Bari, giudice corrotto “vendeva” le sentenze “Pagato 30mila euro”

Arrestato De Benedictis: mazzette per liberare pure i mafiosi. Trovati 1,2 milioni in 3 zainetti

Bari, giudice corrotto "vendeva" le sentenze "Pagato 30mila euro"

«Che sputtanamento». Il commento è del gip barese Giuseppe De Benedictis, arrestato ieri insieme all’avvocato Giancarlo Chiariello con il quale aveva stretto un accordo corruttivo evidentemente vantaggioso per entrambi soldi al giudice, libertà per i clienti del legale ma non per la collettività, visto che l’avvocato barese curava in particolare gli interessi di esponenti della malavita barese e foggiana.

Il virgolettato è tratto da un’intercettazione di un paio di settimane fa che, secondo i pm di Lecce Alessandro Prontera e Roberta Licci che hanno coordinato le indagini, è di fatto una confessione. Di sicuro è uno sfogo di un uomo al quale, tre giorni prima, i carabinieri hanno sequestrato una mazzetta da 5.500 euro in un blitz nel suo ufficio a Palazzo di giustizia, per poi trovare altri 58mila euro, sempre in contanti, a casa del giudice, nascosti nelle scatole di derivazione dell’impianto elettrico.

Così il gip che si è dimesso per la «vergogna» con una lettera al Csm all’indomani della prima perquisizione – chiama un amico (usando il cellulare della fidanzata del figlio) e gli racconta quello che è successo, spiegandogli di attendere ormai solo l’arresto, oltre appunto a commentare, amareggiato, «che sputtanamento», sperando solo nei «domiciliari».

Ma la sua omologa leccese Giulia Proto ha invece firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, spegnendo anche questa speranza per il giudice barese.

Ad aprire un varco nel patto di ferro tra gip e avvocato era stato l’esponente pentito di un clan barese, che in un verbale di febbraio 2020 aveva riportato le voci che giravano da diversi anni su quel gip, «che si diceva che prendeva le mazzette, dai, diciamola tutta».

Da lì è cominciato il lavoro degli inquirenti, che li ha portati a intercettare un pregiudicato della mala garganica, Danilo Della Malva, detto U meticcio, arrestato alle Canarie a ottobre 2019 per narcotraffico e poi spedito a fine anno a Rebibbia. Ma poi, assistito dall’avvocato Chiariello, era stato mandato ai domiciliari a Vasto Marina ad aprile 2020, e a giugno dello stesso anno, conversando con la moglie in terrazza, intercettato, raccontava: «Ho speso trentamila euro e mi sono comprato il giudice a Bari».

Il cerchio ha cominciato a stringersi, man mano che gli investigatori trovavano riscontri (anche della presenza del giudice presso lo studio legale dell’avvocato in prossimità dei provvedimenti di scarcerazione, per incassare la «parcella» richiesta), fino a quando, a inizio mese, i carabinieri hanno ricostruito l’ennesimo accordo corruttivo, stavolta per la concessione dei domiciliari a un 49enne foggiano arrestato per associazione mafiosa, Antonio Ippedico. Seguendo l’avvocato fino allo studio e poi filmandolo quando, rientrato nel suo ufficio, infilava la mazzetta in una tasca dei pantaloni. A quel punto sono entrati, beccando le banconote avvolte nell’elastico e trovando, a casa del giudice, gli altri soldi.

Altra sorpresa a casa del figlio dell’avvocato, Alberto Chiariello, anche lui indagato, dove i militari hanno trovato 1,2 milioni di euro in contanti conservati all’interno di tre zainetti.

Tra gli indagati, anche un appuntato dei Carabinieri, Nicola Vito Soriano, che aveva rivelato già a gennaio al gip di una indagine a carico dell’avvocato, che non era bastata, osserva sconcertato il gip di Lecce, perché il collega barese interrompesse gli accordi per le scarcerazioni.

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