La verità su Bibbiano – parla l’ex magistrato Francesco Morcavallo

Nessuna strumentalizzazione politica su Bibbiano, perchè Bibbiano è solo l’albero che nasconde una foresta che non ha colore politico. Ne abbiamo parlato con l’ex magistrato del tribunale dei minori di Bologna Francesco Morcavallo, specialista nelle questioni legate ai minori.

Rif:https://www.imolaoggi.it/2019/07/26/la-verita-su-bibbiano-parla-lex-magistrato-francesco-morcavallo/

Borsellino, pg Fuzio scrive a Fiammetta. La figlia del giudice: “Lettera vergognosa. L’ultimo affronto da parte dello Stato”

Borsellino, pg Fuzio scrive a Fiammetta. La figlia del giudice: “Lettera vergognosa. L’ultimo affronto da parte dello Stato”

L’ormai ex pg, dice la figlia del magistrato assassinato, “sostiene di non avere avuto il tempo di occuparsi di questa vicenda perché era impegnato in altre vicende giudiziarie. Quali lo abbiamo scoperto in queste ultime settimane, perché era occupato a pilotare con Luca Palamara le nomine dei procuratori di Roma”. Il capo della polizia: “Se qualcuno di noi ha sbagliato deve pagare”

Una lettera “che vengono i brividi a leggerla”. È quella inviata dalll’ormai ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, a Fiammetta Bosellino. La figlia del giudice ucciso il 19 luglio del 1992, in un’intervista al Quotidiano del Sud, parla di una missiva firmata da Fuzio, alla vigilia del ventisettesimo anniversario dellastrage di via D’Amelio, che le è stata inviata ieri e la definisce: “L’ultimo affronto, da parte di uno Stato che non ha mai voluto fare niente per individuare i veri colpevoli del depistaggio sulla morte di mio padre”.

Una lettera, continua Borsellino, “che vengono i brividi a leggerla, che mi indigna e che indignerebbe anche mio padre e tutti i magistrati che fanno e che hanno fatto il loro dovere”. L’ex procuratore Fuzio le ha scritto una missiva “incredibile e vergognosa, nella quale dice di non essere riuscito a far nulla per avviare una indagine per l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati coinvolti nell’inchiesta sul depistaggio, indagati dalle procure di Messina. Una indagine che avrebbe dovuto portare ad individuare i magistrati responsabili del depistaggio”.

Fuzio, prosegue Fiammetta Borsellino, “sostiene di non avere avuto il tempo di occuparsi di questa vicenda perché era impegnato in altre vicende giudiziarie. Quali lo abbiamo scoperto in queste ultime settimane, perché era occupato a pilotare con Luca Palamara le nomine dei procuratori di Roma, Torino ed altre procure. Una vera e propria indecenza, si è consumato da solo”.
Allo Stato, la figlia di Paolo Borsellino chiede: “Semplicemente di fare il proprio dovere. Questa è una storia molta amara, se ognuno avesse fatto il proprio dovere, di non girarsi dall’altra parte, non avremmo magistrati indagati e poliziotti indagati. Semplicemente fare il proprio dovere dare un contributo di onestà da parte delle istituzioni”. Dopo essere stato intercettato mentre parlava con Palamara, raccontandogli dettagli dell’inchiesta aperta a Perugia, Fuzio ha deciso di chiedere la pensione anticipata. Prima avrebbe dovuto lasciare la magistratura a novembre, poi nei giorni scorsi, ha chiesto di andare a riposo dalla prossima settimana.

La figlia del giudice ucciso esattamente 27 anni fa ha anche attaccato la commissione Antimafia. “Strumentalizzano ai fini mediatici, desecretando gli atti del Csm e della stessa Commissione antimafia. Una vergogna. Oggi, anzi ieri – dice – molti si pavoneggiano di avere desecretato quegli atti. Loro, (Commissione antimafia e Parlamento ndr) puntano agli anniversari per fare vedere che lavorano. Loro, il Csm e la Commissione antimafia, lo fanno il 19 luglio nell’anniversario della morte di mio padre e degli uomini della sua scorta e hanno il sapore della strumentalizzazione mediatica”. Il riferimento è per la desecretazione degli audio con le audizioni di Borsellino all’Antimafia tra il 1984 e il 1991.

“Le parole di Fiammetta Borsellino sono per me fonte di riflessione ed uno stimolo forte e deciso che accolgo in pieno. La commissione Antimafia sta desecretando il materiale in suo possesso e continuerà a farlo, senza tentennamenti”, dice Nicola Morra, presidente di palazzo San Macuto. “Ci auguriamo che anche i materiali della commissione stragi, la cui desecretazione non dipende dall’Antimafia, possano diventare patrimonio dei cittadini, così come quelli gestiti da altre istituzioni – continua- Il rispetto dell’immenso dolore dei familiari delle vittime è per me principio inamovibile. In qualità di presidente della commissione ed interpretando lo spirito di abnegazione di tutta la commissione lavoreremo per trovare la verità e non per un titolo di giornale”.

In occasione del 27esimo anniversario della strage, il capo della polizia Franco Gabrielli si è espresso sui tre poliziotti attualmente a giudizio per il depistaggio: “Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o peroscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo”.  A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.Parlando con i cronisti alla fine della cerimonia, Gabrielli ha aggiunto: “Chi sbaglia portando la divisa sbaglia due volte, come cittadino e perché tradisce quel credito che i cittadini ripongono in noi. Non vogliamo agnelli sacrificali e che non si pratichi lo spot tutti responsabili e nessuno responsabile, lo dobbiamo ai familiari delle vittime e a poliziotti che lavorano sul territorio”.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/19/borsellino-pg-fuzio-scrive-a-fiammetta-la-figlia-del-giudice-lettera-vergognosa-lultimo-affronto-da-parte-dello-stato/5336658/

Bonafede: “Via Rossi da Arezzo, immagine alterata su Etruria”

e motivazioni del parere negativo sul procuratore capo che indagava sul padre della Boschi ed era consulente del governo: “Condotte inopportune e avventate”

Ora la parola spetta al plenum del Consiglio superiore della magistratura, che deciderà dopo la pausa estiva. Ma pesa come un macigno il giudizio del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che sul procuratore di Arezzo è stato chiaro: Roberto Rossi non può essere confermato alla guida dell’ufficio giudiziario per una serie di circostanze sufficienti “a […]

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/08/09/bonafede-via-rossi-da-arezzo-immagine-alterata-su-etruria/5378065/

«Bari, mazzette in cambio di sentenze»: ex giudice civile risarcirà lo Stato

BARI – Per due volte ha venduto o provato a vendere la giustizia in cambio di soldi, e per questo è stato condannato, per due volte, in sede penale. Ora lo Stato ha presentato il conto all’ex giudice civile Domenico Ancona, 67 anni, rimosso nel 2008 proprio a seguito dell’arresto per concussione: dovrà pagare 150mila euro per il danno d’immagine provocato dallo scandalo di un magistrato che prende mazzette.

Lo ha deciso la Corte dei conti, che ha accolto la richiesta presentata dall’allora vice-procuratore Pierpaolo Grasso. Un anno fa i finanzieri del Nucleo tutela spesa pubblica, agli ordini del colonnello Giacmo Ricchitelli, avevano notificato ad Ancona un sequestro conservativo da 150mila euro disposto dai giudici contabili proprio per questa vicenda, sequestrando la pensione e alcuni conti bancari. Una vera e propria corsa contro il tempo, quella dei finanzieri, per evitare la prescrizione del diritto erariale visto che l’ultima sentenza di condanna risale al 2013.

«L’avvenuto accertamento, nell’ambito dei diversi procedimenti giudiziari, di più fatti costituenti reato induce a ritenere che l’episodio in contestazione non sia stato un fenomeno isolato», dice la sentenza (presidente Orefice, relatore Quarato) che richiama le due sentenze penali definitive (tre anni ciascuna) emesse dal Tribunale di Lecce nei confronti di Ancona. La prima per una tangente di 15mila euro chiesta alla titolare di una impresa (con la mediazione di un geometra) in cambio dellla provvisoria esecutività di un decreto ingiuntivo. La seconda, sempre con la collaborazione dello stesso geometra, per il tentativo di ottenere 150 milioni di lire in cambio di una sentenza favorevole nella disputa tra un consorzio e il Comune di Altamura per la mancata realizzazione di un parco a tema. 

«La collettività – hanno scritto i giudici contabili – vede in tali casi tradita la missione istituzionale demandata alla figura del giudice il quale, nell’ambito dell’ordinamento costituzionale, è posto a presidio della tutela dei diritti e degli interessi dei singoli». Una valutazione che suona come un monito anche rispetto ai casi più recenti di corruzione in atti giudiziari oggi nel mirino della Procura Lecce, casi che stanno facendo discutere: anche per la giustizia svenduta nel Tribunale di Trani, una volta che le responsabilità penali saranno accertate, la Corte dei conti potrebbe chiedere il risarcimento per il danno all’immagine dello Stato.

rif: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bari/1165173/bari-mazzette-in-cambio-di-sentenze-ex-giudice-civile-risarcira-lo-stato.html

Magistrati arrestati a Trani, indagata anche la sorella di Savasta

I soldi presi, tramite l’ex marito, dall’imprenditore Flavio D’Introno. La ristrutturazione di una palestra. Il ruolo nella stangata all’imprenditore coratino Paolo Tarantini. Anche la sorella dell’ex pm Antonio Savasta, Emilia, 46 anni, è indagata nel fascicolo di Lecce sulla giustizia truccata nel Tribunale di Trani. Il pm Roberta Licci ipotizza il concorso in corruzione, insieme all’ex marito Savino Zagaria, oltre che concussione e concorso in falso ideologico e materiale insieme all’ex gip Michele Nardi e al fratello per il caso Tarantini. Un antipasto di quello che potrebbe essere il secondo filone dell’indagine.

Magistrati arrestati a Trani, dalle agende di Nardi nuove accuse ai giudici

Antonio Savasta ha tentato in tutti i modi di salvare la sorella, sostenendo che fosse «ignara delle reali ragioni delle dazioni da parte di D’Introno» e accreditando la tesi di una sua relazione sentimentale con l’imprenditore. Circostanza, quella del rapporto sentimentale, che D’Introno ha recisamente smentito nel corso dell’incidente probatorio e che la Procura di Lecce tende a ritenere non veritiera.
I carabinieri hanno ascoltato Emilia Savasta come persona informata a marzo, quando risultava già indagata da un mese: le sue dichiarazioni, pur messe a disposizione delle difese degli indagati, non saranno perciò utilizzabili. «Nel corso del rapporto con D’Introno – ha detto la donna -, dallo stesso ho ricevuto diversi regali come normalmente può accadere tra amanti in particolare ho ricevuto somme di denaro che possiamo quantificare in circa 50mila euro che sono serviti per far fronte alla separazione dal mio ex marito.

Tra l’altro il denaro è stato versato direttamente nelle mani del Zagaria che in seguito me li ha consegnati. Devo precisare che il denaro è stato utilizzato sia da me che da mio marito per far fronte alle spese di chiusura di una palestra che avevo in via Ofanto ed un lido balneare a Margherita di Savoia. Altre utilità ricevute dal D’Introno consistono nella ristrutturazione della nuova palestra denominata Its Yoga che io aprii nel 2012-2013 in via degli Ulivi a Barletta per la quale vennero impegnati non oltre 30mila euro tutti corrisposti dal D’Introno. Ricordo perfettamente un viaggio a Firenze regalatomi dal D’Introno al quale ha partecipato anche mio fratello Antonio con tutta la famiglia. Ricordo anche un viaggio in Turchia al quale ha partecipato anche Antonio con la sua famiglia».

I carabinieri hanno ascoltato anche un quarantenne di Barletta che ha raccontato di aver avuto una relazione «dal 2013 al mese di giugno-luglio 2015» con la signora Savasta, e ha messo a verbale quelle che a suo dire sarebbero state le minacce ricevute da un suo ex datore di lavoro, fatte in nome e per conto dell’ex pm, affinché lasciasse l’Italia. Fatto sta che l’uomo è effettivamente andato all’estero e il 30 dicembre 2018 «ad un anno di distanza dal mio rientro in Italia, sono stato contattato sulla mia utenza mobile dal dottor Antonio Savasta che insisteva per vedermi». L’incontro sarebbe avvenuto in un bar dove l’ex magistrato «si diceva dispiaciuto di quanto successo con sua sorella, rimarcando la sua totale estraneità alle vicende della mia rottura sentimentale con la sorella e (…) mi proponeva, se io ero interessato, di poter intercedere con l’avv. Michele Cianci di Barletta, amministratore unico della società Barsa che gestisce i rifiuti in Barletta, per una assunzione presso la citata ditta. (…) Ritengo che l’anomala proposta, che mi ha letteralmente sorpresa, fosse finalizzata ad accattivarsi la mia simpatia». L’uomo ha raccontato ai carabinieri alcune circostanze, in particolare in relazione all’ex marito della signora Savasta. «Poiché la sua presenza (di Zagaria, ndr) mi dava noia, l’ho incalzata varie volte sul punto e questa mi confessava che Zagaria Savino manteneva rapporto con l’imprenditore D’Introno per ritirare del denaro destinato ad Antonio Savasta il quale, sempre a dire della Emilia, avrebbe dovuto aggiustare dei procedimenti penali pendenti tra lo stesso D’Introno e la sua ex moglie, anche di natura fiscale».

L’uomo ha detto di non aver mai visto materialmente un passaggio di soldi, «ma posso affermare con certezza che Antonio Savasta aiutava economicamente, con il denaro “illecito” che percepiva, la mia ex Emilia Savasta».
Per quanto riguarda Zagaria, D’Introno aveva raccontato che «si è prestato a fare da corriere per la consegna del denaro a Savasta, anche in relazione ai soldi da me versati per il procedimento delle cartelle esattoriali», facendo una cresta di almeno 40.000 euro. «Il Savasta – aveva detto D’Introno – mi ha chiesto soldi per tutta la sua famiglia a partire dai lavori di ristrutturazione alla palestra compresi tutti gli attrezzi scelti da Emilia Savasta e Zagaria Savino». D’Introno ha poi raccontato di aver allestito una palestra a Corato, in alcuni locali di sua proprietà, gestita in società da Zagaria e dalla compagna avrebbe poi ottenuto l’allestimento della palestra gestita a Corato (in alcuni locali di Nardi) dalla compagna di Gianluigi Patruno, l’uomo che minacciava Antonio Savasta di rivelare le false testimonianze rese per favorire D’Introno.

rif: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1163723/magistrati-arrestati-a-trani-indagata-anche-la-sorella-di-savasta.html

Corruzione, il giudice Capuano resta in cella: il Riesame sfoltisce le accuse, niente ingerenze in un concorso per magistrati

L’accusa che il giudice napoletano Alberto Capuano sia venuto meno ai suoi doveri, promettendo a terze persone di interessarsi per risolvere i loro problemi giudiziari, ha retto rispetto a quattro episodi sui sette contestati. E con essa ha retto anche la custodia cautelare in carcere che era stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio del Tribunale di Roma.

Ieri mattina, allo scadere dell’ultimo giorno utile per depositare la propria decisione sul ricorso presentato dai difensori del magistrato, il Tribunale della Libertà ha sciolto la riserva sul ricorso che era stato presentato dall’avvocato Maurizio Lojacono, secondo il quale il giudice Capuano (in servizio a Ischia al momento dell’arresto) non aveva mai messo in campo alcun tentativo per aiutare terze persone ma aveva commesso l’imperdonabile errore di fingere il contrario con i suoi interlocutori perché non sapeva come liberarsi da quelle scomode e pressanti richieste. In carcere restano anche il consigliere municipale di Bagnoli Antonino Di Dio, l’uomo del clan Mallardo Giuseppe Liccardo e l’imprenditore Valentino Cassini che gestisce una società di informatica. Ma, anche in relazione alle posizioni di Cassini e Di Dio, il Riesame ha ritenuto solida la gravità indiziaria in relazione ad alcune ipotesi di reato.

Entrando nello specifico della decisione del Riesame, Capuano si è visto confermare le accuse di corruzione relative alla vicenda dell’imprenditore Federico, destinatario di un ordine di demolizione della sua abitazione. Secondo l’accusa, il giudice Capuano – messo in contatto con Federico per il tramite di un amico comune – si disse disponibile ad aiutarlo. In cambio Federico promise di eseguire dei lavori edili presso il centro estetico gestito dalla moglie. Gli investigatori hanno anche ripreso alcuni incontri tenutisi tra il privato cittadino e Capuano all’interno di un bar, presumibilmente per discutere del da farsi. Tuttavia le operazioni di abbattimento si svolsero ugualmente, segno che Capuano non riuscì ad intervenire. Il secondo episodio per il quale vi è stato conferma da parte del Riesame riguarda invece il rapporto tra Capuano e Valentino Cassini (per il quale c’è stata conferma): secondo l’accusa Cassini si sarebbe messo a disposizione del giudice per realizzazione un sito sulle offerte del centro estivo e come contropartita avrebbe chiesto piaceri giuridisdizionali per conto di altre persone.

La conferma delle accuse ha riguardato anche l’episodio del presunto interessamento del giudice Capuano rispetto al processo a carico di Giuseppe Liccardo (e di due suoi parenti) per intestazione fittizia di beni. Antonino Di Dio chiese a Capuano di cercare di pilotare l’esito di quel processo verso un’assoluzione e Capuano promise che sarebbe intervenuto. Di più: in diverse conversazioni ha riferito anche con chi avrebbe parlato per provare ad aiutare Liccardo. Il processo è ancora in corso. Rispetto a questo episodio la conferma della misura ha riguardato anche le posizioni di Liccardo, Cassino e Di Dio.

Infine Capuano si è visto confermare, unitamente a Di Dio e Casini, l’accusa relativa ad un intervento che propiziasse una dilazione dei termini di versamento del presto in asta fallimentare interessante il complesso aziendale Magic World.

Tra i tre capi d’accusa annullati per carenza della gravità indiziaria, invece, vi è quello relativo al presunto intervento di Capuano per favorire il superamento della prova orale del concorso in magistratura della figlia di Antonino Di Dio; secondo l’accusa Capuano avrebbe ricevuto in cambio tre tessere da dieci ingressi ciascuna per la struttura polifunzionale dell’Arenile di Bagnoli. Un episodio che il gip De Robbio aveva duramente censurato, riservando parole durissime alla moralità della ragazza che quel concorso l’ha effettivamente superato. «L’annullamento rispetto a questo vicenda prova l’assoluta correttezza e trasparenza delle prove concorsuali, brillantemente sostenute dalla dott.ssa Angela Di Dio», commentano gli avvocato Marco Campora e Aniello Cozzolino, che assistono Antonino Di Dio. Quest’accusa è stata ‘annullata’ anche per Di Dio e Cassini.

L’annullamento della misura è stato disposto anche in relazione al presunto interessamento di Capuano, su sollecitazione di Antonino Di Dio, circa la scarcerazione di Francesco Sorrentino in cambio di soldi. Anche in questo caso la misura è stata annullata pure per Di Dio.L’ultima ipotesi di reato annullata è quella di corruzione che seconda la procura sarebbe stata commessa da Capuano verso un non identificato componente del collegio penale di Napoli che sovrintendeva il processo a carico di Liccardo. Le motivazioni alla base del provvedimento saranno depositate tra 45 giorni.

Rif: https://www.giustizianews24.it/2019/07/27/corruzione-il-giudice-capuano-resta-in-cella-il-riesame-sfoltisce-le-accuse-niente-ingerenze-in-un-concorso-per-magistrati/

Magistrati corrotti, le dichiarazioni choc del pentito su Seccia. Dal bacio con l’uomo del clan allo scandalo corruzione di Trani, quante ombre nella carriera del pm Antimafia

l “metodo” Seccia ha radici lontane, risalenti alla fine degli anni ’90. Il magistrato barlettano, ex pm della DDA di Bari e procuratore di Lucera, si occupò di mafia garganica per buona parte della sua carriera prima di finire a Roma presso la Cassazione. Ma nelle ultime settimane sulla testa del magistrato sono comparse nubi oscure. Seccia, infatti, è stato tirato in ballo nella storia dei pm corrotti della Procura di Trani dove anche lui lavorò una decina di anni fa. Mazzette per aggiustare i processi di un imprenditore. “Per spaventarmi diceva che mi avrebbe mandato la mafia del Gargano”, ha raccontato la vittima agli inquirenti parlando di Seccia come di un “uomo pericoloso”.

E facendo un salto indietro di circa un ventennio, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, ecco comparire altre vicende che videro il magistrato al centro di intrighi e soprusi. Presunti legami con malavitosi e altri illeciti raccontati dal pentito Michele Dicuonzo, alias ‘il piazzato’, boss mafioso di Barletta del clan Cannito-Lattanzio, a Michele Emiliano, il governatore della Regione Puglia che all’epoca era pubblico ministero. Verbali di interrogatorio in possesso de l’Immediato che gettarono ombre sul pm Seccia. Il tutto arricchito da materiale video molto compromettente per il magistrato barlettano.

Dichiarazioni che fecero emergere un quadro allarmante attorno alla figura di Seccia, il quale avrebbe utilizzato mezzi e personale dei vigili urbani di Trani e Barletta per farsi accompagnare/scortare sul posto di lavoro, in palestra o, addirittura per far consumare i bisogni mattutini al suo cane (nella foto sotto, il comandante dei vigili dell’epoca con il cane del pm)

Furono pesantissime le segnalazioni sul conto del magistrato, corredate da una serie di filmati e rafforzate da quanto dichiarato dal pentito al pm Emiliano. Seccia fu accostato alla criminalità organizzata barlettana (clan Cannito-Lattanzio). Dicuonzo, collaboratore di giustizia, fu il primo a fare luce sulle sue presunte magagne. In realtà anche il libro del giudice Roberto Olivieri del Castillo svelò la corruzione all’interno del tribunale di Trani ma nessuno gli credette, anzi subì un procedimento disciplinare dal Csm. Oggi quel libro è diventato canovaccio di un’indagine che ha trovato riscontri solidi, portando all’arresto e all’inquisizione di importanti magistrati, tra questi il pm Antonio Savasta e l’ex gip Michele Nardi, quest’ultimo in carcere da oltre sei mesi. La stessa inchiesta ha comportato il trasferimento del magistrato Luigi Scimè (che incontreremo più avanti) al tribunale di Salerno.

Ma torniamo al collaboratore di giustizia Dicuonzo e alle sue dichiarazioni sul conto del pm Seccia, rese davanti a Michele Emiliano. Parole che scoperchiarono il sistema del clan Cannito-Lattanzio di cui lo stesso pentito faceva parte con ruolo dirigenziale. Traffici di droga, estorsioni, omicidi, tutto raccontato per filo e per segno all’attuale governatore pugliese.

Bibbiano, affidi illeciti: “Il Tribunale minorile di Bologna era stato informato di alcune false relazioni”

Bibbiano, affidi illeciti: “Il Tribunale minorile di Bologna era stato informato di alcune false relazioni”

Il Tribunale dei Minori di Bologna sapeva che uno degli affidi autorizzati dai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, finito nell’inchiesta “Angeli e Demoni”, per cui sono indagate 29 persone, era illecito. La Procura di Reggio Emilia aveva comunicato che le relazioni che avrebbero allontanato il minore dai genitori contenevano dei falsi. A novembre scorso il sostituto procuratore di Reggio Emilia Valentina Salvi si era rivolta al giudice minorile Mirko Stifano. Lo aveva prima chiamato, annunciandogli l’urgenza di interrompere l’iter di allontanamento, e poi gli aveva inviato gli atti, dimostrando che quanto riportato dai servizi sociali non era vero.

Il minore doveva essere portato via a causa delle condotte penali di suo padre riscontrate dal servizio sociale. Condotte che, come avrebbe riferito la pm Salvi a Stifano, non risultavano tali da procedere. Ma la sua richiesta è caduta nel vuoto. Il bambino è finito ugualmente nel centro “La Cura” di Bibbiano, dov’è rimasto fino all’ordinanza del giudice Luca Ramponi, che ha disposto gli arresti domiciliari per sei persone, tra cui il fondatore del Centro Hansel & Gretel Claudio Foti (la misura per lui poi è stata attenuata).

Il minore in questione è uno dei dieci finiti nel giro degli affidi illeciti. Potrebbe trattarsi del ragazzino di origine straniera la cui abitazione veniva descritta dai servizi sociali come “spoglia” e “priva di giochi”. Dettagli poi contraddetti da un sopralluogo dei Carabinieri. Secondo l’accusa, Federica Alfieri, psicologa Asl, e Annalisa Scalabrini, assistente sociale, riportavano nella relazione, poi trasmessa dalla dirigente del servizio sociale, Federica Anghinolfi (personaggio chiave nell’inchiesta), al Tribunale dei Minori, il falso. “Lasciavano intendere uno stato di denutrizione del bambino”, poi smentito dal pediatra. Descrivevano il minore come “depresso”, a causa di suo padre soggetto dedito al consumo di alcolici e violento. “Pare che il padre abbia un atteggiamento molto aggressivo e che sia stato coinvolto in diverse risse”, avrebbero dichiarato. Alla figura paterna avrebbero imputato anche una cattiva gestione del denaro, “basando tale assunto esclusivamente sul dato del mancato pagamento di alcune rette scolastiche”. Notizia poi dimostratasi falsa. Per l’accusa, è vero che il padre era stato fermato 2 volte per guida in stato di ebbrezza, ma 10 anni prima e con un livello modesto di positività al test. Infatti, i giudici considerano un’esagerazione ritenere che fosse dipendente da alcool. Per questo minore, i servizi sociali avevano richiesto il collocamento in luogo protetto assieme alla madre. Il decreto di allontanamento del Tribunale dei minori di Bologna veniva eseguito dai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza il 22 novembre 2018. Presumibilmente, qualche giorno prima la pm Salvi aveva cercato di impedirne l’attuazione, rivolgendosi direttamente al giudice minorile.

Ma viene allontanato ugualmente e portato presso “La Cura” di Bibbiano. La madre lo segue e l’assistente sociale, Francesco Monopoli, avrebbe commentato così la sua presenza: “Gli dirà guai a te se parli”. Influenzato dalla madre, il minore avrebbe negato gli abusi (mai avvenuti). Non si esclude invece, che abbia assitito ad aggressioni del padre nei confronti della madre.

rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/28/affidi-illeciti-il-tribunale-minorile-di-bologna-sapeva/5353710/

Bibbiano, il giudice minorile ignorò l’allarme del magistrato

Bibbiano, il giudice minorile ignorò l'allarme del magistrato

La procura di Reggio Emilia aveva avvertito il Tribunale dei minori di Bologna che alcune relazioni sui bambini sottratti alle famiglie della Val d’Enzapotessero presentare anomalie. In particolare l’alert del pm riguardava un bambino coinvolto nell’inchiesta “Angeli e Demoni” che venne affidato ugualmente a in comunità, dove è rimasto fino agli arresti dei 18 indagati dello scorso giugno delle settimane scorse. Vanno avanti le indagini sul caso di Bibbiano, dove quattro dei sei piccoli coinvolti nelle false perizie, e sottratti alle famiglie sulla base di abusi e maltrattamenti mai subiti, sono tornati dai genitori naturali. 

L’AVVISO
Lo scorso novembre la pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, che aveva avviato le verifiche sulla base di un numero spropositato di affidi nella Val D’Enza, scrive al giudice minorile, Mirko Stifano. Una comunicazione preceduta anche da telefonate e classificata come urgente per impedire quel provvedimento basato su relazioni false. La Procura reggiana, infatti, dimostrava, allegando gli atti, che quanto indicato dai servizi sociali non era vero e la situazione del padre, al quale stava per essere sottratto il bambino, non aveva condotte penalmente rilevanti, comunque tali da giustificare un provvedimento come l’affido del figlio a una comunità. Il Tribunale, però, non avrebbe tenuto conto di quelle preoccupanti segnalazioni, tanto che il piccolo, poi, era comunque stato allontanato dai genitori. 
Dalle intercettazioni emerge anche che Federica Arginolfi, dirigente del servizio sociale della Val d’Enza, agli arresti domiciliari, avrebbe valutato per alcune coppie di associazioni lgbt di una città del Sud Italia un affido a tempo indeterminato, a fronte della manifestazione, da parte degli aspiranti genitori omosessuali, di potersi affezionare ai piccoli. La donna li rassicurava sostenendo che il perdurare di una valutazione negativa sui genitori, ritenuti inadeguati dalle relazioni degli stessi servizi sociali, avrebbe di fatto reso l’affido a tempo indeterminato, come una sorta di adozione. 

AFFIDI FANTASMA
Dagli atti emergono anche casi di affidi fantasma. Come emerge dalla testimonianza di una donna, cuoca in una struttura per ragazzi. «Non ho fatto nessuna accoglienza, non conosco le loro storie, né i loro genitori. Li conosco solo per il fatto che a pranzo cucino per loro come per tutti gli altri». Agli atti, invece, risultava affidataria di una bambina: «Mi fu consegnato un foglio dove Federica diceva che mi dava in “affido sostegno” tale bambino». Secondo la signora, la Arginolfi, senza spiegarle il motivo, le avrebbe chiesto di diventare il tramite delle spese per la psicoterapia. Un modo, secondo gli inquirenti per creare false retribuzioni. 
Intanto pochi giorni fa è stato rinviato l’incontro tra uno dei minori coinvolti nell’inchiesta e allontanato sulla base di relazioni dei servizi sociali.

Rif: https://www.ilmessaggero.it/italia/bibbiano_giudice_minorile_allarme_magistrato_ultime_notizie_oggi-4645563.html

Bimbi sottratti, metodi sospetti. Per 20 anni lo stesso copione

La disperazione di una donna cui i servizi sociali hanno tolto la figlia (Fotogramma)

Modena, Reggio Emilia, Salerno, Biella… «stessi operatori, stessi drammi». E a “Chi l’ha visto” la prova dei lavaggi di cervello

«Mi sono occupato di ’Ndrangheta per anni, ma questa inchiesta è umanamente devastante». Così il procuratore capo di Reggio Emilia ha commentato ‘Angeli e Demoni’, l’inchiesta che avrebbe fatto emergere un giro di affidamenti illeciti di bambini nella provincia di Reggio Emilia. Corposo il materiale raccolto in mesi di indagini e intercettazioni su figli strappati ai genitori ‘per essere sottoposti a lavaggio del cervello’, convinti di ‘aver subìto abusi in realtà inesistenti’, indotti attraverso falsi ricordi ad accusare i genitori. Un sistema lucroso (centinaia di migliaia di euro secondo gli inquirenti) messo in opera da anni dalla rete dei servizi sociali della Val d’Enza reggiana. Le sedute psicoterapeutiche erano condotte dagli operatori dell’associazione Hansel&Gretel di Moncalieri ( Torino), con il loro metodo del ‘disvelamento progressivo’ o ’empatico’: agli arresti il fondatore Claudio Foti (‘alterava lo stato psicologico attraverso suggestioni’ e così ‘convinceva il minore dell’avvenuto abuso’), con la sua attuale compagna Nadia Bolognini. Chiaro il procuratore capo: «Abbiamo fatti, non critiche a metodologie». 

*** Aggiornamento del 18 luglio 2019: Il Tribunale del Riesame di Bologna ha revocato gli arresti domiciliari a Claudio Foti; la misura è stata sostituita con un obbligo di dimora nel Comune di Pinerolo. 

E allora ecco i fatti. 
Sono 277 le pagine dell’ordinanza con cui il gip di Reggio Emilia Luca Ramponi ha disposto 17 misure cautelari e indagato 27 persone: vi sono le pressioni subite dai bambini, la violenza psicologica con cui venivano indotti a dire e pian piano a credere ciò che ‘dovevano’ dire e credere, il tutto con l’ausilio di metodiche che, se non fossero state registrate e riprese dai Carabinieri, sembrerebbero incredibili. Qualche esempio. Una delle psicoterapeute vuole rimuovere la figura del padre dalla mente del piccolo: «Dobbiamo fare una cosa grossa – gli dice – sai qual è?, l’elaborazione del lutto… quel papà non esiste più come papà, è come fosse morto, dobbiamo fargli un funerale ». Chiaro perché i regali e le lettere portati dai genitori non venivano consegnati ai figli, sempre più certi di essere stati abbandonati. 

Il metodo di Hansel&Gretel e affini
I bambini – continuano gli inquirenti – ‘anche in tenera età, subivano ore di lavaggi del cervello intercettati, dopo esser stati allontanati dalle famiglie at- traverso le più ingannevoli attività’. Tra queste, ‘relazioni mendaci, disegni artefatti con l’aggiunta mirata di connotazioni sessuali’ e addirittura ‘terapeuti travestiti da personaggi cattivi delle fiabe in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male’. 

La macchinetta della ‘verità’
E poi i ‘falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella spacciata ai bambini per macchinetta dei ricordi’. Nessun elettrochoc, come sbrigativamente titolato dai giornali, ma un ‘Neurotek’, macchinario Usa il cui utilizzo non è certo previsto dal sistema sanitario italiano: il bambino riceve sulle dita impulsi elettromagnetici mentre ‘confessa’. Non un elettrochoc, certo, ma se veniva applicato un effetto lo aveva. Facile immaginare la paura di quei piccoli, soprattutto leggendo quali domande suggestive fossero loro rivolte durante gli impulsi. Questo nell’Italia del 2019, dove se un maestro bacchettasse le dita di un alunno sarebbe radiato. 

Satana, da copione
E così, quasi da copione (visti i pregressi di Finale Emilia vent’anni fa, di cui parleremo poi), ecco arrivare le ‘confessioni’ anche sul satanismo. Il meccanismo è perverso, sempre lo stesso: la bimba nel 2011 è stata allontana dal nucleo familiare solo per problemi economici. Ma solo dal 2017, quando inizia la terapia a ‘La Cura’ di Bibbiano con la Bolognini – attuale compagna di Foti, anche lei ai domiciliari – ’emersero racconti di abusi sessuali seriali, subiti da lei, dal fratello e dalla sorella da parte dei genitori’. Di peggio: ‘Subito dopo la seduta con la citata terapeuta nel 2018 avrebbe iniziato a manifestare sintomi di una sorta di possessione demoniaca, giungendo a raccontare omicidi plurimi commessi dal padre quando lei aveva tra 2 e 4 anni… La notte di Halloween uomini mascherati portavano 5/6 persone per volta, immobi-lizzate con iniezioni presso la sua abitazione, ove il padre le uccideva e ove i bambini venivano poi stuprati’. Infine ‘il padre truccava il volto dei bambini col sangue dei cadaveri e li dava alla madre’. Gli inquirenti precisano che la Bolognini ha atteggiamenti fortemente induttivi per far emergere nella ragazzina ‘l’essere cattivo che dimorava dentro di lei’. 

I danni nel tempo
Torture psicologiche indelebili. Lo dice il gip: diventati adolescenti, quei bambini ora ‘manifestano profondi segni di disagio’, caduti nella droga e nell’autolesionismo. Questi dunque i risultati ottenuti da ‘esperti’? Niente di nuovo, per chi conosce già le vicende analoghe avvenute venti anni fa nel Modenese, seguite fin dagli esordi da ‘Avvenire’ e oggi approdate nelle otto imperdibili puntate di ‘Veleno’ di Pablo Trincia. Anche lì si verificò uno strano ‘picco’ di presunti abusi sui bambini, tant’è che una ventina furono prelevati la notte nelle case o al mattino a scuola e mai più fecero ritorno. Dopo le sedute con gli operatori della Hansel&Gretel (allora non c’era la Bolognini ma la prima moglie di Foti, Cristina Roccia) cominciarono uno a uno a raccontare di messe nere, sangue di cadaveri bevuto scoperchiando lapidi e bare in pieno giorno, decine di bimbi accoltellati sulle croci e decapitati da loro stessi. Orrori mai avvenuti (non mancava un solo bambino nei paesi), ma gli ‘esperti’ ci credettero e fioccarono allontanamenti definitivi, arresti, condanne. Anche gli assolti non rividero più i figli. 

Il vero dramma a ‘Chi l’ha visto’
Mercoledì ‘Chi l’ha visto’ ha ripercorso i punti di contatto tra la Bassa Modenese e l’attuale caso di Reggio Emilia (in entrambi opera la psicologa Valeria Donati). Grande il turbamento quando hanno parlato di spalle due delle ex bambine, all’epoca torchiate da psicologhe e assistenti sociali con i soliti metodi. Oggi, donne di 27/28 anni, sono ancora convinte di aver squartato decine di bambini. E per questo piangono, tremano: «Certo che l’ho fatto, lo ricordo benissimo»… La Cassazione ha stabilito da anni che nulla di ciò era avvenuto, ma ormai sono marchiate a vita, si credono ancora assassine, prostrate dal pentimento di ciò che non hanno fatto. In studio c’era una delle madri (assolta), mater dolorosa impietrita a veder sua figlia ridotta così, mai più vista da 21 anni fa. 

L’odio lgbt per i maschi
Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza (ora ai domiciliari) è attivista lesbica. In qualche caso (forse tre) ha sottratto i minori e li ha affidati a coppie lesbiche. Una volta addirittura alla sua ex compagna Fadia Bassmaji, ai domiciliari. Non solo: le due affidatarie lesbiche, dice l’ordinanza, imponevano alla piccola ‘un orientamento sessuale vietandole tassativamente i capelli sciolti’, ritenuti ‘appetibili per i maschi’. Atteggiamento che il gip definisce ‘ideologicamente e ossessivamente orientato’. Dalle intercettazioni emerge che le due instillavano nella piccola l’idea che il padre l’avesse abusata, e la ingiuriavano con cattiveria gratuita. 

Non solo Emilia Romagna
Alessandra Pagliuca, psicologa di Hansel& Gretel, contribuì a sottrarre i 16 bambini nella Bassa Modenese vent’anni fa. Ma la giornalista napoletana Rosaria Capacchione denuncia su fanpage.it: alla Pagliuca si deve pure l’inchiesta sulle sètte sataniche a Salerno nel 2007. Tre fratellini raccontarono di adulti incappucciati, diavoli, pozioni di sangue, sperma e droga. Stessa follia di Finale Emilia, guarda caso. «Inchieste poi fondate sul nulla, ma i bambini non sono più tornati», dice. ‘Il fatto quotidiano’ invece ricordava ieri il famoso suicidio a Biella di quattro adulti accusati di pratiche indicibili sui figli. Lasciarono un biglietto, ‘siamo innocenti’. «A far parlare i bambini erano Claudio Foti e, di nuovo, Cristina Roccia». 

Traumatizzati all’infanzia?
Tutti gli indagati ‘hanno avuto esperienze traumatiche nell’infanzia’ simili a quelle attribuite ai minori, scrive il gip: uno stupro di gruppo da piccola, una dipendenza da alcol, maltrattamenti dal padre alcolizzato… Esperienze pregresse per le quali ‘non potevano porsi in rapporto di indifferenza verificando gli eventi’. Storie oscure di affidi illeciti: le gravi accuse nell’ordinanza, i fatti sconcertanti emersi dalle intercettazioni Il procuratore capo: «Mi sono occupato di ’ndrangheta, ma questa inchiesta è umanamente devastante. Sono fatti» Modena, Reggio Emilia, Salerno, Biella… «stessi operatori, stessi drammi». E a ‘Chi l’ha visto’ la prova dei lavaggi di cervello

Rif: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/bimbi-sottratti-metodi-sospetti-per-venti-anni-lo-stesso-copione