Csm, Di Matteo: “Dare spallata a sistema invaso dal cancro”

Csm, Di Matteo: "Dare spallata a sistema invaso dal cancro"

Trasmessa in diretta streaming su Radio radicale, la presentazione dei programmi dei 16 pm che si sono candidati alle elezioni suppletive del Csm del prossimo 6 e 7 ottobre

Dalla sede dell’ Anm in Cassazione la presentazione – trasmessa in diretta streaming su Radio radicale – ecco la presentazione dei programmi dei 16 pm che si sono candidati alle elezioni suppletive del Csm del prossimo 6 e 7 ottobre. I 16 competitor, come si sono definiti, sono in lizza per i due posti rimasti liberi dopo l’inchiesta di Perugia che ha sconvolto il Csm. Per la prima volta chi è sceso in campo lo ha fatto in prima persona, senza la sponsorizzazione delle correnti che hanno fatto un passo indietro. E’ presente il presidente dell’Anm Luca Poniz, e il segretario Giuliano Caputo. Il nome più conosciuto tra i pm che hanno scelto di candidarsi è quello di Nino Di Matteo, pm del processo sulla trattativa Stato-mafia, ora in forza alla Direzione nazionale antimafia.

“L’appartenenza a una cordata è l’unico mezzo per fare carriera e avere tutela quando si è attaccati e isolati, e questo è un criterio molto vicino alla mentalità e al metodo mafioso”, ha esordito il pm antimafia Nino Di Matteo presentando in streaming la sua candidatura al Cam contro la “degenerazione del correntismo” “Al Csm vorrei fare soprattutto il
giudice dei magistrati fuori dal sistema, di quei colleghi che sono stati ostacolati nella loro attività. Il caso Palamara rappresenta una situazione di cui siamo tutto responsabili e penso anche a coloro i quali hanno espresso il loro voto con una mentalità clientelare, per ricevere poi un favore”. “Nel momento più buio della magistratura ho sentito il bisogno e la voglia di mettere la mia umiltà e il mio coraggio per dare una spallata a questo sistema, ha concluso Di Matteo esprimendo anche il suo no al sorteggio e a “riforme punitive”. Per il Csm “non serve una riforma punitiva”, ma bisogna “ridargli autorevolezza costituzionale senza distinzioni legate all’appartenenza, al gradimento politico, alla capacità dei singoli di tessere reti relazionali”, ha continuato il pm. “Non condivido le proposte di riforma sul Csm e il sorteggio dei togati, rispetto i colleghi che per spezzare le patologie del correntismo hanno proposto il sorteggio, ma penso che sia una proposta incostituzionale ed è devastante che i magistrati, che decidono su ergastoli o su patrimoni, non possano avere l’autorevolezza per eleggere i rappresentanti al Csm.

“Negli ultimi 15 anni la magistratura è cambiata, pervasa da un cancro che ne sta invadendo il corpo, i cui sintomi sono la burocratizzazione, la gerarchizzazione degli uffici, il collateralismo politico, la degenerazione clamorosa del correntismo”.  Il pm del processo sulla trattativa Stato-mafia, oggi sostituto alla Dna, ha sottolineato di non aver “mai pensato prima” di candidarsi a Palazzo dei Marescialli, “non sono mai stato iscritto a una corrente e sono sono intenzionato a farlo in futuro” e, ha aggiunto, “spero che la magistratura tutta, con questo voto, dimostri con i fatti di non volersi arrendere a prassi e a un sistema che la sta soffocando: una rivoluzione culturale, insomma, eleggendo chi ha dimostrato di essere estraneo e di voler contrastare le degenerazioni”. Se venisse eletto, l’attenzione di Di Matteo sarebbe rivolta, oltre che alla tutela dei giovani magistrati di prima nomina, alla “trasparenza” delle attività del Csm, alla “questione morale”.

Rif:https://www.repubblica.it/cronaca/2019/09/15/news/csm_di_matteo_dare_spallata_a_sistema_invaso_dal_cancro_-236073702/

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