
«Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti»: così martedì 4 giugno David Ermini, vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura ha concluso il suo intervento davanti a quel che resta dell’organo di autogoverno dei giudici. Infatti, in seguito all’inchiesta partita dalla procura di Perugia, ben quattro componenti si sono autosospesi. Ermini è il numero due del Csm perché va ricordato che il presidente è per legge il presidente della Repubblica e quindi Sergio Mattarella. Quindi è facile pensare che le parole del vice riportassero il pensiero del Quirinale.
È un giudizio che non nasconde la gravità di quello che è accaduto. «Gli eventi di questi giorni sono una ferita profonda e dolorosa alla magistratura e al Consiglio superiore», ha detto Ermini.« L’associazionismo giudiziario è stato un potente fattore di cambiamento e di democratizzazione della magistratura. E ancora oggi svolge un ruolo prezioso. Ma consentitemi di dire che nulla di tutto ciò vedo nelle degenerazioni correntizie, nei giochi di potere e nei traffici venali di cui purtroppo evidente traccia è nelle cronache di questi giorni. E dico che nulla di tutto ciò dovrà in futuro macchiare l’operato del Csm».