Repubblica: Banca Etruria, Boschi indagato. Il pm Rossi di Arezzo a Casini: “Non ho nascosto nulla”

l procuratore che sta indagando sulla vicenda accusato di omissione sulle indagini a carico del padre della sottosegretaria. La replica in una lettera a Casini: “Ho risposto a tutte le domande senza alcuna omissione”, e allega il verbale. E il presidente della Commissione gli dà ragione: “Ha chiarito tutto”.

ll pm Rossi nel corso dell'audizione davanti alla Commissione Banche di giovedì scorso

ROMA – Procura di Arezzo nella tempesta dopo che è emerso che Pierluigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, è iscritto nel registro degli indagati per la vendita delle obbligazioni subordinate alla clientela retail di Banca Etruria. Il procuratore Roberto Rossi, che viene accusato da diversi componenti della Commissione d’inchiesta sulle banche di aver omesso parte della verità, ha scritto in queste ore una lettera al presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini per smentire di aver nascosto informazioni rilevanti.

rif:https://www.repubblica.it/economia/2017/12/04/news/banca_etruria_pierluigi_rossi_e_indagato_il_pm_di_arezzo_e_il_pd_nella_tempesta-182986583/

Il Giornale: Ecco il verbale segreto del procuratore Rossi su Banca Etruria

Le carte del verbale dell’audizione segreta del procuratore Rossi in commissione. E Boschi si difende su Banca Etruria: fecero tutto i manager.

Prima Renzi e il Pd cavalcano gli affondi del pm sulla gestione di Bankitalia, poi sono costretti a ricevere il colpo della notizia sulla nuova indagine a carico del papà di Maria Elena Boschi, l’ex vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi.

Il procuratore Rossi è stato accusato di non aver comunicato ai membri della commissione parlamentare l’iscrizione nel registro degli indagati di Boschi. Il pm ha risposto per le rime, sostenendo di non aver “nascosto nulla rispetto alla posizione dell’ ex vicepresidente Pier Luigi Boschi” e di aver risposto a tutte le domande rivolte dai parlamentari.

La partita si gioca sulla parte dell’incontro in cui Rossi chiede di poter passare all’audizione segreta. Oggi Florenza Sarzanini sul Corriere svela cosa si sono detti i deputati e il pm in quel momento e in che modo il procuratore abbia escluso la responsabilità degli esponenti del Cda sulla falsificazione dei prospetti.

Il verbale segreto

In un primo momento, come emergerebbe dai verbali, alle domande del grillino Carlo Sibilia, Rossi avrebbe detto che né Boschi né gli altri consiglieri erano indagati o che vi fossero rilievi su di essi da parte di Consob. Per la precisione, il magistrato afferma che “Boschi non è tra i rinviati a giudizio per bancarotta” e che le responsabilità sono da additare ai manager. Non ai consiglieri. “Non so perché si dimentica sempre che Boschi entra come amministratore senza deleghe”, sostiene il procuratore.

Il deputati del M5S però non si arrendono e chiedono conto della denuncia presentata da Consob riguardo le accuse di falso in prospetto riguardo l’emissione delle obbligazioni del 2013, proprio quell’ipotesi di reato per cui ora Boschi risulta indagato dalla procura di Arezzo. Ed è qui che Rossi chiede di secretare i verbali. “Il cda – spiega nel segreto della commissione il procuratore – emette una delibera e incarica il direttore generale di elaborare il prospetto informativo per l’ emissione delle obbligazioni subordinate che poi invia alla Consob”. Un prospetto che, secondo quanto riporta il Corriere, sarebbe stato approvato proprio dalla Consob nell’aprile del 2013.

Image result for procuratore roberto rossi

Quello che interessa i parlamentari è però altro. Ovvero se il papà di Maria Elena Boschi, e tutto il Cda, abbia votato o meno quel prospetto. “Il prospetto non viene approvato dal cda. Questo è un dato accertato”, sostiene il pm. Che tiene a aggiungere, a precisa risposta diAlessio Villarosa (M5S) che il Cda “non lo vede (il prospetto, ndr) in sede istituzionale, non lo vede in seduta cda, poi se qualcuno lo abbia avuto non lo so dire”. Insomma: Boschi non avrebbe preso quella decisione.

Eppure la Consob nell’informativa inviata alla Procura aveva sottolineato come “le persone fisiche deputate ai più alti livelli della sua amministrazione” non fossero “state in grado di evitare che l’emittente diffondesse tra il pubblico informazioni incomplete”. E sempre il Corriere rivela anche la difesa presentata dal papà dell’ex ministro: oltre ad aver dichiarato di non aver partecipato alle riunioni “incriminate” del Cda, spiega che “Nelle relazioni presentate annualmente al cda dalle funzioni Risk Management, Internal Audit e Compliance, peraltro rilasciate anche dalle strutture che si sarebbero dovute attivare per una revisione della classificazione, mai sono stati minimamente evidenziati dubbi sulla corretta profilatura dei titoli”.

Di Battista su Banca Etruria: “Procuratore di Arezzo fu consulente di Renzi, credibilità zero”

ROMA – Alessandro Di Battistaall’attacco su Facebook sul caso di Banca Etruria: “Il procuratore di Arezzo ha la stessa credibilità della Boschi: zero! Un manipolo di renziani ha colpito i risparmiatori. La Boschi in Parlamento disse di non essersi mai occupata di banche. Ha mentito e deve andare a casa immediatamente!”. Così il deputato M5ssulla propria bacheca.

Image result for procuratore roberto rossi

Interpellato da Alberto Sofia per il Fatto Quotidiano, Di Battista ha poi commentato: “Il Pm di Arezzo Roberto Rossi? È stato un consulente di Renzi e ormai ha credibilità zero, come Boschi”. Il pm di Arezzo si era difeso dalle accuse di aver fatto omissioni nel corso dell’audizione sul crac di Banca Etruria davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, spiegando che nulla sarebbe stato nascosto “circa la posizione del consigliere Boschi in relazione alle domande che mi venivano poste”.

Di Battista ha aggiunto: “Vogliamo sentire Ghizzoni, lo chiediamo da tempo. Ma Casini è un fiancheggiatore del renzismo”, ha rivendicato. E ancora: “Cercano di buttare la palla in tribuna, ma non ce la fanno”.

Sulla questione Banca Etruria è intervenuto pure Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle: “Quella gente là non ha più credibilità: rinuncino a voler governare questo Paese, la loro parola a livello nazionale e internazionale non vale più nulla. Hanno utilizzato lo stato per gli affari loro: non c’è nessuna novità ma ora è il momento di governare i cittadini”. Di Maio ha poi promesso: “Noi, spero, saremo la prima forza politica del Paese la sera delle elezioni: chiederemo l’incarico di governo e cominceremo a restituire i soldi ai risparmiatori”.

Quanto al procuratore a Rossi, “il Csm valuterà, ma qui il caso è politico: stiamo parlando di una legge che come dicevamo noi da due anni, era stata fatta per salvare la banche della Boschi e mandare sul lastrico i risparmiatori. Quindi noi andremo al governo e finalmente restituiremo i soldi ai risparmiatori e impediremo alle banche di continuare a fare quello che hanno fatto fino ad ora” aggiunge Di Maio.

Roberto Rossi, il procuratore dalle mille sorprese

CHI È IL PROCURATORE DI AREZZO? UNA DOMANDA CHE POTREBBE NON ATTRARRE TROPPA ATTENZIONE, MA CHE INVECE RISULTA ESSERE FONDAMENTALE AL FINE DI CHIARIRE LA SITUAZIONE DI BANCA ETRURIA, SU CUI APPUNTO QUEST’UOMO DOVREBBE INDAGARE. IL SUO NOME È ROBERTO ROSSI, E LA SUA STORIA SI LEGA FIN TROPPE VOLTE CON QUELLA DEL PADRE DEL MINISTRO DELLE RIFORME, PIER LUIGI BOSCHI.

ormatosi nelle procure di Mantova e di Perugia, Roberto Rossi si sposta presto nell’aretino.

Nel 2007 Pier Lugi Boschi in veste di presidente del C.d.A. della “Valdarno superiore società cooperativa agricola” acquista un immobile per un prezzo di 7,5 milioni di euro. Niente di strano, sembrerebbe. Se non che questo immobile verrà posseduto da una seconda società formatasi solo in seguito all’acquisto del bene, la “Fattoria di Dorna società agricola” di cui Boschi senior è azionista al 90%. Il resto delle azioni appartiene a Francesco Saporito, un imprenditore crotonese in odor di mafia secondo i rapporti della DDA di Firenze. Il bene in questione era precedentemente proprietà dell’università di Firenze: messo all’asta nel 2005 (con una base di partenza di 9 milioni di euro) venne dunque acquistato da Boschi senior a un prezzo inferiore a quello richiesto dall’università e, a quanto sostiene la Guardia di Finanza, a un prezzo molto inferiore rispetto a numerose offerte presentate all’istituto di istruzione fiorentino. Questo fatto fece accendere i riflettori delle “fiamme gialle” su Boschi senior e sul socio, di cui la GdF evidenziò l’esiguo reddito a fronte di spese faraoniche.

Il 2013, l’anno delle archiviazioni e dell’ascesa politica di Maria Elena Boschi e di Roberto Rossi

etruria-roberto-rossi-renzi-boschi-pier-746280

Pier Luigi Boschi, la figlia Maria Elena e il premier Renzi, Roberto Rossi

Il 4 febbraio del 2013, il procuratore Roberto Rossi chiede l’archiviazione del caso di turbativa d’asta a carico di Boschi, Saporito e altri indagati. Lo stesso giorno Boschi viene iscritto al registro degli indagati dal magistrato per estorsione, poiché secondo la parte offesa di questo processo Boschi avrebbe chiesto un pagamento di 250mila euro in nero per la vendita di un podere della “Fattoria di Dorna”. Nello stesso mese si svolgono le elezioni politiche che vedono, seppur stentatamente, primeggiare la coalizione del PD: da qui comincia l’ascesa politica nazionale di Maria Elena Boschi, che nel giro di un anno diventerà ministro. Nel luglio del 2013 Roberto Rossi diventa consulente di governo, ruolo che ricoprirà sia con il governo Letta che con quello Renzi. Il 7 novembre, in seguito ad un convegno organizzato dalla procura di Arezzo cui partecipano tutti i protagonisti della nostra storia eccezion fatta per Saporito, il procuratore Roberto Rossi chiede l’archiviazione del caso di estorsione a carico di Boschi senior. Richiesta accolta, ma tutto ciò lascia qualche dubbio in sospeso. Se quel pagamento non è stato un’estorsione, perché il Boschi non è stato indagato per evasione? Se il pagamento in nero non fosse esistito, perché non si è agito contro quel testimone che ha dichiarato di aver consegnato la tangente nelle mani di Boschi? Perché non l’ha fatto Boschi stesso, che sarebbe diventato parte lesa di questa enigmatica storia?

Banca Etruria: di nuovo Rossi e Pier Luigi Boschi

Anche sul caso di Banca Etruria sembrava essere destinato ad indagare Rossi, fin quando la I Commissione del CSM non ha avviato un processo amministrativo nei confronti proprio del procuratore, per via di un conflitto di interessi (ricordiamo: Rossi era consulente del governo fino a fine dicembre 2015, doveva indagare circa una questione su cui è stato fatto un attacco politico allo stesso governo di cui egli era consulente). La questione stava per essere archiviata fino a quando Rossi non ha inviato, in seguito ad un’inchiesta del settimanale Panorama, una lettera in cui smentiva quanto detto nella precedente fase istruttoria, in cui aveva sostenuto di “non conoscere nessuno della famiglia Boschi”. Ora il Csm ha riaperto la fase istruttoria, viste le omissioni del procuratore. Staremo a vedere il proseguimento di questa vicenda, dal sapore prettamente gattopardiano.

Rif:http://www.telejato.it/home/politica/roberto-rossi-il-procuratore-dalle-mille-sorprese/

Panorama: Si riapre l’istruttoria sul pm Roberto Rossi, dopo l’inchiesta di Panorama

Il Csm vuole chiarire la posizione del magistrato che, come riportato dal nostro giornale, archiviò le accuse nei confronti del padre del ministro.

Giornata nera per il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, titolare delle inchieste su Banca Etruria. Il comportamento del pm è finito al vaglio del Procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. E la Prima Commissione del Csm ha riaperto l’istruttoria sul suo conto.

Image result for procuratore roberto rossi

A mettere nei guai il procuratore, le indagini svolte negli anni passati su Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena ed ex vice presidente di Banca Etruria. Procedimenti conclusi con due richieste di archiviazione ma di cui il pm non aveva fatto cenno nelle sue audizioni davanti ai consiglieri del Csm, ai quali aveva invece assicurato di non conoscere “nessuno della famiglia Boschi”. 

Rif: https://www.panorama.it/pier-luigi-boschi-riapre-istruttoria-sul-pm-roberto-rossi-dopo-linchiesta-di-panorama/

AHIO, LO SCANNATOIO! – IL PROCURATORE CAPO DI AREZZO, ROBERTO ROSSI, RISCHIA UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE

Una tenaglia. Da una parte la possibile apertura di un procedimento davanti alla prima commissione del Csm, quella che decide gli eventuali trasferimenti per incompatibilità ambientale. Dall’ altra un processo vero e proprio di natura disciplinare, sempre nell’ austera cornice di Palazzo dei Marescialli.

roberto rossi

ROBERTO ROSSI

Solo ipotesi, al momento, certezze non ce ne sono, si lavora ancora sottotraccia sul caso Rossi. Il procuratore della repubblica di Arezzo, come documentato dal Giornale, è al centro di una vicenda spinosa: fra il 2010 e il 2011 ebbe la disponibilità di un appartamento nei dintorni di Arezzo che frequentava con le sue amiche. Non solo.

Roberto Rossi, 57 anni, il magistrato più in vista della città toscana, oggi titolare della delicatissima inchiesta su Etruria, non avrebbe mai pagato un euro: né affitto, né spese condominiali e bollette. Niente di niente, finché, anche su pressione dei condomini stufi di quell’ andirivieni di ragazze, quei locali furono sfilati al magistrato e messi sul mercato da Italcasa Costruzioni, la società proprietaria dell’ immobile.

Una situazione che invece non dovrebbe avere conseguenze sul piano penale: l’ indagine infinita della procura di Genova, al lavoro da oltre quattro anni, si avvia lentamente verso l’ epilogo. Ma Genova si è concentrata su un altro episodio e su un’ altra persona: la concussione da 50mila euro che l’ ex poliziotto Antonio Incitti, per un certo periodo braccio destro di Rossi, avrebbe compiuto ai danni di un imprenditore, Stefano Fabbriciani.

roberto rossi marco donati del pd

ROBERTO ROSSI MARCO DONATI DEL PD

Per Genova la storia dell’ appartamento è vera ma marginale, anzi irrilevante col metro del codice. Per spremere denaro Incitti avrebbe invece millantato fantomatiche coperture e inesistenti scambi di favore con i vertici della procura, distorcendo la realtà e sporcando il nome del capo dell’ ufficio. La procura di Genova, a dispetto del tempo passato, non ha ancora ascoltato alcuni dei protagonisti di quella storia, ma il quadro non cambia: per Rossi si intravede all’ orizzonte l’ archiviazione e la storia della garçonnière resta sullo sfondo.

Al Csm però la vicenda non è affatto chiusa. E ci si sta muovendo in due direzioni, parallele almeno in questa fase. La prima commissione, letti gli articoli del Giornale, potrebbe aprire una pratica per valutare l’ ipotesi del trasferimento: Rossi non potrebbe più rimanere in una città troppo piccola per i troppi spifferi.

In contemporanea si cerca di capire se negli interminabili rimpalli di una storia che si trascina da troppo tempo fra Arezzo, Genova e Roma, sia stata creata una cartellina e iniziato un procedimento disciplinare sull’ abitazione di Poggio Fabbrelli. Sfumature tecniche. Distinzioni forse noiose per chi non conosce l’ ambiente ovattato di Palazzo dei Marescialli.

Consiglio Superiore della Magistratura

CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Ma queste considerazioni sono un termometro che misura l’ interesse dell’ organo di autogoverno della magistratura per le rivelazioni del Giornale.

E il desiderio, pur con tutta la prudenza necessaria, di chiarire una volta per tutte quel che molti in città raccontavano con un filo di voce.

Rif: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ahio-scannatoio-procuratore-capo-arezzo-roberto-rossi-rischia-136415.htm

UNA TOGA PER AMICO – IL CSM “PROCESSERÀ” LUNEDÌ IL PROCURATORE CAPO DI AREZZO, ROBERTO ROSSI,

Esiste o non esiste un caso Rossi? A brutto muso glielo chiederanno lunedì: lei doveva lasciare la consulenza quando ha cominciato a indagare su Banca Etruria? Gli amici del procuratore già rispondono: «Ma di che parliamo? L’indagine era sulla banca, non certo su palazzo Chigi»…

Ma esiste davvero un caso Rossi? Al Csm se lo stanno chiedendo in molti. Perché i pareri forniti a palazzo Chigi dal procuratore di Arezzo che indaga su Banca Etruria erano sul ddl che riscrive il processo penale. Non sulle banche quindi.

E i compensi che avrebbe percepito? Nessuno, perché il governo aveva stanziato con un decreto fotocopia per Rossi, come per altri due consulenti, 7.500 euro, «previa presentazione di relazione finale». Ma Rossi non ha mai presentato questa relazione, e quindi non ha incassato una lira. È politica o tecnica la sua nomina come consulente?

ROBERTO ROSSI

ROBERTO ROSSI

È tecnica, perché durante il governo Letta, era luglio del 2013, fu l’allora capo dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi Carlo Deodato, a proporgli la consulenza. Per invogliarlo gli disse: «Tieni conto che puoi metterlo anche nel tuo curriculum e sarà un punto in più tra i tuoi titoli». In quei giorni, 5-6 luglio, dall’ufficio legislativo partì una prima richiesta sbagliata, proposero per Rossi un incarico extra giudiziario, ma furono costretti a una precipitosa marcia indietro rettificando che volevano il pm solo come consulente. Rossi avanzò la richiesta?

Consiglio Superiore della Magistratura

CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Certo che lo fece, una prima e unica volta, precisando il 29 luglio che ipotizzava di dover andare a Roma tre volte al mese e garantendo che «non ci sono procedimenti penali in corso» tali da poter ingenerare un conflitto. Non lo ha più scritto perché non ha inviato altre missive. A Roma Rossi c’è venuto una mezza dozzina di volte. Nel frattempo, «cosa mai accaduta ad Arezzo» come ha confessato ad alcuni amici che siedono al Csm, la Banca Etruria e il suo vertice sono finiti sotto inchiesta, gli uffici perquisiti. «Quell’indagine l’ho costruita io, porta il mio nome, nessuno deve sporcare né me, né lei» avrebbe detto sempre Rossi ai suoi amici.

RENZI BOSCHI

RENZI BOSCHI

Ma Rossi finisce “imputato” e “processato”. Lunedì 28, alle 12, il suo “interrogatorio”, alias la sua audizione, relatore un magistrato puntiglioso come Piergiorgio Morosini, ex segretario di Md ed ex gip del processo trattativa Stato-mafia. Che già affilando le domande. Sulla scrivania cresce il dossier Rossi, alimentato dall’archivio del Csm. Tutto il carteggio con palazzo Chigi, dal quale risulta evidente che la procedura seguita per Rossi non è “ad personam”, ma è quella standard. Un incarico, due proroghe, l’ultima fino al 31 dicembre firmata dalla segretaria generale Paola Piraccini il 14 maggio.

renzi boschi banca etruria

RENZI BOSCHI BANCA ETRURIA

Bisogna partire da qui, dal 31 dicembre, per mettere in fila i pareri discordi che sfilano al Csm. Dove c’è un’altra anima in pena, il laico del Pd Giuseppe Fanfani, ex sindaco di Arezzo per 9 anni, per giunta renziano: «Per ora posso solo dire che sono stato avvocato penalista per 42 anni. E quindi certo che conosco bene Rossi. Ma dov’è il problema?».

Già, tutti si fanno questa domanda. Esiste o non esiste un caso Rossi? A brutto muso glielo chiederanno lunedì: lei doveva lasciare la consulenza quando ha cominciato a indagare su Banca Etruria? Gli amici del procuratore già rispondono: «Ma di che parliamo? L’indagine era sulla banca, non certo su palazzo Chigi».

In commissione c’è gente affilata. Il presidente Renato Balduzzi, l’ex pm anticamorra Antonello Ardituro, l’avvocato forzista Pierantonio Zanettin, che ha chiesto l’apertura della pratica, Maria Rosaria San Giorgio, di Unicost come Rossi, il ferriano Lorenzo Pontecorvo. Il costituzionalista ed ex ministro Balduzzi è già netto: «Lo scriva pure, dopo questo caso deve valere la regola che i pm non devono più avere consulenze con palazzo Chigi e i ministeri. Il nostro compito è complesso, dovremo verificare e incrociare le date delle consulenze, l’oggetto delle stesse, i viaggi a Roma, i tempi».

intervento di giovanni legnini

INTERVENTO DI GIOVANNI LEGNINI

Il vice presidente del Csm Giovanni Legnini sta ai fatti. Ribadisce quello che ha anticipato a Repubblica: «L’incarico era legittimo, solo di recente Rossi poteva porsi il problema della compatibilità ». L’affido scade il 31. C’è già chi ipotizza che scada anche l’ipotetico trasferimento d’ufficio per lasciare il posto a un’eventuale azione disciplinare.

Ma chi parla chiaro replica così: «Il Csm deve decidere subito su Rossi. Altrimenti ci accuseranno di non voler andare fino in fondo. La verità è che Rossi ci ha messo in un bel guaio, perché il suo incarico, allo stato, non sembra comportare un trasferimento, ma se il Csm lo assolve verremo attaccati per aver seguito una linea morbida».

Rif:https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/toga-amico-csm-processer-luned-procuratore-capo-115536.htm

Il papà della Boschi è indagato ma il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, non lo dice alla Commissione sulle banche

Sentito dalla Commissione di inchiesta sulle banche il procuratore di Arezzo non ha detto nulla sulle nuove indagini sul padre della Boschi, per “falso in prospetto” sull’emissione delle obbligazioni subordinate. Ora rischia deferimento al Csm.


La commissione parlamentare che indaga sugli scandali bancari sta svolgendo diverse audizioni. In una di queste è stato chiamato il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi.


Che ha omesso di riferire una cosa importante: Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex vicepresidente di Banca Etruria, è coinvolto in un nuovo filone di indagine e per questo è stato iscritto nel registro degli indagati “per falso in prospetto”. Di cosa si sta parlando? Le indagini della procura cercano di fare luce sul prospetto redatto dalla banca per l’emissione delle obbligazioni subordinate, dalla cui vendita è derivato lo scandalo. L’operazione era stata decisa dai manager della banca per provare ad aggiustare i conti della banca, dopo che i soci avevano scelto di non sottoscrivere l’aumento di capitale. Nel prospetto informativo non sarebbero stati indicati i rischi per gli investitori, come previsto dalla legge. A segnalarlo alla procura è stata la Consob, che poi ha notificato multe per oltre due milioni di euro agli amministratori dell’istituto di credito. A papà Boschi sono stati chiesti 30mila euro. Come ha scritto La Verità i magistrati hanno chiesto una proroga per andare avanti con le indagini. Ma il procuratore non ha detto nulla in Commissione. Ora rischia il deferimento alCsm. Lui ha inviato una lettera, indirizzata al presidente della commissione di inchiesta sulle banche, Pierferdinando Casini, in cui fornisce dei chiarimenti sulla parte della sua audizione in cui si faceva riferimento al coinvolgimento del padre di Maria Elena Boschi nella vicenda Banca Etruria. Casini ha fatto pervenire la missiva ai membri della bicamerale. Il magistrato aretino sostiene di aver risposto “a tutte le domande” che gli “sono state formulate senza alcuna reticenza né omissione”. E spiega: “Ho chiarito che l’esclusione di Boschi riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null’altro mi è stato chiesto in merito”.

Rif:http://www.ilgiornale.it/news/politica/banca-etruria-pap-boschi-indagato-procuratore-arezzo-non-1470549.html

Caso Palamara: siamo al “marasma senile”

l Fatto ha dato un grande spazio allo scandalo che per comodità chiameremo “Palamara” ma che in realtà coinvolge l’intero sistema giudiziario. Ed è comprensibile per l’importanza che hanno in uno Stato di diritto l’indipendenza e la credibilità della Magistratura che la nostra Costituzione, dopo l’esperienza fascista, volle indipendente da ogni altro potere. Per non farne però un organo lontano dalla società i nostri Padri costituenti vollero che il Csm, da cui dipendono “le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”, fosse composto per due terzi da giudici ‘togati’, cioè da magistrati, e per un terzo dai cosiddetti ‘laici’ scelti dal Parlamento fra “professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio”. Furono ingenui i nostri Padri costituenti perché non potevano immaginare la presa che i partiti avrebbero assunto nella società per cui questi stessi partiti immisero nel Csm ‘laici’ non per la loro esperienza in campo giudiziario ma per la loro dipendenza dall’una o dall’altra formazione politica. E questo è stato il primo tarlo che ha cominciato a corrodere la Magistratura italiana nell’era repubblicana.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/06/07/caso-palamara-siamo-al-marasma-senile/5237786/

Il posto alla Regione Lazio per la moglie di Palamara

Giovanna Remigi vinse un bando per dirigente “esterno” nell’ente guidato dal leader dem nel 2015 e ricoprì il ruolo per 30 mesi.

Il posto alla Regione Lazio per la moglie di Palamara

La moglie del pm Luca Palamara, Giovanna Remigi, è stata per quasi tre anni dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. Un ruolo ricoperto dal 2015 al 2017 nell’ufficio staff del direttore Coordinamento del contenzioso nella Direzione Salute e Politiche Sociali alla cifra di 78.000 euro l’anno più retribuzione di risultato.

Prima di ottenere un contratto triennale all’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2017, quando ministro della Salute del governo Renzi era Beatrice Lorenzin.

L’incarico è arrivato nel febbraio 2015, periodo in cui – secondo quanto riportato da L’Espresso – stando alle dichiarazioni dell’avvocato Giuseppe Calafiore sarebbero stati forti i legami fra il lobbista Fabrizio Centofanti e diversi esponenti della Regione Lazio, fra cui l’ex capo di Gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, dimessosi nel marzo 2015 in seguito all’inchiesta “Mondo di Mezzo” e condannato in Appello a 1 anno di carcere per turbativa d’asta. Centofanti, secondo i magistrati della Procura di Perugia, fra il 2015 e il 2017 avrebbe pagato a Palamara e a una sua amica alcuni soggiorni-vacanza, oltre a benefit di vario genere.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/06/07/il-posto-alla-regione-lazio-per-la-moglie-di-palamara/5237561/