Ecco perché Fuzio deve dimettersi (e non solo lui)

L’Espresso online ha reso pubblica la conversazione registrata, nel corso dell’inchiesta di Perugia a carico di Luca Palamara, il 21.5.2019 tra il pg della Cassazione Riccardo Fuzio e l’indagato, il cui contenuto veniva gelosamente tenuto nascosto da oltre 15 giorni dal Csm – silenti anche i vertici – in attesa, forse, che si calmassero le acque. Nel corso dell’incontro, il pg ha messo al corrente l’indagato di alcuni dettagli dell’inchiesta per corruzione nei suoi confronti e ha discusso con lui della operazione e dei voti per eleggere il pg di Firenze Marcello Viola a Procuratore di Roma. Tre le considerazioni: la prima che, a sostituirsi all’improprio silenzio delle Istituzioni, è stata, ancora una volta, la stampa nell’insopprimibile esercizio del diritto di informare i cittadini che, a loro volta, hanno il diritto di essere informati. La seconda è che lo scorretto comportamento di Fuzio – al pari di quello, altrettanto scorretto, di cinque membri del Csm, di cui quattro si sono dimessi e uno è ancora in “autosospensione (!?) – è “normale” espressione (assolutamente riprovevole) della degenerazione delle correnti che, costituitesi in gruppi di potere, hanno capi – spesso privi di incarichi formali – che, in quanto “signori delle tessere”, impartiscono disposizioni ai componenti il gruppo e sono in grado di determinare l’elezione dei prescelti a componenti del Csm, ai quali, successivamente, vengono impartite direttive per le nomine ai posti direttivi, anche di vertice. Ciò spiega perché i cinque componenti del Csm (due di Unicost, Spina e Morlini, tre di MI, Cartoni, Lepre, Criscuoli) vadano alle riunioni “carbonare” con Luca Palamara e Cosimo Ferri (capi indiscussi delle due correnti) per discutere, molto scorrettamente (anche con un deputato imputato, Luca Lotti) la nomina dei procuratori di Roma e di Perugia e dello stesso Palamara a procuratore aggiunto della Capitale; e ciò spiega perché il pg discuta impropriamente con l’indagato che, però, è il capo indiscusso della sua corrente alla quale deve molto per essere stato, per anni, in quota Unicost al Csm come magistrato-segretario, come addetto all’ufficio studi e, infine, come componente; e, del resto, la sua nomina a procuratore generale è frutto della convergenza sul suo nome anche dei voti di Unicost (compreso il Palamara) e di MI. Se questi sono gli effetti perversi delle correnti, degenerate in impropri e pericolosi centri di potere, allora i vertici della Anm devono convocare l’assemblea dei soci per deliberare sullo scioglimento di esse, in maniera che gli associati possano liberamente discutere, senza vincoli o pressioni, all’interno dell’Associazione, dei loro problemi nel trasparente confronto delle diverse opinioni. La terza considerazione è che i gravissimi comportamenti del pg – ancora più gravi di quelli tenuti dai cinque componenti del Csm nei cui confronti proprio il pg ha avviato l’azione disciplinare – pongono il problema di come possa essere esercitata l’azione disciplinare nei confronti del pg che ne è l’unico, esclusivo titolare e che certamente non la può esercitare contro se stesso. Il ministro di Giustizia può proporre l’azione disciplinare (e, nella specie, data la gravità della questione deve avviare da subito gli accertamenti), ma la proposta è pur sempre fatta al pg che non può certamente delegare l’inchiesta disciplinare al procuratore aggiunto o agli avvocati generali da esercitarsi nei suoi confronti (e al quale, anche nei casi di delega, spetterebbe sempre e comunque l’ultima parola). Né si può ricorrere all’“autosospensione” dalla carica di procuratore generale, istituto che non esiste nel nostro ordinamento giuridico e che sarebbe un mero, censurabile espediente. L’unica soluzione, in un caso del genere, anche per la gravità dei comportamenti, non può che essere quella delle dimissioni del procuratore generale dall’Ordine giudiziario.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/03/ecco-perche-fuzio-deve-dimettersi-e-non-solo-lui/5297352/

L’amica a Palamara: «Da Ibiza a Favignana, abbiamo vissuto sette anni nel lusso»

L'amica a Palamara: «Da Ibiza a Favignana, abbiamo vissuto sette anni nel lusso»

Una conversazione intercettata il 16 maggio scorso grazie al trojan inserito nel telefonino di Luca Palamara dà conto dei consigli ricevuti dal procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, all’epoca segretario di Magistratura indipendente

Roma – Il procuratore generale Riccardo Fuzio non era l’unico alto magistrato sul quale Luca Palamara poteva contare sia per decidere sulle mosse da compiere rispetto all’indagine per corruzione aperta contro di lui a Perugia, sia per agevolare l’arrivo al vertice della procura di Roma del «suo» candidato Marcello Viola. Una conversazione intercettata il 16 maggio scorso grazie al trojan inserito nel suo telefonino, dà conto dei consigli ricevuti dal procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, all’epoca segretario di Magistratura indipendente e anche lui sostenitore di Viola. Ma gli atti dell’inchiesta avviata dai pubblici ministeri umbri raccontano anche presunti interventi che proprio Palamara avrebbe compiuto per «pilotare» alcuni processi che non erano stati assegnati a lui, ma che interessavano suoi conoscenti.

«Muovere le carte»

Poco dopo aver saputo dall’amico e consigliere del Csm Luigi Spina di essere indagato, Palamara va da Racanelli. È furioso. «Hai saputo la porcata? Ma tu hai capito che hanno fatto?». Poi minaccia: «Però mo’ va gestita bene perché se poco poco mi girano… poi racconto tutto». Il collega gli consiglia di chiedere ufficialmente alla Procura di Perugia quale sia la sua posizione. 

Racanelli: «A quel punto sei legittimato ad andare con un tuo avvocato a prendere contatto con il pm e dice “il mio assistito vuole farsi interrogare… non dichiarazioni spontanee” e vedi cosa ti dice, ma però a questo punto cerca anche di capire una cosa perché secondo me è un peccato che poi sprechi questa occasione di poter fare l’aggiunto adesso».

Palamara: «Certo».

Racanelli: «Scusa perché dopo finirà la storia…».

Palamara: «No, ma io sono d’accordo».

I due sono preoccupati anche per la possibile procedura di trasferimento al Csm, mentre si mostrano interessati che proceda rapidamente quella basata sull’esposto del pm romano Stefano Fava contro l’ex procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo. 

Racanelli: «Secondo me la commissione non fa niente sulla pratica tua… su quell’altra bisogna insistere per avere le carte e incominciare a muovere le carte… incominciare a convocare… perché così segnali…». E alla fine Palamara conclude: «Vabbè, le spalle sono forti… cioè sono più stimolato a portare Viola». 

Adele e il lusso

L’accusa di corruzione riguarda soldi, viaggi e gioielli che l’imprenditore Fabrizio Centofanti avrebbe pagato per lui e per la sua amica Adele, insegnante di ginnastica che frequentava da anni. Il 9 maggio i due parlano proprio di quanto può accadere, il magistrato è preoccupato e si sfoga proprio sull’amicizia con Centofanti. 

Palamara: «Quel c… di piccoletto solo guai c’ha combinato».

Adele: «Eh però abbiamo passato sette anni di lusso».

Palamara: «Pure, dillo pure!».

Adele: «Lo sto dicendo a te… siamo stati a Ibiza con… siamo stati a Favignana». 

I processi pilotati 

Durante la perquisizione a casa di Palamara è stato trovato un elenco di fascicoli già inviati in tribunale o in corte d’Appello con alcune annotazioni a mano. Per il primo si parla della sostituzione di una giudice; su un altro è scritto: «Questa è fondamentale che la rigetti»; su un terzo: «Questa è l’ultima che ti ho dato». E adesso sarà la Guardia di Finanza a dover verificare se gli interventi siano effettivamente andati a buon fine.

Rif: https://www.corriere.it/cronache/19_luglio_03/amica-palamarada-ibiza-favignanaabbiamo-vissutosette-anni-lusso-68624cec-9d19-11e9-b87c-e5d25052c984.shtml

Caos Csm, gli intrecci degli anni bui della Repubblica sono ancora in piedi

Caos Csm, gli intrecci degli anni bui della Repubblica sono ancora in piedi

Negli incontri si celano i segreti della Repubblica, ma soprattutto si mettono in funzione gli ingranaggi di quel perverso rapporto tra politica, massoneria, mafia e magistratura che ha reso instabile la nostra democrazia. Seguendo le intercettazioni e le carte del processo di Lecce che ha portato all’arresto dei magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi e individuato altri magistrati coinvolti, ci si accorge ad occhio nudo come questo intreccio che ha caratterizzato gli anni bui della Repubblica sia ancora in piedi, vivo e vegeto, e si muova sempre con gli stessi rituali.

Caos Csm, l’ipotesi di un filone pugliese. L’imprenditore che ha denunciato Savasta e Nardi: ‘Cene con Lotti, Palamara e Ferri’

Dagli incontri emersi dalle intercettazioni di Luca Palamara scopriamo che Luca Lotti, Ferri e altri magistrati si incontravano di notte per decidere gli incarichi direttivi da assegnare di giorno. Nelle intercettazioni del giudice Nardi, tuttora agli arresti per corruzione in atti giudiziari nel processo di Lecce, scopriamo che un riferimento essenziale a Roma del magistrato è Cosimo Ferri, parlamentare del Pd, membro del Csm e sottosegretario del ministero di Grazia e Giustizia del ministro Andrea Orlando.

Csm, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Nardi, come si apprende dalle intercettazioni dei Carabinieri, chiama Ferri – allora sottosegretario – per incontrarlo a proposito di un procedimento disciplinare che lo vede coinvolto e che può nuocere alla sua carriera. Ferri gli dice di passare dal ministero il martedì successivo. Dopo l’incontro Nardi, che ha una linea diretta con la segreteria di Ferri, manda al ministero tutte le carte che a suo dire potrebbero modificare le sorti di quella relazione negativa nei suoi confronti. In queste carte campeggia quello che Nardi definisce in altra intercettazione “asso nella manica”, “carta da giocare al momento giusto”, un parere in suo favore di Arcibaldo Miller.

Chi è Miller? Un magistrato in servizio a Napoli, con il quale questa storia ha una cosa in comune: cene e incontri notturni. Quello di Arcibaldo Miller, per cui verrà indagato insieme proprio a Cosimo Ferri sulla cosiddetta P3, avviene il 23 settembre del 2009. L’incontro si tiene proprio nell’abitazione di Denis Verdini. All’incontro erano presenti Flavio CarboniArcangelo MartinoPasquale LombardiMarcello Dell’Utri (condannato per mafia), Giacomo CaliendoAntonio Martone. Anche in questo incontro si decidevano cose importanti: le sorti della Regione Campania ed altre questioni su cui l’inchiesta è ancora aperta. Nardi, che ha il padre Vincenzo ex ispettore – come Miller, utilizzato da Bettino Craxi per controllare il pool di Mani pulite – con Miller condivide un’altra passione, per cui lo stesso Miller era stato indagato con archiviazione: la vicinanza ad ambienti massonici, accertata dagli investigatori, e a imprenditori legati alla criminalità organizzata.

In un’intercettazione dei Carabinieri, Nardi parla con un suo amico massone e non si scandalizza minimamente quando questi gli dice: “sto coi capi clan dei Capriati [di Bari, ndr] che devono partecipare a un’asta a Trani…” e quando questi gli dice che potranno aggiustare le cose col giudice a Catanzaro, relativamente al processo pendente contro Nardi, quando l’amico gli dice “in stile ‘ndrangheta”, non batte ciglio. Insomma il meccanismo che sta venendo fuori grazie anche alla legge Spazzacorrotti, alle captazioni e alla professionalità degli investigatori possiede delle costanti che si ripetono, e che rendono l’intreccio politica/magistratura/mafia/massoneria più vivo che mai anche in questi giorni.

Nardi, sapendo già di essere sotto inchiesta per corruzione a Lecce, in un messaggio sms rivolgendosi a Savasta che doveva trasferirsi scrive: ”Sarebbe l’ideale trasferirsi nel distretto di Lecce per liberarsi dalla loro persecuzione”. E Savasta, colto da un attimo di buonsenso e che come Nardi ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione dal Tribunale di Lecce, gli risponde: ”Non posso andarci”. Infatti alla fine Savasta andrà a Roma dove incontrerà Lotti, Ferri, entrando più a fondo nel meccanismo, cui Nardi era giunto per eredità paterna.

Altro elemento fondamentale del meccanismo che viene fuori dalle inchieste è che gli ispettori come Miller e Nardi padre hanno sempre da parte della politica una attenzione favorevole. Miller ottiene da Nicola Zingaretti, l’11 maggio del 2019, un incarico per un Ente regionale di pubblica assistenza a 2mila euro lordi al mese. Va meglio a Nardi padre, che ottenne dal Comune di Trani un incarico dal 2010 al 2018 come consulente in una municipalizzata a 4mila euro lordi, ritoccata negli ultimi quattro anni a 3mila. Un vitaliziodi fine carriera.

Csm, via da Magistratura pm Savasta

 © ANSA

(ANSA) – ROMA, 2 LUG – La Sezione disciplinare del Csm ha rimosso dalla magistratura l’ ex pm di Trani Antonio Savasta, che era stato intanto trasferito al tribunale di Roma e a gennaio era finito agli arresti domiciliari. La drastica condanna si riferisce a false attestazioni fatte davanti a un notaio, con riferimento alla realizzazione di una piscina in una masseria, “in assenza di titolo abitativo”. Una vicenda per la quale Savasta era gia’stato condannato in sede penale a 2 mesi reclusione.

Rif: http://www.ansa.it/puglia/notizie/2019/07/02/csm-via-da-magistratura-ex-pm-savasta_b783a312-0ac1-4fa4-a030-3eaff202c2bf.html

Caso Csm, Palamara: “Chiedo scusa a Mattarella”. E l’Anm vuole le dimissioni di Fuzio

Caso Csm, Palamara: "Chiedo scusa a Mattarella". E l'Anm vuole le dimissioni di Fuzio

Interviene con una memoria difensiva Luca Palamara, accusato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta di Perugia sul “mercato” delle nomine per le toghe. Al Csm, che nella sezione disciplinare discute la possibile sospensione del magistrato, Palamara scrive: “Voglio in questa sede rivolgere le mie scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e della indipendenza della intera magistratura”. Era stato proprio Mattarella, in un durissimo discorso davanti al Csm, a invocare un cambio di passo, una svolta rispetto ai metodi emersi dall’inchiesta perugina.

Ma, dopo le scuse al capo dello Stato, passa al contrattacco: “Non ho mai costruito dossier su Paolo Ielo e mai lo avrei fatto. Non ho mai interferito nella nomina del procuratore di Roma”. E poi: “Errori sicuramente ne sono stati commessi. Ho fatto parte di questo sistema condividendone pregi unitamente alla piena consapevolezza dei difetti, dei quali però non posso assumermi da solo tutte le responsabilità”. E infine:  “È vero, ho partecipato a cene ed incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma. Ma l’autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione. Non ho mai barattato la mia funzione”.

rif: https://www.repubblica.it/politica/2019/07/02/news/caso_palamara_l_anm_chiede_le_dimissioni_di_fuzio_e_lo_deferisce_ia_probiviri-230150405/?refresh_ce

Magistrati indagati, Capristo e il rapporto con l’avvocato Amara: da Trani a Taranto per la trattativa (bocciata) con l’Ilva

Magistrati indagati, Capristo e il rapporto con l’avvocato Amara: da Trani a Taranto per la trattativa (bocciata) con l’Ilva

C’era anche il legale di Siracusa negli incontri per la “trattativa” fra la procura e i legali dello stabilimento siderurgico in amministrazione straordinaria che nel 2017 portò alla proposta di patteggiamento. Incontri che, dopo la notizia dell’iscrizione del capo dell’ufficio inquirente nel registro degli indagati per abuso d’ufficio sulla base delle dichiarazioni rese proprio da Amara potrebbero assumere una diversa chiave di lettura

Il rapporto tra l’avvocato Piero Amara e il procuratore Carlo Maria Capristo nasce a Trani, ma prosegue nel tempo arrivando anche a Taranto. C’era infatti anche Amara negli incontri per la “trattativa” fra la procura di Taranto guidata proprio da Capristo e i legali di Ilva in amministrazione straordinaria che nel 2017 portò alla proposta di patteggiamento che avrebbe dovuto consentire alla società gestita dai commissari straordinari Piero GnudiCorrado Carrubba ed Enrico Laghi, di uscire dal maxi processo “ambiente svenduto“. Incontri che, dopo la notizia dell’iscrizione di Capristo nel registro degli indagati per abuso d’ufficio sulla base delle dichiarazioni rese proprio da Amara, potrebbero assumere una diversa chiave di lettura.

Amara, pur non avendo alcuna nomina formale, era sostanzialmente parte integrante dello staff legale scelto dai commissari straordinari dell’Ilva. Nei primi mesi del 2017, Amara prese parte agli incontri con il pool di magistrati ionici che avevano portato alla sbarra la proprietà della fabbrica, la dirigenza e anche la politica per le emissioni velenose dell’ex Ilva. Offrì, evidentemente, il suo contributo per raggiungere un accordo con la pubblica accusa. Un accordo che arrivò dinanzi alla corte d’assise che sta celebrando il processo ricevendo, tuttavia, il secco no dei giudici togati e popolari. Un pena troppo bassa rispetto alla gravità delle accuse secondo la Corte d’assise di Taranto: un rigetto che oltre a riportare nuovamente la società sotto processo divenne anche una batosta per la procura ionica che aveva dato il suo ok alla richiesta di patteggiamento.

L’accordo raggiunto dagli inquirenti guidati da Capristo e lo staff legale dell’Ilva prevedeva il pagamento di una sanzione pecuniaria di 3 milioni di euro, 8 mesi di commissariamento giudiziale e 241 milioni di euro di confisca quale profitto del reato da destinare alla bonifica dello stabilimento siderurgico di Taranto. Il verdetto della Corte, però, fu lapidario: “A giudizio di questa Corte – era scritto nel provvedimento firmato dal presidente Giuseppe Licci e giudice a latere Elvira Di Roma – le pene concordate con i rappresentati della pubblica Accusa” sono “sommamente inadeguate e affatto rispondenti a doverosi canoni di proporzionalità rispetto alla estrema gravità dei fatti oggetto di contestazione”.

Nelle tre pagine che componevano l’ordinanza di rigetto, infatti, i magistrati spiegarono che la legge associa la possibilità per le società di patteggiare la pena ai reati contestati ai suoi dirigenti finiti sotto processo ed evidenziando che “l’accesso al rito speciale” è circoscritto “alle ipotesi di illecito meno gravi, e cioè quelle per le quali sia prevista l’applicazione della sola sanzione pecuniaria”. Una fattispecie che non riguarderebbe la vicenda penale in cui sono coinvolti gli ex proprietari e dirigenti dell’Ilva accusati di reati gravissimi come l’avvelenamento di sostanze alimentari: per questa ipotesi di reato, infatti, è prevista in caso di condanna una pena minima di 15 anni di carcere. A questo, inoltre, i giudici avevano aggiunto che il procedimento penale “ambiente svenduto” è “tutt’altro che definito nelle forme del patteggiamento” visto che è “attualmente in corso” ed è “appena incominciata la fase dell’istruzione dibattimentale con l’assunzione delle prove orali” e che in ogni caso non potrà concludersi con un patteggiamento per gli imputati.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/02/magistrati-indagati-capristo-e-il-rapporto-con-lavvocato-amara-da-trani-a-taranto-per-la-trattativa-bocciata-con-lilva/5296931/

Le dritte del Pg di Cassazione all’amico Palamara indagato

Nelle intercettazioni l’alto magistrato parla col collega dell’inchiesta e anche di nomine. Oggi il caso al Csm

Questa mattina la commissione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura dovrà decidere se sospendere cautelarmente dallo stipendio e dalle funzioni Luca Palamara, il pm romano indagato per corruzione nell’inchiesta che sta terremotando il Csm. 

A prendere l’iniziativa contro Palamara – ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e leader della corrente di Unicost – è stato il 18 giugno il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, titolare dell’azione disciplinare insieme al ministro della Giustizia. Era già previsto che la seduta di oggi fosse complicata, carica di manovre e segnata dalle ombre dei veleni. Ma a poche ore dalla riunione della commissione piombano sulla scena dei nuovi verbali provenienti dalla indagine di Perugia. E sono verbali devastanti perché ad uscirne male non è tanto Palamara quanto il suo grande accusatore: Fuzio, il pg della Cassazione. L’uomo che nell’atto di incolpazione contro Palamara aveva avuto parole di fuoco contro il pm romano, accusandolo di avere messo il suo ruolo al servizio della lobby politica che girava intorno al Pd di Luca Lotti e Cosimo Ferri, mercanteggiando poltrone e incarichi. Ma ora si scopre che l’uomo che le ha firmate era legato a Palamara da una contiguità quasi fraterna, da una confidenza incredibile per un magistrato – Fuzio – che ricopre la carica forse più delicata della giustizia italiana. E che con Palamara discute anche lui di nomine, di manovre, di correnti. E non si indigna quando Palamara va più in là, e chiede a lui informazioni sulla inchiesta di Perugia che lo vede coinvolto.

La situazione è disastrosa, dal punto di vista istituzionale. Perché a questo punto a finire sotto procedimento disciplinare appare destinato lo stesso Fuzio: e a meno che il pg della Cassazione non si autoincrimini, l’unico a poter disporre il suo impeachment è il ministro Alfonso Bonafede.

Le intercettazioni che inguaiano Fuzio vengono rese note nella serata di ieri dall’Espresso. Per capirne la gravità, bisogna ricordare che il pg della Cassazione fa parte di diritto del Csm. Ma è una funzione che è sempre stata considerata di garanzia e di controllo. Invece Fuzio tratta nell’incontro con Palamara della nomina più delicata di tutti, quella del nuovo procuratore capo di Roma. La cricca guidata da Palamara, con i voti di Unicost e di Autonomia e indipendenza (la corrente di Davigo) vuole imporre Marcello Viola, pg di Firenze. Ma Fuzio si preoccupa che la sinistra (Area e movimenti) blocchi l’operazione puntando su Giuseppe Creazzo: A quel punto Area si toglie…può anche votare…ti dirò di più». «Lo Voi?»… «No… può votare Creazzo, ma a questo punto se loro sono d’accordo con i movimenti questo, che anche se votano Creazzo pure quattro noi, cinque e quattro nove…MI, Area e…e i tre grillini votano Viola, si va in plenum e a quel punto non esce». Fuzio, insomma, appare parte integrante della manovra.

Ma l’aspetto più sconcertante delle intercettazioni è quello relativo ai guai giudiziari di Palamara, finito sotto inchiesta a Perugia per i favori ricevuti dall’imprenditore Fabrizio Centofanti. Tra questi ci sono i regali (gioielli e viaggi) destinati all’amante di Palamara, Adele Attisani. Palamara sa di essere sotto inchiesta, perché lo ha avvisato un suo amico del Csm, Luigi Spina. Ma gli mancano i dettagli e va a chiederli a Fuzio. «Perché almeno l’unico modo per controbattere l’informativa è poter darle l’archiviazione, se no che cazzo faccio giusto? Però rimane l’informativa che mi smerda…nessuno gli dice questa cosa qui, questo è gravissimo…qualcuno glielo deve dire, cioè o gli dici chiaro, sennò veramente io perdo la faccia…mi paga il viaggio, l’informativa non l’ho mai letta, non si sa di che importo si parla…qual è l’importo di cui si parla? Si può sapere?». Fuzio invece di indignarsi tergiversa: «Mahhh». Palamara: «Cioè io non so nemmeno quanto è l’importo di cui parliamo». Fuzio: «Sici stanno le cose con Adele». Palamara: «Cioè…almeno tu…ma le cose con Adele…». Fuzio: «E il viaggio a Dubai». Palamara: «Viaggio a Dubai… Quant’è? Ma quanto cazzo è se io…allora…quant’è, a quanto ammonta?». Fuzio: «Eh…sarà duemila euro».

Csm, l’Anm: “Il procuratore generale Fuzio deve compiere un gesto di responsabilità. Sia deferito ai probiviri”

Csm, l’Anm: “Il procuratore generale Fuzio deve compiere un gesto di responsabilità. Sia deferito ai probiviri”

Le dettagliate notizie di stampa pubblicate ieri, riguardanti il procuratore generale presso la corte di Cassazione, fanno emergere un nuovo, sconcertante episodio nel quadro già molto grave emerso dagli atti dell’indagine della Procura della Repubblica di Perugia”. Lo sottolinea la Giunta Esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Per l’Anm si tratta di condotte “ancora più gravi in quanto riferite al titolare di un Ufficio che ha, tra le proprie prerogative, anche l’esercizio del potere disciplinare, ed è membro di diritto del Consiglio Superiore della Magistratura”. La magistratura, le istituzioni repubblicane e i cittadini “si attendono oggi un gesto di responsabilità, capace di separare la vicenda personale, ed il corso delle indagini, dalle istituzioni, onde preservarle da ulteriori effetti devastanti rispetto a quelli che già si sono prodotti”. L’Associazione Nazionale Magistrati auspica che, in tempi rapidi, “sia fatta integrale chiarezza su tutte le vicende emerse dall’indagine di Perugia, e chiede con forza al Dr. Fuzio un gesto di responsabilità, auspicando che intervenga tempestivamente, a prescindere dal corso delle indagini e dalle iniziative ad esse conseguenti”. E propone al Comitato Direttivo Centrale “il deferimento del dr Fuzio al collegio dei probiviri dell’Anm”.

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rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/02/csm-lanm-il-procuratore-generale-fuzio-deve-compiere-un-gesto-di-responsabilita-sia-deferito-ai-probiviri/5295853/

Palamara, il pg di Cassazione gli svelò notizie sull’inchiesta

Non è finita. La bufera torna sul Csm: anche Riccardo Fuzio, procuratore generale della Cassazione, uno dei più alti magistrati in carica, componente di diritto di Palazzo dei Marescialli e titolare dell’azione disciplinare che ha appena avviato nei confronti dei colleghi, ha violato il segreto istruttorio, rivelando al pm Luca Palamara dettagli sull’inchiesta di Perugia. Con Palamara, collega della corrente Unicost, parla dell’indagine e delle nomine, esattamente come i consiglieri costretti alle dimissioni. A un anno dalla pensione, potrebbe decidere di anticipare i tempi e lasciare. Nelle intercettazioni, Fuzio fa congetture, avanza anche il sospetto che le indagini siano state rese note per bloccare la nomina di Marcello Viola a procuratore di Roma. Lo dice chiaramente, intercettato mentre parla con il pm indagato, e riferisce di avere sollevato la questione con alcuni componenti del Csm: «Da un anno non esce nulla, la mossa della tempistica come pensate di gestire? Voi ritenete che questa tempistica sia contro Luca? Che già lo sapeva? Poi non potevo dire chiaramente Viola non Viola. A Ermini, evidentemente non gli hanno detto i vari passaggi».

NOTIZIE DA PERUGIA
Palamara è preoccupato dell’informativa di Perugia arrivata alla procura generale e al Csm. Le accuse di corruzione riguardano i suoi rapporti con Fabrizio Centofanti: in cambio di viaggi, avrebbe venduto all’imprenditore la sua funzione di magistrato. Il 21 maggio Palamara parla con Fuzio: «L’unico modo per controbattere l’informativa è poter darle l’archiviazione, se no che c…faccio? Però rimane l’informativa che mi smerda. Nessuno gli dice questa cosa qui, questo è gravissimo, alzo le mani. L’informativa non l’ho mai letta, non si sa di che importo si parla, qual è l’importo di cui si parla?». E il procuratore generale: «Sì, ci stanno le cose con Adele (un’amica di Palamara a cui, secondo Perugia, Centofanti compra un anello ndr) e il viaggio a Dubai». E Palamara: «Viaggio a Dubai, Quant’è?» Fuzio risponde: «Sarà duemila euro».

LE NOMINE
Poi il nodo delle nomine. «Cascini a un certo punto non vuole Lo Voi». E Palamara: «Ma è chiaro, sa che ci sto io sopra». Fuzio ribatte: «A questo punto sono iniziati di teatri, ma alla catanese io gli ho spiegato: guarda il problema è questo, che loro mettono subito, calano le braghe su Creazzo, però, se tiene, è chiaro che si può anche non sfidare». Palamara chiede lumi: «Unicost, Area, cioè tu dici». E Fuzio: «No: Unicost MI, portano Creazzo, dopo vogliono Viola». E Palamara domanda: «E Area?». E Fuzio, informato sugli equilibri: «A quel punto Area si toglie, può anche votare», e Palamara: «Lo Voi?» E Fuzio: «No, può votare Creazzo, ma a questo punto se loro sono d’accordo con i movimenti (la corrente Movimento per la Giustizia, ndr)questa cosa, cioè il ritardo può anche questo, che anche se votano Creazzo pure quattro, noi cinque e quattro nove. MI, Area e i tre grillini votano Viola, si va in plenum e a quel punto non esce. Oppure devono entrare, devono rimanere in tre per fare il ballottaggio». Palamara vuole essere certo: «Ma noi c’abbiamo il consenso, è l’unica cosa, come al solito a quel punto, per salvare il gruppo, cade su di te…ma pure, puoi tenere su Creazzo? In plenum? Come fai? Ce la potresti fare, diglielo a Crini, ma succede un macello se perde con l’astensione tua e vince Viola, è peggio ancora, perché se io dico, noi facciamo Viola a Roma tramite l’astensione di Riccardo, va bene, è il gioco delle parti, loro lo sanno e stiamo a posto e tu, lo potresti fare». Fuzio: «Cinque e quattro nove». E Fuzio: «Ermini si dovrebbe astenere, almeno quello, visto che mo’ è scandalizzato da me, dalla cosa e tutto quanto che fa? Allora se tu ti astieni non può mai vincere Creazzo».

LO SCENARIO
«Non ho capito» dice Fuzio, «Mi avete detto prima di farlo presto, ora che facciamo presto, perché si sono spaventati di questo fatto che può venire fuori uno sputtanamento su di te, nessuno me l’ha detta questa storia di Fava, perché Fava è fermo». E Palamara: «Però Mattarella, Ermini ti ha messo in mezzo, Riccà..mi devi far capire se c’ho da preoccuparmi». Poi parlano dei presunti favori fatti al pm Giancarlo Longo, già condannato per corruzione, quando era al Csm, una delle contestazioni mosse da Perugia: «Io dovevo giudicare Longo… se favorivo Longo mi arrestavano». E Fuzio: «Sì ti arrestavano». «È un cosa che era nota a tutti ma era a patto che la nota è indirizzata a quattro persone della procura e quindi tra questi ci sta Cascini (Giuseppe membro del csm ndr) e lui sa bene di questa cosa qua, se ne tiravano fuori. Però io a lui l’ho rassicurato, gli ho detto guarda, quando è venuta fuori questa cosa a settembre, gliel’ho detta, gli ho parlato. E lui mi ha rassicurato. L’informativa è chiaro che è partita, poi bloccata. Non si può».

Rif: https://www.ilmessaggero.it/italia/palamara_csm_magistrato_inchiesta-4592647.html
 

Caso Csm, le carte. «Ci sono Dubai e duemila euro». Quella soffiata a Palamara

Caso Csm,  le carte. «Ci sono Dubai e duemila euro». Quella soffiata a Palamara

«Ci stanno le cose con Adele e il viaggio a Dubai… saranno 2.000 euro». Così, il 21 maggio scorso, il procuratore generale presso la Cassazione Riccardo Fuzio conferma al pubblico ministero Luca Palamara il contenuto dell’informativa della Guardia di Finanza, svelandogli nuovi dettagli sull’accusa di corruzione nei suoi confronti. Il colloquio tra i due — amici di vecchia data e colleghi di corrente: la centrista Unità per la costituzione — dura oltre un’ora e adesso saranno i magistrati di Perugia — titolari dell’indagine sul pm romano ex presidente dell’Associazione magistrati — a dover decidere se nel comportamento di Fuzio si possa ipotizzare un reato (violazione di segreto o altro), mentre il ministro della Giustizia dovrà valutare eventuale illeciti disciplinari. 

Anche il pg della Cassazione è titolare dell’azione disciplinare, ma evidentemente quella sera non ha ritenuto inopportuno discutere con l’amico Palamara dell’inchiesta che lo riguardava (e che venti giorni dopo il colloquio gli è costata un procedimento avviato proprio da Fuzio). Non solo. I due parlano anche dell’imminente nomina del nuovo procuratore di Roma, e il pg valuta insieme a Palamara gli schieramenti in campo e suggerisce possibili mosse in vista della votazione al Csm. Esattamente come l’ex presidente dell’Anm aveva già fatto con altri consiglieri, ma soprattutto con i due parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti.

«Che dicono le carte?»

I due si incontrano intorno alle 22. Nei giorni precedenti Fuzio, in missione all’estero, era stato contattato dal consigliere Luigi Spina quando il fascicolo su Palamara era arrivato a palazzo dei Marescialli. Palamara è accusato di aver ricevuto dall’imprenditore Fabrizio Centofanti soldi, viaggi e un anello per l’amica Adele. 

Fuzio: «Non ho capito… Mi avete detto prima di farlo presto, ora che facciamo presto…perché si sono spaventati di questo fatto che può venire fuori uno sputtanamento su di te…nessuno me l’ha detta questa storia di Fava, perché Fava è fermo…».

Il riferimento è all’esposto di un altro pm romano, Stefano Fava, contro l’ex procuratore Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo.

Palamara: «Però Mattarella… Ermini ti ha messo in mezzo Riccà, perché con altri episodi… raccontare … e cioè mi devi fare capire, ora fammi capire tutto…Perché io…se c’ho da preoccuparmi…ma tu l’hai letto? Le carte che dicono?»

Fuzio: «Per questa cosa che ho detto…è una cosa che invece era nota a tutti perché non solo…ma era…a patto che la nota è indirizzata a quattro persone della Procura e quindi tra questi sta Cascini (ex procuratore aggiunto di Roma, oggi componente del Csm, ndr) e lui sa bene di questa cosa qua…però se ne tiravano fuori…“no, ma io non sapevo”… Però io a lui l’ho rassicurato, gli ho detto guarda, però tu non devi reggere perché io quando è venuta fuori questa cosa a settembre me l’ha detta, gli ho parlato… e lui mi ha rassicurato, quando dicono ma l’informativa è chiaro che è partita, poi bloccata… “non si può”…»

Dell’inchiesta di Perugia tornano a parlare verso la fine dell’incontro. 

Palamara: «Perché almeno l’unico modo per controbattere l’informativa è poter darle l’archiviazione, se no che c… faccio giusto? Però rimane l’informativa che mi smerda…nessuno gli dice questa cosa qui, questo è gravissimo… qualcuno glielo deve dire, cioè o gli dici chiaro, sennò veramente io perdo la faccia… mi paga il viaggio, l’informativa non l’ho mai letta, non si sa di che importo si parla…qual è l’importo di cui si parla? Si può sapere?… cioè io non so nemmeno quanto è l’importo di cui parliamo»

Fuzio: «Si…ci stanno le cose con Adele»

Palamara: «Cioè…almeno tu…ma le cose con Adele…»

Fuzio: «E il viaggio a Dubai…»

Palamara: «Viaggio a Dubai…Quant’è? Ma quanto c… è se io…allora…E di Adele…cioè in teoria…va bè me lo carico pure io…quanto…quant’è, a quanto ammonta?»

Fuzio: «Eh sarà duemila euro…»

«lavorare sui numeri»

La conversazione riguarda anche la nomina del procuratore di Roma e le trattative in corso per bloccare Francesco lo Voi (sostenuto dalla corrente di Area) e Giuseppe Creazzo (di Unicost) facendo prevalere Marcello Viola (portato da Magistratura indipendente) ma pronto per essere sostenuti, nei piani di Palamara, anche da Unicost. 

Fuzio: «Perché neanche loro…allora dice…a questo punto sono iniziati i teatri, ma alla catanese…io gli ho spiegato…il problema è questo, che loro mettono subito…calano le braghe su Creazzo…però, se tiene, è chiaro che…si può anche non sfidare.. (…) Oppure devono entrare…devono rimanere in tre per fare il ballottaggio»

Palamara: «Ma noi dobbiamo…c’abbiamo il consenso, è l’unica cosa, come al solito a quel punto, per salvare il gruppo, cade su di te…ma pure, puoi tenere su Creazzo? In plenum? Come fai? (…) Se io dico…noi facciamo Viola a Roma tramite l’astensione di Riccardo…va bene, è il gioco delle parti, loro lo sanno e stiamo a posto» (…)

Cominciano i conteggi dei possibili voti, con gli schieramenti di correnti e «laici».

Palamara: «Vanno 5 di Unicost…quattro di Area…e sono nove, Cerabona dieci…bisogna vedè che cosa fa Ermini…Si astiene giusto?».

Fuzio: «.Ermini si dovrebbe astenere»

Palamara: «Almeno quello…visto che mo’ è scandalizzato da me… Allora se tu ti astieni non può mai vincere Creazzo…»

Fuzio: «Siamo a nove più Cerabona dieci, giusto?

Palamara: «Ma la Grillo sta facendo veramente la pazzia per Creazzo? In maniera… allora sarebbe meschina».

Fuzio: «Lasciamo perdere… allora il problema è lavorare sui numeri, questo è il problema»

Palamara: «Eh, ho capito… Allora prima di tutto far fermare accordo Unicost».

Fuzio: «Ma che sei matto?».

Palamara: «Da stasera cambia tutto».

Rif: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_luglio_01/c-dubai-duemila-eurola-soffiata-pm-indagato-f6329ffe-9c3d-11e9-90e0-91eb5f4a6d20.shtml