Toghe sporche, al Csm nuove carte su Lotti, Ferri e il pg di Cassazione

Nelle intercettazioni un colloquio tra Fuzio e Palamara. Le manovre per la Procura di Perugia: l’obiettivo è il pm Ielo.

ROMA – Avviso ai naviganti. Il calvario non è finito. Dalla Procura di Perugia è partito alla volta del Csm un nuovo robusto faldone di carte. Si tratta delle trascrizioni di quel che restava delle conversazioni captate dal software spia “Trojan” installato nell’Iphone di Luca Palamara fino al 29 maggio scorso, giorno in cui è stato disattivato. E, per quanto se ne sa, sarà una nuova onda destinata a travolgere ciò che resta.

Rifhttps://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/06/16/news/toghe_sporche_al_csm_nuove_carte_su_lotti_ferri_e_il_pg_di_cassazione-228935865/

Corruzione e sentenze pilotate: il giudice Spanò vuole parlare

Fernando Spanò, uno dei giudici coinvolti nell’inchiesta legata alla corruzione in atti giudiziari in provincia di Salerno, sarebbe disposto a fornire la sua versione dei fatti. 
Il giudice è stato arrestato 15 giorni fa, insieme ad altre persone, dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno, con l’accusa di aver intascato mazzette in cambio di sentenze favorevoli.
Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, Spanò sarebbe disposto a rilasciare dichiarazioni importanti sul caso. Intanto, lo stesso giudice ha chiesto una perizia per potere verificare le proprie condizioni di salute e rendersi conto se il suo stato sia compatibile con il carcere.

Giudice di pace di Verbania accusato di corruzione: avrebbe favorito i suoi amici massoni

Carlo Crapanzano, giudice di pace di Verbania è indagato per corruzione giudiziaria dalla procura di Milano, da Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Paolo Filippini. Infatti, circa un anno fa è stato segnalato dalla Procura di Verbania per aver accolto un ricorso contro una sanzione per violazione al codice della strada, che era apparso anomalo. Con il proseguire delle indagini sono stati scoperti altri casi non proprio regolari di ricorsi trattati direttamente dal giudice e i legami di Crapanzano con la Gran loggia degli Alam (Antichi e liberi accettati muratori) di Novara. Con lui sono coinvolte altre sei persone, che fanno direttamente o indirettamente parte della loggia massonica, imprenditori novaresi che secondo quanto ricostruito avrebbero ottenuto favori dal giudice. Crapanzano secondo gli inquirenti avrebbe diretto verso un esito favorevole una serie di risorsi, in prima persona e tramite l’amico avvocato R.D.F., 35 anni, iscritto nel registro degli indagati.

Mercoledì 15 maggio sono state effettuate le perquisizioni a Domodossola, Verbania e nella sede della Gran loggia Alam di Novara, dopo le quali il giudice di pace Carlo Crapanzano ha rassegnato le dimissioni dal Tribunale di Verbania.

Crapanzano è anche consulente legale della Provincia del Vco e insegnante dell’istituto agrario Fobelli di Crodo.

Rif:https://www.quotidianopiemontese.it/2019/05/18/giudice-di-pace-di-verbania-accusato-di-corruzione-avrebbe-favorito-i-suoi-amici-massoni/

L’inchiesta sul giudice Cesare Vincenti, parla il figlio Andrea

Andrea Vincenti, indagato insieme al padre Cesare, si dice estraneo alla fuga di notizie sul caso Zamparini

L’avvocato Andrea Vincenti smentisce l’accusa di avere ottenuto un incarico all’interno del Palermo Calcio come prezzo di una presunta corruzione del padre, Cesare Vincenti, in relazione alla fuga di notizie che lo scorso anno consentirono a Maurizio Zamparini di evitare una misura di custodia cautelare in carcere

Rif:https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2019/06/sic-Inchiesta-Zamparini-2110dc47-8cec-42e4-8aa4-3f69480dd855.html

“Talpe” nel caso Zamparini, il giudice Vincenti indagato per corruzione

Il presidente della sezione gip di Palermo Cesare Vincenti è indagato per corruzione dai magistrati di Caltanissetta. Di corruzione risponde anche il figlio di Vincenti, Andrea. Il giudice è indagato anche per rivelazione di notizie riservate. Oggi la casa del giudice è stata perquisita dai militari delle Fiamme gialle. 

L’inchiesta nasce dal sospetto che una talpa al palazzo di giustizia di Palermo abbia avvertito, tramite l’allora presidente del Palermo calcio, Giovanni Giammarva, l’ex patron rosanero Maurizio Zamparini della richiesta pendente di arresto a suo carico avanzata dalla procura.

Giammarva, a maggio del 2018, chiese un urgente appuntamento a Zamparini, che il giorno successivo all’incontro si dimise dalle cariche societarie. Il gip chiamato a decidere sull’arresto, che lavorava nell’ufficio diretto da Vincenti, negò le manette sostenendo che le dimissioni dalla carica avessero fatto venir meno le esigenze cautelari. Chi diede lo notizia della richiesta di arresto? È quello che si chiedono i pm di Caltanissetta, competenti a indagare sui magistrati palermitani.

Il sospetto grava su Vincenti. Il figlio del giudice ha un incarico legale nella società rosanero. E questo, per gli inquirenti, potrebbe essere stato il prezzo della corruzione.

Indagata anche un’altra giudice palermitana: si tratta du Alida Marinuzzi, magistrato del tribunale civile: è accusata di abuso d’ufficio perchè secondo l’accusa, su sollecitazione di Vincenti avrebbe firmato un atto che interessava al figlio del magistrato.

Rif: https://www.ilsicilia.it/talpe-nel-caso-zamparini-il-giudice-vincenti-indagato-per-corruzione/

ex-Procuratore Carlo Nordio spara contro la magistratura: “A casa tutti i giudici Csm dopo la riforma del Consiglio”

Devono andare a casa tutti i giudici del Csm e i nuovi vanno sorteggiati per spezzare l’intollerabile rapporto con la politica. Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, negli anni Ottanta protagonista delle indagini sulle Brigate rosse venete e poi negli anni Novanta con Tangentopoli, in una intervista aItaliaOggi, chiede le teste di tutti i componenti del Consiglio superiore di magistratura: “Lo scioglimento è un rimedio estremo e cruento, e d’altra parte porterebbe a un Csm eletto con i criteri di oggi. Credo sia urgente la riforma, e poi tutti a casa”.

Nell’inchiesta sono finiti il magistrato Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex presidente Anm, accusato di corruzione, e pure Luca Lotti, ex ministro dello Sport con Matteo Renzi, che avrebbe tentato di condizionare alcune nomine. “In teoria non dovrebbero esserci «frequentazioni», tra politici e magistrati, finalizzate alla distribuzione di cariche. Ma questo, ripeto, è sempre avvenuto. Mi piacerebbe che tutti gli interessati, compresi i membri dei Consigli precedenti, fossero chiamati a giurare sul loro onore che non vi è mai stata baratteria politica nella nomina delle funzioni apicali”, dice Nordio. “E mi piacerebbe che si girassero i tabulati dei magistrati nell’imminenza delle elezioni dell’Anm e del Csm per vedere l’impennata pazzesca delle loro comunicazioni. Quando scrissi queste cose vent’anni fa fui chiamato a render conto delle mie idee dai probiviri dell’Associazione. Li mandai al diavolo, e l’allora presidentessa Paciotti ingoiò il rospo: dopo un po’ disse che la vicenda aveva perduto interesse. Ci avevano provato”.

Fino a ieri, continua l’ex procuratore, era più forte la magistratura rispetto alla politica. Ma “ora sono entrambe deboli, e la magistratura lo sarà ancora di più, perché la storia di Palamara, secondo me, è solo agli inizi“. Palamara, conclude Nordio, “ha ammesso, ma ha anche ammonito, di aver frequentato altri politici e altri magistrati in altre occasioni. Avrebbe ora una buona occasione per raccontare tutto, e squarciare il velo dell’ipocrisia che altrimenti ammorberebbe il Paese a lungo, con la distillazione di intercettazioni sapientemente pilotate. Lo inviterei a non commettere l’errore di Bettino Craxi di venticinque anni fa, quando disse che aveva fatto come tutti, ma lasciò il discorso a metà, e fu praticamente l’unico a pagare per gli altri”.

Rif: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13473547/carlo-nordio-mandai-diavolo-casa-tutti-giudici-csm-dopo-riforma-consiglio.html

Paolo Becchi, caos-Csm: “Possibile che Sergio Mattarella non ne sapesse nulla?”

Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’ anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.

È il caso dello scandalo che ha colpito l’ ex presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma. Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip.

Leggi anche: “Può salvarsi solo così”: Becchi spietato su Di Maio

Il procuratore della Cassazione definisce la riunione del 9 maggio «perfettamente programmata», adducendo che la volontà di Lotti «abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ ufficio di procura deputato a sostenere l’ accusa nei suoi confronti». Un bel casino. Possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il presidente della Repubblica presiede il Csm e, di fronte allo scandalo, ha chiesto – dopo quasi un mese – di tenere elezioni suppletive dei consiglieri del Csm dimissionari. Una soluzione talmente blanda da far passare ancora una volta il messaggio di una casta che tenta di auto-proteggersi. Il capo dello Stato usa il pugno di ferro quando si tratta di porre il veto (illegittimo) alla nomina di eventuali ministri dell’ Economia che in passato si erano permessi di criticare l’ euro, mentre cerca di risolvere con elezioni suppletive la corruzione che dilaga tra le toghe più alte?

Sergio Mattarella fu eletto presidente della Repubblica nel gennaio 2015 su decisione dell’ allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ciò produsse la fine del Patto del Nazareno con Berlusconi. Egli poteva rappresentare, quantomeno nelle intenzioni di chi ne ha voluto l’ elezione al Colle, una garanzia nei confronti di determinati equilibri non solo politici, ma anche giudiziari. Congetture? Può darsi, ma il dubbio resta. Pensare di cavarsela indicendo elezioni suppletive del Csm, è l’ ennesimo tentativo di coprire un problema di fondo del nostro Paese da quasi 30 anni: lo strapotere dell’ ordine giudiziario, che dagli anni Novanta in poi ha cercato di determinare alcune fasi del processo democratico del Paese.

A questo punto viene da chiedersi se sia ancora opportuno tenere in vita il Csm, organo di autogoverno della magistratura costituzionalizzato nel 1946-1948, che avrebbe dovuto garantire l’ autonomia dell’ ordine giudiziario dopo il ventennio fascista. Ne prendemmo le orme dall’ esperienza giuridica napoleonica, ma non per questo dobbiamo continuare sulla stessa strada se ci rendiamo conto che è quella sbagliata. In Germania, ad esempio, non esiste un Csm, ma nessuno ha mai messo in dubbio l’ autonomia dei magistrati tedeschi. Solo che in Germania i giudici fanno i giudici e non i politici. L’ unica vera riforma del Csm sarebbe quello di abrogarlo, modificando la Costituzione.

Un organo di autogoverno, sostanzialmente immune come il Csm, porta i magistrati ad auto-proteggersi attraverso forme di associazionismo sindacale che vede nell’ Anm quella più influente, non solo all’ interno dell’ ordine, ma anche nei rapporti con la politica. L’ ex capo dello Stato Francesco Cossiga aveva le idee chiare: «La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo, e quando Mastella – da me avvertito – si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quella associazione, tra sovversiva e di stampo mafioso, che è l’ Associazione Nazionale Magistrati». Fino a quando continueremo a tenere abbassati i pantaloni?

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Rif: https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13473651/paolo-becchi-csm-da-abolire-possibile-sergio-mattarella-non-sapesse-nulla.html

Csm, vertice mercoledì per cambiare i criteri di nomina di toghe e laici

Alfonso Bonafede

ROMA Vertice sulla riforma della giustizia a Palazzo Chigi previsto per mercoledì 19 giugno. A quanto si apprende da fonti di governo, il premier Giuseppe Conte incontrerà il ministro della GiustiziaAlfonso Bonafede e il ministro della P.a Giulia Bongiorno per fare un punto sulla riforma dei processi sulla base dello schema di provvedimento che presenterà il Guardasigilli. Non è escluso – spiegano le stesse fonti – che il vertice sia allargato anche ad altri esponenti di governo, vicepremier inclusi.

Rif:https://www.ilmessaggero.it/politica/trattativa_difficile_per_la_riforma_della_giustizia-4559546.html

Caos Csm, l’ex pm: “Un mercato delle vacche inquietante e non isolato”

L’ex procuratore antimafia ed eurodeputato del Pd parla dello scandalo che ha coinvolto il Csm: “Palamara non è un caso isolato”

“È un mercato delle vacche inquietante”. È la definizione che Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia e oggi anche eurodeputato del Pd, dà dello scandalo che ha coinvolto il Csm e le procure.

Al di là del fatto che le intercettazioni emerse possano avere o meno rilevanza penale, il quadro che fanno emergere risulta “inquietante e allarmante” e dimostra l’esistenza di una “commistione impropria e illegale tra politica e giustizia che mina i fondamenti dello Stato di diritto”. E, a detta di Roberti, quello della procura di Roma e del magistrato coinvolti nell’ultimo scandalo, non sarebbe un caso a sè: “È ingenuo pensare che il caso Palamara sia isolato”.

In un’intervista rilasciata a Maria Latella per SkyTg24, Roberti commenta anche le diverse reazioni di Zenda, che ha definito “inaccettabile” il comportamento di Luca Lotti (sulla base delle intercettazioni) e Matteo Renzi, che lo ha ritenuto come qualcosa che “c’è sempre stato”: “Rispetto tutti i giudizi- ha commentato il procuratore Antimafia– rilevo tuttavia un aspetto generale di commistione impropria tra la politica e la giustizia. Le conventicole notturne in albergo sono mine allo Stato di diritto. Questi incontri impropri danno segno di degrado morale della magistratura estremamente preoccupante. Bisognerebbe arrivare ad una revisione generale delle coscienze, del senso etico”.

E sulla necessità di riformare il Csm, Roberti osserva che una riforma pottrebbe essere utile, “ma non decisiva perchè si deve prima recuperare il ruolo delle istituzioni”.

Rif:http://www.ilgiornale.it/news/politica/caos-csm-lex-pm-mercato-delle-vacche-inquietante-e-non-1711698.html

Magistrati indagati, nelle carte nuovi nomi di consiglieri del Csm. E Lotti vantava legami col Quirinale

La novità – riportata da Repubblica e Corriere della Sera – emerge dalle trascrizioni integrali delle intercettazioni operate con il trojan installato sul cellulare di Palamara, consegnate alla procura di Perugia dal Gico della Guardia di Finanza. L’ex ministro sosteneva di essere andato da Sergio Mattarella la propria vicenda giudiziaria, dipingendosi come una vittima della procura romana che vuole processarlo per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Consip

Ci sono almeno altri due consiglieri del Csm che incontravanoLuca LottiLuca Palamara e Cosimo Ferri per discutere dei giochi di corrente che avrebbero portato alla conquista della procura di Roma. La novità – riportata da Repubblica e Corriere della Sera – emerge dalle trascrizioni integrali delle intercettazioni operate con il trojan installato sul cellulare di Palamara, consegnate alla procura di Perugia dal Gico della Guardia di Finanza. Alle riunioni notturne per discutere del futuro della procura capitolina, dunque, non partecipavano solo i consiglieri Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini (non indagati, si autosospesi) e Luigi Spina, accusato di favoreggiamento e violazione di segreto: si è dimesso alcuni giorni fa. Ma c’erano anche altri due membri di Palazzo dei marescialli.

Lo scandalo nato con l’inchiesta della procura di Perugia su Palamara, dunque, sembra destinato ad allargarsi. E a terremotare ulteriormente il mondo della magistratura. Anche perché nei dialoghi registrati, Lotti anche detto a Palamara di essere andato addirittura al Quirinale. Il motivo? Raccontare a Sergio Mattarella la propria vicenda giudiziaria, dipingendosi come una vittima della procura romana che vuole processarlo per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Consip. Il braccio destro di Matteo Renzi sosteneva di essersi lamentato col presidente della Repubblica del procuratore Giuseppe Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo. Lotti avrebbe anche sostenuto di essere in grado di tornare al Colle per provare a trovare una sponda nel risiko che avrebbe dovuto portare alla nomina del nuovo capo dell’ufficio inquirente capitolino. Affermazioni al momento senza alcun riscontro che potrebbero anche essere solo delle millanterie.  

Magistrati indagati, i quattro consiglieri autosospesi vogliono leggere gli atti: Csm chiede parere alla procura di Perugia

I veleni sul Quirinale si allungano anche nell’interrogatorio reso da Palamara, accusato di corruzione, con la procura di Perugia. L’ex presidente dell’Anm ha raccontato che, pochi giorni prima delle perquisizioni ai suoi danni, una persona a lui vicina (già identificata dai pm umbri) gli aveva raccontato di aver saputo da una misteriosa talpa del Colle che sul suo telefonino era installato un trojan. Non si sa chi è quella persona autrice di quella fuga di notizia e se esista davvero. È un fatto però che a Palamara quella notizia è arrivata. Ma è anche vero che il pm nei giorni successivi ha continuato a usare il suo cellulare come se niente fosse.  

Csm, l’ex presidente Anm Albamonte: “Quelle riunioni? Timore che si tentasse di rimpiazzare pm su esigenze politica”

E infatti il suo smartphone ha continuato a registrare ogni dialogi. Come quelli con Cesare Sirignano, pm della procura nazionale Antimafia iscritto a Unicost, la stessa corrente di cui Palamara eè leader. Il magistrato sotto inchiesta ha interesse affinché a Perugia fosse nominato un magistrato a lui vicino in modo da affossare l’inchiesta ai suoi danni. Sirignano fa il nome del procuratore aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli. Palamara non  convinto ma Sirignano insiste dipingengo Borrelli come un magistrato avvicinabile. Borrelli, però, ha denunciato Sirignano a Perugia “producendo una documentazione che comprova la più totale estraneità ai fatti”, come recita una nota fatta avere a Repubblica.

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/12/magistrati-indagati-nelle-carte-nuovi-nomi-di-consiglieri-del-csm-e-lotti-vantava-legami-col-quirinale/5249494/