Pop.Vicenza, la sorella del giudice frena il maxi processo a Zonin&C

Pop.Vicenza, la sorella del giudice frena il maxi processo a Zonin&C

Già fa caldo ma a Vicenza ancor di più dopo la notizia che l’intreccio professionale di due fratelli, lui giudice, lei avvocato, rischia incartare il maxi processo contro i presunti responsabili, Gianni Zonin in testa,di uno dei più grandi crac della storia italiana. Lorenzo Miazzi, il magistrato che presiede il collegio giudicante, ha visto accolta dal presidente del tribunale, cha ha già nominato un sostituto, la sua istanza di astensione per un rischio di incompatibilità: la sorella è avvocato in uno studio associato che assiste l’ex amministratore delegato Samuele Sorato in una causa di lavoro contro la banca. Sorato, tra l’altro, non è nemmeno imputato nel processo penale, la sua posizione è stralciata per motivi di salute.

Un milione di pagine

È tutto assolutamente regolare ma il rischio non poteva essere previsto prima? Non poteva astenersi la sorella? Questo è un procedimento gigantesco con 9mila parti civili, 400 avvocati, un milione di pagine di atti (che il nuovo giudice dovrà pur leggersi, sommariamente). È partito il 24 gennaio e imputati per aggiotaggio, ostacolo alle autorità di Vigilanza e falso in prospetto, sono l’ex presidente Zonin, l’ex consigliere Giuseppe Zigliotto e alcuni dirigenti.

I 18 che non sapevano

Per 18 tra ex consiglieri e membri del collegio sindacale i pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori hanno già chiesto l’archiviazione perché, in sintesi, «non sapevano» delle manovre illecite, in particolare le operazioni «baciate». In sostanza erano professionisti di altissimo livello (avvocati, professori di economia, industriali, commercialisti) pagati bene dai soci per gestire, controllare, chiedere, informarsi, pretendere, obiettare più che avallare, passare carte, brindare. Le indagini, evidentemente, hanno appurato che non hanno saputo né capito cosa stava succedendo sotto i loro occhi. Ora si attende che il gip confermi l’archiviazione oppure ordini un supplemento di indagini, ammesso che la procura vicentina ne abbia le forze.

L’allarme degli avvocati

Intanto l’intoppo dei fratelli Miazzi, così come qualsiasi piccolo ritardo, avvicina il rischio prescrizione cioè «il limite – dice l’avvocato vicentino Renato Bertelle – oltre il quale i cittadini e i risparmiatori non avranno giustizia». Altri legali di parte civile sostengono che adesso i difensori degli imputati vorranno rifare quanto è già stato acquisito come, per esempio, le testimonianze. «Puntiamo a chiudere il processo relativo alle vicende del dissesto della Banca Popolare di Vicenza entro il 2020 abbiamo fissato un calendario di udienze serrato», diceva il presidente del collegio Miazzi giovedì 24 gennaio 2019. Poi è spuntato l’incarico della sorella avvocato.

Rif:https://www.corriere.it/economia/finanza/19_giugno_27/popvicenza-sorella-giudice-frena-maxi-processo-zoninc-5b9de3ca-98bb-11e9-a7fc-0829f3644f7a.shtml

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