Toghe senza controlli

Il caso del Csm non è un’isola, ma acqua nell’infinito oceano della malagiustizia italiana. Storie ed esempi da ricordare

I professori sono fatti così: tu gli chiedi che ne pensa della palude nella quale sprofonda giorno dopo giorno la magistratura e lui, Aristide Carabillò, maestro di giurisprudenza negli anni in cui lo stato di diritto contava qualcosa, parte inevitabilmente dal filosofo Ludwig Wittgenstein. Per spiegarti che l’isoletta dentro la quale i puri e i purissimi dell’onestà vorrebbero circoscrivere lo scandalo di Luca Palamara, l’ex membro del Csm indagato per corruzione, in realtà contiene l’infinito oceano della giustizia e della malagiustizia. Un oceano senza fondo e senza confini. Dove le storture della giustizia penale – quella dei potentissimi procuratori che con un avviso di garanzia sono in grado di paralizzare un governo o di svuotare un parlamento – vengono a galla più facilmente. Sono le storture che di più affliggono la politica e che hanno provocato tali e tanti dibattiti da appannare gli abissi chiari della giustizia civile o dei tribunali amministrativi o del Consiglio di stato o della Corte dei conti. Luoghi geometrici della giurisdizione dove si ritrovano acque ancora più oscure e nebbiose, ancora più opache e insidiose.

L’emerito professore Carabillò non ha dubbi: “Altro che Palamara, altro che gli incontri notturni tra i capicorrente della magistratura per decidere nomine e promozioni, altro che riunioni sottobanco con i politici per discutere la separazione dei magistrati tra amici e nemici. Nei bassifondi della giustizia amministrativa la collusione con la politica è la regola, non l’eccezione: andate a vedere quanti di questi magistrati sono negli uffici di gabinetto dei ministeri, negli uffici legislativi e legali. Da quelle parti la terzietà del giudice è una miserabile utopia da strappare e buttare in un cestino”.

Rif: https://www.ilfoglio.it/giustizia/2019/06/11/news/toghe-senza-controlli-259573/

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