Csm, Rossi non confermato alla Procura di Arezzo. Pesa la consulenza col governo Renzi

Un incarico aveto con il governo Letta ma poi proseguito con il nuovo esecutivo, anche dopo che i pm della sua Procura stavano indagando sul caso della Banca Etruria, nel cui consiglio di amministrazione c’era Pier Luigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena Boschi

on confermato nel suo ruolo alla guida della procura di Arezzo Roberto Rossi. In plenum al Csm passa con 16 voti, contro 4, e con un astenuto, la proposta di maggioranza della commissione per gli incarichi direttivi. Secondo la delibera – il relatore è Piercamillo Davigo – Rossi avrebbe compromesso «il requisito dell’indipendenza da impropri condizionamenti», almeno «sotto il profilo dell’immagine».

In base alle norme sull’ordinamento giudiziario i ruoli di vertice in un ufficio devono, dopo 4 anni, essere confermati, per altrettanti anni, dal Csm. La Quinta Commissione, dunque, aveva formulato due proposte al plenum: una per la non conferma di Rossi – votata in Commissione dai togati Davigo (A&I), Miccichè (MI), Suriano (Area) e dai laici Gigliotti (M5s) e Basile (Lega) – e una a favore della permanenza del magistrato nelle funzioni di capo della procura, sostenuta in Commissione dal solo togato di Unicost (la stessa corrente a cui appartiene Rossi) Marco Mancinetti.

Stando a quanto risulta, l’ostacolo sarebbe stato dipeso dall’aver proseguito l’incarico di consulenza con la Presidenza del Consiglio dei ministri, che gli era stato conferito con il governo Letta e confermato dal successivo esecutivo Renzi, anche dopo l’apertura dell’indagine su Banca Etruria. Un procedimento, questo, che riguardava il Cda di cui faceva parte Pierluigi Boschi, padre dell’allora ministro Maria Elena.

Nella stessa proposta di maggioranza, passata in plenum, si sottolineava che la vicenda dell’incarico con Palazzo Chigi avrebbe «compromesso il requisito dell’indipendenza da impropri condizionamenti, quantomeno sotto il profilo dell’immagine». Per questi fatti era stato avviato un procedimento disciplinare, concluso con l’archiviazione, tanto che nell’estate del 2016 il Csm decise di non avviare la procedura di trasferimento per incompatibilità.

Anche il Guardasigilli Alfonso Bonafede non aveva dato il suo «concerto» per la riconferma del magistrato nell’incarico di vertice dell’ufficio giudiziario aretino. Rossi lunedì aveva inviato al Palazzo dei Marescialli una memoria in cui parlava di un «clamoroso e sconcertante travisamento dei fatti».

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