci del verbale dell`interrogatorio. Palamara ha raccontato che nel novembre del 2017 Pignatone gli comunicò «in via riservata e amichevole che era stata trovata la ricevuta di un soggiorno in compagnia di Adele Attisani (una sua amica, ndr)»: l’aveva acquisita la Guardia di finanza in altre indagini in corso a Roma su Centofanti. E ha detto che non era solo lui ad avere rapporti con l’imprenditore che gli aveva presentato sua sorella: «La frequentazione riguardava anche il presidente della Corte dei Conti Raffaele Scutieri, persona stimata, con Pignatone e sua moglie, con ufficiali della Guardia di Finanza e dei carabinieri, giudici ordinari».

Rif:https://www.secoloditalia.it/2019/07/scandalo-toghe-ora-palamara-accusa-pignatone-mi-disse-lui-che-ero-indagato/

Eni,PM Paolo Ielo e Pignatone

l Fatto Quotidiano scrive di un presunto conflitto tra l’attività inquirente di due magistrati con quella professionale dei loro fratelli, entrambi avvocati di grido. Repubblica rivela che Perugia indaga sull’ex presidente Anm Palamara per corruzione e rapporti con Centofanti e Amara

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Una vera e propria bufera investe la Procura di Roma. Al centro, come accade ormai da oltre un anno, la posizione e le conoscenze dell’avvocato siracusano Piero Amara e la collaborazione dello stesso con Eni.

La Procura di Perugia su Palamara. La Procura perugina, competente per le indagini sui magistrati di Roma, sta indagando per corruzione Luca Palamara, ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm, l’organo di autogoverno della magistratura) ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). Secondo Repubblica, Palamara è sospettato di aver sviluppato rapporti inopportuni con Fabrizio Centofanti (ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone) arrestato nel febbraio 2018 per frode fiscale e in affari con Piero Amara, avvocato coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma (oltre che Messina e Milano) per il suo ruolo nelle sentenze “aggiustate” della magistratura amministrativa. L’obiettivo dell’intera operazione, sostiene Repubblica, sarebbe prendere il controllo del Csm, organo responsabile di scegliere il nuovo procuratore di Roma, incarico rimasto vacante l’8 maggio scorso con il pensionamento di Giuseppe Pignatone per raggiunti limiti di età.

“Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti – dice – Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona”.

Esposto del Pm Fava a Roma contro i colleghi. E intanto Il Fatto Quotidiano scrive di un presunto conflitto tra l’attività inquirente di due magistrati con quella professionale dei loro fratelli, entrambi avvocati di grido, che sta spaccando la Procura di Roma. Roberto Pignatone, 61 anni, professore associato di Diritto tributario con studio a Palermo, ha ottenuto nel 2014 un incarico da Piero Amara, poi destinatario di una richiesta di arresto della Procura di Roma.

Il sostituto procuratore di Roma Stefano Rocco Fava, 52 anni, ha scritto al Csm per segnalare il comportamento del suo ex capo Giuseppe Pignatone, da poco andato in pensione, che non si è astenuto. Nell’esposto di Fava è citato anche il caso dell’aggiunto Paolo Ielo, tuttora a capo del pool reati amministrativi della Capitale. Domenico Ielo, 49 anni, titolare di un suo studio associato con sede a Milano, ha fatto (legittimamente) il consulente per l’Eni, società finita nel mirino della Procura perché i Pm hanno scoperto pagamenti per decine di milioni da Eni a una società di nome Napag.

Secondo il pm Fava quella società sarebbe stata riferibile allo stesso Amara ma il titolare di Napag – Francesco Mazzagatti – e Amara negano. All’esposto sono allegate le carte, provenienti da altre indagini di Siracusa, che documentano i rapporti del fratello minore di Pignatone. Fava – si legge sul Fatto – voleva proseguire le indagini su Amara (nonostante il patteggiamento a 3 anni con l’assenso della Procura) convinto che la storia non fosse finita lì e l’aveva puntato per i presunti affari tra Napag ed Eni. Amara è indagato per induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria e per autoriciclaggio perché avrebbe stipulato un “fittizio contratto di compravendita” di 25 milioni di euro tra l’Eni e la Napag, società a lui riconducibile, in cambio del silenzio sul “coinvolgimento dei vertici Eni nell’attività di inquinamento probatorio”.

Fava voleva proseguire su questo filone (poi finito a Milano) ma Pignatone, confortato da Ielo e da altri aggiunti, ha stoppato il sostituto prima negando il suo assenso alle richieste e poi togliendogli il fascicolo. Al centro dell’esposto di Fava c’è una riunione del 5 marzo scorso convocata da Pignatone nel suo ufficio per discutere dell’eventuale sua astensione in ragione dei rapporti professionali del fratello, che riferisce di non aver mai conosciuto Amara, con Eni.

Una storia che continua a evolversi sempre più e che non pare avere una conclusione, piena di intrecci e di personaggi di spicco che lasciano un alone di sospetto su ogni cosa. Una storia infinita, che vede al centro sempre lui: l’avvocato Piero Amara.

Rif: http://www.siracusanews.it/siracusa-eni-amara-intrecci-infiniti-bufera-sulla-procura-roma/