Come difendersi contro i giudici corrotti?

Come i normali cittadini, anche i giudici possono essere corrotti. Tuttavia, sussiste una sorta di rispetto quasi servile che la politica e i singoli tributano a chi esercita la funzione giudiziaria.

Ciò, sicuramente, accresce, anziché tenere a bada, la corruzione in ambito giudiziario. In questo articolo affronteremo la questione relativa al “come difendersi contro i giudici corrotti”. Cioè, il normale cittadino ha strumenti per difendersi contro un giudice che abusa della sua funzione, facendo della stessa una specie di scambio, vantaggio-favori o danaro-favori?

Può accadere, infatti, che un giudice accetti un favore (danaro o altra utilità) per ribaltare una sentenza, allungare i tempi di un processo. O trasmettere delle informazioni a favore di una parte.

A fronte di ciò, cosa è possibile fare?

Anzitutto, specifichiamo che, in ipotesi, il giudice risponde della sua condotta al Consiglio Superiore della Magistratura. E quest’ultimo ha il potere di comminare sanzioni disciplinari.

Di conseguenza, se si vogliono far valere condotte illecite, si può presentare un esposto al CSM, che aprirà un procedimento disciplinare con udienza pubblica. Tuttavia, si può anche direttamente andare sul pesante e denunciare il giudice per corruzione.

Tale scelta, però, presuppone che si possa provare quanto si sostiene in merito alla corruzione. E ciò, non è sempre facile. In siffatta ipotesi, la denuncia dovrà essere presentata alla Procura della Repubblica. Così come si fa nei confronti di un qualunque altro cittadino che abbia commesso un reato.

Comunque, tra la prima e la seconda ipotesi c’è una differenza, considerato che dinanzi al CSM si possono far valere tutti i tipi di illecito posti in essere dal giudice, mentre innanzi alla Procura, soltanto le condotte integranti reato.

Reato di corruzione

Sicché, alla domanda: “come difendersi contro i giudici corrotti?”, occorre preliminarmente chiarire quando ricorra, tecnicamente, la corruzione, sul piano penale.

Ebbene, il reato di corruzione in atti giudiziari, ex art. 319 ter del c.p., si ha quando il giudice, in qualità di pubblico ufficiale (quindi nell’esercizio delle sue funzioni) riceve indebitamente per sé o per un terzo, del denaro o altra utilità o ne accetti la promessa, al fine di danneggiare una delle parti in un processo civile, penale o amministrativo, compiendo un atto contrario ai suoi doveri.

Ne deriva che il giudice è corrotto quando accetta una mazzetta, una vacanza o un qualsiasi regalo, promettendo, in cambio, di alterare le carte di un processo, di rinviare un’udienza o di omettere l’emanazione di un atto dovuto.

Inoltre, è tale anche quello che accetti soltanto la promessa di uno dei vantaggi appena descritti.

Quindi, è sufficiente che si possa provare che lo stesso aveva accettato “l’affare”.

La pena stabilita per detto reato, è quella della reclusione da 6 a 12 anni. Quando il magistrato ha agito per favorire o danneggiare una parte.

Se, invece, dal comportamento illecito del giudice, deriva un’ingiusta condanna del cittadino, con pena inferiore a 5 anni, il magistrato rischia la reclusione da 6 a 14 anni.

Infine, se la pena a cui viene condannato ingiustamente il cittadino, superi i 5 anni o arrivi all’ergastolo, la pena per il giudice varia dagli 8 ai 20 anni.

Questi sono i dati alla mano ma, di fatto, anche di fronte a enormi abusi, si tende sempre a occultare i reati, o comunque, gli illeciti commessi da siffatta categoria.

Quanti cittadini, infatti, hanno finora avuto il coraggio di denunciare l’abuso di un giudice?

Rif: https://www.proiezionidiborsa.it/come-difendersi-contro-i-giudici-corrotti/

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