Scandalo Csm, Greco: “Le dinamiche romane? Sconcertanti e umilianti”

Durissime attacco di Francesco Greco ai colleghi romani. Il procuratore di Milano, celebre per aver contribuito a inchieste quali Mani pulite e il Crac Parmalat, non usa giri di parole per condannare senza appello il torbido intreccio capitolino tra magistrati, politica e maneggioni che ha travolto il Csm.

Chiamato a commemorare, oggi a Milano Walter Mapelli, il procuratore di Bergamo morto lo scorso aprile – strappato alla vita da un brutto male –, è intervenuto a gamba tesa, nella sulla bufera sul Csm legata dall’inchiesta sull’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara

Proprio in riferimento al compianto amico e collega Mapelli, commuovendosi più volte nel suo discorso, Greco ha dichiarato: “Quel mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati umiliati nelle sue logiche di funzionamento”.

Greco, riferendosi al Csm, ha detto: “Un mondo che abbiamo dovuto conoscere, apprendere, nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perché dicevamo ‘beh, noi in fondo abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande’ e invece poi capisci che le logiche sono altre…”.

Rif: http://www.ilgiornale.it/news/politica/scandalo-csm-greco-dinamiche-romane-sconcertanti-e-umilianti-1713747.html

Csm, il procuratore di Milano Greco: “Sconcertati dalle logiche di funzionamento della burocrazia romana”

Csm, il procuratore di Milano Greco: “Sconcertati dalle logiche di funzionamento della burocrazia romana”

Il procuratore capo del capoluogo lombardo ricorda l’amico Mapelli, ex procuratore di Bergamo scomparso ad aprile dopo una lunga malattia: “Abbiamo vissuto la stessa sensazione di umiliazione”, ossia “aver lavorato per tutelare l’economia sana ma come se queste non fossero cose utili per ottenere un incarico direttivo”. Riferimento diretto alle logiche di Palazzo dei marescialli, svelate dall’inchiesta su Luca Palamara

“Un mondo che non ci appartiene, che non appartiene soprattutto ai magistrati del Nord, e che vive negli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana“. Parola di Francesco Greco, procuratore capo di Milano che in questo modo ha ricordato Walter Mapelli, l’ex procuratore di Bergamo morto ad aprile dopo una lunga malattia. Il riferimento del capo degli inquirenti milanesi è per l’inchiesta che ha travolto il Consiglio superiore della magistratura,  svelando in che modo i giudici e politici progettavano d’influire nelle influire sulle nomine dei magistrati.

Ricordando l’amico e collega Mapelli, Greco ha parlato del loro rapporto, cominciato a Milano negli anni ’90 e proseguito anche nel difficile confronto con il Csm, dove “abbiamo vissuto la stessa sensazione di umiliazione”, ossia “aver lavorato per tutelare l’economia sana ma come se queste non fossero cose utili per ottenere un incarico direttivo”. Un mondo, spiega il procuratore Greco facendo riferimento a Palazzo dei Marescialli, “che abbiamo dovuto conoscere, apprendere, nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perché dicevamo ‘beh, noi in fondo abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domandè e invece poi capisci che le logiche sono altre”.

Mapelli iniziò la sua carriera con un lungo tirocinio a Milano al fianco proprio di Greco, prima di coordinare importanti inchieste sulle tangenti a Monza e infine essere nominato procuratore capo a Bergamo. “Poi per fortuna le cose sono andate bene. Però ricordo che Walter come tanti altri magistrati questo tipo di esperienza non la meritavano”, ha detto sempre il procuratore capo di Milano durante un convegno al Palazzo di giustizia di via Freguglia. “Lo dico perché in questi giorni mi è venuto proprio da pensare a queste chiacchierate”, spiega Greco.

Il procuratore ha ricordato Mapelli fin da quando era uditore a Milano raccontando che “già allora si capiva la sua passione per la finanza” e per i temi economici e sottolineando la “sua intelligenza capace di interconnettere saperi e culture diverse che gli hanno permesso di approcciare il lavoro” in modo completo “e di vedere oltre” e cioè “capire cosa accadeva dopo”. Sempre di Mapelli Greco ha ricordato la capacità di “organizzare” gli uffici e la sua “disponibilità e generosità”, spiegando che lo avrebbe voluto come aggiunto a Milano. Invece aveva fatto domande, respinte, per Piacenza e altre procure. “Io penso che una domanda come la sua – ha spiegato  – avrebbe dovuto portare i consiglieri del Csm a stappare bottiglie di champagne. Invece non è stato facile. Ci siamo resi conto che il suo lavoro di recuperare soldi per l’erario non era un lavoro utile per ottenere un incarico direttivo”. E qui la parentesi sul metodo per l’assegnazione degli incarichi direttivi che “ci ha lasciato sconcertati, umiliati. Abbiamo capito che le logiche sono altre. Sono quelle di mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord”.

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Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/19/csm-il-procuratore-di-milano-greco-sconcertati-dalle-logiche-di-funzionamento-della-burocrazia-romana/5267470/

MAGISTRATI… toh, c’è anche la Saguto!!!

La vicenda che sta coinvolgendo l’ANM e il CSM., ovvero gli organi di rappresentanza della magistratura, trova coinvolti una serie di personaggi, dai due rappresentanti politici, Cosimo Ferri e Luca Lotti del PD a diversi magistrati, alcuni dei quali in grado di orientare delicate nomine a prestigiosi incarichi, anche attraverso sistemi di dossieraggio che ricordano quelli usati da Montante. Nell’attuale caso leggasi Palamara. Al centro degli interessi c’è la successione al vertice della Procura di Roma, rimasta vacante dal 9 maggio, dopo il pensionamento del titolare Pignatone. Nella famosa riunione notturna, tenutasi nella stessa data, Lotti ha chiaramente indicato Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, che, nella votazione del 23 maggio è risultato il più accreditato, con quattro voti, rispetto a un voto preso da Giuseppe Creazzo, procuratore capo di Firenze, responsabile, ahimè, dell’indagine sul padre di Renzi, e Francesco Lo Voi procuratore capo di Palermo. Proprio Magistratura indipendente, che per anni è stata la corrente moderatamente di destra più importante della Magistratura, sembra essere finita nel mirino. Va precisato che di essa fanno parte Cosimo Ferri, già sottosegretario alla giustizia nei governi Letta, Renzi, Gentiloni, già componente del CSM dal 2006 al 2010, poi, dal 2011 segretario generale di Mag. Ind. Questa corrente ha visto tra i suoi iscritti Paolo BorsellinoPier Luigi VignaPiercamillo DavigoGiovanni Tinebra, e, in tempi più recenti, Giuseppe PignatoneTommaso VirgaClaudio Galoppi e, senti senti, persino Silvana Saguto. Ferri è stato uno di quelli che nel marzo 2010 ha formulato la proposta, poi ratificata il 1° Maggio dello stesso anno, di nominare Silvana Saguto alla presidenza dell’Ufficio Misure di prevenzione di Palermo. Le intercettazioni evidenziano come la Saguto, chiedesse, in tempi lontani a Lo Voi e in tempi più recenti a Pignatore, di essere tutelata e assistita in alcuni procedimenti nei suoi confronti, da magistrati validi da costoro possibilmente indicati o consigliati. Pareva che la tela tessuta da Ferri e da Lotti, potesse essere definitiva con l’indicazione di Marcello Viola alla Procura romana, e Viola si presentava come un candidato con ottime referenze, avendo per anni diretto la Procura di Trapani e lavorato in quella di Palermo negli anni roventi.
Il 23 maggio la Commissione incarichi direttivi faceva una prima scrematura attribuendo quattro voti a Viola e uno rispettivamente a Creazzo e a Lo Voi, traditi dalla loro stessa corrente. Proprio nei confronti di Magistratura indipendente sembrano ultimamente essersi indirizzati gli strali di coloro che si stanno scagliando contro l’organismo rappresentativo dei magistrati: i tre rappresentanti Corrado CartoniAntonio Lepre e Paolo Criscuoli, avrebbero partecipato alla misteriosa cena con Lotti, ma rifiutano di dimettersi e chiedono di vedere “le carte” in cui sarebbero compromessi. Secondo Palamara Lo Voi avrebbe avuto la nomina alla Procura di Palermo, scavalcando altri più titolati, grazie a Pignatone: per alcuni versi a Roma egli assicurerebbe una sorta di continuità, ma resta da vedere se gli equilibri tra le correnti e il parere del Ministro della Giustizia, ammesso che conti, possa contare quanto quello dell’altro ministro, Salvini, al quale Magistratura Indipendente ha dato nel febbraio scorso un endorcement a proposito delle sue dichiarazioni sulla, legittima difesa per il caso Peveri. La nomina di Lo Voi a Palermo è stata votata dai rappresentanti di Magistratura Indipendente, (tra cui Claudio Galoppi), di cui fa parte, dalla laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati, in commissione incarichi direttivi, dai consiglieri del centro destra e dai laici del Pd, quindi con una grande convergenza di forze politiche, tipica del primo renzismo: allo stato attuale egli rimane ancora favorito a meno che l’attuale maggioranza di governo non si orienti verso qualche outsider, per evitare polemiche.
E, a proposito di cene, comunque più aperte, non si può fare a meno di citare quella del 15 gennaio 2019 a Roma, sulla terrazza coperta de la Lanterna cui hanno partecipato imprenditori, eleganti signore, qualche politico e pochi magistrati, circa 200 persone paganti, tavoli da nove posti (“a partire da 6 mila euro”, spiegava l’iscrizione), ospite d’onore Matteo Salvini seduto accanto alla padrona di casa, la giornalista Annalisa Chirico, e l’ex ministro Guardasigilli Paola Severino, insieme al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, al Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, ai renziani Maria Elena BoschiFrancesco Bonifazi, ai ministri leghisti Salvini, Fontana, Buongiorno e al capogruppo Molinari e a una serie impressionante di vip, come Briatore, Lotito, Luca Cordero di MontezemoloTronchetti Provera, l’editore Urbano Cairo, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il presidente del Coni Giovanni Malagò. Diciamo che tutti progettavano un migliore funzionamento della giustizia in Italia. Ah, non c’era il ministro della giustizia.
Cosa c’entra la Saguto in tutto questo? C’entra come espressione dell’operato di alcuni settori della magistratura che, dall’alto degli incarichi ricoperti da chi li occupa, hanno fatto il bello e il cattivo tempo, disponendo chi indagare, chi assolvere, chi condannare, con chi schierarsi, al di là di qualsiasi etica legata alla delicatezza del ruolo ricoperto e alla fiducia del cittadino nell’imparzialità della giustizia. Il “sistema Saguto”, con il suo cerchio magico di avvocati, giudici, cancellieri, docenti universitari, politici, economisti, consulenti ecc. non è molto diverso dal sistema Montante o dal sistema Palamara. E in tutti si evidenziano sempre alcune linee di autodifesa, come quella del “così fan tutti”, o così si fa da sempre, per giustificare nomine “di fiducia” affidate a parenti, amici, mariti, figli di amici ecc…, oppure per ritenere abituale e quindi giustificata e ammessa l’interferenza della politica nella lottizzazione delle cariche affidate ai magistrati. La Saguto che si lamenta perché alla Fallimentare si possono nominare parenti, mentre se lo fa lei crea scandalo, non è molto diversa da Lotti che trama con Palamara per mettere nel posto giusto colui che, oltre ad avere l’appoggio del suo partito, dovrebbe poi magari occuparsi delle vicende giudiziarie in cui è coinvolto. E poi c’è la giustificazione finale, il paletto che tenta di estendere il silenzio su tutto e di evitare di parlarne: così facendo si delegittima tutta la magistratura: non è vero. Se la magistratura è capace di individuare i suoi corpi infetti e di amputarli, essa stessa si rilegittima e si apre alla fiducia dei cittadini. Non bisogna cercare se “ci sarà un giudice a Berlino”, ma, al contrario, non avere bisogno di cercare un giudice a Berlino per avere giustizia e fede nella giustizia. Il polverone di oggi, così come quello di qualche anno fa non sono stati sufficienti a sollevare il problema sulla riforma dell’intero sistema della giustizia, sulla responsabilità civile dei giudici che non pagano mai per le loro malefatte, sulla divisione delle carriere e sulla necessità di tracciare una netta linea di demarcazione tra magistratura e politica, una divisione rigida dei ruoli, visto il continuo tentativo dei due poteri di mettere le mani uno sull’altro.
Solo per curiosità e con la precisazione che il citato incontro tra Ferri e Saguto, programmato dal giudice Tommaso Virga, poi non avvenne, riportiamo un’intercettazione del maggio 2018 tra Costantino Visconti, professore Universitario palermitano e la Saguto:

SILVANA: Tant’è che quando non capivo niente ero di M.I. perché c’era Paolo Borsellino e pensavo che M.I. fosse indipendente, in tempo tre ore circa mi sono dovuta ricredere di corsa, ma che ne sapevo io giovane uditrice come funzionava? 
COSTANTINUCCIO: Va beh, salutami il mitico Cosimo Ferri.
SILVANA: Va bene, senz’altro.
COSTANTINUCCIO: E’ un simpaticone, è una persona, vedrai…
SILVANA: E meno male!
COSTANTINUCCIO: Sì, sì, è un poco cazzaro , però ha…
SILVANA: Ma lo conosco, lo conosco un poco perché quando si portò…
COSTANTINUCCIO: …un grande istinto corporativo…
SILVANA: …al consiglio lui venne e fece tutta la propaganda, è venuto pure da me ai tempi, quindi l’ho conosciuto. 
COSTANTINUCCIO: Però guarda, è uno che io ho rivalutato perché ha un grosso istinto protettivo nei confronti dei pp.s..
SILVANA: Sì, poi lui ha una cosa: non mistifica niente. 
COSTANTINUCCIO: Sì, dice quello che è, è vero.
SILVANA: Quello che è, quello che ti dice è vero, cioè lui lo farà e lo pensa.
COSTANTINUCCIO: Sì, sì, sì, è così.
SILVANA: Non è uno di quelli che ha le dietrologie alla Petralia Petralia che non sai mai quello che realmente pensa.
COSTANTINUCCIO: No, no, no!
SILVANA: E men che meno riuscirà a prevedere cosa farà, quindi…
COSTANTINUCCIO: E’ meglio neanche chiederglielo come pensa.
SILVANA: No, appunto. Va bene.

Rif:http://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/239-parla/74923-magistrati-toh-c-e-anche-la-saguto.html

Giustizia truccata, imprenditore D’Introno: «A Bari ho parlato di altri magistrati»

«Per altri magistrati sono stato ascoltato dalla Procura di Bari». Flavio D’Introno lascia cadere lì, durante una delle ultime udienze dell’incidente probatorio davanti al gip di Lecce, Giovanni Gallo, l’ennesimo indizio sulle nuove indagini partite dal fascicolo sulla giustizia svenduta nel Tribunale di Trani. Quelle nate dallo stralcio di alcuni atti che il procuratore Leonardo Leone de Castris e i pm Roberta Licci e Giovanni Gallone hanno trasferito, per competenza, ad altre sedi giudiziarie.

Sul fascicolo aperto a Bari c’è, ovviamente, massimo riserbo. «Questo non è il luogo in cui si può riferire una circostanza di questo genere», ha tagliato corto il pm Gallone per interrompere il racconto di D’Introno in sede di controinterrogatorio, il 6 giugno, davanti al gup di Lecce. L’incidente probatorio riprende stamattina con Antonio Savasta, l’ormai ex pm che ha confessato di aver accettato soldi da D’Introno per manomettere fascicoli di indagine. Ma, nel frattempo, l’inchiesta va avanti.
Lo stralcio di Bari potrebbe riguardare la gestione di alcuni procedimenti davanti alla giustizia tributaria, procedimenti che hanno riguardato lo stesso D’Introno e in particolare le cartelle esattoriali emesse nei suoi confronti per circa 8-9 milioni: queste cartelle furono annullate dalla Commissione tributaria provinciale, in primo grado, sulla base di un’eccezione di inesistenza delle notifiche, ma l’appello dell’Agenzia delle Entrate ribaltò la sentenza poi confermata in Cassazione.

’Introno ne ha parlato, nel corso dell’esame del 6 giugno, rispondendo alle domande di Francesco Paolo Sisto, difensore di Simona Cuomo, l’ex avvocato dell’imprenditore di Corato sottoposta a interdizione dall’attività professionale. A Mario Malcangi, difensore di Luigi Scimè, l’altro ex pm di Trani coinvolto nell’incidente probatorio (D’Introno dice di aver pagato anche lui, l’interessato smentisce), l’imprenditore ha raccontato «delle minacce da parte di un altro magistrato» di cui avrebbe parlato «presso la Procura di Bari». Una situazione intricatissima, nella quale si inserisce anche delle dichiarazioni che lo stesso D’Introno avrebbe reso il 4 febbraio, raccontando ai carabinieri di Barletta delle minacce a suo dire ricevute da un noto avvocato della città ed in qualche modo riconducibili all’episodio delle cartelle esattoriali.

D’Introno è per il momento il perno dell’accusa agli indagati che rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari: ha raccontato di aver dato due milioni di euro all’ex gip Michele Nardi (che è in carcere) e a Savasta (ai domiciliari), ma anche – in un secondo momento – di 75mila euro dati a Scimè, oltre al coinvolgimento di altri magistrati i cui nomi sono al momento coperti da omissis negli atti depositati. Anche per questo le difese si sono concentrate, oltre che nel far emergere alcune incongruenze nel lunghissimo racconto dell’imprenditore, anche di minare la sua stessa credibilità: facendo emergere che D’Introno è in cura presso il Sert di Andria per problemi di alcolismo che sarebbero esplosi dopo la sentenza di condanna in Appello per l’usura. Sentenza poi divenuta definitiva (cinque anni e mezzo) e finora non eseguita proprio per via del trattamento in corso.

Dell’esistenza di nuove indagini, del resto, c’è traccia nell’ordinanza con cui il gip Gallo ha prorogato di altri tre mesi, al 14 ottobre, le misure cautelari a carico di Nardi, Scimè e dell’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro (anche lui in carcere). Dopo gli arresti di gennaio, ha scritto il gip, sono state presentate denunce «da altri soggetti (imprenditori del luogo e avvocati) che hanno riferito di vicende di natura corruttiva coinvolgenti gli indagati, sui quali sono in corso riscontri particolarmente complessi anche in considerazione dell’epoca remota di datazione dei fatti». Alcuni fatti sembrerebbero essere prescritti, ma in ogni caso – nell’impostazione della Procura di Lecce – dimostrerebbero l’esistenza di un accordo stabile tra i magistrati per svendere la loro funzione in cambio di denaro regali.
Oggi dunque toccherà a Savasta, che nella scorsa udienza ha detto di essere stato «incastrato» da Nardi cui ha dato la colpa di aver inventato il sistema corruttivo.

Rif: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1151825/giustizia-truccata-imprenditore-d-introno-a-bari-ho-parlato-di-altri-magistrati.html

Csm, lo scandalo si allarga

MAGISTRATURA/NUOVE INTERCETTAZIONI CON NOMI IMPORTANTI, VENERDÌ IL PLENUM

ROMA. La bufera che ha colpito il Csm e la magistratura non si placa: ci sono altre centinaia di intercettazioni trasmesse dalla Procura di Perugia al Consiglio superiore della magistratura che chiamerebbero in causa anche altri nomi di rilievo, compreso quello del Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, impegnato in un colloquio con il ‘solito’ Palamara. E a conferma che la situazione è parecchio grave c’è la comunicazione fatta dal vicepresidente David Ermini: venerdì ci sarà un plenum straordinario che sarà presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Formalmente all’ordine del giorno ci sono l’insediamento dei nuovi componenti del Csm, l’indizione delle elezioni suppletive dei due componenti del Consiglio tra i pm e la nomina dell’Ufficio elettorale centrale presso la Corte di Cassazione. Ma è evidente che la presenza del presidente della Repubblica ha un significato che va ben oltre la necessità di completare i passaggi tecnici che seguono le dimissioni dei consiglieri coinvolti nell’inchiesta di Perugia. Insomma il caso non sembra scemare e le nuove indiscrezioni sono un macigno nell’aula del Plenum di palazzo dei Marescialli, convocato in via straordinaria per una seduta lampo per la presa d’atto delle dimissioni e il ricollocamento in ruolo degli ex consiglieri Corrado Cartoni e Antonio Lepre, anche loro finiti nelle carte dell’inchiesta di Perugia. Tornano ai loro uffici di provenienza: Lepre alla procura di Paola e Cartoni al tri- bunale civile di Roma. Al suo posto, come membro effettivo della Sezione disciplinare subentra Paola Braggion, di Magistratura Indipendente, votata all’unanimità dai colleghi con- siglieri. Pesano dunque le nuove indiscrezioni sui colloqui captati dal trojan innestato sul telefonino di Luca Palamara, tra il 16 e il 29 maggio, a cavallo del voto nella Commissione incarichi direttivi del Csm sul Procuratore di Roma e fino al giorno della perquisizione a casa dell’ex consigliere ordinata dai pm di Perugia. Conversazioni che ricostruiscono una fitta rete di rapporti, febbrili telefonate, scambi di giudizi sui colleghi. Palamara avrebbe anche cercato un incontro con il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio che la scorsa settimana ha avviato l’azione disciplinare contro di lui e i cinque consiglieri del Csm che hanno partecipato alla riunione notturna in un albergo romano, ovvero Cartoni, Lepre, Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini, Luigi Spina. Secondo quanto scrivono i quotidiani, nelle carte vi sarebbe anche la trascrizione di un colloquio tra i due intercettato. “Temo che il caso Palamara non sia isolato”, è l’amara constatazione dell’ex procuratore Antimafia Franco Roberti, oggi deputato del Pd, sostenitore della linea dell’intransigenza sui rapporti tra politica e magistratura: “rapporti incestuosi”, dice, che sono “diretti a piegare la funzione del Csm a interessi personali”.

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti si è detto convinto che “quanto avvenuto confermi che è giunto il tempo di una riforma dell’organismo costituzionale: dobbiamo affrontare questa vicenda e abbiamo fatto bene a tenere il punto e credo che l’indagine spinga la politica alla riforma del Csm e noi dobbiamo vigilare perché la politica non mini l’autonomia della magistratura”. Poi ha dato atto a Lotti dell’autosospensione giudicandola un gesto di “gran- de responsabilità”. “Mi rifiuto di credere che queste situazioni siano usuali e se lo sono state andrebbero colpite identicamente”, dice invece il nuovo presidente dell’Anm, Luca Poniz, che nella sua prima uscita in tv, ad Agorà, conferma la linea dura sul caos che ha travolto il Csm e torna a prendere le distanze dal suo predecessore Pasquale Grasso.

“Tutto questo non c’entra con il rapporto politica-magistratura: è una patologia di questo rapporto, che io continuerò a censurare in ogni occasione”, precisa.

Rif:https://www.americaoggi.us/post/csm-lo-scandalo-si-allarga

Caos Procure, procuratore generale della Cassazione: “Sospendere Palamara”

Caos Procure, procuratore generale della Cassazione: "Sospendere Palamara"

l procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto la sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio di Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm finito sotto indagine a Perugia per corruzione. La sezione disciplinare del Csm si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio. Il provvedimento è di natura cautelare, cioè desinato a concretizzarsi prima che si celebri il processo disciplinare.

Provvedimento richiesto il 12 giugno – Il provvedimento nei confronti dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, sotto inchiesta per le nomine dei vertici delle Procure, è stato chiesto il 12 giugno. 

Rif:https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/coas-procure-procuratore-generale-della-cassazione-sospendere-palamara-_3215249-201902a.shtml

Csm, pg della Cassazione Riccardo Fuzio chiede la sospensione da funzioni e stipendio per Luca Palamara

Csm, pg della Cassazione Riccardo Fuzio chiede la sospensione da funzioni e stipendio per Luca Palamara

La sezione disciplinare del Csm si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio prossimo. Il provvedimento è stato chiesto il 12 giugno scorso ed è di natura cautelare cioè destinato a intervenire prima che si celebri il processo disciplinare. Anche l’alto magistrato è citato nelle intercettazioni inviate dalla procura di Perugia a Roma

Il pg della Cassazione, Riccardo Fuzioche cinque giorni fa ha avviato l’azione disciplinare nei confronti dei consiglieri togati del Csm, ha chiesto la sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio di Luca Palamara, l’ex presidente della Anm indagato a Perugia per corruzione e altri reati.

La sezione disciplinare del Csm si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio prossimo. Il provvedimento è stato chiesto il 12 giugno scorso ed è di natura cautelare cioè destinato a intervenire prima che si celebri il processo disciplinare. In questi giorni anche il nome di Fuzio è comparso nelle carte inviate dagli inquirenti umbri al Consiglio superiore della magistratura sugli incontri e le “manovre” di due deputati del Pd, Luca Lotti (imputato a Roma per favoreggiamento) e Cosimo Ferri, con i togati del Csm per indirizzare le nomine dei capi delle procure. In particolare quella di Roma.  

Csm, plenum straordinario presieduto da Mattarella. Oggi Cartoni sostituito in commissione disciplinare

Finora al Csm erano state inviate le trascrizioni operate col trojan installato sul cellulare di Palamara fino al 16 maggio. Sono quelle che documentano l’incontro tra l’8 e il 9 maggio per discutere le manovre da seguire per nominare il nuovo procuratore di Roma tra il pm, i deputati del Pd Luca LottiCosimo Ferri (il primo imputato dalla procura di Roma, il secondo magistrato in aspettativa e storico leader di Magistratura Indipendente) e cinque consiglieri del Csm: sono Corrado CartoniAntonio LepreLuigi SpinaGianluigi Morlini – che si sono già dimessi – e Paolo Criscuoli, che è solo autosospeso. Successivamente sono stati inviati altri documenti. Nelle nuove cart si riporta l’esistenza di una conversazione risalente al 27 maggio tra lo stesso Palamara e Fuzio, entrambi della corrente Unicost. Per gli inquirenti il pg della Cassazione viene citato anche in un’altra conversazione, quando Palamara parla con Spina, l’ormai ex consigliere del Csm che gli aveva rivelato di essere sotto inchiesta a Perugia. Spina sta raccontando a Palamara che a Palazzo dei Marescialli sono arrivate le carte dell’indagine umbra.  

Caos procure, presidente Anm Grasso si dimette dopo critiche del direttivo: “Vi rispetto più di quanto rispettiate me”

Spina: “Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presidenti della Quinta e della Prima”.
Palamara: “Eh, ma perché alla Quinta?”.
Spina: “E che c… ne so. Anche dalla Quinta… secretata”.
Palamara: “Ah, allora…”.
Spina: “Non può passa…”.
Palamara: “Allora Riccardo ma che c… ha fatto“.
Spina: “Non c’ è Riccardo…c…, Riccardo non c’ è è questo il punto… Riccardo non ci sta, io l’ ho avvisato… Riccardo non ci sta … sta all’ estero”.
Palamara: “Ah, allora è grave… dai questo è grave”.

Per gli investigatori il Riccardo citato è Fuzio, pg della Cassazione e dunque membro di diritto del Csm, esponente di Unità per la Costituzione, la stessa corrente di Palamara e Spina. Quando i due vengono intercettati effettivamente Fuzio è all’estero. Poi, però, riesce a incontrare Palamara il 27 maggio: il colloquio è ancora top secret. Anche oggi, Repubblica e Corriere, hanno riportano altre intercettazioni in cui è citato direttamente il pg della Cassazione, Riccardo Fuzio. Avrebbe incontrato Luca Palamara, il pm sotto inchiesta, il 27 maggio, e i toni del dialogo tra i due non sarebbero stati di “opportuna distanza”. A citare Fuzio – chiamato con il semplice nome di battesimo – era stato il 16 maggio lo stesso Palamara. L’ormai ex consigliere del Csm, Luigi Spina, rivela a Palamara l’avvio della pratica nei suoi confronti a Palamara. Che chiede: “Riccardo cosa ha detto? “Spina : “Riccardo è all’ estero… mi sono messaggiato“. Palamara : “Ah e tu hai detto a Riccardo… hai detto di non fare niente”. Spina : “Mi sono messaggiato”.  Palamara: “E che ha detto?”. Spina : “Ha detto a te non fa… “digli di non fare niente e quando torno lo chiamo“..questo mi ha scritto”. Palamara : “No io non faccio proprio niente”. Spina : “Riccardo evidentemente… sarà arrivata al consiglio… oggi sarà arrivata pure a lui”. Restano ancora top secret i colloqui tra Fuzio e Palamara. Il pg della Cassazione non solo è il titolare dell’azione disciplinare e ma componente di diritto del consiglio di presidenza del Csm insieme al vicepresidente David Ermini e al primo presidente di Cassazione Giovanni Mammone. 

Caso Csm, il pg Fuzio: sospendere Palamara dalle funzioni e dallo stipendio

Caso Csm, il pg Fuzio: sospendere Palamara dalle funzioni e dallo stipendio

Il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto la sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio di Luca Palamara, l’ex presidente della Aassociazione nazionale magistrati  indagato a Perugia.

La sezione disciplinare del CSM si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio prossimo.

Il provvedimento è stato chiesto il 12 giugno scorso ed è di natura cautelare cioè destinato a intervenire prima che si celebri il processo disciplinare.

Rif:https://www.repubblica.it/politica/2019/06/18/news/caso_csm_il_pg_fuzio_sospendere_palamara-229093427/?refresh_ce

Csm, le nuove intercettazioni: Palamara cercò di chiedere aiuto al procuratore della Cassazione

Csm, le nuove intercettazioni: Palamara cercò di chiedere aiuto al procuratore della Cassazione

Il giudice incontrò Riccardo Fuzio: che poi ha avviato l’azione disciplinare contro di lui e i 5 consiglieri del Csm che hanno partecipato alla riunione notturna in un albergo romano.

ROMA — Ci sono altre centinaia di intercettazioni trasmesse dalla Procura di Perugia al Consiglio superiore della magistratura. Danno conto dei colloqui tra il pubblico ministero Luca Palamara e altri interlocutori per la spartizione delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. Ma anche dei tentativi dello stesso Palamara di avere informazioni sull’inchiesta per corruzione avviata proprio da Perugia nei suoi confronti. 

In questi atti c’è anche la registrazione di un incontro con Riccardo Fuzio, il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che la scorsa settimana ha avviato l’azione disciplinare contro di lui e contro i cinque consiglieri del Csm che hanno partecipato alla riunione notturna in un albergo romano. Un appuntamento con i parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri per mettere a punto la strategia che avrebbe dovuto garantire la maggioranza al Csm in vista del voto sul nuovo procuratore di Roma. 

I politici

L’indagine contro Palamara viene avviata a Perugia nel dicembre scorso e riguarda soldi, viaggi, gioielli che gli sarebbero stati regalati dall’imprenditore Fabrizio Centofanti in cambio di favori su nomine e inchieste da «pilotare». Il magistrato viene tenuto sotto intercettazione telefonica per i primi mesi, poi a maggio gli investigatori della Guardia di finanza inseriscono il «trojan» nel suo cellulare e registrano ogni incontro. Le trascrizioni dei primi quindici giorni di ascolto sono state trasmesse un paio di settimane fa al Csm dando conto dei suoi colloqui con giudici e politici fino al 16 maggio. E consentendo di ricostruire la rete di relazioni che aveva tessuto e le trattative per la spartizione delle poltrone in alcuni uffici giudiziari. Fino a provocare le dimissioni di quattro consiglieri (Morlini, Cartoni, Spina e Lepre), l’autospsensione di uno (Criscuoli) e l’avvio dell’indagine disciplinare per tutti. Tre giorni fa gli inquirenti di Perugia hanno deciso di mettere a disposizione dell’organo di autogoverno le nuove registrazioni fino al 29 maggio, il giorno precedente la perquisizione a Palamara. Svelano il contenuto degli incontri con almeno altri due componenti del Csm, di altre riunioni e conversazioni di Palamara con Lotti e Ferri, di quanto accaduto nei giorni prima e dopo la votazione del 23 maggio che nella commissione Direttivi del Csm aveva fatto prevalere il loro candidato alla Procura di Roma, Marcello Viola, con quattro preferenze, mentre Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo ne avevano ottenuta una ciascuno. 

«Ho avvisato Riccardo»

In quei giorni Palamara è concentrato su due fronti: far vincere Viola a Roma per garantire «discontinuità» con la gestione di Giuseppe Pignatone, ma anche sapere come procede l’inchiesta su di lui. Lo scopre la notte del 16 maggio, quando il consigliere suo amico Luigi Spina lo avvisa che Perugia lo ha iscritto nel registro degli indagati e gli racconta i dettagli dell’informativa della Guardia di finanza: «Ci stanno i viaggi…». Palamara sbotta, dice che è «una porcata», si informa in quali commissioni è stata mandata la relazione. 
Spina: «Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presidenti della Quinta e della Prima». 
Palamara: «Eh, ma perché alla Quinta?». 
Spina: «E che c… ne so. Anche dalla Quinta… secretata». 
Palamara: «Ah, allora…». 
Spina: «Non può passa…». 
Palamara: «Allora Riccardo ma che c… ha fatto». 
Spina: «Non c’è Riccardo… c…, Riccardo non c’è è questo il punto… Riccardo non ci sta, io l’ho avvisato… Riccardo non ci sta … sta all’estero». 
Palamara: «Ah, allora è grave… dai questo è grave». 

L’incontro con Fuzio

Secondo gli inquirenti il Riccardo citato è appunto Fuzio, membro di diritto del Csm in quanto pg della Cassazione, aderente a Unità per la Costituzione, la stessa corrente di Palamara e Spina e amico di entrambi. In quei giorni il pg si trovava effettivamente all’estero, ma dopo il suo rientro Palamara riesce comunque a incontrarlo. Il colloquio — ancora coperto dalla secretazione imposta dagli inquirenti — viene captato dal «trojan» il 27 maggio. 
Tre giorni dopo l’inchiesta viene svelata con la perquisizione e con l’avviso di garanzia a Spina per violazione del segreto e favoreggiamento, ma anche al pm romano Stefano Fava per aver rivelato a Palamara che l’indagine nei suoi confronti «è partita dall’analisi delle tue carte di credito», e di avergli consegnato in anticipo l’esposto contro Pignatone e il procuratore aggiunto Paolo Ielo. Altra mossa di quella strategia che Palamara aveva pianificato per «screditare gli avversari» e far prevalere i magistrati amici nei posti chiave. E invece lo ha travolto provocando uno scandalo nelle istituzioni di cui non si riesce ancora a immaginare le ulteriori conseguenze.

Rif:https://www.corriere.it/cronache/19_giugno_17/csm-nuove-intercettazioni-palamara-cerco-chiedere-aiuto-procuratore-cassazione-c3ed4444-9077-11e9-9eb3-08018d4e5f3d.shtml?refresh_ce-cp

Digli che quando torno lo chiamo» Così PG Cassazione Riccardo Fuzio rassicurò Palamara

Luca Palamara

Nelle carte l’sms al magistrato. Atti al ministro e al Consiglio superiore ma il procuratore generale dovrà astenersi. A fine maggio è stato registrato un incontro tra i due magistrati ora al vaglio del Csm.

«Digli di non fare niente e quando torno lo chiamo». È questo il messaggio che a metà maggio il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, avrebbe fatto arrivare al magistrato Luca Palamara dopo aver saputo che era stato indagato a Perugia per corruzione. A dirlo — in una conversazione intercettata — è il consigliere del Csm Luigi Spina, finito sotto inchiesta per aver rivelato allo stesso Palamara che l’organo di autogoverno aveva ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati, fornendo dettagli sulle prove a suo carico. 

Gli atti trasmessi

Il 27 maggio è stato registrato un incontro tra Fuzio e Palamara per parlare proprio di quanto stava accadendo. La trascrizione del colloquio è ora all’esame dell’ufficio di presidenza del Csm e del ministro della Giustizia per l’eventuale avvio dell’azione disciplinare. Su tutti i nuovi atti, arrivati dalla Procura di Perugia che conduce l’inchiesta su Palamara, si pone però un problema di incompatibilità, perché Fuzio è uno dei tre componenti del vertice del Csm e appare scontato che dovrà astenersi, lasciando ogni scelta al vicepresidente David Ermini e al primo presidente della Suprema Corte Giovanni Mammone. 

Un nuovo caso si apre dunque nella vicenda che sta scuotendo la magistratura, per gli incontri tra i consiglieri dell’organo di autogoverno e i due parlamentari del Pd — Cosimo Ferri e Luca Lotti, imputato a Roma per la vicenda Consip — per decidere il nuovo procuratore della Capitale e gli altri capi degli uffici giudiziari ritenuti strategici dal gruppo per controllare le inchieste più importanti e quelle che li coinvolgevano direttamente.

«Mi sono messaggiato»

Le notte del 16 maggio Spina rivela a Palamara l’avvio della pratica. Il pubblico ministero si altera, chiede conto di quello che sta accadendo al Csm su quel fascicolo. Chiede «che c… ha fatto Riccardo?». Spina lo informa che «Riccardo è all’estero». Gli inquirenti sono sicuri che stiano parlando di Fuzio. Svolgono verifiche e accertano che in quei giorni il procuratore generale è effettivamente lontano dall’Italia per una missione istituzionale. In ogni caso il resto della conversazione fornisce la certezza che stiano parlando di lui. 

Palamara: «Riccardo che ha detto?».

Spina: «Riccardo è all’estero… mi sono messaggiato».

Palamara: «Ah e tu hai detto a Riccardo… hai detto di non fare niente».

Spina: «Mi sono messaggiato».

Palamara: «E che ha detto?».

Spina: «Ha detto a te non fa… “digli di non fare niente e quando torno lo chiamo”… questo mi ha scritto».

Palamara: «No io non faccio proprio niente».

Spina: «Riccardo evidentemente… sarà arrivata al consiglio… oggi sarà arrivata pure a lui». 

Il faccia a faccia

Qualche giorno dopo Fuzio rientra a Roma ed evidentemente ha un contatto con Palamara. Il 27 maggio si incontrano nel suo ufficio e parlano dell’indagine. Il pubblico ministero vorrebbe saperne di più. Tre giorni dopo l’inchiesta viene svelata con un’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza che perquisisce la casa e l’ufficio di Palamara, mentre notifica a Spina un invito a comparire per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Si scopre che proprio il magistrato ha messo intorno allo stesso tavolo politici e magistrati per la spartizione delle poltrone. Il Csm viene travolto, quattro consiglieri si dimettono, uno si autosospende. Fuzio avvia nei confronti di tutti l’azione disciplinare. Adesso saranno altri a dover decidere eventuali iniziative nei suoi confronti.

Rif:https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_giugno_17/digli-che-quando-torno-chiamo-l-sms-fuzio-rassicurare-palamara-54a162f8-913c-11e9-800d-4c08a8e6b4ca.shtml