«Ermini si deve svegliare». Lotti e i dossier sulle toghe: dobbiamo fare la guerra

Palamara e le riunioni in hotel per pilotare le nomine delle Procure. Le trame contro il vicepresidente: «Gli va dato un messaggio forte…»

«Ermini si deve svegliare». Lotti e i dossier sulle toghe: dobbiamo fare la guerra

ROMA — Per arrivare a mettere i propri candidati al vertice delle Procure a cui erano interessati, discutevano su come aggirare le resistenze del vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini, s’informavano sui «dossieraggi» contro i potenziali avversari, organizzavano manovre per colpire i magistrati dei fronti opposti. Le intercettazioni dei colloqui tra Luca Palamara e i suoi amici, magistrati e politici, svelano le trame per le nomine. Come quelle pianificate durante l’incontro in un albergo romano nella notte tra l’8 e il 9 maggio scorsi. Oltre a Palamara c’erano i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, e cinque componenti del Csm. «Un riunione perfettamente programmata», accusa il procuratore generale della Cassazione: tutti sapevano chi ci sarebbe stato e di che cosa avrebbero parlato, con l’obiettivo di «influenzare in maniera occulta l’attività istituzionale dell’organo di autogoverno», alla presenza di soggetti esterni al Csm di cui «è stato accettato e recepito il contributo consultivo, organizzativo e decisorio» sulla nomina del nuovo procuratore di Roma. 

Problemi con Ermini

A quell’incontro Luca Lotti arriva a mezzanotte e un quarto, mentre gli altri stanno facendo la conta dei voti che avrebbe potuto raccogliere il loro candidato per la Capitale, Marcello Viola. Secondo i calcoli di Gianluigi Morlini che in quel momento presiede la commissione incarichi direttivi, sarebbero arrivati a 13 su 26 componenti: un testa a testa nel quale l’eventuale preferenza espressa dal vicepresidente David Ermini sarebbe stata determinante. Ma di lui, ex collega di Lotti in Parlamento, i consiglieri non si fidano. Anzi, si lamentano proprio con l’ex ministro renziano. «Anche al disciplinare ho problemi con Ermini», dice Corrado Cartoni, componente della Sezione chiamata a giudicare i giudici. 

Lotti: «Eh, ragazzi, vanno affrontate queste cose».

Cartoni: «Io ci ho litigato con Ermini… Luca… digli qualcosa, si deve sveglià» (…)

Lotti: «Corrà, te non c’eri all’inzio ma Ermini non è che… (…) però qualche messaggio gli va dato forte».

Cartoni, su invito di Ferri, riassume un episodio avvenuto quel giorno, su una questione da definire nella Disciplinare, e Lotti commenta: «Questo non va bene, però».

Palamara: «Non va bene no».

Lotti: «Mica me l’avevate detto questo» 

Il «messaggio» evocato da Lotti, però, se pure è stato inviato non ha colto nel segno, giacché sulla Procura di Roma Ermini chiederà l’audizione dei candidati (respinta), attirandosi ulteriori ire da parte di chi aveva interesse ad accelerare la nomina. 

Dossier su Creazzo

Poco prima della conta dei voti sulla Procura romana e dell’arrivo di Lotti, Morlini aveva spiegato come i voti della sua corrente, Unità per la costituzione, dall’altro candidato — il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo — si sarebbero spostati su Viola: «Ci sono in commissione quattro intenzioni di voto a favore di Viola, una a favore di Lo Voi fatta da Suriano (Area, ndr), una a favore di Creazzo fatta da me». È esattamente ciò che accadrà in commissione il 23 maggio. Ma Morlini annuncia le mosse future, in vista del plenum: «A questo punto io… si dice riflettiamoci un attimo perché sarebbe opportuno non avere un frazionamento a tre, quindi si dispone un rinvio di un giorno, due giorni, fino a tre-quattro giorni per arrivare a lunedì successivo, noi contattiamo Creazzo e gli diciamo… Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare, ci sono cinque voti nostri (di Unicost, ndr) e magari un laico, ma tu qua perdi, che si fa?».

Il piano prevedeva il ritiro di Creazzo, per concentrare i voti su Viola. Che a conti fatti diventerà il candidato di Lotti: «Si vira su Viola, sì ragazzi».

Ma se Creazzo non avesse fatto un passo indietro, si poteva contare su un’indagine aperta a Genova dopo un esposto che mirava a colpire il procuratore di Firenze. Ne parla Palamara, intorno a mezzanotte e mezza: «Ha raccolto tutte queste cose in un dossier, tutte le cose che non andavano su questa inchiesta e su Creazzo… e ha fatto l’esposto quindi non è proprio … non è una cazzata ,questo voglio dire…». 

Una «strategia di danneggiamento sulla quale più tardi interverrà anche Lotti: «Per me è importante capì che succede perché se è seria ovviamente lo… cioè non si parla di Roma… si parla che se è serio va via da Firenze, se non è serio non va via da Firenze, a me guarda… nessuno cerca… nulla… però bisogna fa almeno guerra…». 

Denunce su Roma

Anche sull’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo erano in corso «strategie di discredito», attraverso la divulgazione di denunce come quella preparata dal pm Stefano Fava. A parlarne sono ancora Palamara e Lotti. 

Palamara: «Senti Fava… l’obiettivo è… gli fai sentì… loro devono sentì…»

Lotti: «Dopo che si è fatto gli aggiunti…».

Palamara: «Andiamo da Fava… (…) dopodiché fa usci tutto quello che dico… è finita… là è finita»

Lotti: «E fai uscire anche un po’ i fratelli… Sentilo Fava che dice… i fratelli, le cose… non sarà così pazzo».

Palamara: «Non te preoccupà, se te dico fidate, fidate… Lui vuole fà la denuncia penale, tu forse non hai capito, li vuole denunciare a Perugia… lascia perde che so’ cose però tu intanto gli rompi il cazzo, punto. (…) Io mi acquieterò quando, come ti ho detto una volta, Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo… perché lì la vicenda Consip la so io… e gli ho protetto il culo su tutto… alla fine cioè cosa è stato? Eh no ma adesso mi fai, mi tieni sotto ricatto, me lo devi dì…». 

Il ricatto a Borrelli

Secondo l’accusa, quando parla del futuro procuratore di Perugia con un collega, Palamara «prefigura la possibilità di svolgere un’attività diretta ad evidenziare i meriti dell’aspirante dottor Borrelli (attuale procuratore aggiunto di Napoli ndr) condizionatamente alla sua disponibilità a ottenere un’atteggiamento di sfavore nei confronti di Ielo in vista dell’iscrizione di un eventuale processo penale». Un esito a cui Palamara sembrava tenere molto: «Io stasera a Luigi glielo dico: o esce fuori da sta storia… o diamo la botta… Non si può andare più a cincischiare». 

Rif:https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_giugno_13/ermini-si-deve-svegliarelotti-dossier-toghedobbiamo-fare-guerra-dc0b9898-8e1d-11e9-bd73-fad8388dc5ff.shtml

Csm, le manovre per scegliere i procuratori: le intercettazioni dell’incontro dei consiglieri con Lotti, Ferri e Palamara

Csm, le manovre per scegliere i procuratori: le intercettazioni dell’incontro dei consiglieri con Lotti, Ferri e Palamara

A inguaiare cinque consiglieri di Palazzo dei Marescialli – quattro si sono già dimessi – è la registrazione dell’incontro con l’ex ministro del Pd imputato nell’inchiesta Consip. La Guardia di Finanza ha depositato al Consiglio superiore le trascrizioni delle intercettazioni operate grazie al trojan installato sul cellulare del pm sotto inchiesta. Quelle intercettazioni sono alla base del provvedimento disciplinare del pg della Cassazione Fulzio

Luca Lotti arriva quando la mezzanotte è passata da una quarto d’ora circa. La saletta è quella di un hotel romano dove alloggia il collega – come lui deputato del Pd – Cosimo Ferri, l’uomo cerniera tra politica e magistratura. Trova l’ex sottosegretario dei governi Letta, Renzi e Gentiloni con cinque consiglieri del Consiglio superiore della magistratura. Stanno discutendo di nomine, di voti, contano le preferenze per il futuro capo della procura di Roma. Tre consiglieri – Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli  – sono iscritti a Magistratura indipendente, la corrente di destra in passato guidata dallo stesso Ferri. Due –  Luigi Spina e Gianluigi Morlini – sono di Unicost, la componente di centro. Tutti insieme valgono dieci voti a Palazzo dei Marescialli: quasi la maggioranza. Con loro anche il leader de facto di Unicost, il pm romano Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e già componente dello stesso Csm. Da qualche mese è indagato dalla procura di Perugia per corruzione e per questo motivo ha il cellulare infettato da un trojan, un virus che trasforma il suo telefono in una microspia ambientale.  

Csm, si dimette anche il consigliere Cartoni: è il quarto. È tra i togati che videro Lotti: “Ma io dormivo sul divano”

La notte delle toghe rotte 
È la notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, quando gli uomini del Gico della Guardia di finanza attivano il trojan sul telefono di Palamara. Una riunione che ha spaccato il mondo della magistratura, facendo finire nei guai i cinque componenti del Csm: quattro si sono già dimessi dopo essere finiti sotto procedimento disciplinare. “Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”, scrive nell’atto di incolpazione il pg Fuzio. Si riferisce chiaramente a Lotti, per il quale la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento. Smentendo ogni difesa dei consiglieri coinvolti, il pg sottolinea che in quella riunione non c’era alcuna  “casualità”, anzi: appare di “cristallina evidenza” “la preventiva e sicura consapevolezza” da parte di “tutti i consiglieri presenti, della presenza di Luca Lotti, oltre che del dottor Palamara e del dott. Ferri che ne erano i promotori”. Ciascuno dei componenti – continua il procuratore generale –  “sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso”. Parole motivate dalle intercettazioni degli investigatori, riportate dai principali quotidiano compreso Il Fatto Quotidiano in edicola. Ma anche dallo scambio telefonico preliminare tra Ferri e Palamara, pubblicato da RepubblicaLotti si autosospende dal Pd e se la prende con il partito: “Moralisti senza morale. Zanda? Coinvolto in pagine buie”

L’appuntamento
Telefonata tra Palamara e Ferri le 19.13 dell’ 8 maggio.
Ferri: “Corrado (Cartoni) viene?”
Palamara: “Si, viene e cena con me. Recupero anche Criscuoli”
Ferri: “E Gigio (Gianluigi Morlini, ndr ) può?” .
Palamara: “Sì, sì, può” .
Palamara: “È importante che Lepre venga, perché segue su tutto”.
Ferri: “No, Lepre mi ha delegato. Mi ha detto non c’ è problema. Ma se la facciamo in albergo da me, provo a dire a Lepre se scende dalla camera”.
Palamara: “E Lotti?”.
Ferri: “Garantito. Arriva dopo le 23.30”.

La riunione 

Roma, notte tra l’8 e il 9 maggio 2019. Quando Lotti arriva gli altri stanno facendo la conta dei voti che avrebbe potuto raccogliere eleggere il procuratore di Roma. Il loro candidato è l’attuale pg di Firenze, Marcello Viola. A contendergli il posto sono il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e quello di Firenze, Giuseppe Creazzo. Poco prima dell’arrivo del deputato Pd, il consigliere Morlini, che in quel momento presiedeva la commissione incarichi direttivi, sta usando il pallottoliere. 

Morlini: “Ci sono in commissione quattro intenzioni di voto a favore di Viola, una a favore di Lo Voifatta da Suriano (il togato di Area, la corrente di sinistra ndr ), una a favore di Creazzo fatta da me”.

Nella riunione della commissione incarichi direttivi del 23 maggio (due settimane dopo) i voti saranno esattamente quelli. Il problema sarebbe al plenum. 

Morlini:  “Riflettiamoci un attimo perché sarebbe opportuno non avere un frazionamento a tre, quattro giorni per arrivare al lunedì successivo. Noi contattiamo Creazzo e gli diciamo: ‘Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare, ci sono cinque voti nostri e magari un laico, ma tu qua perdi, che si fa?”.
Morlini dice “citando il nome di un componente del Csm, Alessio Lanzi (consigliere laico di Forza Italia), che il risultato di questa conta portava a un ipotizzabile consenso di 13 membri”.
Ferri: “Ma Lanzi tiene?”.
Palamara: “Ma Lanzi non lo vedo manco se… Lanzi vota Viola”.
Lotti: “Si vira su Viola, sì ragazzi”.

Sarebbe utile, dunque, anche migliorare il profilo di presentazione della candidatura di Viola.

Morlini: “Se avessi un rapporto di fiducia con (omissis) io potrei dire: fai in modo che il profilo di Viola sia bello”.
Palamara: “Sì, chiamala”.

I tredici voti contati da Morlini fanno ipotizzare un testa a testa: il Csm, infatti, ha 26 consiglieri. Fondamentale potrebbe essere il voto del vicepresidente David Ermini, renziano ed ex deputato del Pd. Ma i consiglieri non si fidano.
Cartoni: “Anche al disciplinare ho problemi con Ermini”.
Lotti: “Eh, ragazzi, vanno affrontate queste cose”.
Cartoni: “Io ci ho litigato con Ermini… Luca… digli qualcosa, si deve sveglià (…)”.
Lotti: “Corrà, te non c’ eri all’inzio ma Ermini non è che… però qualche messaggio gli va dato forte”.

Poi Cartoni riferisce un episodio avvenuto quello stesso giorno. 
Cartoni: “Sentito che è successo oggi?”
Ferri: “Sì, diglielo dai”

L’episodio viene omissato. Ma l’ex ministro commenta subito.
Lotti: “Questo non va bene, però”.
Palamara : “Non va bene no”.
Lotti: “Mica me l’ avevate detto questo”.

Per questo motivo il pg Fuzio scriverà nell’atto d’incolpazione di “un’attività propalativa” di uno dei consiglieri “ai soggetti estranei, in partivolare a Luca Lotti, di fatti e circostamse inerenti i suoi rapporti con il vicepresidente del Csm, nonché la sua specifica funzione di componente della sezione disciplinare. E ciò non senza esimersi dal rilevare come tali propalazioni abbiano lambito addirittura il segreto della Camera di Consiglio”.

Il problema Creazzo
Mezzanotte e mezza, i presenti iniziano a ragionare su un’ipotesi: e se Creazzo non avesse ritirato la sua candidatura per Roma, come si sarebbe potuto allontanare da Firenze, dove aveva chiesto l’arresto dei genitori di Matteo Renzi?

Lotti: “Però a Torino chi ci va? Scusate se faccio questa domanda”
Palamara: “Torino secondo me ormai è aperta”.
Lotti: “Non so però per me è un pizzico legata alla difesa d’ufficio che devono fare loro due di una situazione fiorentina che sinceramente ve lo dico con franchezza… è imbarazzante”
Spina: “Cioè l’unico che se ne va (incomprensibile) e noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile omissis)”.

Terzo interlocutore (non individuato): “Ma non ha fatto domanda per Torino Creazzo?”
Lotti:“No, no”.
Palamara: “Non perché lui… se lo mandi a Reggio, liberi Firenze”.
Lotti : “Se quello di Reggio va a Torino è evidente che quel posto è libero e quando lui capisce che non c’è posto per Roma fa domanda non lo sposta nessuno ammesso che non ci sia come voi mi insegnate…”.
Terzo interlocutore: “Un altro motivo”
Lotti: “A norma di regolamento un altro motivo”.

L’altro motivo sembra essere l’esposto contro Creazzo finito alla procura di Genova. Ne parla Palamara poco dopo mezzanotte e mezza facendo il nome del collega pm autore dell’esposto.

Palamara: “Ha raccolto tutte queste cose in un dossier, tutte le cose che non andavano su questa inchiesta e su Creazzo… e ha fatto l’ esposto quindi non è proprio… non è una cazzata, questo voglio dire.”.
Lotti: “Per me è importante capì che succede perché se è seria ovviamente lo… cioè non si parla di Roma… si parla che se è serio va via da Firenze, se non è serio non va via da Firenze, a me guarda… nessuno cerca… nulla… però bisogna fa’ almeno guerra..”.

Ma non c’è l’esposto contro Creazzo. C’è anche quello contro il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo, accusati di un presunto conflitto d’interesse (negato dalla procura di Perugia) per l’attività professionale dei rispettivi fratelli. Lo ha stilato un collega di Palamara, Stefano Fava. 

Palamara : “Senti Fava…l’ obiettivo è… gli fai sentì… loro devono sentì”.
Lotti : “Dopo che si è fatto gli aggiunti”.
Palamara : “Andiamo da Fava… (…) dopodiché fa usci tutto quello che dico… è finita… là è finita”.
Lotti : “E fai uscire anche un po’ i fratelli… Sentilo Fava che dice… i fratelli, le cose… non sarà così pazzo”.
Palamara : “Non te preoccupà, se te dico fidate, fidate…Lui vuole fà la denuncia penale, tu forse non hai capito, li vuole denunciare a Perugia…lascia perde che so’ cose però tu intanto gli rompi il ca…, punto. Io mi acquieterò quando, come ti ho detto una volta, Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo…perché lì la vicenda Consip la so io… e gli ho protetto il culo su tutto… alla fine cioè cosa è stato? Eh no ma adesso mi fai, mi tieni sotto ricatto, me lo devi dì…”.

Lo schema
Non c’è solo Viola. L’obiettivo è anche programmare anche la nomina del procuratore capo di Perugia. E poi degli aggiunti di Roma: incarico che interessa personalmente a Palamara.

Ferri:” Se va lo schema Viola noi poi dobbiamo avere il nome per Perugia e dobbiamo vedere quando inizia la storia degli aggiunti”
Lotti: “Però  entro l’estate gli aggiunti li chiudete?”.
Spina: “No, prima”.
Palamara: “La fine di maggio, una volta che fai il procuratore”.
Un altro dei presenti sintetizza: “Poi è tutto a scendere, fatto quello è tutto a scendere”

Alla fine di maggio, gli uomini della Finanza andranno a perquisire Palamara. E la notte delle toghe rotte sarà svelata. 

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/14/csm-le-manovre-per-scegliere-i-procuratori-tutte-le-intercettazioni-dellincontro-dei-consiglieri-con-lotti-ferri-e-palamara/5255629/

Csm, Bonafede attiva azione disciplinare per consiglieri autosospesi. Mattarella: “Elezioni suppletive per dimissionari”

Csm, Bonafede attiva azione disciplinare per consiglieri autosospesi. Mattarella: “Elezioni suppletive per dimissionari”

Il ministro ha firmato l’avvio della procedura per Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, oltre che Luigi Spina e Gianluigi Morlini, che però si sono già dimessi. Oggi ha fatto un passo indietro anche Antonio Lepre. Ieri era stato il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, a promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei membri di Palazzo dei Marescialli che incontravano l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara – sotto inchiesta per corruzione – e i deputati del Pd.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato la richiesta di procedura disciplinare nei confronti dei consiglieri del Csm che hanno incontrato Luca Lotti. Si tratta dei consiglieri autosospesi Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli Antonio Lepre che ha presentato oggi le sue dimissioni, oltre che Luigi Spina e Gianluigi Morlini, che avevano già lasciato l’incarico. “Il Guardasigilli, condividendo a pieno il provvedimento del procuratore generale della Corte di Cassazione, ha avanzato ulteriori contestazioni e continua a muoversi nel solco di quella compattezza delle istituzioni che ha promosso fin dall’inizio della vicenda che sta investendo il Csm”, si legge in una nota di via Arenula. In serata, poi, il capo dello Stato Sergio Mattarella in qualità di presidente del Csm ha “doverosamente indetto”, come si legge in una nota del Colle, l’elezione suppletiva per i due dimissionari, informando il vice presidente del Cdm e il ministro. La sostituzione dei dimissionari, sottolineano fonti del Quirinale, è il primo passo perché “si volti pagina” rispetto a quello che è successo restituendo alla magistratura indipendenza e prestigio. Prestigio che le ultime vicende hanno “incrinato” tra i cittadini. Mattarella ha scelto di indire le supplettive a ottobre perché la richiesta di scioglimento anticipato contrasterebbe con la necessità di cambiare le procedure elettorali da più parti richieste.

Lepre: “Fatti assolutamente occasionali”
“Consapevole della forte tensione istituzionale venutasi a creare in questi giorni, tengo innanzitutto a ribadire con forza che ogni circostanza a me attribuita è frutto di fatti assolutamente occasionali, non programmati, ancorché inopportuni. Respingo con fermezza – si legge nella lettera di Lepre – ogni paragone o accostamento a chi si è reso responsabile di attività illecite o trame occulte e sottolineo di aver sempre agito nell’interesse dell’Istituzione, tentando di realizzare, fin dall’inizio del mio impegno consiliare, quanto promesso in campagna elettorale come i cd. standard di rendimento, i carichi esigibili e la semplificazione e trasparenza delle valutazioni di professionalità, per i quali si era un passo dall’approvazione”.

Azione disciplinare del pg della Cassazione
Ieri era stato il procuratore generale della CassazioneRiccardo Fuzio, a promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei membri di Palazzo dei Marescialli che incontravano l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara – sotto inchiesta per corruzione – e i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, per discutere di alleanze e strategie da segunomina del nuovo procuratore di Roma. In questo quadro rischiano il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale lo stesso Palamara e Stefano Rocco Fava, pm romani indagati dalla procura di Perugia. La prima commissione del Csm potrebbe prendere una decisione già nei prossimi giorni. Al vaglio della Commissione presieduta dal laico di Forza Italia Alessio Lanzi c’è anche la posizione dell’ex consigliere del Csm Spina, che si è dimesso dopo il caos di queste settimane e che invece è indagato a Perugia per rivelazione di segreto e favoreggiamento.  

Csm, le manovre di Lotti e Palamara sul pm che ha arrestato i genitori di Renzi: “Creazzo? Gli va messa paura. Liberi Firenze”

Nel frattempo il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha preso atto delle dimissioni del togato Gianluigi Morlini, e lo ha ricollocato in ruolo con le funzioni ho giudice al tribunale di Reggio Emilia, incarico che ricopriva prima di essere eletto al Consiglio. Morlini prima si era autosospeso, insieme ad altri tre togati, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Corrado Cartoni. Poi ieri ha comunicato le sue dimissioni in una lettera al vicepresidente David Ermini.

Via Morlini, eletto Giuseppe Marra
È legato alla sue dimissioni il rientro in servizio in magistratura (lavorerà alla Corte di Cassazione) di Giuseppe Marra, il primo dei non eletti tra i togati del Csm, nella quota riservata ai giudici. Marra è attualmente fuori ruolo al ministero della Giustizia, dove ricopre il ruolo di Direttore generale degli affari giuridici. Il rientro in ruolo è un passaggio necessario perché possa subentrare al Csm al posto lasciato libero da Morlini. E infatti ritorno in ruolo è stato deliberato dal plenum del Csm, subito dopo aver preso atto delle dimissioni di Morlini. Il plenum di Palazzo dei Marescialli ha anche votato all’unanimità Giovanni Zaccaro (Area) e Michele Ciambellini (Unicost) nella sezione disciplinare del Csm.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/13/csm-bonafede-attiva-azione-disciplinare-per-consiglieri-autosospesi-mattarella-elezioni-suppletive-per-dimissionari/5253108/

Csm, le “interferenze” di Lotti per la procura di Roma: “Si vira su Viola”. Palamara: “Creazzo? Gli va messa paura”

Csm, le “interferenze” di Lotti per la procura di Roma: “Si vira su Viola”. Palamara: “Creazzo? Gli va messa paura”

“Le interferenze illecite” di Luca Lotti in “un centro di potere” esterno al Csm che decideva sulle nomine. È quanto si legge negli atti del Gico della Guardia di finanza, depositati alla Procura di Perugia e al Csm, sull’indagine Palamara. Tra le manovre “palesi quanto illecite da parte di soggetto rivestente la qualità di imputato”, scrive il Gico, quella per la Procura di Roma dove, dice Lotti, “si vira su Marcello Viola”.

Negli atti, pubblicati in parte ieri sera dal Sole 24 Ore, si legge che un ruolo diretto lo avrebbe giocato anche Pierluigi Morlini che ieri ha inviato una lettera di dimissioni al vicepresidente Ermini in cui ammette che nell’incontro notturno con Ferri-Lotti-Palamara e altri colleghi togati si è parlato di “attività consiliari”, cioè della nomina del procuratore di Roma, dopo il pensionamento di Pignatone. Secondo il Gico Morlini parla di altri voti da raccogliere su Viola. Si parla anche di Giuseppe Creazzo, il procuratore di Firenze, altro candidato contrapposto al procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ritenuto “in continuità” con Giuseppe Pignatone: “Gli va messa paura”, dice Palamara.

Sia Morlini che gli altri presenti all’incontro, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli Antonio Lepre, da ieri sono sotto procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione Riccardo Fuzio. A quanto risulta al Fatto, vengono loro contestati “comportamenti abitualmente o gravemente scorretti” nei confronti degli altri consiglieri. Nell’ennesima, convulsa, giornata di ieri è protagonista anche il Quirinale che ha smentito articoli di stampa: “ Quanto alla notizia che Lotti si sarebbe lamentato con il Quirinale dell’inchiesta di Roma a suo carico, si precisa che il capo dello Stato lo ha incontrato il 6 agosto scorso per un saluto di congedo dei ministri”. Inoltre, il presidente Mattarella “non è mai intervenuto sulle nomine se non con interventi per richiamare il rispetto rigoroso dei criteri e delle regole”.

A proposito di nomine, il consigliere dimissionario Morlini era presidente della Quinta commissione, che si occupa proprio degli incarichi dei magistrati, ed era tra i quattro autosospesi. Ieri, la decisione di dimettersi, dopo la notizia del procedimento disciplinare.

Criscuoli si è dimesso da giudice supplente della sezione disciplinare, ma non da consigliere, quindi resta autosospeso, come Lepre e Cartoni. Tutti e tre si sarebbero lamentati di non aver potuto leggere le carte che li riguardano.

Nella lettera a Ermini, Morlini parla di un errore di “leggerezza”. Racconta di essere stato invitato da un collega “di cui mi fidavo” a un dopo cena con “alcuni consiglieri ed ex consiglieri del Csm (Ferri e Palamara, ndr). All’incontro, è successivamente e per me inaspettatamente intervenuto l’onorevole Lotti. Pur essendomi congedato prima che la serata terminasse, non mi sono immediatamente allontanato, nonostante tutti noi parlassimo di questioni consiliari”. Morlini, però, rivendica di aver agito per tutte le nomine, compresa Roma, “senza condizionamento politico o esterno”.

Morlini era di Unicost, la corrente centrista, Cartoni, Criscuoli e Lepre, sono di MI, la corrente conservatrice che sabato scorso li aveva invitati a revocare la loro autosospensione e a riprendere l’attività consiliare.

A oggi, Cartoni, Criscuoli e Lepre restano autosospesi, ma rischiano una sospensione formale, se non si dimettono prima, perché il Pg della Cassazione sembra intenzionato a chiederla ai giudici disciplinari del Csm. Se accolgono l’eventuale richiesta, scatterà automaticamente. Il Consiglio, dunque, è costretto a funzionare in forma ridotta, con due togati dimissionari e 3 autosospesi su 16. A bocce ferme, Morlini, giudice di merito, sarà sostituito dal primo dei non eletti, Giuseppe Marra.

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/06/13/le-interferenze-di-lotti-a-roma-si-vira-su-viola/5251858/

Csm, consigliere Morlini si dimette dopo azione disciplinare per lui e i togati che incontrarono Lotti

Csm, consigliere Morlini si dimette dopo azione disciplinare per lui e i togati che incontrarono Lotti

Nel frattempo, rischia di ricominciare da zero l’iter per la nomina del nuovo procuratore di Roma, dopo la bufera che ha investito il Consiglio superiore della magistratura sull’onda dell’inchiesta di Perugia. Cioè da una nuova deliberazione della Commissione per gli incarichi Direttivi.

Il consigliere del Csm Gianluigi Morlini, che nei giorni scorsi ha lasciato Unicost, che ha presentato le dimissioni anche dal Csm. Il procuratore generale della CassazioneRiccardo Fuzio, ha promosso l’azione disciplinare nei suoi confronti e nei confronti degli altri tre consiglieri togati del Csm, che si sono autosospesi, per la vicenda degli incontri con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, sulla nomina del nuovo procuratore di Roma. In questo quadro rischiano il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale lo stesso Palamara e Stefano Rocco Fava, pm romani indagati dalla procura di Perugia. La prima commissione del Csm potrebbe prendere una decisione già nei prossimi giorni, anche domani, secondo le agenzie di stampa. Al vaglio della Commissione presieduta dal laico di Forza Italia Alessio Lanzi c’è anche la posizione dell’ex consigliere del Csm Luigi Spina, che si è dimesso dopo il caos di queste settimane e che invece è indagato a Perugia per rivelazione di segreto e favoreggiamento.

Azione disciplinare per i 4 consiglieri – Rimane dunque in bilico il futuro dei togati di Magistratura Indipendente Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli. I tre e Morlini si erano impegnati a decidere, entro la fine della settimana, se tornare al Csm, come vorrebbero e come gli chiede di fare la corrente di Magistratura Indipendente, o se dimettersi, come sollecita l’Anm. Morlini si era già dimessi dalla Sezione Disciplinare come aveva fatto Criscuoli. Domani è convocato un plenum straordinario del Csm per provvedere alla elezione di chi dovrà sostituirli. L’avvio dell’azione disciplinare  non comporta automaticamente la sospensione dal Csm che in questi casi è facoltativa. Si tratta però di una nuova tegola che può rendere più difficile la resistenza dei consiglieri alle pressioni per dimettersi.

Morlini (Unicost): “Unico modo per tutelare Istituzione”
“Le dimissioni sono l’unico modo per tutelare l’Istituzione, anche se, in questo momento davvero terribile, ritengo umiliante essere accomunato a chi ha fatto anche solo alcune delle cose che si leggono – scrive nella lettera di dimissioni inviata al vicepresidente del Csm David Ermini – Siamo tutti consapevoli del terribile momento che sta vivendo l’Istituzione consiliare, e ciascuno di noi è quindi chiamato a fare quanto può per preservarla – aggiunge -. Ciò posto, ribadisco innanzitutto di essere del tutto estraneo alle diverse questioni delle quali si è parlato sui media(vicenda Siracusa, Amara e Calafiore, rapporti con Centofanti, esposto del dottor Fava, reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, biglietti per partite della Lazio ed incontri con Lotito, incontri a casa della sorella di un exconsigliere). So però di avere compiuto un errore dovuto a leggerezza: casualmente ed in modo non programmato, in quanto invitato solo pochi minuti prima da un collega del quale mi fidavo, ho raggiunto ad un dopo cena alcuni magistrati consiglieri ed ex consiglieri del Csm; all’incontro è successivamente e per me inaspettatamente intervenuto l’onorevole Lotti (poi da me mai più visto né incontrato), senza che io lo sapessi o lo potessi prevedere; pur essendomi congedato prima che la serata terminasse, non mi sono immediatamente allontanato, nonostante tutti noi parlassimo di questioni consiliari. Per tale motivo, essendo stato proposto nei miei confronti un procedimento disciplinare, per senso di responsabilità istituzionale e per potere difendermi al meglio nelle sedi opportune, ritengo necessario presentare le mie dimissioni da Consigliere“.

Procura Roma, verso azzeramento iter – Nel frattempo, rischia di ricominciare da zero l’iter per la nomina del nuovo procuratore di Roma, dopo la bufera che ha investito il Csm sull’onda dell’inchiesta di Perugia. Cioè da una nuova deliberazione della Commissione per gli incarichi Direttivi, commissione che intanto è stata rinnovata nella sua composizione con la sostituzione di due dei consiglieri togati che avrebbero partecipato fuori dal Csm a incontri sul futuro assetto della procura capitolina con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara – ora indagato a Perugia – Cosimo Ferri e Luca Lotti. Ma ci vorrà tempo, prima che la pratica sia ripresa in mano. Sembra dunque destinata a languire la proposta approvata il 23 maggio scorso dalla vecchia Commissione a favore del Pg di Firenze Marcello Viola, che ha ottenuto 4 voti, contro un voto ciascuno ricevuto dal procuratori di Palermo e Firenze, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo. Proposta che per approdare in plenum avrebbe bisogno di motivazioni, che non sono state scritte. L’intenzione è far decantare il caso prima di riprendere in mano la pratica. Tanto più dopo che ieri la Commissione ha stabilito di procedere alle nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari a partire da quelle caselle scoperte da più tempo. E Roma non è ai primi posti in questa classifica.

“Amico di Amara ma trattò processo”. Csm rimuove pm –Intanto, sempre la sezione disciplinare del Csm ha rimosso dalla magistratura Maurizio Musco. Ex pm di Siracusa, poi trasferito a Sassari, Musco è accusato di aver violato “consapevolmente e reiteratamente” l’obbligo di astenersi dalla trattazione di un procedimento penale. Il procedimento riguardava familiari e clienti dell’avvocato Pietro Amara, al quale Musco – secondo l’accusa – era legato da un rapporto di amicizia e anche da relazioni economiche. A febbraio Amara ha patteggiato una condanna a 3 anni di carcere nell’ambito dell’inchiesta su sentenze “pilotate” al Consiglio di Stato: è l’uomo al centro dell’inchiesta su Palamara che si è poi estesa fino al Csm. Già nel 2012 il ministero della giustizia aveva mandato gli ispettori alla procura di Siracusa per indagare su Musco, che poi sarà condannato in via definitiva nel 2017 per abuso d’ufficio.

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/12/csm-consigliere-morlini-si-dimette-dopo-azione-disciplinare-per-lui-e-i-togati-che-incontrarono-lotti/5250215/

Csm, coinvolti altri consiglieri nel caso delle nomine pilotate

Ci sono altri consiglieri del Csm coinvolti nella trattativa per la nomina dei procuratori di Roma, Perugia e Brescia, che ha già fatto esplodere la bufera su Palazzo dei Marescialli portando alle dimissioni di Luigi Spina, l’unico indagato del Csm, e all’autosospensione di Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini, intercettati mentre discutevano della successione a Giuseppe Pignatone con i parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri. Mentre le dimissioni, invocate da più parti, tranne dalla corrente di Magistratura Indipendente, tardano ad arrivare, altre notizie scuotono il Consiglio superiore della magistratura, travolto da una crisi istituzionale senza precedenti.

L CELLULARE
Nuove indiscrezioni sulle conversazioni registrate attraverso il trojan, collocato dal 7 al 16 maggio nel telefonino dell’ex presidente dell’Anm e membro del Csm Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione. Quel microfono ha svelato alla Guardia di finanza il coinvolgimento, anche a loro insaputa, di altre persone nelle conversazioni sulla trattativa per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari di Roma, Perugia e Brescia. Durante i dialoghi sulle strategie da adottare per portare Marcello Viola alla guida dei pm di Roma, Luca Lotti millantava contatti e rapporti anche con il Quirinale. Così come lo stesso pm, indagato per corruzione dalla procura umbra, avrebbe sostenuto di essere stato informato delle intercettazioni a suo carico proprio da ambienti vicini al Colle.
Ma, come emerge dagli atti, l’interesse di Palamara riguardava anche la procura di Perugia: il suo obiettivo era vedere indagato il collega Paolo Ielo. Affrontava spesso la questione, ne discuteva anche con il sostituto della direzione nazionale Antimafia Cesare Sirignano. Nella conversazione intercettata il 7 maggio, Palamara parla del candidato che può soddisfare il suo desiderio di vendetta nei confronti di Ielo, sul quale il collega Stefano Fava aveva già presentato un esposto al Csm: «Chi glielo dice che deve fare quella cosa lì – dice a Sirignano – Deve aprire un procedimento penale su Ielo…cioè stiamo a parlà di questo… non lo farà mai». Il magistrato in questione era Giuseppe Borrelli, attualmente aggiunto a Napoli, che si è candidato, insieme ad altri diciannove colleghi come capo della procura di Perugia. Sirignano avrebbe risposto di avere già affrontato l’argomento con Borrelli che sarebbe stato disponibile a procedere.
Per questo, nei giorni scorsi, l’aggiunto di Napoli ha consegnato una relazione di servizio al procuratore Giovanni Melillo, che ha trasmesso il documento a Perugia, titolare del fascicolo. Nell’esaminare le varie candidature utili al suo obiettivo, Palamara valutava quelle di colleghi che non fossero vicini a Paolo Ielo. Così, nelle sue conversazioni, prendeva in considerazione anche l’ipotesi di Francesco Prete, attuale procuratore di Velletri, ed Erminio Amelio, pm di Roma, entrambi candidati a Perugia.

LE REAZIONI
In serata Giuseppe Borrelli ha diffuso una nota: «Apprendo con sorpresa e indignazione che mi sono state attribuite affermazioni mai pronunciate e intenzioni mai nutrite, nell’ambito di una vicenda alla quale sono completamente estraneo. Da giorni ho provveduto a depositare al procuratore della Repubblica la documentazione comprovante la mia più totale estraneità a quei fatti, per l’inoltro della stessa agli organi competenti. Ho già dato mandato per tutelare in ogni sede giudiziaria la mia onorabilità di uomo e magistrato». Sulla stessa linea Erminio Amelio: «Apprendo con stupore – dichiara – che venisse fatto il mio nome da parte di una persona con la quale non ho avuto nulla a che fare (Palamara ndr) e tutelerò la mia onorabilità in tutte le sedi competenti. Non sono mai stato nemico di Ielo con il quale sto ancora lavorando e lo stesso Ielo qualche mese fa, d’iniziativa, ha espresso parole lusinghiere sulla mia professionalità a colleghi anche del Csm».

Rif: https://www.ilmessaggero.it/italia/csm_nomine_pilotate_palamara-4551516.html
 

Caos procure, si dimette dal Csm il consigliere Morlini

Azione disciplinare per i togati autosospesi promossa dal procuratore generale della Cassazione. Palamara e Fava rischiano trasferimento.

Caos procure, si dimette dal Csm il consigliere Morlini

ROMA. Al Csm si spacca il fronte dei quattro consiglieri coinvolti nell’indagine di Perugia. A sorpresa si dimette dal Consiglio Gianluigi Morlini, ex presidente della quinta commissione che nomina i capi degli uffici, e che in una cena con l’ex pm di Roma Luca Palamara, ha incontrato anche il deputato Pd Luca Lotti, uno degli indiziati dell’inchiesta Consip dalla stessa procura di Roma.

Morlini, esponente di Unicost, che ieri aveva già dato le dimissioni dal suo gruppo, spacca il fronte dei quattro consiglieri coinvolti, perché i tre di Magistratura indipendente – Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli – restano invece al loro posto. Tutti e quattro hanno ricevuto oggi dalla procura generale della Cassazione la notifica dell’inizio di un’indagine disciplinare nei loro confronti. Che ovviamente li rende incompatibili con la permanenza nello stesso Csm.

Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha promosso l’azione disciplinare nei confronti dei quattro consiglieri togati del Csm che si sono autosospesi, (Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli, di Magistratura Indipendente), e Gianluigi Morlini, che nei giorni scorsi ha lasciato Unicost, per la vicenda degli incontri con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, sulla nomina del nuovo procuratore di Roma. I quattro consiglieri togati si erano impegnati a decidere, entro la fine della settimana, se tornare al Csm, come vorrebbero e come gli chiede di fare la corrente di Magistratura Indipendente, o se dimettersi, come invece sollecita  l’Anm. L’avvio dell’azione disciplinare non comporta automaticamente la sospensione dal Csm, che in questi casi è facoltativa.

Per quanto riguarda invece Luca Palamara e Stefano Rocco Fava, i due pm di Roma rischiano il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale. La Prima Commissione del Csm già domani potrebbe avviare la procedura nei confronti dei due magistrati coinvolti nell’inchiesta di Perugia. Al vaglio della commissione  presieduta dal laico di Fi Alessio Lanzi anche la posizione dell’ex consigliere del Csm Luigi Spina.

Rif:https://www.repubblica.it/cronaca/2019/06/12/news/csm_azione_disciplinare_togati_autosospesi-228599562/

Magistrati indagati, nelle carte nuovi nomi di consiglieri del Csm. E Lotti vantava legami col Quirinale

Magistrati indagati, nelle carte nuovi nomi di consiglieri del Csm. E Lotti vantava legami col Quirinale

La novità – riportata da Repubblica e Corriere della Sera – emerge dalle trascrizioni integrali delle intercettazioni operate con il trojan installato sul cellulare di Palamara, consegnate alla procura di Perugia dal Gico della Guardia di Finanza. L’ex ministro sosteneva di essere andato da Sergio Mattarella la propria vicenda giudiziaria, dipingendosi come una vittima della procura romana che vuole processarlo per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Consip.

Ci sono almeno altri due consiglieri del Csm che incontravanoLuca LottiLuca Palamara e Cosimo Ferri per discutere dei giochi di corrente che avrebbero portato alla conquista della procura di Roma. La novità – riportata da Repubblica e Corriere della Sera – emerge dalle trascrizioni integrali delle intercettazioni operate con il trojan installato sul cellulare di Palamara, consegnate alla procura di Perugia dal Gico della Guardia di Finanza. Alle riunioni notturne per discutere del futuro della procura capitolina, dunque, non partecipavano solo i consiglieri Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini (non indagati, si autosospesi) e Luigi Spina, accusato di favoreggiamento e violazione di segreto: si è dimesso alcuni giorni fa. Ma c’erano anche altri due membri di Palazzo dei marescialli.

Lo scandalo nato con l’inchiesta della procura di Perugia su Palamara, dunque, sembra destinato ad allargarsi. E a terremotare ulteriormente il mondo della magistratura. Anche perché nei dialoghi registrati, Lotti anche detto a Palamara di essere andato addirittura al Quirinale. Il motivo? Raccontare a Sergio Mattarella la propria vicenda giudiziaria, dipingendosi come una vittima della procura romana che vuole processarlo per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Consip. Il braccio destro di Matteo Renzi sosteneva di essersi lamentato col presidente della Repubblica del procuratore Giuseppe Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo. Lotti avrebbe anche sostenuto di essere in grado di tornare al Colle per provare a trovare una sponda nel risiko che avrebbe dovuto portare alla nomina del nuovo capo dell’ufficio inquirente capitolino. Affermazioni al momento senza alcun riscontro che potrebbero anche essere solo delle millanterie. 

 I veleni sul Quirinale si allungano anche nell’interrogatorio reso da Palamara, accusato di corruzione, con la procura di Perugia. L’ex presidente dell’Anm ha raccontato che, pochi giorni prima delle perquisizioni ai suoi danni, una persona a lui vicina (già identificata dai pm umbri) gli aveva raccontato di aver saputo da una misteriosa talpa del Colle che sul suo telefonino era installato un trojan. Non si sa chi è quella persona autrice di quella fuga di notizia e se esista davvero. È un fatto però che a Palamara quella notizia è arrivata. Ma è anche vero che il pm nei giorni successivi ha continuato a usare il suo cellulare come se niente fosse.  

E infatti il suo smartphone ha continuato a registrare ogni dialogi. Come quelli con Cesare Sirignano, pm della procura nazionale Antimafia iscritto a Unicost, la stessa corrente di cui Palamara eè leader. Il magistrato sotto inchiesta ha interesse affinché a Perugia fosse nominato un magistrato a lui vicino in modo da affossare l’inchiesta ai suoi danni. Sirignano fa il nome del procuratore aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli. Palamara non  convinto ma Sirignano insiste dipingengo Borrelli come un magistrato avvicinabile. Borrelli, però, ha denunciato Sirignano a Perugia “producendo una documentazione che comprova la più totale estraneità ai fatti”, come recita una nota fatta avere a Repubblica.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/12/magistrati-indagati-nelle-carte-nuovi-nomi-di-consiglieri-del-csm-e-lotti-vantava-legami-col-quirinale/5249494/

Il caos al Csm svela il nuovo girone infernale della cultura del sospetto

Se non si sono salvate le eminenze, quale sorte toccherà ai povericristi quando la Santa Inquisizione del Trojan andrà a giustiziare vecchi e nuovi nemici dell’onestà-tà-tà?

A vederli così, stravolti e smarriti, attorno al tavolo tondo di Palazzo dei Marescialli, fanno quasi tenerezza. Sono lì che annaspano, che si affannano, che si gonfiano i polmoni di ipocrisia e di retorica, che tentano con i ditini alzati di farsi coraggio a vicenda dicendo che in fondo le mele marce sono solo cinque, che l’esplosione dello scandalo è stata devastante ma si può ancora risorgere, che non tutto è perduto perché la maggioranza dei magistrati “dovrebbe” essere sana.

Rif: https://www.ilfoglio.it/giustizia/2019/06/06/news/il-caos-al-csm-svela-il-nuovo-girone-infernale-della-cultura-del-sospetto-258945/

Il complicato scandalo che ha investito la magistratura italiana decollato da Palamara & C

Un vero e proprio terremoto giudiziario sta scuotendo il Csm, con le indagini che pendono sul magistrato Luca Palamara e un sistema che qualcuno ha paragonato allo scandalo P2.

Da qualche giorno i principali mezzi di informazione italiani seguono un’intricata indagine per corruzione che ha posto al centro dei riflettori Luca Palamara, tra i volti più noti e influenti della magistratura italiana, con un passato alla presidenza dell’Associazione nazionale magistrati ed ex membro togato del Consiglio nazionale della magistratura. Sul suo conto pende la pesante accusa di aver accettato gioielli, viaggi e denaro per favorire alcune nomine e impedirne altre – se necessario facendo ricorso a vere e proprie operazioni di killeraggio – ma le indagini sembrano più in generale destinate a far luce su un sistema interno al Csm che uno dei suoi consiglieri, Giuseppe Casciniha paragonato allo scandalo P2.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il piano a lungo termine di Palamara comprendeva la nomina di un pm a Perugia “sensibile alla sua posizione procedimentale” e a tal fine l’ex presidente dell’Anm avrebbe incontrato Cosimo Ferri e Luca Lotti, rispettivamente ex sottosegretario alla Giustizia e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Renzi, entrambi di area Pd. Insieme a loro, diversi incontri avvenuti in hotel avrebbero coinvolto anche Luigi SpinaCorrado ArtoniAntonio LepreGianluca Morlini e Paolo Criscuoli, tutti consiglieri del Csm.

rif:https://www.wired.it/attualita/politica/2019/06/07/scandalo-corruzione-magistratura-italiana/