Abusi in chiesa, per il pm il fascicolo è da archiviare: “Dopo i 14 anni era consenziente”

Per la Procura della repubblica di Larino il fascicolo sui presunti abusi sessuali subiti a 14 anni da Giada Vitale da don Marino Genova è da archiviare, in quanto, da quell’età in poi la ragazza sarebbe stata capace di scegliere. L’ex parroco di Portocannone è stato condannato in due gradi di giudizio a 4 anni di carcere per aver abusato sessualmente di Giada, fino al compimento dei 14 anni di età. Da quel momento, infatti, la ragazza è stata considerata responsabile.

Per la Procura della repubblica di Larino il fascicolo sui presunti abusi sessuali subiti a 14 anni da Giada Vitale da don Marino Genova è da archiviare. La richiesta è stata presentata al gip una settimana fa dal pubblico ministero Ilaria Toncini. La situazione, tuttavia, è piuttosto complessa. Don Marino, infatti, ex parroco di Portocannone, in Molise, è stato condannato in due gradi di giudizio a quattro anni di carcere per aver abusato sessualmente di Giada Vitale, nel 2009. Attenzione, però, solo per gli abusi avvenuti fino al compimento del 14esimo anno di età di Giada, quindi, per un periodo di due mesi. Per 60 giorni, dunque, Don Marino è considerato un abusatore e come tale è stato condannato, mentre per i tre anni successivi, ovvero fino ai 17, Giada è considerata dal tribunale consenziente.

La spiegazione si fonda, per la Procura, sull’indagine psicologica riguardante quegli anni. Sono stati ascoltati medici e psicologi che hanno avuto in cura Giada Vitale nel periodo di interesse e l’esame di queste testimonianze e dei documenti per il pm Toncini, non avrebbe fatto emergere “in maniera chiara e univoca una condizione di inferiorità fisica o psichica della parte offesa”. Giada, insomma, pur essendo stata vittima di abusi nei mesi precedenti, per la Procura avrebbe immediatamente acquistato, compiendo 14 anni di età, una tale consapevolezza di sé e della realtà da poter scegliere consapevolmente di proseguire ‘la relazione’ –  perché tale verrà considerata di lì in poi – con il parroco.

“Non è possibile al punto di vista psicologico isolare il vissuto di un soggetto e dividere la sua vita e dei momenti, senza considerare quanto sia accaduto precedentemente – dice Luisa D’Aniello, criminologa, psicologa forense e consulente di Giada Vitale – Il risultato non può essere che distorto e falsato. Il trauma dell’abuso sessuale ha provocato irreversibilmente danni al processo maturativo determinando la successiva vulnerabilità della Vitale a sottostare, dopo i 14 anni, alle violenze sessuali. L’abuso  – spiega – è un evento traumatico che interrompe il normale flusso vitale e introduce nella vittima un prima e un dopo nel quale il tempo viene congelato poiché nulla potrà essere più come prima. L’abusante – conclude – ha conferito ingannevolmente normalità e comportamenti sessualizzati assunti tanto da generare nella ragazzina una confusione permanente. Per questi motivi, la ragazza non poteva prestare consenso”.

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