È indagando su Fabrizio Centofanti, l’imprenditore dei ‘regali’ rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta siciliana sulla corruzione di magistrati che vede coinvolti gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che gli investigatori delle Fiamme gialle hanno scovato alcune fatture sospette. A carico dell’impresario anche la cena di Capodanno per 456 euro come confermato dal titolare dell’hotel.
C’è un grande assente nella tambureggiante campagna mediatica in corso sul cosiddetto caso “toghe sporche”, che ha finora portato al passo indietro di ben cinque componenti del Csm dopo l’apertura dell’indagine per corruzione nei confronti dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Parliamo dell’ex pm di Mani pulite, Piercamillo Davigo, oggi membro togato proprio in Csm. Dopo averci abituato a continue interviste sui giornali e a presenze fisse nei talk show televisivi, Davigo, almeno fino a oggi, si è rintanato nel silenzio,…
trojan utilizzati dalle Procure fanno una vittima eccellente: Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e, fino al 2018, consigliere del Csm, oggi indagato per corruzione dalla procura di Perugia.
Si dovrebbero infatti a un malware inoculato nello smartphone del magistrato la maggior parte delle intercettazioni raccolte che in questi giorni sono pubblicate dai giornali.
Il funzionamento del malware è spiegato in un articolo di Vincenzo Iurillo e Virginia Della Sala pubblicato sul Fatto Quotidiano del 4 giugno: «È utilizzato per le intercettazioni, ma è super evoluto: può far ascoltare le telefonate ma raccogliere gli audio ambientali (tramite l’attivazione del microfono), i video tramite l’attivazione in remoto della telecamera, il tracciamento degli spostamenti tramite il Gps, la cronologia della navigazione online o la navigazione in diretta, registrare qualsiasi lettera digitata dalla tastiera e permettere di prendere il controllo totale del dispositivo. […] Inoltre, una particolare funzione permette a questi software di non essere rilevati dagli antivirus».
utti i coinvolti saranno deferiti ai probiviri. I giudici si interrogano sulla necessità di un riscatto della categoria ferita dalle ‘degenerazioni correntizie’. Le reazioni della politica, l’autosospensione non basta: devono dimettersi i togati di Palazzo dei Marescialli i cui nomi emergono dalle carte dell’inchiesta di Perugia, in relazione ad incontri con il pm di Roma Luca Palamara e i deputati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri, in cui si sarebbe parlato della nomina del nuovo capo della procura della Capitale.
L’inchiesta sul sostituto procuratore Luca Palamara (ex presidente dell’Associazione Nazionale magistrati ed ex componente dello stesso Csm) ha minato le fondamenta del Consiglio, producendo danni gravissimi soprattutto per la credibilità del potere giudiziario
Il caso Palamara miete altre vittime. Anche Gianluigi Morlini di Unicost e Paolo Criscuoli di Magistratura indipendente si sono autosospesi. Il primo è il presidente della V commissione che decide gli incarichi direttivi, il secondo è componente della I e VI commissione. Entrambi erano presenti agli incontri di Roma durante i quali, con i parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, si discuteva delle nomine per il procuratore di Roma che avrebbero poi determinato la scelta di altri magistrati per almeno cinque procure di tutta Italia.