Csm, Mattarella: ‘Quadro sconcertante e inaccettabile’

Il capo dello Stato: ‘Oggi si volta pagina. La reazione del Consiglio è stato il primo passo per il recupero della credibilità’ – VIDEO

Mattarella, oggi si volta pagina in Csm © ANSA

“Oggi si volta pagina nella vita del Csm”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al plenum del Csm. “Il saluto e gli auguri  – ha evidenziato il capo dello Stato – sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile“. 

“Quanto avvenuto – ha sottolineato in un altro passaggio –  ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l’autorevolezza dell’intero Ordine Giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”.

“La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l’esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non siano offuscati”. Lo ha ricordato il presidente Sergio Mattarella intervenendo stamattina al plenum del Csm.

Il Plenum del Csm, presieduto dal presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, ha convalidato l’elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, che in questo modo raddoppia la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli. I due togati subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, due dei consiglieri che si sono dimessi perché i loro nomi figurano nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici.

Rif:http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/06/21/csm-mattarella-quadro-sconcertante-e-inaccettabile_809686e9-034b-4dae-96ce-0df904c5c34d.html

Mattarella al Csm: “Caos sconcertante. Oggi si volta pagina nella vita del Consiglio”

Mattarella al Csm: "Caos sconcertante. Oggi si volta pagina nella vita del Consiglio"

l presidente della Repubblica presiede la riunione straordinaria del plenum del Consiglio ed esprime “grande preoccupazione” per quello che è emerso dalle indagini in corso. Ma l’organismo “ha gli anticorpi” per reagire. Il capo dello Stato annuncia che seguirà con attenzione le riforme della giustizia

ROMA – “Oggi si volta pagina nella vita del Csm. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica di impegno. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione”. L’ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Palazzo dei Marescialli, presiedendo la riunione straordinaria del plenum del Consiglio superiore della Magistratura. Il capo dello Stato prendendo la parola ha detto: “Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile”.

“Quanto avvenuto ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l’autorevolezza dell’intero ordine giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”, ha aggiunto il presidente della Repubblica. 

“Il coacervo di manovre nascoste – ha spiegato il capo dello Stato – di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura”.

Mattarella ha anche detto che “occorre far comprendere che la Magistratura italiana e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità”. Per questo, ha continuato, “tengo a ringraziare il vice presidente, il comitato di presidenza e i consiglieri presenti per la risposta pronta e chiara che hanno fornito con determinazione, non appena si è presa conoscenza della gravità degli eventi.

Secondo Mattarella, “la reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l’esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non siano offuscati. A questo riguardo non va dimenticato che è stata un’azione della magistratura a portare allo scoperto le vicende che hanno così gravemente sconcertato la pubblica opinione e scosso l’ordine giudiziario”.

“Tutta l’attività del Consiglio, ogni sua decisione – ha ammonito Mattarella – sarà guardata con grande attenzione critica e forse con qualche pregiudiziale diffidenza. Non può sorprendere che sia così e occorre essere ancor più consapevoli, quindi, dell’esigenza di assoluta trasparenza, e di rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni”.

“La Costituzione prescrive che l’assunzione di qualunque carica pubblica – ivi comprese, ovviamente, quelle elettive – sia esercitata con disciplina e onore, con autentico disinteresse personale o di gruppo; e nel rispetto della deontologia professionale. Indipendenza e totale autonomia dell’ordine giudiziario sono principi basilari della nostra Costituzione e rappresentano elementi irrinunziabili per la Repubblica. La loro affermazione è contenuta nelle norme della Costituzione ma il suo presidio risiede nella coscienza dei nostri concittadini e questo va riconquistato. Potrà avvenire – e confido che avverrà – anzitutto sul piano, basilare e decisivo, dei comportamenti”, ha concluso il presidente della Repubblica.

Infine,  Mattarella invita il Parlamento a fare le riforme necessarie. Vi è la necessità di “modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione. – ha detto il presidente – Ad altre istituzioni compete discutere ed elaborare eventuali riforme che attengono a composizione e formazione del Csm”.”il Csm, peraltro, può – ed è, più che opportuno, necessario –  provvedere ad adeguamenti delle proprie norme interne, di organizzazione e di funzionamento, per assicurare, con maggiore e piena efficacia, ritmi ordinati nel rispetto delle scadenze, regole puntuali e trasparenza delle proprie deliberazioni”.

Il capo della Stato ha parlato anche dei progetti di riforma di cui si discute: “Viene annunciata una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell’ordinamento giudiziario in cui il Parlamento e il governo saranno impegnati. Il presidente della Repubblica potrà seguire – e seguirà con attenzione – questi percorsi ma la Costituzione non gli attribuisce il compito di formulare ipotesi o avanzare proposte”.

Rif:https://www.repubblica.it/politica/2019/06/21/news/csm_mattarella-229293524/

Csm, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Csm, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Il discorso del presidente della Repubblica al plenum del Consiglio superiore della magistratura dopo gli scandali rivelati dall’inchiesta di Perugia: “Grande preoccupazione per il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di pretesa di orientare inchieste e di poter manovrare il Csm”. Si insediano Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di AeI, la corrente che fa capo a Piercamillo Davigo

Oggi si volta pagina nella vita del Csm”. È la promessa e l’auspicio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso rivolto al plenum del Consiglio superiore della magistratura da lui presieduto dopo gli scandali sulle nomine rivelati dall’inchiesta di Perugia che ha travolto l’organo di autogoverno delle toghe. “Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile“, dice Mattarella. Il Capo dello Stato sottolinea come quanto avvenuto “ha prodotto conseguenze gravemente negativo per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche dell’intero Ordine Giudiziario”.

Csm, Mattarella: “Minata l’indispensabile autorevolezza e il prestigio dell’ordine giudiziario”. L’intervento integrale

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“Il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’Ordine Giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla Magistratura”, afferma Mattarella parlando al Csm. “La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità – prosegue il presidente della Repubblica – che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana”, anche per “i grandi meriti e i pesanti sacrifici” di tanti giudici  che non devono essere “offuscati”.

“Oggi si volta pagina nella vita del Csm. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione“, continua il suo discorso Mattarella, pretendendo “assoluta trasparenza” e “rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni”. Il Capo dello Stato sottolinea che “occorre far comprendere che la Magistratura italiana e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione, hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità”. “La giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e in base alla Costituzione e alla legge: queste indicazioni riguardano anche il Consiglio superiore della magistratura. Questo è l’impegno che al Consiglio chiede la comunità nazionale ed è il dovere inderogabile che tutti dobbiamo avvertire”, conclude Mattarella.

Il Plenum del Csm ha intanto convalidato l’elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, che in questo modo raddoppia la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli. I due togati subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, due dei consiglieri che si sono dimessi perché i loro nomi figurano nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici.

La convalida dell’elezione di Marra e Pepe è stata approvata all’unanimità dal Plenum del Csm che ha anche disposto il collocamento fuori ruolo dei due nuovi togati, una passaggio tecnico che consente ai due di insediarsi. Il Csm ha poi indetto le elezioni suppletive per sostituire gli altri due togati dimessi, Antonio Lepre e Luigi Spina, eletti nel collegio dei pm, nel quale non è possibile la sostituzione per mancanza di candidati non eletti. Il presidente della Repubblica, come già annunciato, ha fissato il voto per il 6 e 7 ottobre.

rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/21/csm-mattarella-caos-sconcertante-e-inaccettabile-da-oggi-si-volta-pagina/5271681/

Approfittiamo dello scandalo per cambiare il Csm.

Al direttore, la frase del Vangelo di Matteo Oportet ut scandala eveniant, seppure decontestualizzata, nell’uso comune si riferisce al fatto che in determinate occasioni gli scandali possono anche tornare utili perché rivelando un male danno l’occasione di curarlo. Ora, nel caso dello scandalo che ha investito il Csm e alcuni suoi componenti presenti e passati, invece di crogiolarsi nella consolatoria e ipocrita teoria delle “poche mele marce” che porterebbero da sole tutta la responsabilità di quanto è successo senza che il contesto abbia almeno agevolato le anomale dinamiche sviluppatesi, conviene prendere atto che – ferma restando la presunzione di innocenza dei singoli indagati – si sono certamente verificate falle nel sistema, che hanno consentito uno sviamento delle funzioni dell’organo rispetto ai fini istituzionali. Se così è, non può essere perduta l’occasione per mettere in atto tempestivamente rimedi che, se non eliminino, almeno rendano più difficile in futuro il ripetersi dell’accaduto.

E’ in questo spirito costruttivo che mi permetto di avanzare qualche suggerimento, frutto dell’esperienza vissuta nel mondo della giustizia negli ultimi anni, per uscire dall’alternativa tra far finta di niente e far di ogni erba un fascio.

Si può fare qualcosa di concreto, subito e a Costituzione invariata, perché il Csm recuperi appieno il suo ruolo di governo autonomo della magistratura, indipendente da ogni influenza esterna, autorevole ed efficace.

1. Occorre rivedere le circoscrizioni elettorali (collegi più piccoli garantiscono un minor potere di condizionamento correntizio sui singoli candidati, perché rendono meno indispensabile l’apparato di ricerca del consenso a livello nazionale)

2. Va introdotto l’obbligo di indicare un numero di candidati superiore a quello degli eletti (per evitare ciò che accaduto nelle ultime elezioni, ove il numero dei candidati pm era pari a quello dei posti disponibili, per cui la competizione era superflua e oggi non ci sono candidati che possano subentrare).

3. Un Panachage di preferenze tra liste diverse non vincola il voto a una sola corrente e ai suoi candidati prescelti.

4. L’eliminazione o la congrua riduzione del numero di firme per la presentazione delle candidature faciliterebbe la competizione di un maggior numero di liste.

5. Occorre prevedere l’introduzione del divieto di elettorato passivo senza alcuna deroga per i magistrati condannanti disciplinarmente.

6. Una quota di eletti dovrebbe essere destinata a comporre in via esclusiva la Sezione disciplinare, onde evitare commistioni tra funzioni giudiziarie e funzioni amministrative dei componenti.

7. Va ripristinato per legge il divieto, per i membri togati cessati, di ottenere incarichi direttivi e semidirettivi per i quattro anni successivi alla scadenza del mandato, il che li renderebbe meno sensibili all’esito dei futuri sviluppi della propria carriera e perciò più indipendenti.

8. Egualmente si potrebbe introdurre per legge il divieto per i membri togati cessati di essere collocati fuori del ruolo organico della magistratura per i quattro anni successivi alla scadenza del mandato, restituendoli alla giurisdizione senza tentazioni alternative.

9. Si potrebbe prevedere per legge (essendo ormai stata definitivamente attuata la riforma dell’ordinamento giudiziario) una selezione concorsuale per l’accesso all’Ufficio studi e alla Segreteria del Consiglio, che garantisca l’imparzialità, la serietà e la terzietà dei componenti.

10. Occorre riflettere su un allungamento della durata della consiliatura per evitare che quattro anni siano quasi una parentesi tra una campagna elettorale e la successiva, favorendo così la stabilizzazione e la decantazione dell’organo.

11. Egualmente potrebbe essere opportuno che il Consiglio non decada tutto insieme, comportando una traumatica interruzione delle sue funzioni e ponendo i nuovi eletti, soprattutto laici, in una condizione di difficile rodaggio operativo.

Un’elezione scaglionata determinerebbe anche una minore mobilitazione elettorale e consentirebbe aggiustamenti in corsa utili a garantire l’equilibrata composizione dell’organo.

12. E’ indispensabile introdurre per legge tempi massimi di trattenimento delle pratiche in Commissione, con espressa previsione del potere di avocazione da parte del Comitato di presidenza per il caso di inutile scadenza dei termini ai fini della diretta sottoposizione al Plenum.

13. Per le pratiche relative alla copertura degli uffici direttivi e semidirettivi, occorre prevedere per legge l’inderogabilità del criterio cronologico a seconda delle scoperture.

14. Si potrebbe prevedere la competenza esclusiva di un’unica sezione del Consiglio di Stato a conoscere delle impugnazioni e dell’ottemperanza in materia di conferimento degli uffici direttivi e semidirettivi.

15. Probabilmente è opportuno reintrodurre le fasce di anzianità entro cui effettuare la comparazione dei legittimati per la nomina agli uffici direttivi e semidirettivi.

16. Occorre introdurre l’incandidabilità al Consiglio per chi ricopre ruoli associativi.

Lasciamo da parte gli scandali e le polemiche, e mettiamo mano a una riforma condivisa, non punitiva e al servizio del buon governo della magistratura.

Avv. Prof. Michele Vietti, già vicepresidente del Csm

Rif:https://www.ilfoglio.it/giustizia/2019/06/20/news/non-serve-cambiare-la-costituzione-per-far-ripartire-il-csm-proposte-261269/

Bonafede, entro dicembre ok riforma processo e Csm

Il ministro della Giustizia dopo il Cdm: “Vertice andato molto bene a 360 gradi; ora confronto con partiti”

Bonafede, entro dicembre ok riforma processo e Csm

ROMA – “Il vertice è andato molto bene: abbiamo affrontato tutti i temi a 360 gradi. Entro dicembre approveremo una riforma del processo penale e civile che riduca i tempi della giustizia. Una riforma che deve riguardare anche il Csm e le carriere dei magistrati che vanno determinate sulla base della meritocrazia”. Lo ha affermato il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, al termine del vertice sulla Giustizia a Palazzo Chigi.

“Per me è fondamentale che una riforma del Csm e della magistratura possa rilanciare agli occhi dei cittadini l’immagine della giustizia”, ha spiegato Bonafede parlando di intervento non solo sul Csm ma “proprio sulla carriera del magistrato affinché la meritocrazia abbia uno spazio centrale nell’avanzamento della carriera”. Con la Lega “siamo d’accordo sui settori di intervento, chiaramente sia io che Giulia Bongiorno dopo questo confronto ci siamo detti che dobbiamo confrontarci con le nostre forze politiche di riferimento di modo da avere un altro incontro nel dettaglio”.

l Guardasigilli ha confermato di volere andare avanti sul tetto di 240mila euro per gli stipendi ai magistrati. “Il vertice è andato molto bene, entro dicembre dovrà essere approvata la riforma della giustizia che riguarda il processo civile e quello penale per avere tempi certi dei processi, l’obiettivo è il dimezzamento”.

“Si deve decidere che se c’è un tempo che va rispettato, quel tempo” dei processi “deve essere rispettato e chiaramente ci sono delle conseguenze se il magistrato che è stato messo in condizione di rispettare i tempi non lo ha rispettato. Conseguenze che potrebbero esser di carattere disciplinare” ha continuato Bonafede ponendo l’accento anche sui tempi delle indagini disciplinare, fase “di limbo in cui il cittadino non ha alcuna certezza”.

“Abbiamo deciso di tenere le intercettazioni in un altro provvedimento” diverso dalla riforma dei processi e del Csm, ha concluso. “Le intercettazioni e il trojan sono strumenti fondamentali”.

rif: https://www.repubblica.it/politica/2019/06/20/news/bonafede_entro_dicembre_ok_riforma_processo_e_csm-229194676/

C’è una sola strada per riformare il Csm: trasparenza

I verbali della commissione che ha scelto i candidati alla Procura di Roma sono segreti. Gli unici che possono ottenerli sono i dieci esclusi. Lo facciano

uando uno scandalo scoppia, come sempre accade, si torna a parlare di riforme “indifferibili”. Il Consiglio superiore della magistratura (e la magistratura nel suo insieme) attraversa il peggiore periodo della sua storia. E per rimediare al bubbone delle pressioni indebite, del mercanteggio tra correnti, delle nomine fatte su dettatura, ecco che si torna a pensare a nuove regole per l’elezione dei magistrati, a sistemi per frenare i baratti interessati, il “mercato delle vacche”.

Volete sapere quale sarebbe una soluzione vera, e facile facile? Imporre una totale trasparenza al lavoro delle commissioni. Altro che O-ne-stà, o-ne-stà, come gridano i grillini: qui serve tra-spa-ren-za. E basterebbe poco.

Vediamo. Al centro del caso è la Quinta commissione, quella che si occupa delle nomine alle più alte cariche dirigenziali, cioè seleziona tra i candidati a questa o a quella Procura della Repubblica. Ma i suoi verbali, come quelli di altre commissioni del Csm, non sono raggiungibili. Una gentile funzionaria del Csm conferma a Panorama.it che “il regolamento interno” del Csm stesso fa dei verbali di quella commissione “atti privati non ostensibili”: cioè segreti, inviolabili.

Cerchiamo di capire che cosa è accaduto. Il caso che ha scoperchiato questo verminaio è iniziato lo scorso 23 maggio, il giorno in cui la quinta commissione del Csm, che per l’appunto si occupa del “conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi”, ha indicato al plenum quale fosse la terna dei candidati per il posto di procuratore di Roma lasciato libero da Giuseppe Pignatone, andato in pensione. In commissione i tre nomi “passati” quel giorno sono stati quelli di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze; di Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo; e di Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze: Viola ha incassato quattro voti, lasciandone uno a testa agli altri due candidati.

Ma all’inizio di quest’anno, quando era stato chiaro che la poltrona di Pignatone stava per liberarsi, a candidarsi al suo posto non erano stati solo questi tre “concorrenti”: altri dieci alti magistrati avevano fatto regolare domanda alla quinta commissione del Csm.

Chi sono? Ecco i loro nomi: si erano fatti avanti (in ordine alfabetico)

Giuseppe Corasaniti, capo del dipartimento degli Affari di giustizia del ministero della Giustizia; 

Giuseppe De Falco, procuratore di Frosinone;

Claudio Di Ruzza, procuratore del Tribunale dei minori di Campobasso;

Alessandro Mancini, procuratore di Ravenna;

Antonio Maruccia, procuratore generale di Lecce;

Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Roma;

Francesco Prete, procuratore di Velletri;

Leonida Primicerio, procuratore generale di Salerno; 

Cuno Tarfusser, vicepresidente della Corte penale internazionale dell’Aja ed ex procuratore di Bolzano;

Salvatore Vitello, procuratore di Siena.

Tutti e dieci, come si nota a colpo d’occhio, sono magistrati assolutamente non di secondo ruolo, rispetto ai tre prescelti. Al contrario, sono importanti ed esperti, dotati di competenze evidenti e di capacità organizzative. In alcuni casi, si tratta anche di gente di fama: veri personaggi. Alcuni, di loro (difetto fondamentale!), forse non hanno una corrente che li sostenga…

Ecco. La domanda centrale, ma se si vuole il vero busillis originario dello scandalo del Csm, è tutto qui: come sono stati scelti fra i 13 candidati i tre della terna proposta al Csm, e sulla quale poi si è scoperto che si stava esercitando un gioco illegittimo di pressioni e ricatti?

La domanda è: come sono stati esclusi, i dieci magistrati concorrenti? Perché sono stati eliminati uno dopo l’altro, proprio come “i dieci piccoli indiani” del famoso romanzo di Agatha Christie? Ci spiace, ma a questo (almeno per ora) non possiamo rispondere. Proprio perché, come dice la gentile funzionaria del Csm, i verbali della quinta commissione sono segreti, riservati, “non ostensibili”. A precisa domanda, la funzionaria aggiunge che soltanto i “diretti interessati”, cioè i dieci magistrati esclusi, potrebbero fare richiesta per accedere alla documentazione. Non abbiamo capito se li otterrebbero, ma intanto è una strada: anzi, è l’unica strada per la tra-spa-ren-za.

Ecco: il nostro sommesso suggerimento è che i verbali da adesso in poi diventino integralmente e totalmente pubblici. In più, ci piacerebbe tanto che i dieci facessero quella domanda, che chiedessero di sapere perché mai i sei membri della quinta commissione (per la cronaca, i consiglieri Mario SurianoFulvio GigliottiGianluigi Morlini, Emanuele BasilePier Camillo Davigo e Antonio Lepre) hanno preferito i loro tre colleghi. A noi interesserebbe saperne qualcosa di più e loro, “i dieci piccoli indiani eliminati dal Csm”, sono l’unica via per la trasparenza.

rif: https://www.panorama.it/news/in-giustizia/csm-come-riformare-trasparenza/

Sentenze pilotate, due giudici del Consiglio di Stato vogliono patteggiare. Dall’indagine è nato l’esposto del pm Fava contro Ielo che ha dato il via alla guerra tra le toghe romane

Vincere un ricorso davanti al Consiglio di Stato non era affatto difficile. Bastava sapere a chi rivolgersi, sganciare una mazzetta e attendere la sentenza tanto desiderata. Uno scandalo per il quale ieri hanno chiesto di patteggiare l’ex presidente del Consiglio di Giustizia amministrativa (Cga) della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex magistrato della Corte dei Conti Luigi Pietro Maria Caruso e, in ultimo, il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso.

I tre sono accusati dalla Procura di Roma di aver messo in piedi una cricca specializzata nella compravendita di verdetti amministrativi capace, tra il 2014 e il 2015, di incassare ben 150mila euro. Una richiesta di patteggiamento su cui, il 26 giugno, dovrà esprimersi il gup di Roma, Costantino De Robbio. La quarta persona coinvolta in questa inchiesta, il giudice in pensione del Consiglio di Stato Nicola Russo, ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario che inizierà il prossimo 15 luglio.

Questa vicenda, di per sé molto importante, si intreccia con i recenti problemi interni al Csm. Si tratta del procedimento su cui lavoravano il procuratore aggiunto Paolo Ielo (nella foto) e il pm Stefano Fava, quest’ultimo poi spogliato dell’inchiesta, e in cui figuravano gli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore. Un’indagine che convinse Fava a scrivere il famoso esposto contro Ielo e Giuseppe Pignatone da cui, di fatto, ha preso il via la cosiddetta guerra delle toghe.

Rif:http://www.lanotiziagiornale.it/sentenze-pilotate-due-giudici-del-consiglio-di-stato-vogliono-patteggiare-da-indagine-e-nato-esposto-pm-fava/

SICURO GRECO CHE AL NORD TUTTO FILI LISCIO, VISTO CHE L’INCHIESTA ENI-NIGERIA È IN BALLO DA UN DECENNIO E NON ACCENNA A CONCLUDERSI?

l procuratore della Repubblica Francesco Greco nel commemorare mercoledì a Milano Walter Mapelli, il procuratore di Bergamo morto lo scorso aprile, ha fatto anche un accenno alla bufera sul Csm generata dall’inchiesta sull’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. E lo ha fatto riferendosi proprio alla nomina di Mapelli a Bergamo dicendo che quel «mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati».

Walter Mapelli

WALTER MAPELLI

Il procuratore Greco ha ricordato Mapelli fin da quando era uditore a Milano raccontando che «già allora si capiva la sua passione per la finanza» e per i temi economici e sottolineando la «sua intelligenza capace di interconnettere saperi e culture diverse che gli hanno permesso di approcciare il lavoro» in modo completo «e di vedere oltre» e cioè «capire cosa accadeva dopo».

Palamara e Pignatone

PALAMARA E PIGNATONE

Inoltre di Mapelli ha ricordato la capacità di «organizzare» gli uffici e la sua «disponibilità e generosità», spiegando che lo avrebbe voluto come aggiunto a Milano. Invece aveva fatto domande, respinte, per Piacenza e altre procure. «Io penso che una domanda come la sua – è il ricordo personale di Greco – avrebbe dovuto portare i consiglieri del Csm a stappare bottiglie di champagne. Invece non è stato facile. Ci siamo resi conto che il suo lavoro di recuperare soldi per l’erario non era un lavoro utile per ottenere un incarico direttivo».

GIANNI BARBACETO FRANCESCO GRECO MARCO TRAVAGLIO

GIANNI BARBACETO FRANCESCO GRECO MARCO TRAVAGLIO 

E qui la parentesi sul metodo per l’assegnazione degli incarichi direttivi che «ci ha lasciato sconcertati, umiliati. Abbiamo capito che le logiche sono altre. Sono quelle di mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord».

FRANCESCO GRECO ROBERTO DAGOSTINO


Rif:https://www.dagospia.com

Francesco Greco contro le “sconcertanti e umilianti logiche romane” nel Csm

Nella commemorazione del collega e amico Walter Mapelli, il procuratore di Milano ha parlato di un mondo dei corridoi di alberghi che “non appartiene ai magistrati del Nord”

Francesco Greco contro le

Il mondo della magistratura è stato travolto da “logiche romane” che non appartengono ai magistrati del Nord e che “ci ha lasciato sconcertati e umiliati”. Il procuratore della Repubblica Francesco Greco, nel commemorare a Milano Walter Mapelli, il procuratore di Bergamo morto lo scorso aprile dopo una lunga malattia, ha fatto un accenno alla bufera sul Csm generata dall’inchiesta sull’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. E lo ha fatto riferendosi proprio alla nomina di Mapelli a Bergamo dicendo che quel “mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati e umiliati nelle sue logiche di funzionamento”.

Un legame fra Greco e Mapelli iniziato tanti anni fa a Milano e proseguito anche nel difficile confronto con il Csm, dove “abbiamo vissuto la stessa sensazione di umiliazione”, ossia “aver lavorato per tutelare l’economia sana ma come se queste non fossero cose utili per ottenere un incarico direttivo”. Un mondo, spiega il procuratore Greco facendo riferimento al Csm, “che abbiamo dovuto conoscere, apprendere, nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perché dicevamo ‘beh, noi in fondo abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande’ e invece poi capisci che le logiche sono altre”.

Per Mapelli “poi per fortuna le cose sono andate bene. Però ricordo che Walter come tanti altri magistrati questo tipo di esperienza non la meritavano”, sottolinea il procuratore capo di Milano durante un convegno al Palazzo di Giustizia. “Lo dico perché in questi giorni mi è venuto proprio da pensare a queste chiacchierate”, conclude con tono commosso Greco, che ha ricordato l’amico magistrato e il loro “legame che non finirà mai”

Rif: https://www.huffingtonpost.it/entry/francesco-greco-contro-le-sconcertanti-e-umilianti-logiche-romane-nel-csm_it_5d0a4314e4b0e560b70c9e54

Il procuratore Greco: «Nel Csm umilianti logiche romane»

L’affondo del magistrato di Milano: «Un mondo lontano dai magistrati del Nord». Una vicenda di «inaudita gravità» che ha fatto «emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura»

Il procuratore Greco: «Nel Csm umilianti logiche romane»

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La frase ha un valore catartico per molti dei magistrati presenti al convegno intitolato al collega Walter Mapelli, morto di recente dopo una lunga malattia. «È un mondo che non ci appartiene, che non appartiene soprattutto ai magistrati del Nord e che vive negli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana», dice il Procuratore di Milano Francesco Greco il quale, ricordando commosso il collega, sembra rimarcare la differenza tra chi lavora lontano dai centri del potere romano, politico e giudiziario, e chi è costretto suo malgrado o, peggio, si acconcia a fare i conti con essi per convenienza personale, come sembra emergere dall’inchiesta che sta squassando il Csm travolgendo l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. La voce di Greco si incrina più volte mentre parla del procuratore della Repubblica di Bergamo scomparso l’8 aprile scorso a 60 anni, che svolse con lui l’uditorato all’inizio della carriera negli anni 80. L’affollata aula magna del Palazzo di giustizia di Milano è la stessa in cui, quando deflagrò l’inchiesta sulle toghe romane, l’Anm locale approvò all’unanimità un severo documento in cui si chiedevano le dimissioni dei componenti del Csm coinvolti in una vicenda di «inaudita gravità» che ha fatto «emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura». 

«Sconcertati e umiliati»

Come Greco, anche Walter Mapelli prediligeva le indagini sui reati economici e finanziari, più volte si confrontava con il Procuratore di Milano su questi argomenti. Nonostante fosse riconosciuto come un ottimo investigatore ed organizzatore, ha dovuto attendere non poco prima di ottenere la nomina a Procuratore. «Abbiamo vissuto la stessa situazione di umiliazione per avere lavorato per tutelare l’economia sana, ma queste non erano cose utili per ottenere un incarico direttivo», dice Greco prima di pronunciare la frase con cui prende le distanze dalle vicende romane. Esse rappresentano un mondo che «abbiamo dovuto conoscere, apprendere nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati», aggiunge. Lui e molti altri ritenevano che bastasse aver fatto il proprio dovere per presentare domanda al Csm: «Ci chiedevamo “in fondo noi abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande” e invece poi capisci che le logiche sono altre». 

«Termine Nord valore metaforico»

Le cose, riconosce il magistrato, alla fine «sono andate bene», visto che sia lui che Mapelli sono stati nominati Procuratori, ma l’amico scomparso «questo tipo di esperienza non la meritava». L’affermazione sulle vicende romane in serata suscita qualche disappunto di chi, tra i magistrati, ritiene che sia inopportuno fare distinzioni «territoriali» nella categoria. «Il mio pensiero è stato caricato di un significato che non ha», precisa Greco, che ha origini napoletane e ha vissuto a Roma. «Il termine Nord aveva un mero valore metaforico, ciò che mi premeva sottolineare era il disinteresse spesso mostrato nella valutazione dell’impegno professionale dei magistrati. E questo vale per tutti i magistrati italiani che oggi giustamente si ritengono danneggiati da ciò che è emerso».

rif:https://milano.corriere.it/19_giugno_19/procuratore-greco-bufere-procure-sconcertano-logiche-romane-5e7801ec-929f-11e9-8993-6f11b6da1695.shtml?refresh_ce-cp