Si è dimesso anche il togato del Csm Corrado Cartoni. Palamara: ‘Mai coinvolto il Quirinale’

Gli stralci di intercettazione riportati sui quotidiani di oggi non possono far venir meno il profondo rispetto che ho sempre avuto per le istituzioni dello Stato. In particolare per il Presidente della Repubblica che costituisce il presidio della autonomia e della indipendenza della magistratura, la cui credibilità oggi deve prevalere su qualsiasi interesse personale. Ribadisco che nel corso del mio interrogatorio non ho mai coinvolto il Quirinale come può evincersi dalla completa registrazione di questo atto istruttorio”. Lo afferma in una nota Luca Palamara.

IERI IL CAPO DELLO STATO HA INDETTO ELEZIONI SUPPLETIVE PER I DUE COMPONENTI GIA’ DIMESSISI

Un altro togato del Csm coinvolto nella riunione con Luca Palamara e Luca Lotti sulla nomina del procuratore di Roma ha presentato le dimissioni: è Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente.

“Non ho mai parlato di nomine”, le dimissioni sono state date per “senso delle istituzioni”, scrive l’ormai ex consigliere del Csm nella lettera in cui annuncia il suo passo indietro, indirizzata al vice presidente del Csm David Ermini.

“Ho rassegnato stamattina le dimissioni da Consigliere del Csm – scrive Cartoni – non per ammissione di responsabilità, ma per senso delle istituzioni. Non mi è stato consentito di difendermi, e lo farò nel procedimento disciplinare. Preciso che non ho mai parlato di nomine, come erroneamente oggi mi attribuisce un quotidiano”.

Cartoni ringrazia “le centinaia di colleghi che, silenziosi, in questi giorni tremendi mi hanno manifestato la loro stima ed il loro affetto”. E augura “buon lavoro” ai colleghi consiglieri e a chi subentrerà.

rif:http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/06/14/si-e-dimesso-togato-csm-corrado-cartoni_48f81950-dfd7-44c9-9c6c-1c76c28a6c5f.html

Lotti: «Andai al Colle per parlare di Lo Voi». Il Quirinale smentisce

Lotti: «Andai al Colle per parlare di Lo Voi». Il Quirinale smentisce

Gli scenari le strategie, le trattative sulle nomine. Le conversazioni del pm Luca Palamara con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri e i consiglieri del Csm finiti nei guai, contenute nell’informativa del Gico della Guardia di Finanza di Roma, raccontano altri dettagli sulla gestione delle nomine, ma anche delle inchieste e dei procedimenti disciplinari al Csm. I rapporti all’interno e fuori da Palazzo dei Marescialli, con un ruolo ben definito delle correnti. Lotti che millanta anche di avere parlato con il presidente Mattarella – che smentisce ogni circostanza – della possibile nomina del procuratore Francesco Lo Voi. E Palamara che gli raccontava di avere chiesto all’ex procuratore di Roma Pignatone di «chiudere tutto» su Consip e che accusa i colleghi di avere usato due pesi e due misure nelle inchieste, a seconda delle convenienze politiche. Ma ci sono anche le previsioni per il futuro, perché proprio l’aspirante capo della procura di Roma, Lo Voi, si dice pronto a fare ricorso al Tar se verrà sconfitto da Marcello Viola, il favorito. Lo racconta Ferri: «Lo Voi mi ha chiamato, dice che fa ricorso al Tar». Si parlava di tutto, anche del progetto fallito di Giuseppe Pignatone di andare al Quirinale come consulente. Sullo sfondo, lo scontro pesantissimo e la profonda frattura nell’ufficio giudiziario più grande d’Italia, dove Palamara aveva provato a garantire Lotti. Anche da qui l’obiettivo di cambiare indirizzo alla gestione della procura di Roma: una nomina in discontinuità con quella del procuratore uscente.Previous

IL QUIRINALE
Il 9 maggio, durante l’incontro notturno in hotel tra i consiglieri, Lotti esordisce: «Ho detto al presidente Mattarella la situazione è questa e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno, cioè Lo Voi». Poi si parla dell’incarico che dovrebbe assumere Pignatone. Aggiunge: «Al Quirinale non ci andrà, al 101 per cento». E Palamara: «Quindi è una cazzata che mettono in giro». Si inserisce Cosimo Ferri: «Non lo prende?». Lotti aggiunge: «Non andava al posto di Erbani, andava al posto di Lupo». 

ERMINI TIMIDO
Poco dopo gli interlocutori protestano per la “timidezza” di David Ermini rispetto al presidente della Repubblica, soprattutto se paragonato al suo predecessore, Giovanni Legnini. È ancora Lotti a parlare: «Mi scoccia la sudditanza psicologica… a me è stato detto mandami David direttamente lì, perché lui non ci va lì, lui si ferma alla porta prima… si ferma alla porta dei bagni, non può funzionare così». E Ferri:« Perché lo riceverebbe chiaramente». E Lotti «Certo». «Oh guarda Legnini – aggiunge Palamara – stava sempre da Mattarella». Ferri aggiunge: «Poi hanno rotto Mattarella e Legnini». E Lotti: «Gli ha convocato le elezioni senza dirgli nulla, quell’altro l’ha appreso dall’agenzia l’elezione è il 12 luglio, Giovanni che ne sapeva ti ricordi? Che ne sapeva, come lo sapeva». Ferri domanda: «Ma perché hanno rotto su sta cosa? Perché nell’ultimo periodo cercava di farsi mandare dappertutto». 

SCAMBI DI FAVORE
La trattativa per le nomine include tutti. In ballo c’è anche la nomina del procuratore di Torino. È Ferri a dire: «L’altro giorno ho visto Ermini per caso che passeggiava e mi ha detto che Cascini (Giuseppe membro del Csm di Area) in persona è andato da lui a chiedergli di aiutare Petralia (Carmelo aggiunto a Catania) a Torino». E Palamara: «Però io non ho sentito che Ermini andava per aiutare Petralia. Questa cosa non l’ho sentita». E Spina: «E perché non va da Cascini a dire aiuta Viola? Allora si chiamasse Cascini e dicesse ho fatto un’ottima manovra per Petralia, guarda che se non rompi i coglioni su Viola, ti votano Petralia, perché non gli dice questo a Cascini?». Cartoni aggiunge: «Non devi mettere in mezzo Cascini». E Ferri: «Il nostro alleato è Davigo (Piercamillo, membro del Csm di Autonomia e indipendenza)». 

IL CASO CONSIP
Con Lotti Palamara parlava di continuo. Erano entrambi convinti di avere subito «un attacco diretto alla loro persona», si legge nell’informativa, rispettivamente con l’indagine di Perugia e nell’inchiesta Consip. «Quindi – sottolinea la Finanza – definivano una strategia da condurre per cercare di favorire l’avvio di un procedimento, in seno al Csm» di Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo. Lotti: «Nulla mi toglie dalla testa che è stato uno scambio sulla nostra pelle, Luca». Palamara risponde di esserne certo e sostiene di essere stato praticamente ricattato. Parlando di Pignatone e Ielo dice: «quando dicevo: Chiudiamo tutto su Consip e da due anni mi fa: guarda a Perugia non si sa cosa succede su di te». A suo dire, Ielo e Pignatone avrebbero usato due pesi e due misure, a seconda delle convenienze: «La vicenda Siri – il riferimento è all’ex sottosegretario della Lega indagato per corruzione, ndr – in condizioni normali Siri veniva arrestato! De Vito – l’ex presidente del consiglio comunale di Roma, in carcere per corruzione, ndr – è stato arrestato per molto meno! È una trattativa che vogliono fare con Salvini, fidati, io non mi sbaglio». Lo scorso 16 maggio, il consigliere del Csm Luigi Spina – ora dimissionario – rivela a Palamara i dettagli dell’inchiesta a suo carico, dopo che la procura di Perugia ha trasmesso al Consiglio l’informativa della Guardia di Finanza e altra documentazione, subito secretata. Circostanza che costa all’ex consigliere l’accusa di rivelazione del segreto istruttorio e di favoreggiamento. «È una porcata», dice Spina. Palamara vuole difendersi e vendicarsi. Ma Spina lo frena: «Non devi dire nulla perché se no… tu non devi saperlo in teoria». Poi, studiano una strategia: «Devi sta’ buono e se vuoi un consiglio da fratello non devi manco andare fuori ruolo, tu ora te ne devi stare buono in procura, devi far passare la buriana, devi pigliarti l’archiviazione, perché adesso basta». Palamara gli dice di aspettare a nominare gli aggiunti, carica per la quale ha fatto richiesta a Roma: «Mi hanno azzoppato», dice. E Spina: «Non li faccio, tranquillo».

LE RIVELAZIONI DI PIGNATONE E CASCINI
Il pm si rammarica perché scopre che nell’informativa depositata hanno indicato anche i viaggi fatti con un’amica. E confida all’ex consigliere che le prime informazioni sull’inchiesta che lo stava per travolgere le avrebbe avute proprio da Pignatone. «Pignatone mi dice di viaggi…lo so da Pignatone a dicembre 2017 a casa sua, mi chiama e mi dice: Sei stato fuori una notte con una persona?». Il riferimento è all’ipotesi di corruzione che gli viene contestata: avere ricevuto dall’imprenditore Fabrizio Centofanti e dall’avvocato Piero Amara denaro e regali in cambio di favori. Centofanti, per l’accusa, gli avrebbe anche pagato una serie di viaggi. Palamara è convinto che sia un complotto: «Era dicembre 2017, quando vengo iscritto?». Il pm pensa che si tratti di un strategia per ricattarlo: «L’hanno fatto per tenermi appeso, per ricattarmi». Poi dice che un altro consigliere del Csm, Giuseppe Cascini, non indagato, gli avrebbe rivelato dettagli dell’inchiesta. Quando Spina gli domanda se potesse essere stato Fabrizio Centofanti a “tradirlo”, lui risponde: «È la tesi di Cascini». Poi racconta di quando Pignatone andava a cena da Paola Balducci, ex componente del Csm: «Centofanti ha pagato tutte le vacanze alla Balducci e la Balducci non compare, perchè? Pignatone andava a mangiare dalla Balducci, la Balducci gli rompeva: “Amico mio mi fai conoscere quello che organizza i viaggi” e tutto quanto».

Rif: https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/lotti_quirinale_palamara_csm_oggi_ultime_notizie-4557829.html

Csm, le manovre per scegliere i procuratori: le intercettazioni dell’incontro dei consiglieri con Lotti, Ferri e Palamara

Csm, le manovre per scegliere i procuratori: le intercettazioni dell’incontro dei consiglieri con Lotti, Ferri e Palamara

A inguaiare cinque consiglieri di Palazzo dei Marescialli – quattro si sono già dimessi – è la registrazione dell’incontro con l’ex ministro del Pd imputato nell’inchiesta Consip. La Guardia di Finanza ha depositato al Consiglio superiore le trascrizioni delle intercettazioni operate grazie al trojan installato sul cellulare del pm sotto inchiesta. Quelle intercettazioni sono alla base del provvedimento disciplinare del pg della Cassazione Fulzio

Luca Lotti arriva quando la mezzanotte è passata da una quarto d’ora circa. La saletta è quella di un hotel romano dove alloggia il collega – come lui deputato del Pd – Cosimo Ferri, l’uomo cerniera tra politica e magistratura. Trova l’ex sottosegretario dei governi Letta, Renzi e Gentiloni con cinque consiglieri del Consiglio superiore della magistratura. Stanno discutendo di nomine, di voti, contano le preferenze per il futuro capo della procura di Roma. Tre consiglieri – Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli  – sono iscritti a Magistratura indipendente, la corrente di destra in passato guidata dallo stesso Ferri. Due –  Luigi Spina e Gianluigi Morlini – sono di Unicost, la componente di centro. Tutti insieme valgono dieci voti a Palazzo dei Marescialli: quasi la maggioranza. Con loro anche il leader de facto di Unicost, il pm romano Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e già componente dello stesso Csm. Da qualche mese è indagato dalla procura di Perugia per corruzione e per questo motivo ha il cellulare infettato da un trojan, un virus che trasforma il suo telefono in una microspia ambientale.  

Csm, si dimette anche il consigliere Cartoni: è il quarto. È tra i togati che videro Lotti: “Ma io dormivo sul divano”

La notte delle toghe rotte 
È la notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, quando gli uomini del Gico della Guardia di finanza attivano il trojan sul telefono di Palamara. Una riunione che ha spaccato il mondo della magistratura, facendo finire nei guai i cinque componenti del Csm: quattro si sono già dimessi dopo essere finiti sotto procedimento disciplinare. “Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”, scrive nell’atto di incolpazione il pg Fuzio. Si riferisce chiaramente a Lotti, per il quale la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento. Smentendo ogni difesa dei consiglieri coinvolti, il pg sottolinea che in quella riunione non c’era alcuna  “casualità”, anzi: appare di “cristallina evidenza” “la preventiva e sicura consapevolezza” da parte di “tutti i consiglieri presenti, della presenza di Luca Lotti, oltre che del dottor Palamara e del dott. Ferri che ne erano i promotori”. Ciascuno dei componenti – continua il procuratore generale –  “sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso”. Parole motivate dalle intercettazioni degli investigatori, riportate dai principali quotidiano compreso Il Fatto Quotidiano in edicola. Ma anche dallo scambio telefonico preliminare tra Ferri e Palamara, pubblicato da RepubblicaLotti si autosospende dal Pd e se la prende con il partito: “Moralisti senza morale. Zanda? Coinvolto in pagine buie”

L’appuntamento
Telefonata tra Palamara e Ferri le 19.13 dell’ 8 maggio.
Ferri: “Corrado (Cartoni) viene?”
Palamara: “Si, viene e cena con me. Recupero anche Criscuoli”
Ferri: “E Gigio (Gianluigi Morlini, ndr ) può?” .
Palamara: “Sì, sì, può” .
Palamara: “È importante che Lepre venga, perché segue su tutto”.
Ferri: “No, Lepre mi ha delegato. Mi ha detto non c’ è problema. Ma se la facciamo in albergo da me, provo a dire a Lepre se scende dalla camera”.
Palamara: “E Lotti?”.
Ferri: “Garantito. Arriva dopo le 23.30”.

La riunione 

Roma, notte tra l’8 e il 9 maggio 2019. Quando Lotti arriva gli altri stanno facendo la conta dei voti che avrebbe potuto raccogliere eleggere il procuratore di Roma. Il loro candidato è l’attuale pg di Firenze, Marcello Viola. A contendergli il posto sono il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e quello di Firenze, Giuseppe Creazzo. Poco prima dell’arrivo del deputato Pd, il consigliere Morlini, che in quel momento presiedeva la commissione incarichi direttivi, sta usando il pallottoliere. 

Morlini: “Ci sono in commissione quattro intenzioni di voto a favore di Viola, una a favore di Lo Voifatta da Suriano (il togato di Area, la corrente di sinistra ndr ), una a favore di Creazzo fatta da me”.

Nella riunione della commissione incarichi direttivi del 23 maggio (due settimane dopo) i voti saranno esattamente quelli. Il problema sarebbe al plenum. 

Morlini:  “Riflettiamoci un attimo perché sarebbe opportuno non avere un frazionamento a tre, quattro giorni per arrivare al lunedì successivo. Noi contattiamo Creazzo e gli diciamo: ‘Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare, ci sono cinque voti nostri e magari un laico, ma tu qua perdi, che si fa?”.
Morlini dice “citando il nome di un componente del Csm, Alessio Lanzi (consigliere laico di Forza Italia), che il risultato di questa conta portava a un ipotizzabile consenso di 13 membri”.
Ferri: “Ma Lanzi tiene?”.
Palamara: “Ma Lanzi non lo vedo manco se… Lanzi vota Viola”.
Lotti: “Si vira su Viola, sì ragazzi”.

Sarebbe utile, dunque, anche migliorare il profilo di presentazione della candidatura di Viola.

Morlini: “Se avessi un rapporto di fiducia con (omissis) io potrei dire: fai in modo che il profilo di Viola sia bello”.
Palamara: “Sì, chiamala”.

I tredici voti contati da Morlini fanno ipotizzare un testa a testa: il Csm, infatti, ha 26 consiglieri. Fondamentale potrebbe essere il voto del vicepresidente David Ermini, renziano ed ex deputato del Pd. Ma i consiglieri non si fidano.
Cartoni: “Anche al disciplinare ho problemi con Ermini”.
Lotti: “Eh, ragazzi, vanno affrontate queste cose”.
Cartoni: “Io ci ho litigato con Ermini… Luca… digli qualcosa, si deve sveglià (…)”.
Lotti: “Corrà, te non c’ eri all’inzio ma Ermini non è che… però qualche messaggio gli va dato forte”.

Poi Cartoni riferisce un episodio avvenuto quello stesso giorno. 
Cartoni: “Sentito che è successo oggi?”
Ferri: “Sì, diglielo dai”

L’episodio viene omissato. Ma l’ex ministro commenta subito.
Lotti: “Questo non va bene, però”.
Palamara : “Non va bene no”.
Lotti: “Mica me l’ avevate detto questo”.

Per questo motivo il pg Fuzio scriverà nell’atto d’incolpazione di “un’attività propalativa” di uno dei consiglieri “ai soggetti estranei, in partivolare a Luca Lotti, di fatti e circostamse inerenti i suoi rapporti con il vicepresidente del Csm, nonché la sua specifica funzione di componente della sezione disciplinare. E ciò non senza esimersi dal rilevare come tali propalazioni abbiano lambito addirittura il segreto della Camera di Consiglio”.

Il problema Creazzo
Mezzanotte e mezza, i presenti iniziano a ragionare su un’ipotesi: e se Creazzo non avesse ritirato la sua candidatura per Roma, come si sarebbe potuto allontanare da Firenze, dove aveva chiesto l’arresto dei genitori di Matteo Renzi?

Lotti: “Però a Torino chi ci va? Scusate se faccio questa domanda”
Palamara: “Torino secondo me ormai è aperta”.
Lotti: “Non so però per me è un pizzico legata alla difesa d’ufficio che devono fare loro due di una situazione fiorentina che sinceramente ve lo dico con franchezza… è imbarazzante”
Spina: “Cioè l’unico che se ne va (incomprensibile) e noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile omissis)”.

Terzo interlocutore (non individuato): “Ma non ha fatto domanda per Torino Creazzo?”
Lotti:“No, no”.
Palamara: “Non perché lui… se lo mandi a Reggio, liberi Firenze”.
Lotti : “Se quello di Reggio va a Torino è evidente che quel posto è libero e quando lui capisce che non c’è posto per Roma fa domanda non lo sposta nessuno ammesso che non ci sia come voi mi insegnate…”.
Terzo interlocutore: “Un altro motivo”
Lotti: “A norma di regolamento un altro motivo”.

L’altro motivo sembra essere l’esposto contro Creazzo finito alla procura di Genova. Ne parla Palamara poco dopo mezzanotte e mezza facendo il nome del collega pm autore dell’esposto.

Palamara: “Ha raccolto tutte queste cose in un dossier, tutte le cose che non andavano su questa inchiesta e su Creazzo… e ha fatto l’ esposto quindi non è proprio… non è una cazzata, questo voglio dire.”.
Lotti: “Per me è importante capì che succede perché se è seria ovviamente lo… cioè non si parla di Roma… si parla che se è serio va via da Firenze, se non è serio non va via da Firenze, a me guarda… nessuno cerca… nulla… però bisogna fa’ almeno guerra..”.

Ma non c’è l’esposto contro Creazzo. C’è anche quello contro il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo, accusati di un presunto conflitto d’interesse (negato dalla procura di Perugia) per l’attività professionale dei rispettivi fratelli. Lo ha stilato un collega di Palamara, Stefano Fava. 

Palamara : “Senti Fava…l’ obiettivo è… gli fai sentì… loro devono sentì”.
Lotti : “Dopo che si è fatto gli aggiunti”.
Palamara : “Andiamo da Fava… (…) dopodiché fa usci tutto quello che dico… è finita… là è finita”.
Lotti : “E fai uscire anche un po’ i fratelli… Sentilo Fava che dice… i fratelli, le cose… non sarà così pazzo”.
Palamara : “Non te preoccupà, se te dico fidate, fidate…Lui vuole fà la denuncia penale, tu forse non hai capito, li vuole denunciare a Perugia…lascia perde che so’ cose però tu intanto gli rompi il ca…, punto. Io mi acquieterò quando, come ti ho detto una volta, Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo…perché lì la vicenda Consip la so io… e gli ho protetto il culo su tutto… alla fine cioè cosa è stato? Eh no ma adesso mi fai, mi tieni sotto ricatto, me lo devi dì…”.

Lo schema
Non c’è solo Viola. L’obiettivo è anche programmare anche la nomina del procuratore capo di Perugia. E poi degli aggiunti di Roma: incarico che interessa personalmente a Palamara.

Ferri:” Se va lo schema Viola noi poi dobbiamo avere il nome per Perugia e dobbiamo vedere quando inizia la storia degli aggiunti”
Lotti: “Però  entro l’estate gli aggiunti li chiudete?”.
Spina: “No, prima”.
Palamara: “La fine di maggio, una volta che fai il procuratore”.
Un altro dei presenti sintetizza: “Poi è tutto a scendere, fatto quello è tutto a scendere”

Alla fine di maggio, gli uomini della Finanza andranno a perquisire Palamara. E la notte delle toghe rotte sarà svelata. 

Rif:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/14/csm-le-manovre-per-scegliere-i-procuratori-tutte-le-intercettazioni-dellincontro-dei-consiglieri-con-lotti-ferri-e-palamara/5255629/

Csm, le trame tra Lotti e Palamara su Ielo: «Il dossier va spinto». «Sì, così li ammazzo»

‘Espresso ha letto le nuove intercettazioni. Stavolta l’ex ministro e il pm indagato per corruzione sono soli a cena. Il renziano contro Ielo: «Su di lui a noi la decisione. Che si fa? Si spinge? Una volta fatti anche i procuratori aggiunti». Il magistrato: «Fava è un matto. Siccome non mi frega un cazzo di nessuno, ora vado fino in fondo»

Csm, le trame tra Lotti e Palamara su Ielo: «Il dossier va spinto». «Sì, così li ammazzo»

Luca Lotti s’è autosospeso dal Partito Democratico . Dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni tra lui, il magistrato Luca Palamara, Cosimo Ferri (deputato del Pd) e cinque membri del Csm, il senatore ha deciso un passo di lato. S’è detto innocente e, in una lettera a Nicola Zingaretti, ha contrattaccato. Prima criticando Luigi Zanda che aveva osato chiedere un suo passo indietro («un senatore di lungo corso già coinvolto – a cominciare da una celebre seduta spiritica – in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese», ha definito il neotesoriere del Pd), poi ha parlato di «festival dell’ipocrisia», di «legittima amarezza» e «di moralisti senza morale. Io», ha chiuso, «non ho nulla da nascondere».

Ebbene. Stamattina i giornali hanno pubblicato parte delle registrazioni (ordinate dalla procura di Perugia e effettuate dal Gico della Guardia di Finanza attraverso un trojan inoculato nel cellulare di Palamara), che hanno svelato come Lotti, imputato nel processo Consip a Roma e dunque in pieno conflitto di interessi, discuteva e chiacchierava con membri del Csm in merito alle nomine dei procuratori capo della Capitale («si vira su Marcello Viola, ragazzi», dice) e di dossier per azzoppare la candidatura di Creazzo (il procuratore capo di Firenze che ha fatto arrestare qualche mese fa i genitori di Renzi).

«C’è un clima da P2», ha detto il pm Giuseppe Cascini, oggi membro del Csm. Forse il magistrato esagera.

Ma leggendo altre trascrizioni di nuove registrazioni trovate dall’Espresso, i toni usati dall’ex ministro e dal pm accusato di corruzione sono pesanti e inquetanti. Perché sfiorano argomenti delicatissimi che mai dovrebbero essere discussi fuori dalle sedi istituzionali. Di più Lotti, il 9 maggio, parla con Palamara di come «spingere» un dossier contro Paolo Ielo. Cioè il magistrato che lo ha rinviato a giudizio per favoreggiamento nel caso Consip.

Lotti: «Va fatta»
Palamara: «È quello che dico…»
Lotti: «La roba che c’è in Prima (commissione del Csm, ndr), Luca…su Roma…è pesante. Sia il Quirinale, sia David (Ermini, ndr), lo vogliono affossare (l’ex ministro parla dell’esposto di Stefano Fava contro Ielo e Pignatone, in cui si ipotizza un conflitto d’interessi per le attività professionali di due fratelli dei magistrati, ndr)
Palamara: «Certo. Ma è chiaro oh…»
Lotti: «A noi la decisione Luca…che si fa? Si spinge? Una volta che si è fatto anche gli Aggiunti…»

Lotti e Palamara, presumibilmente, credono che il loro candidato preferito, quello su cui puntano tutte le fiche, Marcello Viola, sarà presto il nuovo procuratore di Roma.

Palamara: «Te lo spiego subito…»
Lotti: «Eh però non si può mollare anche lì…perché è anche quello…Io non è che ce l’ho…non è che ce l’ho a morte perché…Però questa roba, nulla, nulla, nulla mi toglie dalla testa che è stato uno scambio sulla nostra pelle Luca».
Palamara: «Sulla nostra pelle, io sono certo».
Lotti: «La mia soprattutto…cioè la nostra, intesa come…».
Palamara: «Luca, ma devi capì che so entrato in mezzo pure io…perchè quello che cazzo m’hanno combinato a Perugia ancora nemmeno se sa e non è chiaro….».

Lotti è inferocito. Crede a un grande complotto contro di lui.

Lotti: «La vera storia è che…che Ielo ha detto a Pignatone…tu lasciami stare su questa roba, io te mando avanti Consip».
Palamara: «Bravo»
Lotti: «Questo è vero Luca…E che cazzo, ti pare poco? E poi il fratello di Ielo c’ha na consulenza all’Eni…»
Palamara: «Tu sai…stamme a sentì…ma tu la bastonata…tu giustamente dici, a te t’hanno ammazzato sulla vicenda Consip… A me sai benissimo quello che ho sofferto con questa cosa… (l’inchiesta per corruzione che Ielo ha mandato a Perugia ndr)… Nel mio m’hanno ammazzato… non so come ho fatto a rimanè in piedi… quindi la fortuna che cosa ha voluto? Ha voluto che uscisse fuori Stefano (Fava, che farà l’esposto contro Ielo sui presunti conflitti d’interesse del fratello Domenico ndr)…»
Lotti: «Si si, con la sua pazzia…»
Palamara: «Però lui è un matto che ti dice… io ho capito… che cioè tu hai fatto… puoi aver fatto na… ma questi stanno a’ fa peggio… allora a sto punto io li ammazzo… perché siccome non mi frega un cazzo di nessuno, vado fino in fondo…».

I due, poi, continuano a parlare. Di vendette, di come Ielo conduce le indagini («in condizioni normali Armando Siri veniva arrestato», chiosa Palamara. «Marcello De Vito è stato arrestato per molto meno»), delle loro ambizioni, e di Consip.

Palamara: «Supponiamo che (in procura a Roma, ndr) c’è Viola e c’è Luca Palamara…crediamo a Scafarto o non gli crediamo? Se io vado a fare l’aggiunto (la posizione a cui il pm indagato aspira, ndr) questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me: “Gli vogliamo credere? Rompiamogli il culo. Non gli vogliamo credere? Si chiude, e fine”».
Lotti, che sembra sperare che Viola prenda presto il posto di Pignatone e l’amico Palamara quello di Ielo, ribadisce: «Certo… Se il rapporto tra voi… vorrà farlo, lo farà». 

Rif:http://espresso.repubblica.it/palazzo/2019/06/14/news/csm-le-trame-tra-lotti-e-palamara-su-ielo-il-dossier-va-spinto-si-cosi-li-ammazzo-1.336052

Lo scandalo Csm è il 1992 della magistratura (anzi, è ancora peggio)

Inutile cercare di negarlo: la Magistratura si trova al centro di uno scandalo di proporzioni e ramificazioni mai viste, che mina la consistenza di uno dei poteri fondamentali dello Stato. Urge l’intervento di Mattarella.

Non è solo una questione di soldi e regalie per influenzare le indagini e le sentenze. Non è solo una storia di fughe di notizie e di violazioni del segreto istruttorio. Non è solo una storia di influenze e di ricatti politici per influenzare le nomine dei magistrati in questa o in quella procura. E no, non è nemmeno un caso Lotti, o un caso Mattarella, come oggi prova a definirlo qualche organo di stampa. L’indagine sul giudice Luca Palamara, ogni giorno che passa e che emergono nuovi dettagli, squarcia il velo dietro il quale si nascondeva il sistema giudiziario italiano e in particolare il suo principale organo di autogoverno, quel Consiglio Superiore della Magistratura di cui, a oggi, sono dimissionari tre membri su sedici, più due autosospesi. Ed è, al pari di quanto accaduto nel 1992 con la politica, l’amara attestazione di ciò che tutti sospettavamo. Che dietro il paravento dell’autogoverno e dell’autonomia del potere giudiziario si cela un sistema profondamente malato, in cui sembra essere regola ciò che è perlomeno inopportuno, pervaso da un senso di impunità simile, se non identico, a quello dei politici della prima repubblica.

Ricapitoliamo, per chi si fosse perso qualche passaggio. Stando alle intercettazioni – pubblicate dai giornali e arrivate loro non si sa bene come, ça va sans dire – Luca Palamara, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti vicini a importanti imprenditori per influenzare alcune sentenze. Palamara sarebbe poi venuto a conoscenza dell’indagine su di lui grazie alle sue amicizie tra i colleghi. A quel punto avrebbe cercato di influenzare la nomina del prossimo procuratore di Perugia, in modo da avere un alleato a capo dei magistrati che stavano indagando su di lui. E per farlo, avrebbe avvicinato Luca Lotti, braccio destro e uomo forte di Matteo Renzi nel governo Gentiloni e Cosimo Ferri, sottosegretario alla giustizia, pure lui Pd e pure lui renziano, dopo un passato in Forza Italia. Le intercettazioni, in questo contesto, avrebbero coinvolto diversi membri del Csm, cosa che ha portato tre di loro a dimettersi, e due ad autosospendersi. Ciliegina sulla torta, Palamara sarebbe stato informato di avere un trojan all’interno del proprio telefono da una non meglio precisata “fonte del Quirinale”, così da coinvolgere nel presunto scandalo anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella, che del Csm è il Presidente, e che finora, sorprendentemente, non aveva proferito parola sullo scandalo.

Dietro il paravento dell’autogoverno e dell’autonomia del potere giudiziario si cela un sistema profondamente malato

Lo diciamo subito. Siamo ancora nell’alea delle indagini, a commentare intercettazioni non ancora depositate e comportamenti che in molti casi non hanno nulla di illecito, ma solo un gigantesco profilo di inopportunità. Per dire, che Lotti, indagato a Roma, parli della nomina del procuratore capo di Roma con Palamara non è niente di bello da leggere. Quel che atterrisce, semmai, sono le reazioni allo scandalo. “O sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”, ha dichiarato il vice presidente del Csm Davide Ermini. “L’unica vicenda che mi pare assimilabile, sotto più aspetti a quella che stiamo vivendo in questi giorni è quella dello scandalo P2 dei primi anni ’80 del secolo scorso”, ha rincarato la dose il consigliere Giuseppe Cascini di Area, la corrente di sinistra della magistratura. “Ci troviamo di fronte a fatti gravissimi, che aprono una questione morale, di etica della responsabilità, che riguarda i magistrati ma anche la politica”, ha chiosato l’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, ora eurodeputato Pd.E pure il no comment dietro cui si è trincerato il presidente della repubblica e del Csm Sergio Mattarella, a suo modo, fa più rumore di mille parole.

Dall’altra parte del palco ci siamo noi tutti, e non è un bello spettacolo. Che assistiamo a queste dichiarazioni senza capire bene cosa stia succedendo dentro un organismo, il Consiglio Superiore della Magistratura, che ha un potere enorme, garantito dalla Costituzione e confermato da decenni di pratica politico-istituzionale. Se l’indagine riguarda il solo Palamara, perché getta discredito su tutta la categoria? Se l’influenza dei politici sulle nomine riguarda i soli Lotti e Ferri, perché si parla di “giochi di potere e traffici venali”, come se fossero pratiche diffuse? E ancora: perché Pignatone, stando a quanto dicono le intercettazioni, andava spesso cena con Centenaro, l’amico di Palamara? E come mai, nello stesso giorno, due giornali come La Repubblica e Il Fatto Quotidiano escono con notizie e intercettazioni così diverse e contrastanti tra loro? È tutto qua, quello che stiamo vedendo, o Luca Palamara è una specie di Mario Chiesa della magistratura, la prima tessera di un devastante effetto domino?

Quanto ci fideremmo di un’assoluzione, sapendo di membri del Csm che pilotavano indagini e sentenze in cambio di mazzette?

Sono domande pesanti, cui speriamo indagini accurate e qualche fuga di notizia in meno daranno presto risposta, nonostante i tempi biblici della giustizia italiana. Anche perché un Paese come l’Italia, in cui proliferano alcune tra le mafie più potenti del mondo e in cui il malaffare e la corruzione sono malattie ormai endemiche e auto-immuni, una delegittimazione totale dell’indipendenza e della terzietà della magistratura avrebbe effetti devastanti. Se da domani un politico o un imprenditore fosse indagato da una procura, ad esempio, saremmo portati a pensare che possa essere un favore a un suo avversario. E quanto ci fideremmo di un’assoluzione, sapendo di membri del Csm che pilotavano indagini e sentenze in cambio di mazzette?

Ultimo, ma non meno importante dei problemi: non abbiamo alcuno strumento per incidere su questa situazione. La magistratura si autogoverna proprio a partire dal Csm. E a meno che la politica non si prenda la responsabilità di una radicale riforma della giustizia – con tutti i rischi del caso – a partire proprio dal suo principale istituto di autogoverno, saranno gli stessi magistrati a decidere se e come eradicare il problema. Per questo, silente o meno, il ruolo del Presidente della Repubblica – non di Mattarella, ma dell’istituzione che rappresenta – è centrale. Perché solo lui, anello di congiunzione tra i tre poteri di questo Paese, può garantire una soluzione interna che non sia un colpo di spugna, o in alternativa una soluzione parlamentare che non sia una prevaricazione del potere legislativo ed esecutivo su quello giudiziario. Non ci azzardiamo a dire, nel Paese dei gattopardi, che nulla sarà più come prima. Ci limitiamo a rimarcare come negli stretti passaggi della Storia d’Italia, oggi come nel 1992, la crisi dell’economia e quella delle istituzioni vadano singolarmente a braccetto. Singolarmente, fino a un certo punto.

Rif: https://www.linkiesta.it/it/article/2019/06/14/palamara-csm-lotti-scandalo-mattarella-magistratura/42533/

Csm, le manovre di Lotti e Palamara sul pm che ha arrestato i genitori di Renzi: “Creazzo? Gli va messa paura. Liberi Firenze”

Csm, le manovre di Lotti e Palamara sul pm che ha arrestato i genitori di Renzi: “Creazzo? Gli va messa paura. Liberi Firenze”

“Comportamento scorretto contro magistrati che aspiravano a cariche” – “Appare così di solare evidenza che la materialità della condotta ha realizzato, per le descritte modalità, un comportamento scorretto nei confronti non soltanto dei soggetti istituzionali deputati a tali nomine dei dirigenti di uffici giudiziaria, ma anche dei magistrati legittimamente ad esse aspiranti”, scrivono gli investigatori riferendosi al braccio destro di Matteo Renzi.  Per gli inquirenti le manovre “palesi quanto illecite da parte di soggetto rivestente la qualità di imputato”. Su Lotti infatti pende una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Roma. La stessa al centro delle discussioni degli incontri notturni per discutere del futuro procuratore di Roma. Con lui il collega deputato del Pd e magistrato molto influente, Cosimo Ferri, oltre a Palamara. E poi i consiglieri autosospesi del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli Antonio Lepre (che ha annunciato le sue dimissioni), da ieri sono sotto procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, Luigi Spina Pierluigi Morlini, che si sono dimessi.

“Si vira su Viola ragazzi” – In uno degli incontri notturni, l’ex ministro detta ai presenti l’agenda per arrivare alla nomina del capo della procura: “Io strategicamente vi darei il suggerimento di chiudere tra il 27, 28 e 29”. Poi annuncia: “Si vira su Viola, ragazzi“, riferendosi al procuratore generale di Firenze, uno dei tre pretendenti alla successione di Giuseppe Pignatone. Gli altri sono Francesco Lo Voi di Palermo e Giuseppe Creazzo, rispettivamente procuratore capo a Palermo e a Firenze. Su quest’ultimo Palamara dice che ha un “collega” (omissis) “che ha raccolto tutte queste cose in un dossier… tutte le cose che non andavano su questa inchiesta (concorsi in sanità, ndr) e su Creazzo, e su… (inc) e ha fatto l’ esposto. Quindi non è proprio…non una cazzata, voglio dì…non è passata come una cazzata”. Il riferimento è all’esposto finito alla procura di Genova contro Creazzo. 

“Io strategicamente vi darei il suggerimento di chiudere tra il 27, 28 e 29”. “Si vira su Viola, sì ragazzi“. “Gli va messa paura con l’ altra storia, no? Liberi Firenze, no?”. Programmava il calendario delle votazioni, indicava il nome sul quale puntare per la procura di Roma, la stessa che aveva chiesto il suo rinvio a giudizio, auspicava l’allontanamento del procuratore che aveva arrestato i genitori di Matteo Renzi. La voce di LucaLotti compare più volte nelle intercettazioni captate dal trojan installato sul telefonino di Luca Palamara. Il Gico della Guardia di finanza ha depositato alla Procura di Perugia e al Csm le trascrizioni delle registrazioni effettuate col virus inoculato sul cellulare del pm sotto inchiesta. Atti pubblicati dal Sole24ore.itLa Verità e La Stampa. Ma l’ex sottosegretario replica con un lungo post su Facebook negando qualsiasi manovra.

“Comportamento scorretto contro magistrati che aspiravano a cariche” – “Appare così di solare evidenza che la materialità della condotta ha realizzato, per le descritte modalità, un comportamento scorretto nei confronti non soltanto dei soggetti istituzionali deputati a tali nomine dei dirigenti di uffici giudiziaria, ma anche dei magistrati legittimamente ad esse aspiranti”, scrivono gli investigatori riferendosi al braccio destro di Matteo Renzi.  Per gli inquirenti le manovre “palesi quanto illecite da parte di soggetto rivestente la qualità di imputato”. Su Lotti infatti pende una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Roma. La stessa al centro delle discussioni degli incontri notturni per discutere del futuro procuratore di Roma. Con lui il collega deputato del Pd e magistrato molto influente, Cosimo Ferri, oltre a Palamara. E poi i consiglieri autosospesi del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli Antonio Lepre (che ha annunciato le sue dimissioni), da ieri sono sotto procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, Luigi Spina Pierluigi Morlini, che si sono dimessi.

Creazzo ci va a Reggio? Gli va messa paura. Liberi Firenze” – Lotti chiede all’uditorio: “Poi però a Torino chi ci va? Scusate se vi faccio ‘sta domanda”. Palamara risponde: “Torino secondo me è ormai aperta”. L’ex sottosegretario riflette: “Non so, però per me è un pizzico legata alla difesa d’ufficio che devono fare loro due di una situazione fiorentina che sinceramente ve lo dico con franchezza è imbarazzante…”. Parla anche l’ex consigliere Csm Spina: “Cioè, l’ unico che se ne va… e noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile“. Un altro interlocutore domanda: “Ma non ha fatto domanda per Torino Creazzo?“. Lotti è molto informato sul punto: “No, no”. “Se lo mandi a Reggio liberi Firenze“, dice Palamara. Lotti non può che essere d’accordo: “Se quello di Reggio va Torino, è evidente che questo posto è libero. E quando lui capisce che non c è più posto per Roma, fa domanda (per Reggio Calabria, ndr) e che se non fa domanda non lo sposta nessuno, ammesso che non ci sia, come voi mi insegnate a norma di regolamento un altro motivo”. L’altro “motivo” sembra essere l’esposto contro Creazzo. A un certo punto Ferri chiede a Palamara: “Ma secondo te poi Creazzo, una volta che perde Roma, ci vuole andà a Reggio Calabria o no, secondo voi?”. Il pm risposnde: “Gli va messa paura con l’ altra storia, no? Liberi Firenze, no?”

I fascicoli a casa di Palamara –  Intanto nel suo interrogatorio a Perugia, il 31 maggio scorso, Palamara ha confermato di aver saputo di essere intercettato. A ricostruire la circostanza è Marco Lillo sul Fatto Quotidiano in edicola. Durante l’interrogatorio sarebbe venuto fuori “in un contesto fumoso” il riferimento al nome di Stefano Erbani, magistrato e consigliere giuridico di Sergio Mattarella, che sarebbe stato indicato come la fonte della notizia del trojan. Una circostanza smentita con forza dallo stesso Erbani: “Non ho mai divulgato nessuna notizia a nessuno sulle indagini riguardanti Luca Palamara. Non sapevo nulla e non rientra nei miei compiti informarmi delle inchieste. Attendo di verificare se effettivamente vi sia traccia di simili affermazioni nelle carte del procedimento. Sono pronto a rivalermi in ogni sede contro chi affermi cose simili”.  I legali di Palamara, Mariano e Benedetto Buratti, dal canto loro spiegano: “Il nostro assistito non ha mai fatto riferimento al Quirinale. Dopo che gli è stato chiesto di una conversazione intercorsa con Ferri nella quale si discuteva di questa circostanza del possibile trojan e delle indagini, ma come evenienza di cui molti parlavano, Palamara ha soltanto riferito di non avere avuto né allora né ora preoccupazione per un eventuale trojan non avendo nulla da nascondere”. Intanto gli investigatori stanno passando al setaccio i fascicoli trovati nell’appartamento di Palamara: si tratta di atti processuali che non erano a lui assegnati. C’è anche un biglietto con annotati di alcuni numeri di procedimento e una scritta. “Non farla fissare”.

Rif: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/13/csm-le-intercettazioni-di-lotti-e-palamara-per-roma-si-vira-su-viola-creazzo-gli-va-messa-paura-liberi-firenze/5252277/

Le trame di Lotti sul Csm: “Un messaggio forte va dato anche a Ermini”

L’affondo del pg della Cassazione: «Nomine decise al tavolo con un imputato». E il consigliere Spina ripeteva: «Luca, Creazzo dobbiamo togliertelo dai c…»

Luca Lotti c’era, eccome. Ed è davvero difficile pensare che fosse casuale l’arrivo del più renziano tra i parlamentari al tavolo in cui si decidono le nomine, alle spalle del Consiglio superiore della magistratura, nelle riunioni carbonare in hotel. La Procura generale, nell’atto di «incolpazione» per i consiglieri finiti sotto procedimento disciplinare, scrive che non si può proprio parlare di «malvagia sorpresa» ai loro danni. Ed è talmente evidente che i consiglieri non sono sorpresi.

Rif: https://www.lastampa.it/2019/06/14/italia/le-trame-di-lotti-sul-csm-un-messaggio-forte-va-dato-anche-a-ermini-7kwp2pEOzJ1ByXZd3aNJQJ/premium.html

Bufera tra Procure, pg Cassazione: togati del Csm sapevano di Lotti

Bufera tra Procure, pg Cassazione: togati del Csm sapevano di Lotti

on è stata affatto “casuale” la riunione del 9 maggio tra politici e magistrati sulla nomina del procuratore di Roma. Lo scrive il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, avviando l’azione disciplinare nei confronti di cinque togati del Csm. Non solo: è stata definita “cristallina” la consapevolezza, da parte di “tutti i consiglieri presenti”, della presenza di Luca Lotti oltre che di Palamara e Ferri, “che ne erano i promotori”.

Palamara indagato per corruzione. Ecco i rapporti con la Cosmec srl di Centofanti

presunti rapporti «illeciti» con l’imprenditore Fabrizio Centofanti portano il pubblico ministero di Roma Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Perugia, competente a indagare sui magistrati della Capitale. L’accusa di corruzione è dovuta a una informativa della Guardia di finanza, che ha ricostruito i contatti di Centofanti – arrestato nel febbraio del 2018 – non solo con Palamara ma anche con una serie di soggetti del “potere” giudiziario che con lui erano in contatto. Il procedimento è una costola della più ampia indagine sulla presunta corruzione al Consiglio di Stato.

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Le perquisizioni di aprile 2017: il ruolo della Cosmec
L’indagine, coordinata dal procuratore Luigi De Ficchy, come detto nasce da una informativa delle Fiamme gialle contenuta nell’indagine “madre”, che riguardava la presunta corruzione dell’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio. Nel documento sono ricostruiti i collegamenti di Palamara anche dopo l’aprile del 2017, quando la Procura di Roma eseguì delle perquisizioni a carico di Centofanti. Quella perquisizione, all’epoca dei fatti coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, portò alla luce una «ramificata» rete di rapporti tra Centofanti e ambienti della magistratura. Il 6 aprile 2017, infatti, gli investigatori trovano degli elenchi con nomi e cognomi di importanti magistrati della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e delle Commissioni tributarie. È il mondo della magistratura, che svolge il ruolo di comitato scientifico di Cosmec srl e dell’associazione culturale Cosmec controllate da Centofanti. Tra quei nomi c’è anche l’allora presidente dell’Anm Luca Palamara. 

La doppia veste della Cosmec
Nell’estate del 2018 il fascicolo finisce per competenza a Perugia, competente a indagare sui magistrati della Capitale. Il ruolo della Cosmec assume rilievo nel carteggio investigativo, alla luce delle rielaborazioni della Guardia di finanza. Perché secondo gli inquirenti si tratta di uno strumento che aveva lo scopo di mantenere saldi i rapporti con «politica e magistratura». Un particolare riassunto in una intercettazione dell’autista di fiducia di Centofanti, che a un dipendente dice: «Un’altra società invece che cura l’organizzazione di eventi che è quella che gli permette, appunto, di tenere i contatti, insomma, con il mondo della politica e della giustizia». Entrambe erano riconducibili a Centofanti, imprenditore legato a sua volta a Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto alla Regione Lazio del governatore e segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti.

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Accertamenti disciplinati della Cassazione
Il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio avvierà accertamenti disciplinari sull’ex consigliere del Csm
Luca Palamara indagato dalla procura di Perugia. «Una
pre-istruttoria ci sarà – ha detto Fuzio rispondendo ad una domanda a margine di una tavola rotonda – come accade per tutte le notizie di reato che riguardano i magistrati e che vengono comunicate alla Procura generale e al Csm». 

Palamara: chiedo di essere sentito
«Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona» afferma in una nota l’ex consigliere del Csm Luca Palamara.

Rif: https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-05-29/palamara-indagato-corruzione-ecco-rapporti-la-cosmec-srl-centofanti-115643.shtml?uuid=AC7nQ7J

Palamara, longa manus nel Csm: tangenti per nomine e dossieraggi sui pm “nemici”

Era bastato un anello da 2mila euro e qualche viaggio in giro per il mondo, per «danneggiare» la credibilità professionale del pm di Siracusa Marco Bisogni, “colpevole” di essersi messo contro gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e il faccendiere Fabrizio Centofanti, grandi orchestratori della compravendita di sentenze nel Consiglio di Stato.

Il pm Luca Palamara, ex consigliere del Csm, era diventato la presunta longa manus di un «sistema di potere» penetrato all’interno dell’organo di autogoverno della magistratura, al punto da veicolare le nomine con tangenti da 40mila euro e infangare gli altri magistrati che avevano individuato suoi contatti «illeciti», come il caso del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo.

Palamara indagato per corruzione. Ecco i rapporti con la Cosmec srl di Centofanti

Longa manus criminale nel Csm
Sono gli atti dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia a restituire retroscena agghiaccianti del potere di penetrazione «criminale» che ci sarebbe stato all’interno del Consiglio superiore della magistratura, anche attraverso il consigliere indagato Luigi Spina. La lettura dei capi d’imputazione delinea un presunto asservimento di Palamara agli interessi del trio Amara-Colafiore-Centofanti, che negli anni avevano sviluppato rapporti di alto livello con la magistratura. Il Sole24Ore ha già avuto modo di illustrare il “sistema Cosmec”, l’associazione culturale presieduta da Centofanti, attraverso cui erano organizzati convegni giuridici. Una struttura che, secondo gli inquirenti, aveva lo scopo di tenere stretti i rapporti «con il mondo della magistratura e della politica» ma anche di pagare tangenti. Con Cosmec collaborava Palamara, ma anche l’ex presidente della IV sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, accusato dai pm di Roma di aver intascato mazzette da Amara e Calafiore per veicolare procedimenti amministrativi. 

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Plurime e reiterate dazioni
Ed è proprio nell’ambito dell’inchiesta sul giudice Virgilio che gli inquirenti capitolini individuano rapporti tra Palamara e Centofanti che, all’epoca dei fatti, apparivano solo equivoci. A parlare di questi contatti è stato Calafiore, che «nel corso di molteplici audizioni – si legge negli atti – lambiva più volte il rapporto di amicizia e conoscenza in essere tra Centofanti e Palamara». Un dato poi suffragato da prove documentali: gli investigatori hanno individuato, infatti, «plurime e reiterate dazioni di utilità dal 2011 al 2017 in favore di Palamara». Ed è per questo che nell’estate del 2018 il procuratore aggiunto Paolo Ielo dispone la trasmissione degli atti alla Procura di Perugia, competente a indagare sui magistrati della Capitale. 

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Screditare il pm. Le conversazioni con Lotti e Ferri
D’un tratto Ielo diventa il nemico. L’obiettivo principale era di screditarlo, in quanto avendo individuato i suoi rapporti con gli indagati nell’inchiesta sul Consiglio di Stato, aveva inviato gli atti alla Procura di Perugia. Ed è in questo contesto «illeciti» che gli inquirenti scoprono sospette macchinazioni per infangare il magistrato. Operazioni basate su un esposto fatto al Csm dal sostituto procuratore Stefano Fava, che accusava sia l’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone sia Ielo di «anomalie» nella gestione dell’indagine sul Consiglio di Stato. «Siccome un angelo custode ce l’ho io… sei spuntato te, m’è spuntato Stefano che è il mio amico storico…» dice Palamara in una intercettazione con Spina. Secondo i pm, il magistrato voleva utilizzare l’esposto presentato da Fava come «strumento per screditare il procuratore aggiunto che ha disposto, all’epoca, la trasmissione degli atti a Perugia». Al punto che della vicenda ne parla anche in una intercettazione ambientale in cui sono finiti due parlamentari, Luca Lotti e Cosimo Ferri. «Avrai la tua rivincita su chi ti sta fottendo», dice in una conversazione Spina a un Palamara agguerrito, pronto a ogni cosa pur di colpire chi lo aveva fatto finire sotto inchiesta. Nel registro degli indagati è finito anche lo stesso pm Fava. Secondo i magistrati di Perugia, il pm «violando i doveri inerenti la sua funzione», avrebbe «comunicato a Palamara (…) come gli inquirenti fossero giunti a lui, specificandogli che gli accertamenti erano partiti dalla carte di credito di Fabrizio Centofanti». 

La nomina di Longo e lo stop di Mattarella
Ma veniamo agli altri capi d’imputazione. Palamara, quale componente del Csm, «riceveva da Calafiore e Amara (…) la somma pari a 40mila euro per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, ovvero agevolare e favorire» la nomina del pm Giancarlo Longo «nell’ambito della procedura del procuratore di Gela alla quale aveva preso parte Longo». Questi è l’ex pm di Siracusa, arrestato su mandato della Procura di Messina per associazione per delinquere, falso e corruzione in merito alla gestione «illecita» di procedimenti penali di interesse di Amara e dell’avvocato Giuseppe Colafiore. Stando all’interrogatorio dello stesso Longo, la sua nomina sarebbe stata bloccata dopo l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Almeno questo è un aspetto che avrebbe riferito Palamara.

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«Danneggiare il pm Bisogni»
Un’altra accusa riguarda il tentativo di «danneggiare» il pm Marco Bisogni della Procura di Siracusa. Stando all’imputazione Palamara «quale consigliere del Csm» riceveva «varie e reiterate utilità da Centofanti consistenti in viaggi e vacanze a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti, ed anche un anello non meglio individuato, del valore pari a euro 2mila, in favore dell’amica Adele Attisani». Secondo le accuse dei pm di Perugia, Bisogni aveva indagato sull’avvocato Amara. Per questo il legale, assieme a Calafiore, aveva tentato più volte di farlo mettere sotto procedimento disciplinare dal procuratore generale di Catania, ma inutilmente. Così si rivolge a Palamara, che tenta di influire sul Csm, ma inutilmente.

Rif:https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-05-30/palamara-longa-manus-csm-tangenti-nomine-e-dossieraggi-pm-nemici-195456.shtml?uuid=ACcJkiK