Toghe sporche, “invertire la rotta”

Il procuratore generale di Torino Saluzzo chiede la convocazione di un congresso straordinario della corrente di Magistratura Indipendente che prepari le assise dell’Anm. “Esiste una questione morale che deve interrogarci tutti”

È inaccettabile che coloro che rivestono cariche istituzionali intrattengano interlocuzioni improprie per orientare deliberazioni che hanno una sede costituzionalmente definita e trovano la loro naturale regolamentazione nella normativa primaria e secondaria”. Inizia così la lettera aperta a Magistratura Indipendente del procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, sottoscritta anche da altri magistrati, che tra le varie richieste chiedono “l’immediata convocazione di un congresso straordinario di Magistratura Indipendente”, perché “per prima inverta la rotta”, e “un congresso nazionale straordinario” della Associazione Nazionale Magistrati. Nella lunga lettera aperta, Saluzzo e gli altri magistrati sottolineano la necessità “di recuperare immediatamente la più rigorosa etica nell’esercizio delle funzioni”, perché – dicono – “esiste una questione morale e culturale su cui tutta la magistratura deve interrogarsi”. “Ferme dunque le innegabili responsabilità individuali”, per il procuratore generale di Torino esiste anche “una questione di sistema cui nessun gruppo associativo può pretendere di essere estraneo”.

La lettera aperta vuole essere “un contributo di riflessione – si legge – che scaturisce dai recenti gravissimi avvenimenti”. Secondo Saluzzo e gli altri magistrati che l’hanno sottoscritta, “è inaccettabile che coloro che rivestono cariche istituzionali intrattengano interlocuzioni improprie per orientare deliberazioni che hanno una sede costituzionalmente definita e trovano la loro naturale regolamentazione nella normativa primaria e secondaria”. “L’alterazione delle procedure previste dall’ordinamento produce – si legge ancora – un risultato gravemente negativo”, perché “mina la credibilità delle istituzioni, la fiducia del cittadino verso la giurisdizione, l’indipendenza e l’imparzialità di questa”. E, nel contempo, “provoca disaffezione del magistrato dal proprio organo di governo autonomo”. Ne consegue, prosegue la lettera, “che va riaffermato che chiunque svolga funzioni di rilievo istituzionale debba farlo con onore e dignità, con l’intento esclusivo di rendere un servizio, rifuggendo da qualsiasi logica di potere”.

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