l giudice corrotto e l’intercettazione: “La causa l’ha vinta al 1000 per 1000”

Sono diversi i processi che Petrini sarebbe riuscito a “sistemare” o avrebbe tentato di “aggiustare” favorendo gli “amici degli amici”

Soldi, gioielli, prestazioni sessuali in cambio di favori per “aggiustare” processi in ambito penale, civile e, persino, cause tributarie. Al centro dell’inchiesta la figura di Marco Petrini, 56 anni, nato a Foligno ma residente a Lamezia Terme. Non un giudice qualsiasi ma il presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro e il presidente della Commissione provinciale tributaria. Un insospettabile “smascherato” dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Salerno che hanno coordinato la clamorosa inchiesta culminata con il suo arresto. Sono diversi i processi che Petrini sarebbe riuscito a “sistemare” o avrebbe tentato di “aggiustare” favorendo gli “amici”, gli “amici degli amici” e le sue presunte amanti. Non a caso corruzione in atti giudiziari è l’accusa che la Procura di Salerno gli contesta e per la quale è finito in carcere.

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