Nuovi guai per Lotti, nell’intreccio Csm spunta anche l’Eni

Nelle intercettazioni le mosse per colpire il pm Ielo: «Contatti con Descalzi». Indaga la procura di MilanoPaolo Colonnello, Milano21 GIUGNO 2019

C’è un passaggio dell’inchiesta di Perugia sul magistrato capitolino Luca Palamara e l’ex ministro Luca Lotti che riguarda l’Eni e il suo attuale amministratore delegato Descalzi, già imputato a Milano in un processo per corruzione internazionale. Lo scrive in un’anticipazione il settimanale «L’Espresso». Si tratta di un’intercettazione ora agli atti di un più ampio fascicolo dell’inchiesta milanese aperta sui depistaggi dell’Eni e che vede iscritto, tra gli altri, sul registro degli indagati l’ex capo dell’ufficio legale del colosso petrolifero, l’avvocato Massimo Mantovani.  

Nella registrazione ambientale, tutt’ora segretata e captata con l’ormai famoso Trojan inserito nel cellulare di Palamara, l’ex ministro del Pd avrebbe confidato al magistrato romano di essere in possesso di alcune carte sul fratello avvocato del pm Paolo Ielo, ricevute nientemeno che dall’ad di Eni, Claudio Descalzi. Circostanza che, in una nota, ieri l’Eni ha smentito con decisione, dichiarandosi comunque parte lesa anche nell’inchiesta sui depistaggi. 

I documenti di cui parla Lotti nell’intercettazione avrebbero rivelato nel dettaglio le consulenze svolte dall’avvocato Domenico Ielo, socio di un importante studio legale, anche per il gruppo Eni e per una società di costruzioni, Condotte, avvalorando le accuse contenute nell’esposto mandato poi al Csm contro Ielo da un altro magistrato, Giuseppe Fava, ora indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Nella intricatissima ragnatela, la circostanza, tutta da verificare, che sarebbe stato De Scalzi a far trasferire queste informazioni a Lotti e quindi a Palamara e poi a Fava, ha fatto scattare l’allarme tra i magistrati umbri che hanno deciso di trasmettere le intercettazioni ai colleghi milanesi Laura Pedio e Paolo Storari, titolari da tempo di un’indagine su una incredibile operazione di depistaggio che voleva raffigurare De Scalzi al centro di un complotto di oscure forze straniere, ordita con la complicità dall’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, a libro paga di due avvocati siciliani dell’Eni, Piero Amara e Giuseppe Calfiore, ora tutti arrestati. L’operazione, avvenuta tra il 2015 e il 2016, aveva come scopo quello di sottrarre ai magistrati milanesi l’inchiesta sulle tangenti Eni-Nigeria, ora a processo con il nome dell’ormai celebre giacimento petrolifero Opl245, conquistato, secondo le accuse, grazie a un complesso passaggio di denaro verso le autorità nigeriane di cui, al solito, alcuni milioni di euro sarebbero rimasti incollati anche a manager nostrani. Dopo l’arresto, l’avvocato Amara ha ammesso di essere l’autore dei dossier sull’Eni sostenendo di aver fatto tutto da solo, così come il magistrato Longo ha ammesso di aver intascato tangenti per inventare la falsa indagine che rappresentava Descalzi come vittima. Ma i magistrati milanesi ritengono si tratti di versioni «reticenti» e non a caso hanno indagato l’ex capo dell’ufficio legale Eni, l’avvocato Mantovani, considerato un fedelissimo di Descalzi. Ora bisognerà capire se quella di Lotti è stata o meno una millanteria. Di certo l’ex ministro aveva risentimenti verso il pm Ielo, essendo stato indagato per la vicenda Consip . Di sicuro i dettagli delle consulenze del fratello di Ielo con l’Eni potevano essere noti solo a qualcuno interno alla multinazionale. E di certo c’è che il pm Fava, autore dell’esposto contro Ielo al Csm, ha cercato anche di togliere ai colleghi milanesi l’inchiesta Amara-Eni.  

Rif:https://gazzettadimodena.gelocal.it/italia-mondo/cronaca/2019/06/21/news/nuovi-guai-per-lotti-nell-intreccio-csm-spunta-anche-l-eni-1.34679491

Salvini: “I magistrati in politica si dimettano per sempre”

Salvini: "I magistrati in politica si dimettano per sempre"

E’ il momento di fare una seria, approfondita e decisiva riforma della magistratura”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, aggiungendo che “se fai il magistrato e fai politica ti dimetti per sempre e non torni più a fare il magistrato”. Il leader della Lega ha poi parlato anche del tema delle intercettazioni, affermando che chi pubblica quelle senza rilevanza penale “dovrebbe finire in galera”.

Rif:https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/salvini-i-magistrati-in-politica-si-dimettano-per-sempre-_3215860-201902a.shtml

Magistrati, la fiducia è ai minimi: 35%. E per il 61% degli italiani è uno scandalo che avrà delle conseguenze

Magistrati, la fiducia è ai minimi: 35%. E per il 61% degli italiani è uno scandalo che avrà delle conseguenze

Il 55% degli italiani non crede nei giudici. L’indice di autorevolezza è il più basso di sempre. I cittadini hanno cambiato profondamente opinione negli ultimi anni

Le opinioni dei cittadini nei confronti della magistratura sono profondamente cambiate negli ultimi anni: come tutte le istituzioni di garanzia (presidenza della repubblica, esercito, forze dell’ordine) la magistratura ha per lungo tempo beneficiato di una grande fiducia. Il consenso toccò picchi elevati quando, negli Anni di piombo, i terroristi e la mafia uccisero diversi magistrati e successivamente ai tempi di Tangentopoli nella quale i magistrati vennero considerati veri e propri eroi popolari in lotta contro le malefatte dei politici. Negli ultimi 25 anni le vicende giudiziarie che coinvolsero Berlusconi radicalizzarono le posizioni: la magistratura quindi veniva vituperata dai supporter del Cavaliere che la accusavano di essere politicizzata, o esaltata dai suoi detrattori; non a caso negli ultimi anni, segnati dal declino politico di Berlusconi, cambiano i criteri di valutazione sulla magistratura che paiono più influenzati dal funzionamento del sistema giudiziario, afflitto da tempi lunghissimi, e da provvedimenti e sentenze giudicate discutibili.

Ampia risonanza

Oggi, a seguito della vicenda Palamara-Csm, il consenso per la magistratura segna una ulteriore contrazione: solo un italiano su tre (35%) dichiara di aver fiducia mentre il 55% non ne ha. L’indice di fiducia, calcolato escludendo coloro che non esprimono un giudizio, si attesta a 39, il valore più basso di sempre, in flessione di 8 punti rispetto allo scorso anno e di ben 30 rispetto al picco più elevato raggiunto nel 2011 quando, all’apice della crisi economica e politica che portarono all’avvento del governo tecnico di Mario Monti gli italiani, disillusi rispetto ai partiti, riponevano le loro speranze nelle istituzioni di garanzia. L’attuale indice di fiducia è molto basso tra gli elettori di tutti i partiti — Lega 26, M5S 33, opposizione di centrodestra 35 — con l’eccezione dei dem (61). L’inchiesta giudiziaria che vede coinvolti alcuni membri del Csm ha avuto un’ampia risonanza ed è stata seguita con attenzione dal 26% dei cittadini a cui si aggiunge il 52% che ne ha sentito parlare, quindi solo il 22% ignora il tema.Tra coloro che conoscono l’inchiesta (il 78%), la stragrande maggioranza (61%) ritiene si tratti di un vero e proprio scandalo che potrà minare l’onorabilità e la credibilità della magistratura mentre un’esigua minoranza (17%) tende a ridimensionare la portata della vicenda. L’atteggiamento, allo stesso tempo severo e allarmato, è molto omogeneo tra i diversi elettorati, a conferma dello sconcerto suscitato.

Danno reputazionale

Da ultimo, il sondaggio ha considerato le reazioni alle dimissioni del presidente dell’Anm Pasquale Grasso, sostituito da Luca Poniz. Secondo il 34% di chi ha seguito la vicenda, questo avvicendamento evidenzia il desiderio dei magistrati di reagire, il 25% si mostra scettico, ma la maggioranza relativa (41%) non si è fatta un’opinione. Insomma, l’inchiesta ha messo a nudo profonde divisioni all’interno della magistratura, metodi opachi di assegnazione degli incarichi e una prossimità al mondo politico giudicata riprovevole, perché mina alla base il concetto di autonomia dei giudici. Si profila dunque il rischio assai serio di un danno reputazionale che investe l’intera magistratura compromettendo la sua credibilità. Non stupisce quindi la dura presa di posizione del procuratore di Milano, Francesco Greco, che ha preso le distanze dalla vicenda parlando di «logiche romane che hanno lasciato sconcertati e umiliati». Resta il dubbio che in futuro una qualsiasi inchiesta o sentenza che coinvolga uno o più politici possa essere screditata e considerata dall’opinione pubblica come una indebita competizione, finalizzata unicamente alla gestione del potere. Sarebbe un colpo ferale allo Stato di diritto.

Rif: https://www.corriere.it/politica/19_giugno_21/fiducia-minimi-35percento-il-61percento-scandalo-che-avra-conseguenze-58f46582-9464-11e9-bbab-6778bdcd7550.shtml?refresh_ce-cp

L’associazione magistrati vuole ancora comandare: chi sbaglia non deve pagare

Ma quanto sono bravi quelli dell’associazione magistrati… Proprio durante la bufera che colpisce una casta intoccabile, se ne escono contro una proposta di legge giusta, che sta per essere varata dal Parlamento. La firma Enrico Costa di Forza Italia per dire basta ai mille arresti l’anno ingiustificati e senza sanzione per chi sbaglia a imprigionare Tizio o Caio.

Vogliono comandare loro

Se incarceri chi viene assolto devi pagare o no? Almeno una sanzione disciplinare va valutata? Macché, il sindacato dei giudici non ne vuole proprio sentire parlare. Alla faccia di tante chiacchiere spese sull’argomento. La pretesa di comandare sempre loro sulla politica.
Accade che finalmente in Parlamento si metta mano ad una norma essenziale per garantire un principio di civiltà: mi arresti solo se c’è fondatezza e soprattutto se rischio di fuggire, di inquinare le prove o di reiterare il reato. Ma se il reato non l’ho commesso e vengo assolto, perchè tu che mi hai sbattuto in cella senza motivo non devi renderne conto?

Palamara mica l’hanno arrestato, però

Invece, per l’Anm – su cui evitiamo di ribadire quanto pensava il presidente Cossiga – quella proposta di legge, se approvata, li manderebbe al manicomio. Essa “può costituire un rischio di condizionamento nell’adozione di iniziative cautelari in palese contrasto con l’invocata necessità di un maggiore severità a tutela della sicurezza dei cittadini”. E dove sta scritto, signori sindacalisti della toga, che per garantire sicurezza si debbano arrestare persone innocenti?
Poi, la tempistica scelta merita un premio all’indubbia intelligenza degli scienziati che proprio in queste ore hanno vergato il pietoso comunicato anti legge Costa. Il popolo – nel cui nome amministrate giustizia – si chiede come mai non sia finito in galera Palamara e voi vi preoccupate della sicurezza altrui? Sapete quante persone sono state rovinate dalle manette facili? Ma se capita a un’eccellenza vostra, mille prudenze. E poi protestate se la titubanza è chiesta per tutti e non solo per voi.

Rif:https://www.secoloditalia.it/2019/06/forza-italia-toti-congresso-e-primarie-carfagna-noi-non-succubi-di-salvini/

Magistrati, volano gli stracci. Tutti contro il “nordista” Greco

Eh sì, perché Francesco Greco lo ha portato la cicogna…». Il commento più sarcastico arriva da Felice Lima, sostituto procuratore generale a Messina. 

Altri scelgo toni più cauti, più formali: ma la sostanza non cambia. L’intervento del procuratore della Repubblica di Milano mercoledì pomeriggio sullo scandalo che scuote la magistratura ha sollevato una ondata senza precedenti di critiche sulle mailing list dell’associazione magistrati. La colpa di Greco: avere attribuito il malaffare che sta venendo a galla al «mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana, che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord». Nord. Questa è la parola che nelle critiche assume un significato inaccettabile, interpreta come una sorta di distinzione etnica tra la magistatura «buona» del settentrione e quella del resto del Paese.

Greco ha dalla sua un paio di attenuanti: era condizionato dalla commozione, perché parlava in memoria del collega (settentrionalissimo) Walter Mapelli, ingiustamente bocciato dal Csm e scomparso da poco; probabilmente era di malumore per la bacchettata che poche ore prima gli era arrivata dal Consiglio superiore della magistratura, che ha condannato i suoi criteri di scelta dei pm antimafia. Ma la virulenza delle reazioni al suo intervento racconta anche di quanto siano oggi scoperti i nervi della magistratura italiana, di come la bufera in corso faccia saltare sentimenti di colleganza e vecchi rispetti reciproci.

A criticare Greco un po’ più serenamente aveva provveduto, a botta calda, la giunta dell’Associazione nazionale magistrati: «le parole del procuratore di Milano non rendono giustizia alla risposta immediata e sincera delle migliaia di magistrati italiani». Troppo poco, troppo cauta per molti colleghi di Greco. E così iniziano a piovere parole pesanti come sassi. «Tocca leggerle proprio tutte – scrive Giuliano Caputo, pm a Napoli e neosegretario dell’Anm -. Io ho lavorato al Sud per anni e ho conosciuto colleghi di valore cristallino che davvero non meritano di leggere ste cose». Carmen Giuffrida, giudice distaccata a Bruxelles, usa l’arma dell’ironia: Collega Greco, veramente in mezzo ci mancavi solo tu! Uno con il classico cognome del Sud, che lavora al Nord, che è stato nominato procuratore di Milano solo per i suoi meriti, senza alcun intervento da parte delle correnti (evidentemente da un Csm composto per l’occasione solo da colleghi del Nord)… insomma ci sarebbe da piangere se non fosse che questo intervento fa un po’ ridere. Ma perché mi dovete costringere a dare ragione a mamma quando mi dice: io credevo che i magistrati fossero persone intelligenti?».

A difendere Greco, ben pochi: tra questi Fabio Regolo, il pm catanese che ha incriminato le navi delle Ong di Open Arms, che invita a contestualizzare il discorso. Ma per le altre toghe c’è ben poco da contestualizzare: «Credo che chi non sia pronto ad affrontare il pubblico e i media dovrebbe astenersi», scrive Milena Balsamo. «Non ci hanno insegnato che quando si parla in pubblico bisogna misurare le parole», le fa eco Nicola Saracino. Più pesante Antonio Salvati: «Da magistrato meridionale che vive e lavora al Sud chiedo che tra le imminenti proposte di riforma venga inserita la previsione di un requisito indefettibile: la capacità di verificare che il cervello, ove assemblato, sia connesso prima di parlare». E la collega Silvia di Renzo: «ci mancava questa delle toghe borboniche». Nicola Valletta: «ha offeso tantissimi colleghi con un assioma che lascia basiti».

E poi, inevitabilmente, saltano fuori ferite mai del tutto ricucite: i vecchi veleni dentro la Procura di Milano al tempo dello scontro tra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo. «Per non farti nominare bastava che mandassi uno dei miei (del Csm, ndr) a pisciare», avrebbe detto una volta Bruti a Robledo. E l’episodio viene ora rispolverato nelle mail, come a dimostrare che anche la Procura di Milano non è immune dai vizi romani. Scrive Matteo Centini, pm a Piacenza: «Greco ha detto che la non nomina di Mapelli era una ingiustizia dovuta ai modi romani dei magistrati romani: modi che a loro, magistrati del Nord ripugnano, quando non vanno tutti a pisciare».

In sintesi: volano gli stracci.

rif:http://www.ilgiornale.it/news/politica/magistrati-volano-stracci-tutti-contro-nordista-greco-1714387.html

Magistrati arrestati, nel “sistema Trani” spunta il pm Domenico Seccia. E il grande accusatore cita anche l’ex rettore di Bari

Magistrati arrestati, nel “sistema Trani” spunta il pm Domenico Seccia. E il grande accusatore cita anche l’ex rettore di Bari

Dopo il pm Luigi Scimè, pure lui finito indagato per corruzione, c’è quindi un altro magistrato sul quale i pm salentini Roberta Licci e Giovanni Gallone e i colleghi della procura di Bari stanno focalizzando l’attenzione. L’imprenditore che sta collaborando con i magistrati, nel corso degli interrogatori, ha più volte fatto il nome di Seccia, poi ribadito da pm Savasta, arrestato per corruzione. Nei verbali citato anche l’ex rettore di Uniba, Uricchio, ora all’Anvur

 nome di un quarto magistrato compare nell’inchiesta della procura di Lecce su Antonio Savasta, ex pm a Trani, e Michele Nardi, ex giudice per le indagini preliminari, entrambi arrestati con l’accusa di corruzione a gennaio. Si tratta di Domenico Seccia, attuale sostituto procuratore generale della Cassazione ed ex pubblico ministero antimafia nonché membro della commissione tributaria di Bari. Seccia, uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla mafia foggiana fino a quando è stato in servizio nel capoluogo dauno e alla Dda di Bari, viene tirato in ballo dall’imprenditore di Corato, Flavio D’Introno

rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/21/magistrati-arrestati-nel-sistema-trani-spunta-il-pm-domenico-seccia-e-il-grande-accusatore-cita-anche-lex-rettore-di-bari/5273010/

Csm, Mattarella: ‘Quadro sconcertante e inaccettabile’

Il capo dello Stato: ‘Oggi si volta pagina. La reazione del Consiglio è stato il primo passo per il recupero della credibilità’ – VIDEO

Mattarella, oggi si volta pagina in Csm © ANSA

“Oggi si volta pagina nella vita del Csm”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al plenum del Csm. “Il saluto e gli auguri  – ha evidenziato il capo dello Stato – sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile“. 

“Quanto avvenuto – ha sottolineato in un altro passaggio –  ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l’autorevolezza dell’intero Ordine Giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”.

“La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l’esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non siano offuscati”. Lo ha ricordato il presidente Sergio Mattarella intervenendo stamattina al plenum del Csm.

Il Plenum del Csm, presieduto dal presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, ha convalidato l’elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, che in questo modo raddoppia la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli. I due togati subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, due dei consiglieri che si sono dimessi perché i loro nomi figurano nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici.

Rif:http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/06/21/csm-mattarella-quadro-sconcertante-e-inaccettabile_809686e9-034b-4dae-96ce-0df904c5c34d.html

Mattarella al Csm: “Caos sconcertante. Oggi si volta pagina nella vita del Consiglio”

Mattarella al Csm: "Caos sconcertante. Oggi si volta pagina nella vita del Consiglio"

l presidente della Repubblica presiede la riunione straordinaria del plenum del Consiglio ed esprime “grande preoccupazione” per quello che è emerso dalle indagini in corso. Ma l’organismo “ha gli anticorpi” per reagire. Il capo dello Stato annuncia che seguirà con attenzione le riforme della giustizia

ROMA – “Oggi si volta pagina nella vita del Csm. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica di impegno. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione”. L’ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Palazzo dei Marescialli, presiedendo la riunione straordinaria del plenum del Consiglio superiore della Magistratura. Il capo dello Stato prendendo la parola ha detto: “Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile”.

“Quanto avvenuto ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l’autorevolezza dell’intero ordine giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”, ha aggiunto il presidente della Repubblica. 

“Il coacervo di manovre nascoste – ha spiegato il capo dello Stato – di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura”.

Mattarella ha anche detto che “occorre far comprendere che la Magistratura italiana e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità”. Per questo, ha continuato, “tengo a ringraziare il vice presidente, il comitato di presidenza e i consiglieri presenti per la risposta pronta e chiara che hanno fornito con determinazione, non appena si è presa conoscenza della gravità degli eventi.

Secondo Mattarella, “la reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l’esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non siano offuscati. A questo riguardo non va dimenticato che è stata un’azione della magistratura a portare allo scoperto le vicende che hanno così gravemente sconcertato la pubblica opinione e scosso l’ordine giudiziario”.

“Tutta l’attività del Consiglio, ogni sua decisione – ha ammonito Mattarella – sarà guardata con grande attenzione critica e forse con qualche pregiudiziale diffidenza. Non può sorprendere che sia così e occorre essere ancor più consapevoli, quindi, dell’esigenza di assoluta trasparenza, e di rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni”.

“La Costituzione prescrive che l’assunzione di qualunque carica pubblica – ivi comprese, ovviamente, quelle elettive – sia esercitata con disciplina e onore, con autentico disinteresse personale o di gruppo; e nel rispetto della deontologia professionale. Indipendenza e totale autonomia dell’ordine giudiziario sono principi basilari della nostra Costituzione e rappresentano elementi irrinunziabili per la Repubblica. La loro affermazione è contenuta nelle norme della Costituzione ma il suo presidio risiede nella coscienza dei nostri concittadini e questo va riconquistato. Potrà avvenire – e confido che avverrà – anzitutto sul piano, basilare e decisivo, dei comportamenti”, ha concluso il presidente della Repubblica.

Infine,  Mattarella invita il Parlamento a fare le riforme necessarie. Vi è la necessità di “modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione. – ha detto il presidente – Ad altre istituzioni compete discutere ed elaborare eventuali riforme che attengono a composizione e formazione del Csm”.”il Csm, peraltro, può – ed è, più che opportuno, necessario –  provvedere ad adeguamenti delle proprie norme interne, di organizzazione e di funzionamento, per assicurare, con maggiore e piena efficacia, ritmi ordinati nel rispetto delle scadenze, regole puntuali e trasparenza delle proprie deliberazioni”.

Il capo della Stato ha parlato anche dei progetti di riforma di cui si discute: “Viene annunciata una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell’ordinamento giudiziario in cui il Parlamento e il governo saranno impegnati. Il presidente della Repubblica potrà seguire – e seguirà con attenzione – questi percorsi ma la Costituzione non gli attribuisce il compito di formulare ipotesi o avanzare proposte”.

Rif:https://www.repubblica.it/politica/2019/06/21/news/csm_mattarella-229293524/

Csm, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Csm, Mattarella: “Quadro sconcertante e inaccettabile, ha minato autorevolezza delle toghe. Da oggi si volta pagina”

Il discorso del presidente della Repubblica al plenum del Consiglio superiore della magistratura dopo gli scandali rivelati dall’inchiesta di Perugia: “Grande preoccupazione per il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di pretesa di orientare inchieste e di poter manovrare il Csm”. Si insediano Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di AeI, la corrente che fa capo a Piercamillo Davigo

Oggi si volta pagina nella vita del Csm”. È la promessa e l’auspicio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso rivolto al plenum del Consiglio superiore della magistratura da lui presieduto dopo gli scandali sulle nomine rivelati dall’inchiesta di Perugia che ha travolto l’organo di autogoverno delle toghe. “Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile“, dice Mattarella. Il Capo dello Stato sottolinea come quanto avvenuto “ha prodotto conseguenze gravemente negativo per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche dell’intero Ordine Giudiziario”.

Csm, Mattarella: “Minata l’indispensabile autorevolezza e il prestigio dell’ordine giudiziario”. L’intervento integrale

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“Il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’Ordine Giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla Magistratura”, afferma Mattarella parlando al Csm. “La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità – prosegue il presidente della Repubblica – che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana”, anche per “i grandi meriti e i pesanti sacrifici” di tanti giudici  che non devono essere “offuscati”.

“Oggi si volta pagina nella vita del Csm. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione“, continua il suo discorso Mattarella, pretendendo “assoluta trasparenza” e “rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni”. Il Capo dello Stato sottolinea che “occorre far comprendere che la Magistratura italiana e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione, hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità”. “La giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e in base alla Costituzione e alla legge: queste indicazioni riguardano anche il Consiglio superiore della magistratura. Questo è l’impegno che al Consiglio chiede la comunità nazionale ed è il dovere inderogabile che tutti dobbiamo avvertire”, conclude Mattarella.

Il Plenum del Csm ha intanto convalidato l’elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, che in questo modo raddoppia la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli. I due togati subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, due dei consiglieri che si sono dimessi perché i loro nomi figurano nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici.

La convalida dell’elezione di Marra e Pepe è stata approvata all’unanimità dal Plenum del Csm che ha anche disposto il collocamento fuori ruolo dei due nuovi togati, una passaggio tecnico che consente ai due di insediarsi. Il Csm ha poi indetto le elezioni suppletive per sostituire gli altri due togati dimessi, Antonio Lepre e Luigi Spina, eletti nel collegio dei pm, nel quale non è possibile la sostituzione per mancanza di candidati non eletti. Il presidente della Repubblica, come già annunciato, ha fissato il voto per il 6 e 7 ottobre.

rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/21/csm-mattarella-caos-sconcertante-e-inaccettabile-da-oggi-si-volta-pagina/5271681/

Approfittiamo dello scandalo per cambiare il Csm.

Al direttore, la frase del Vangelo di Matteo Oportet ut scandala eveniant, seppure decontestualizzata, nell’uso comune si riferisce al fatto che in determinate occasioni gli scandali possono anche tornare utili perché rivelando un male danno l’occasione di curarlo. Ora, nel caso dello scandalo che ha investito il Csm e alcuni suoi componenti presenti e passati, invece di crogiolarsi nella consolatoria e ipocrita teoria delle “poche mele marce” che porterebbero da sole tutta la responsabilità di quanto è successo senza che il contesto abbia almeno agevolato le anomale dinamiche sviluppatesi, conviene prendere atto che – ferma restando la presunzione di innocenza dei singoli indagati – si sono certamente verificate falle nel sistema, che hanno consentito uno sviamento delle funzioni dell’organo rispetto ai fini istituzionali. Se così è, non può essere perduta l’occasione per mettere in atto tempestivamente rimedi che, se non eliminino, almeno rendano più difficile in futuro il ripetersi dell’accaduto.

E’ in questo spirito costruttivo che mi permetto di avanzare qualche suggerimento, frutto dell’esperienza vissuta nel mondo della giustizia negli ultimi anni, per uscire dall’alternativa tra far finta di niente e far di ogni erba un fascio.

Si può fare qualcosa di concreto, subito e a Costituzione invariata, perché il Csm recuperi appieno il suo ruolo di governo autonomo della magistratura, indipendente da ogni influenza esterna, autorevole ed efficace.

1. Occorre rivedere le circoscrizioni elettorali (collegi più piccoli garantiscono un minor potere di condizionamento correntizio sui singoli candidati, perché rendono meno indispensabile l’apparato di ricerca del consenso a livello nazionale)

2. Va introdotto l’obbligo di indicare un numero di candidati superiore a quello degli eletti (per evitare ciò che accaduto nelle ultime elezioni, ove il numero dei candidati pm era pari a quello dei posti disponibili, per cui la competizione era superflua e oggi non ci sono candidati che possano subentrare).

3. Un Panachage di preferenze tra liste diverse non vincola il voto a una sola corrente e ai suoi candidati prescelti.

4. L’eliminazione o la congrua riduzione del numero di firme per la presentazione delle candidature faciliterebbe la competizione di un maggior numero di liste.

5. Occorre prevedere l’introduzione del divieto di elettorato passivo senza alcuna deroga per i magistrati condannanti disciplinarmente.

6. Una quota di eletti dovrebbe essere destinata a comporre in via esclusiva la Sezione disciplinare, onde evitare commistioni tra funzioni giudiziarie e funzioni amministrative dei componenti.

7. Va ripristinato per legge il divieto, per i membri togati cessati, di ottenere incarichi direttivi e semidirettivi per i quattro anni successivi alla scadenza del mandato, il che li renderebbe meno sensibili all’esito dei futuri sviluppi della propria carriera e perciò più indipendenti.

8. Egualmente si potrebbe introdurre per legge il divieto per i membri togati cessati di essere collocati fuori del ruolo organico della magistratura per i quattro anni successivi alla scadenza del mandato, restituendoli alla giurisdizione senza tentazioni alternative.

9. Si potrebbe prevedere per legge (essendo ormai stata definitivamente attuata la riforma dell’ordinamento giudiziario) una selezione concorsuale per l’accesso all’Ufficio studi e alla Segreteria del Consiglio, che garantisca l’imparzialità, la serietà e la terzietà dei componenti.

10. Occorre riflettere su un allungamento della durata della consiliatura per evitare che quattro anni siano quasi una parentesi tra una campagna elettorale e la successiva, favorendo così la stabilizzazione e la decantazione dell’organo.

11. Egualmente potrebbe essere opportuno che il Consiglio non decada tutto insieme, comportando una traumatica interruzione delle sue funzioni e ponendo i nuovi eletti, soprattutto laici, in una condizione di difficile rodaggio operativo.

Un’elezione scaglionata determinerebbe anche una minore mobilitazione elettorale e consentirebbe aggiustamenti in corsa utili a garantire l’equilibrata composizione dell’organo.

12. E’ indispensabile introdurre per legge tempi massimi di trattenimento delle pratiche in Commissione, con espressa previsione del potere di avocazione da parte del Comitato di presidenza per il caso di inutile scadenza dei termini ai fini della diretta sottoposizione al Plenum.

13. Per le pratiche relative alla copertura degli uffici direttivi e semidirettivi, occorre prevedere per legge l’inderogabilità del criterio cronologico a seconda delle scoperture.

14. Si potrebbe prevedere la competenza esclusiva di un’unica sezione del Consiglio di Stato a conoscere delle impugnazioni e dell’ottemperanza in materia di conferimento degli uffici direttivi e semidirettivi.

15. Probabilmente è opportuno reintrodurre le fasce di anzianità entro cui effettuare la comparazione dei legittimati per la nomina agli uffici direttivi e semidirettivi.

16. Occorre introdurre l’incandidabilità al Consiglio per chi ricopre ruoli associativi.

Lasciamo da parte gli scandali e le polemiche, e mettiamo mano a una riforma condivisa, non punitiva e al servizio del buon governo della magistratura.

Avv. Prof. Michele Vietti, già vicepresidente del Csm

Rif:https://www.ilfoglio.it/giustizia/2019/06/20/news/non-serve-cambiare-la-costituzione-per-far-ripartire-il-csm-proposte-261269/