
ROMA – Gli affari del giudice Antonio Lollo – mazzette grazie ai fallimenti pilotati al Tribunale di Latina – andavano meglio delle migliori aspettative. E il magistrato, in pubblico sempre misurato e riservato, in privato si lasciava andare a un linguaggio meno compito: «Porca t…! Qua abbiamo mosso un milione di euro tra un c…. ed un altro».
«Me lo merito un Rolex?»

Gli incassi della banda messa in piedi con curatori, periti e consulenti erano talmente oltre le previsioni da diventare un problema: «Dove c… li metto sti soldi? Se avessi potuto mi ero già comprato una casa, due. Non lo posso fare, a chi c… le intesto…in qualche maniera sti soldi li devo ricicla’, come c… faccio sennò?». Alla fine, il magistrato si lancia sugli orologi: «Me lo merito un Rolex? Io ho scelto un Daytona», si sfoga con un complice.
Le fotografie
Nessuno scrupolo, anzi: «A me me frega solo dei soldi… Non mi sento affatto sporco. E mia moglie è dalla parte mia!». La signora merita quindi un premio: «Gli volevo fare una sorta di tetris (il giudice confonde forse il videogioco con una parure, ndr), con gli smeraldi, gli orecchini e un anello.. se c’hai rubini, preferisco lo smeraldo…, tutti smeraldi, un bel bracciale». Ma i gioielli avranno per il giudice Lollo un costo maggiore di quello nominale. Dopo le intercettazioni, viene fotografato dalla Squadra mobile di Latina in una gioielleria di via Cavour a Roma, quindi pedinato e arrestato due giorni fa mentre – vistosi scoperto – si preparava a portarli all’estero con i contanti. In manette anche la moglie, Antonia Lusena, il commercialista Marco Viola, suo principale complice, e altre cinque persone, tra cui la cancelliera Rita Sacchetti.
La strategia della banda
Funzionava così: Lollo e Viola, quale commissario giudiziale, individuano le procedure concorsuali con in ballo le cifre più sostanziose e le portavano a Latina suggerendo cambi di sede legale o finzioni utili a rendere competente il tribunale pontino e in particolare la sezione presieduta da Lollo. Il giudice incaricava quindi Viola o suoi colleghi come curatori, liquidatori, periti, in alcuni casi costringendoli dietro minaccia di ritorsioni ad accettare la procedura che Lollo illustrava anche con riunioni convocate a casa sua: liquidazioni accelerate e aste pilotate in cambio di parcelle da centinaia di migliaia di euro. Il 15% spettava al giudice. In carcere anche il brigadiere della Finanza, Roberto Menduti, che spiava dal sistema informatico le indagini della polizia e della procura di Latina, partite tre mesi fa e che ora vanno a ritroso, coinvolgendo altri giudici. All’orizzonte l’associazione a delinquere.
«I miei amici – rivendicava Lollo – mangiano anche loro alla tavola… Sono il leader, spalle larghe e palle sotto, devono fare come dico io».