
Le fila le teneva da Palazzo dei Marescialli. Almeno per la procura di Perugia. L’accusa a Luca Palamara, consigliere uscente del Consiglio superiore della magistratura ed ex segretario dell’Anm, è quella di avere manovrato e gestito i dossier sui suoi colleghi, atti d’accusa e nomine, per interessi personali: soldi, viaggi e regali. Avrebbe messo a disposizione «la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che hanno patteggiato per corruzione in atti giudiziari in una tranche dell’inchiesta sulle sentenze comprate al consiglio di Stato.